Oggi sono un po' inversato, forse perché fa un caldo che uccide, forse perché
mi sono alzato con la luna storta o forse e quasi sicuramente perché sono fermo
in mezzo a questa strada desolata immersa nelle campagne desolate vicino ad
Amburgo con l' auto in panne ed il cellulare che non prende.
E di chi è la
colpa? Non mia di certo! Quell' idiota di mio fratello si è inventato proprio
oggi, che avevamo deciso di andare da nostra madre, di scappare in sordina da
casa promettendomi di raggiungermi direttamente a Loitsche.
E così eccomi
qui. Perso nel nulla, con l' afa che mi sta facendo sciogliere e il
condizionatore fuori uso come il resto dell' auto. Ma io dico, cosa serve pagare
migliaia di euro per una macchina se poi si fotte nei momenti meno
opportuni? Non poteva capitarni in pieno centro ad Amburgo, magari davanti a
Decoy, così avrei avuto il modo di ammazzare il tempo; no, doveva accadermi in
una strada di campagna immersa nei campi di grano e girasoli dove non passa mai
nessuno, soprattutto quando ne hai bisogno. Se già da piccolo odiavo questi
posti, ora li detesto fin nel profondo; potrei dargli fuoco se non ci penserà
prima il sole come sta facendo con me.
< Ehi, tu, hai bisogno di aiuto?
>
Quasi non pero il precario equilibrio che avevo, poggiato com' ero alla
portiera della macchina, e mi ricompongo subito guardando nella direzione da
cuiho appena sentito la voce, ringraziando mentalmente la persona tanto buona e
gentile da essere passata in questo posto dimenticato da Dio.
Subito il mio
sorriso di gratitudine si trasforma in una smorfia di dissenso, non appena i
miei occhi incontrano una giovane ragazza di non più di vent' anni, seduta sulla
sua bicicletta d' altri tempi, che mi sorride gentile, come se fosse felice di
avermi incontrato.
< No, grazie. E' tutto a posto. > mento sperando che
se ne vada in fretta; il mio sesto senso mi dice che quasi sicuramente è una
fan, ormai le fiuto a metri di distanza.
Lei mi osserva attentamente e poi fa
lo stesso con l' auto.
< Non mi sembra visto che stai qui in mezzo al
nulla tutto solo. > risponde saccente facendomi venire voglia di mandarla a
quel paese.
< Si, è vero, ho la macchina in panne, ma il carrattrezzi
arriverà a breve. > continuo a mentire sicuro che se la beve.
< E come
avresti potuto chiamarlo se qui intorno non prendono i cellulari? >
Sarei
voluto saltarle addosso e farla fuori; odio le persone che rispondono,
soprattutto quando loro hanno ragiono e io torto. Ma perché dovevo beccarmi
proprio una che sa tutto?!
< Senti, sto bene, ok? > sputò leggermente
acido. < Puoi continuare la tua passeggiata tranquilla. >
Lei sembra
colpita dalle mie parole e annuisce.
< Scusa il disturbo, speravo solo di
essere d' aiuto. > sibila facendomi sentire un emerito stronzo. < Qui non
passa nessuno, se non lo sai, per cui potresti rimanere bloccato in questi campi
per giorni. Questa strada la usano solo i contadini e chi la conosce.
>
< Immagino quindi che tu viva qui. >
< Non proprio. > mi
risponde tornando a sorridere come se le avessi chiesto chissà che cosa. <
Sono ospite a casa di mia nonna come tutte le estati. Questi posti li conosco
molto bene ormai. >
< Certo capisco. >
< E tu? Non mi
sembri di queste parti? >
Rido, non ne ho potuto fare a meno; questa si
che è stata una deduzione molto difficile.
< Sono di Amburgo. > mi
lascio sfuggire ormai preso dal discorso. < Ma una volta abitavo qui vicino.
>
Lei annuisce e sorride mentre sembra star pensando qualcosa che a me
logicamente sfugge; mi osserva come assorta e indecisa ed allora mi accorgo dei
bellissimi occhi azzurro cielo che ha.
< Se ti va ti posso dare un
passaggio fino al paese più vicino, così potrei avvisare qualcuno per l' auto.
>
La domanda mi lascia perplesso, forse perché non mi fido ancora del
tutto di questa ragazza.
Rimango a pensarci un po' e poi mi decido.
<
Hai dell' acqua per caso; ho una sete. > dico come per assenso mentre lei
ride piano e mi passa una bottiglietta che teneva nel cestino sul
manubrio.
Bevo, accorgendomi quanto sia bello avere qualcosa di fresco in
gola, e la ringrazio prima di chiudere l' auto e avvicinarmi di nuovo a
lei.
Mi siedo sul portapacchi posteriore della bici, domandandomi per la
millesima volta se sto facendo bene ad accettare un passaggio da una
sconosciuta; ma d' altronde non ho molte altre possibilità e poi se fosse stata
una fan mi avrebbe già aggredito.
Partiamo, con una certa fatica iniziale
dovuta certamente all' aggiunta dle mio peso, e io penso che forse mi sarei
dovuto offrire come pedalatore. Certo, va detto che non vado in bicicletta da
anni per cui la ragazza di sicuro è messa meglio di me.
< Allora... >
sento dire dalla giovane davanti a me. < ...cosa ci fa un ragazzo con un'
auto che cosa più del mio stipendio annuale. in una stradina sperduta della
sassonia? >
< Andavo a trovare mia madre. > rispondo per una volta
sincero.
< Ohhh... > esclama. < ...non pensavo che riccastri come te
avessero madri sperdute nel nulla. > scherza anche se a me non fa ridere la
sia batutta.
< Mai pensato che possa aver fatto carriera? >
< Mi
sembri un po' giovane. >
< E allora? >
< Nulla. > si
affretta a dire, voltandosi leggermente per osservarmi; probabilmente ha paura
che me la sia presa. < Forse la mia è solo invidia. >
< Se ti
impegni anche tu potresti farcela...in ciò che ti paice naturalmente.
>
< Già, anche se per adesso la vedo grigia. >
< Cos' avrai,
vent' anni? Sei ancora all' inizio. >
< Ho solo diciannove anni.
>
< Questo mi rincuora poco...anzi... >
< La mia è stata
fortuna. > dico quasi avolerla rincuorare. < Ci ho messo tanto impegno,
quello di certo, ma il resto è venuto da se. >
< Allora ho qualche
speranza. > dice in tono allegro che tira su anche me; odio deprimermi con
disorsi stupidi.
< Mi dispiace di essere stato scortese prima. > le
confido sentendomi un po' in colpa vista la sua gentilezza.
< Figuarati.
> minimizzà la ragazza mentre svolta in una stradina laterale, sulla destra,
che sembra condurre finalmente all' agoniato paesino. < Ci siamo quasi.
>
< Bene. > sorrido felice di vedere degli altri essere umani oltre
a me.
< Ti va bene se ti lascio in piazza, li di sicuro troverai un bar
per chiamare. >
< Perfetto. > annuisco stranito dalla proposta;
chissà perché mi ero immaginato che magari avrebbe voluto portarmi a casa
sua.
Entriamo finalmente nella parte più interna del paesino e svoltando
sulla sinistra già intravvedo la piazza principale in cui una piccola fontana
circondata da casette basse e spoglie sono tutto ciò che si riesce a vedere. La
ragazza ferma la bici proprio a lato della fontana centrale e mi fa scendere
prima di sporgersi nella fonte per bere.
Si rigira e mi osserva quasi
dispiaciuta; forse le dispiace che questa piccola scampagnata sia
finita.
< Grazie di tutto. > le dico dispomatico con un piccolo
sorriso.
< Di nulla. > risponde lei. < E poi ero di strada. >
aggiunge.
Io assento e mi arrovello nel vano tentativo di muovermi da quella
posizione che le mie gambe sembrano intenzionate a mantenere.
<
Ohhh...cavolo. > affermo ricordandomi di una cosa importante. < Che
idiota, non ti ho neanche chiesto il nome. > dico dispiaciuto; dopo tutto
voglio sapere il nome della mia salvatrice.
< Io sono Laura. > mi dice
sorridendo come felice della richiesta.
< Piacere di averti conosciuta.
> la saluto allegro. < Io invece sono... >
< ...Bill
Kaulitz. > finisce lei per me facendomi saltare sul posto con un fremito;
allora mi conosceva. Lo sapevo, il mio sesto senso non sbaglia mai.
Ma
allora, la domanda mi sorge spontanea...
< Perché non hai fatto nulla?
>
Contro ogni mia aspettativa Laura si mette a ridere di gusto e cerca di
ricomporsi mentre io mi sento una rabbia crescermi dentro.
< Non sai che
stupore trovare la persona che sognavo da una vita sulla strada per casa. Quando
ti ho visto pensavo di svenire, ma mi sono imposta di calmarmi. Così ho cercato
di parlarti e capire perché fossi qui. Quando ho capito, non trovavo giusto
espormi a te ed ho preferito non espormi. >
< Non ti capisco.
>
Lei sorride e nega con la testa.
< Cosa non ti è chiaro, che io
non ti sia saltata addosso o che ti abbia mentito? >
< Tutte e due.
>
La giovane torna a ridere e poggia la bici contro il parapetto della
fontana avvicinandosi a me mentre io la guado furtivo.
< Mi dispiace di
averti mentito, ma da come vanno le cose oggi ho avuto paura di farlo.
>
Adesso mi sento in colpa; ma si può?
< Figurati, è forse un
piacere sapere di avere delle fan sane di mente che non provano a armi fuori con
la loro estrosità. >
Laura mi guarda titubante e mi regala un altro
sorriso mentre mi porge la mano.
< E' stato un vero piacere conoscerti,
anche se in questo modo. > mi dice e io mi arrendo e le stringo la
mano.
< Il piacere è stato mio. > le rispondo piatto.
Lei si stacca
e torna alla sua bici risalendoci sopra pronta a partire.
< Non so se tu
lo farai, ma io ricorderò per sempre questa giornata. > mi sorride
felice.
< Lo farò anche io. > affermò sperando di riuscirci e le
annuisce partendo.
La vedo sparire dietro un angolo e sospiro sentendomi
davvero stanco. Mi siedo un attimo su un gradino all' ombra dell' unico albero
presente nella piazza e rifletto un secondo prima di entrare nel bar in cui
stavo per andare; questa giornata è stata un vero incubo ma ho avuto la fortuna
di incontrare qualcuno che l' ha migliorata.