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Autore: DanieldervUniverse    14/08/2017    2 recensioni
Per Cloud, Sephiroth è un incubo ricorrente.
Per Sephiroth, Cloud è un ossessione
Per Vincent, quella lotta nasconde un mistero.
Per Genesis è ora di trovare una risposta alle sue domande.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cloud Strife, Genesis Rhapsodos, Sephiroth, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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-Cerchi ancora di illudere te stesso, Cloud?

Il tono di Sephiroth grondava di autocompiacimento e derisione, pungente quanto la sua leggendaria spada; avrebbe provocato la più repressa delle anime alla furia, completando l’effetto con la sua gelida risata mentre volteggiava leggiadro fuori dalla portata del suo avversario.

Ma Cloud ci era già passato innumerevoli volte, e seppur accecato dalla vibrante persuasione del SOLDIER leggendario aveva imparato come colpire: assalì l’avversario a testa bassa tenendo alta la spada sopra la testa, usando un rialzo per spingersi abbastanza in alto da colpirlo.

Per ogni colpo che scambiava, Cloud sentiva tutto il suo corpo vibrare con fragore, un rombo perpetuo che percuoteva spirito e corpo.

Ma per Sephiroth, il biondo lo sapeva, era appena un rintocco, una nota inevitabile e allo stesso tempo insignificante.

Il giovane uomo venne respinto a terra, e attutì il colpo atterrando sulle ginocchia flesse, come gli aveva insegnato Zack, per poi scalare in verticale la parete irregolare di una roccia che sorgeva sull’altopiano per spingersi nuovamente incontro al suo aguzzino.

Il super SOLDIER lo accolse con un sorriso maligno, gli occhi pieni di crudeltà vivida come il riflesso della luna sulle loro lame, e con un altro rapido scambio di fendenti; scansò facilmente gli attacchi di Cloud e si portò lontano dalla sua parabola discendente.

-SEPHIROOOOTH!!!- gridò con frustrazione il giovane, mentre balzava all’attacco per la terza volta, auspicando di ottenere un risultato migliore.

L’altro non smise di sorridere, e schivò il possente assalto spostandosi di lateralmente, per poi librarsi ancora più in alto, con l’ala nera che risplendeva fiera alla luce della luna.

Cloud atterrò incerto, il suo equilibrio dissestato per l’avventatezza del suo ultimo attacco, e strinse i denti per evitare di scivolare sulla sabbia, giù dal piccolo dirupo di roccia dove era atterrato.

-Sei solo una marionetta- lo richiamò l’argenteo, facendolo voltare verso di sé, per farsi ammirare nella sua invincibilità, lì in alto dove Cloud non poteva raggiungerlo.

Ma d’improvviso l’avversario discese lentamente al suolo, sfidando direttamente la determinazione e il sangue freddo della sua vittima -Pensi di poterti liberare di me: ma non puoi tagliare i fili che ci legano.

Cloud partì all’attacco, volendo impedire a quel maledetto di continuare ad avvelenargli l’anima con le sue parole maligne; ma anche stavolta Sephiroth parò, respingendo la sua lama con un colpo obliquo dal basso.

L’attimo successivo passò all’offensiva con un affondo diretto; il biondo schivò la Masamune con una giravolta in aria, usando la forza della rotazione per restituire il colpo, e stavolta il super-SOLDIER riuscì a parare solo grazie ai suoi riflessi sovrannaturali, portando la katana sopra la testa appena in tempo.

Il terreno sotto ai piedi di Sephiroth si crepò per la forza dell’impatto, cedendo sotto la potenza di Cloud, ma lo spadaccino argenteo resse, e con un fendente secco sbilanciò il più giovane, spingendolo oltre sé e costringendolo ad atterrare dandogli le spalle.

-Sei condannato, Cloud. Non hai scampo contro di me- ribadì l’argenteo, approfittando dell’attimo per trafiggerlo quando non poteva reagire -Pensi di poterti rialzare ogni volta, che ci sia uno scopo in te, e non realizzi la tua debolezza.

Ignorando il dolore, l’ex-membro di AVALANCHE tentò un altro fendente obliquo, che l’avversario parò con la solita flemma.

Quindi Cloud usò la Masamune come punto di rotazione per aggirare la guardia di Sephiroth e puntare il petto dell’avversario con il pomolo dell’arma, cambiando tattica.

Quello, tuttavia, reagì prontamente, bloccando l’assalto con una mano e contemporaneamente cambiando la posizione della propria lama, intrappolando la spada di Cloud nella propria presa: con una conseguente torsione coordinata delle sue braccia, il super SOLDIER disarmò il rivale, mandando la Buster Sword a conficcarsi nel terreno diversi passi più in là.

Il più giovane indietreggiò tempestivamente, costretto da Sephiroth ad allontanarsi dalla sua arma passo passo; subì diverse ferite di striscio, mentre il nemico lo pressava con un offensiva serrata, tenendolo sempre in movimento.

La situazione andò avanti ancora a lungo, e il biondo finì inevitabilmente con l’avere la peggio, mentre i movimenti di Sephiroth si facevano sempre più precisi e imprevedibili, perfettamente bilanciati ed in grado di anticipare le reazione del suo corpo: lo stava controllando quasi come una marionetta.

Cloud ebbe un tuffò al cuore quando uno dei suoi piedi perse l’appiglio, sbilanciandolo; il nemico gli tranciò in tendini della caviglia prima ancora che il più giovane potesse realizzare l’entità del danno.

Poi Sephiroth infierì sulle sue mani, colpendolo all’articolazione e lasciandolo debilitato di fronte a lui, e infine sul volto, con un violento colpo del pomolo che per poco non ruppe la mascella del guerriero.

Con gli arti momentaneamente inutilizzabili, il giovane uomo assaporò una frustrazione ancora più amara, stordito dal temibile colpo.

-Ogni volta che ti rialzerai, io sarò li ad assicurarmi che tu ricordi il tuo posto, Cloud. È un ciclo perpetuo, a cui non puoi sfuggire- lo incalzò verbalmente Sephiroth; Cloud era così confuso da non riuscire neanche a seguire i movimenti dell’altro; un lieve senso di nausea, cosa rara tranne quando andava in barca, lo colse.

-Così ti voglio- riprese Sephiroth, come un’ombra nel retro della sua testa -Abbandonati a me, lascia andare il resto. Siamo simili tu ed io, molto più di quello che altri accetterebbero di pensare.

Il giovane uomo strinse i denti, provando ad issarsi sulle mani malferme, scoprendo che le ferite erano già in fase di guarigione: per quanto grave poteva essere il danno inferto, Sephiroth dimenticava sempre che anche lui era dotato di poteri curativi.

Aspettò ancora un po’, dondolando il capo in preda all’emicrania, finché non colse Sephiroth al climax della sua avvincente dichiarazione, e gli saltò addosso con una spallata poderosa.

L’avversario non riuscì a reagire, e venne scagliato indietro, mentre Cloud si accasciava a terra, ancora debilitato dai danni subiti.

Il biondo riuscì a sollevare lo sguardo, per tentare di non perdere di vista il suo aguzzino, e lo vide sorridere con gusto, come si stesse ancora godendo lo spettacolo, pur accusando una smorfia di dolore mentre si rialzava in piedi.


Il colpo a tradimento di Cloud gli aveva incrinato due costole, forse anche qualcosa di più.

Sephiroth si trattenne dallo sputare sangue solo perché avrebbe frustrato per l’ennesima volta i suoi ternativi di riappropriarsi di ciò che era suo.

Ogni volta che arrivava così vicino da poter assaporare la mente e il corpo di quel giovane, così potenti da poter risollevare la gloria della Madre, uno di quei maledetti lombrichi strisciando glielo portava viva, e a lui non restava altro che ricominciare da capo.

E quale fatica era, la frustrazione di dover ancora una volta giocare al gatto col topo; e ogni volta Cloud diventava sempre più forte, sempre più determinato, sempre più indomito...

Avrebbe volentieri ripreso il suo sporco ma, sperava, ben retribuito lavoro, prolungando quella tortura per fiaccare finalmente la volontà di quell’insulso individuo, se un improvviso cambio nell’aria non l’avesse allertato.

Il super-SOLDIER saltò di lato appena in tempo per evitare che un grosso proiettile gli facesse esplodere la calotta cranica.

Con l’esperienza di un vero maestro, Sephiroth individuò la provenienza e reagì a ciò che si stava avvicinando quasi alla cieca, seguendo gli spostamenti dell’aria: ma una macchia rossastra, che si muoveva sinuosa e informe nell’aria, si presentò di fronte a lui.

Aggirò con maestria il suo fendente, muovendosi a spirale lungo tutta la lunghezza della Masamune, e arrivò a colpirlo al petto con forza prodigiosa, mozzandogli il fiato.

Colto di sorpresa, Sephiroth compì una piroetta all’indietro, cercando di creare spazio tra se e l’aggressore, ma il successivo proiettile, che lo colse alla spalla, rese futile il suo tentativo.

Il SOLDIER prese quota, usando l’altezza per guadagnare un vantaggio su quella creatura sfuggevole; la macchia misteriosa preferì rimanere a terra, assumendo una parvenza più umana, che Sephiroth suo malgrado riconobbe, e sentì la furia montargli per quell’ennesima interruzione ai suoi piani.


-Posso farcela da solo- disse Cloud, mentre si apprestava a recuperare la propria spada.

-Meglio non correre rischi- replicò con voce profonda Vincent, con la pistola fumante ancora puntata contro il super-SOLDEIR.

Intromettersi in quel duello di fati, in una questione che andava ben oltre quanto lui potesse sperare di comprendere, non era una cosa che si sarebbe aspettato da sé.

Ma Vincent, che lo volesse o no, era coinvolto a suo modo, da quando aveva visto Aerith cadere trafitta nel tempio per mano di quello stesso guerriero che perseguitava il suo biondo compagno.

-Non ti intromettere!- gridò Sephiroth, con voce stranamente adirata piuttosto che superiore e spocchiosa, come se la ricordava.

-Anche se pensi di poterlo aiutare, non ne sei in grado. Solo io ho potere di decidere per lui!- continuò il mostro, e Vincent non poté evitare di paragonarsi a lui nel dargli quella caratterizzazione.

Paradossalmente, erano nati dalla stessa comunioni di menti, dotati sia del genio criminale di Hojo sia della passionale determinazione di Lucrecia.

Eppure, perché in Sephiroth quella scintilla di misericordia ereditata dalla madre era venuta meno?

-Stavolta non hai scampo Sephiroth!- disse in quel momento Cloud, afferrando con più fermezza il pomolo della spada e preparandosi all’attacco; Vincent lo imitò, ricaricando la sua massiccia arma e le Materia che si era saggiamente portato dietro.

Il super SOLDIER lì bersagliò con il suo attacco “Scintilla”, e in perfetta armonia lui e Cloud scattarono in due direzioni diverse, accerchiando l’avversario.

Vincent contemplò con freddezza strategica le mosse dell’alleato, attendendo di fare la propria: Cloud avanzò verso il rilievo roccioso, volendolo usare nuovamente come trampolino per ingaggiare da vicino l’avversario; comprese le sue intenzioni Vincent spiccò il volo, assumendo una forma ibrida tra quella umana e quella di macchia, girando in cerchi concentrici attorno a Sephiroth per trovare il punto giusto da cui colpirlo.

Lo spadaccino argenteo parò l’assalto di Cloud, scagliandolo da parte, e in quel preciso istante Vincent sparò, raggiungendo l’avversario all’ala e al gomito con precisione letale.

Il super SOLDIER si tuffò in picchiata verso il suolo, e l’ex-Turk lo inseguì, continuando a impegnarlo con i suoi proiettili in modo che non avesse tempo di guadagnare un vantaggio.

Cloud sfruttò quella finestra di opportunità per balzare contro il nemico, scagliandolo da parte con un possente fendente mentre Vincent ricaricava l’arma e si tuffava nuovamente contro Sephiroth.

Probabilmente quella non era una battaglia in cui avrebbe dovuto interferire, ma il pistolero scarlatto non poteva impedirsi dal continuare, sentendo in qualche modo di essere connesso a quella battaglia; voleva sapere perché, e l’avrebbe scoperto solo seguendo quella sensazione di bisogno.


Sephiroth fu lesto a rialzarsi in piedi, ruotando in aria e frenandosi con la forza delle proprie gambe, scavando due profondi solchi al suolo.

Parò con rapidità i colpi che il pistolero scarlatto gli sparò contro, ma era ancora sbilanciato e non fece in tempo ad assumere una posizione di sicurezza prima che Cloud lo travolgesse con un altro attacco: superò la sua guardia con la forza bruta, e riuscì a colpirlo al fianco già ferito, lasciando un lungo taglio lungo l’addome e spezzando un altra costola.

Quindi il biondo fu lesto a farsi indietro, e Sephiroth dovette ingogliare un grido di dolore quando Vincent gli fu addosso, cercando di abbatterlo con un pugno del suo arto meccanico.

Stringendo i denti per la forza dell’impatto, il super SOLDIER riuscì a scansare il secondo avversario con una spinta di reni, allargando ancora la ferita.

Si mise una mano sul fianco, ferito, mentre una scia di sangue filtrava dalla fessura delle sue labbra strette, e per la prima volta da tanto tempo Sephiroth capì di essere in difficoltà, di essere stato messo all’angolo da due avversari troppo formidabili anche per lui.

Alzò lo sguardo verso Cloud, che lo fissava torvo con la spada ritta davanti a sé; poi lo spostò su Vincent, nell’angolo opposto, ricevendo un’espressione di indecifrabile gelo.

Fece appello a tutto il suo repertorio orale per tentare di cavarsi fuori da quella situazione disperata, quando realizzò che finito in una trappola da cui non poteva scappare, chiuso tra due fuochi.

Agendo in sincronia, Cloud scatenò un onda di energia con la spada, battendola al suolo con tale fragore da spaccare la terra, mentre Vincent scagliò un Thunder contro di lui, illuminando la notte con un rapido lampo.

Sephiroth si chiuse dietro alla sua guardia, cercando di smorzare al meglio il doppio attacco, ma già sentiva un grido di oblio e furore salirgli alle labbra, per la frustrazione di essere stato ricacciato indietro ancora una volta.

Poi, d’improvviso, una muraglia di fuoco si diffuse attorno a lui, con tale repentinità che il super SOLDIER inciampò nelle sue sesse vesti a cadde supino, gemendo per il dolore provocatogli dalla ferita.

Sephiroth, si fermò a fissare la parete di fuoco che lo circondava, respirando affannosamente tanto per il dolore quando per l’ondata emotiva che l’aveva travolto fino a pochi attimi prima.

-Oh, quale incredibile spettacolo- disse un’allegra e melodica voce, facendo voltare lo spadaccino -Sarebbe un peccato non prenderne parte e rovinare tutto sul più bello.

Sephiroth si trovò davanti Genesis, con Loveless ancora in una mano, e la sua lama rosso fuoco ardente nell’altra; avanzava sicuro di sé, e con un sorriso di trionfo stampato sul volto.

Era tornato giovane, molto più do come se lo ricordava il giorno in cui si erano incontrati al laboratorio di Niblheim, e sembrava più forte che mai.

-Che ci fai tu qui?- sibilò il super SOLDIER, cercando di rimettersi in piedi per evitare di lasciarsi vulnerabile ad un’improvviso attacco del suo così volubile ex-amico.

-Non è ovvio? Aiuto un amico- rispose con naturalezza il castano, mentre, usando la lama come un direttore d’orchestra avrebbe usato una bacchetta, quietava le fiamme, spegnendole poco a poco.

-Non mi serve il tuo aiuto- replicò ostile Sephiroth, mentre alzava lo sguardo su Cloud e Vincent, immobili alcuni metri più in là e intenti a riorganizzarsi per far fronte al nuovo venuto.

-Non importa, è quello che voglio io- lo sfidò Genesis, chiudendo il libretto e lasciandolo scivolare in una tasca interna dell’impermeabile.

-Ancora convinto di convinto di poter completare Loveless?- chiese Sephiroth, abbassando la guardia verso il compagno, sperando nel profondo che dicesse il vero nel volerlo aiutare, anche perché ormai per il super-SOLDIER era evidente quanto superiori gli fossero Cloud e Vincent assieme.

-Credo sia ben altra la domanda a cui cerco una risposta- lo sorprese l’ex-SOLDIER, incendiano la sua spada con il la sua tipica teatralità da poeta mancato.

-E sarebbe?- insisté l’argenteo, incuriosito ma anche inquieto a dover contare su una forza imprevedibile come Genesis.

-Esiste un finale per Loveless?- chiese Genesis, cosa che fece ruotare gli occhi al super SOLDIER per l’ovvietà della risposta.

-L’opera cerca una conclusione, o è forse un mero miraggio, un’opera incompiuta per intrappolare in un ciclo perenne colui che sventurato la legge?- continuò l’altro, con una punta di tremore nella voce.

Sephiroth vide il dubbio scivolare nei suoi occhi, e scosse il capo, deluso da come il suo vecchio amico fosse ancora perso in voci confuse e impervie.

-Tch. La Madre governa tutto- disse, imperioso, sottolineando quanto ritenesse superfluo e ingenuo il pensiero del compagno.

-Sembra che siamo entrambi prigionieri delle nostre passioni, amico- replicò Genesis, con il solito tono impertinente -Che ne dici: pronto a scoprire chi sarà l’eroe alla fine?


-Cloud, io penso a Sephiroth- sussurrò Vincent, preparandosi ad attaccare, notando che i due ex-SOLDIER avevano smesso di discutere tra loro.

-No, Sephiroth è mio- protestò l’altro, ma lo sguardo negli occhi dell’ex-Turk non ammetteva repliche.

-È una faccenda personale- spiegò, sentendosi vicino a svelare quel velato mistero che lo legava alla faida tra Cloud e Sephiroth.

-Anche la mia- replicò il biondo, e aveva ragione da vendere; ciò nonostante Vincent non si fece indietro.

-L’hai già sconfitto una volta- insisté, chiudendo la faccenda.

Cloud sospirò pesantemente, come un bambino che metteva il broncio, e Vincent fu sul punto di cambiare idea, volendo accontentare quell’animo martoriato perché potesse finalmente farla finita una volta per tutte con le sue stesse mani.

Ma le ali nere dei due avversari esplosero nell’aria, e a quel punto il sangue del pistolero ribollì, chiamando lo scontro.

Sephiroth e Genesis si librarono in aria, per poi lanciarsi in picchiata contro di loro; Vincent e Cloud scattarono in avanti per intercettarli fisicamente, preparandosi all’impatto; all’ultimo istante Cloud scartò verso il SOLDIER rosso, che venne scagliato da parte dalla forza superiore dell’altro.

Sephiroth avrebbe sicuramente approfittato della distrazione del rivale per infilzarlo, non fosse stato per Vincent, che si lanciò contro il super SOLDIER approfittando della copertura offerta dal Cloud con il massimo del tempismo.

La mano metallica di Vincent si chiuse sul polso con cui l’argenteo teneva la Masamune, ma in risposta lo spadaccino afferrò la mano con cui lui reggeva la pistola.

E così, bloccati in quello stallo, i due si allontanarono dai rispettivi compagno ruotando in aria, sempre più in alto.

Vincent, suo malgrado, si sorprese di come il risveglio del potere di Chaos dentro di lui l’avesse dotato di capacità tali da rivaleggiare con il leggendario super-SOLDIER.

Dopo alcuni attimi intensi in cui nessuno dei due sembrava prevalere usando semplicemente la forza bruta, Sephiroth riuscì ad allontanare il pistolero da sé con un calcio, ma lui reagì prontamente con un ultimo colpo, raggiungendo di strisciò il fianco ferito del SOLDIER, che tradì una smorfia di dolore in quanto il danno non si era ancora rimarginato abbastanza.

-Sei solo uno sciocco. Non sei più neanche uomo, e ti ostini a schierarti con loro?- lo sfidò Sephiroth, probabilmente cercando di distrarlo con le sue farneticazioni, prima di balzargli nuovamente addosso -La Madre vincerà, tutto tornerà alla madre.

L’assalto dell’argenteo dolse abbastanza impreparato perché l’argenteo riuscisse ad infliggergli una ferita al braccio, ma solo di striscio.

Vincent si portò rapidamente fuori portata, mentre Sephiroth fermava la sua offensiva, ansante per le ferite subite.

-Ogni cosa sarà empia della sua generosità!- declamò riferendosi probabilmente alla Madre.

Vicent strinse la mano sul grilletto della pistola, mentre ricaricava, sentendosi rivoltare lo stomaco al solo pensiero di cosa avrebbe provato Lucrecia a vedere suo figlio ridotto in quel modo.

Sembrava che della sua progenie non fosse rimasto niente, era stato fagocitata in quei diafani e crudeli tratti dalla mante malata di Hojo: non restava che folle ambizione e odio nella mente di quella creatura, nata da uno degli esseri più puri di quel macchiato pianeta.

Eppure Vincent non poté constatare la fredda verità, cioè che sia lui che Sephiroth erano nati dalla comunione di quelle due menti, così opposte da far stridere anche le stelle al solo pensiero.

Sephiroth avrebbe potuto essere suo figlio, una volta era arrivato a sperarlo, ma ormai non più, non dopo quello che aveva visto.

E neanche uno sventurato “fratello”, no: lui e Sephiroth erano scherzi del destino, nati con delle capacità così incredibili da essere pericolose per loro stessi.

Il SOLDIER aveva ceduto la sua umanità; lui no.

-Tu non sai nemmeno che persona fosse tua madre!- gridò indignato, stringendo gli occhi e sentendo la sua parte di Chaos prepararsi a colpire con violenza.

-Stolto, la mia genitrice non è la vera Madre! Come osi paragonarle!? Essa non mi avrebbe mai riempito della sua forza o della sua essenza come la Vera Madre!

Sephiroth scattò di nuovo all’assalto, ma Vincent stavolta era pronto: parò con la canna dell’immensa pistola, mentre la mano artigliata scattava repentinamente a sfregiare il volto dell’avversario; quando l’altro riaprì gli occhi martoriati e tentò di colpirlo ancora, l’ex-Turk era già lontano.

Un singolo colpo lasciò la canna della sua arma, e trapassò l’avversario dritto al cuore, con effetti devastanti.

-Riempi quello.


-Bene. Questo non era lo scontro che mi sarei aspettato, ma non importa: sono anni che attendo di vendicarmi di quella spada- disse Genesis, puntando il dito contro la Buster Sword.

Dette tali parole, l’ex-SOLDIER balzò contro Cloud, che rispose con un possente fendente, che respinse il suo assalto; tuttavia, Genesis giocò anticipò bene la sua mossa, approfittando dell’ampio movimento per colpirlo di sorpresa la petto.

Il giovane spadaccino venne respinto indietro, e si piegò momentaneamente in avanti per il colpo subito, dando al più anziano la chance di infierire ancora.

Cloud tentò di tenerlo lontano con la mole della sua arma, ma Genesis si abbassò sotto al fendente e impartì un affondo al volto, riuscendo a sfregiarlo sulla guancia destra.

Quindi balzò indietro, sottraendosi alla portata della ben più temibile arma del biondo, saggiamente considerando che, se riusciva a mettere Sephiroth in difficoltà, lui non avrebbe avuto chance di tenergli testa.

Una volta prese le distanze, il castano si fermò a considerare la condizione del nemico: le ferite che gli aveva inflitto sembravano ancora di poco conto, ma Sephiroth l’aveva comunque indebolito nel loro scontro precedente; forse poteva ancora metterlo sotto con poco.

-Patetico- disse, provando ad usare la sua arma preferita, le parole -Sei solo una sua ombra, una marionetta. Sephiroth aveva ragione: se non tira lui i fili, non sarai mai in grado di muoverti.

Cloud balzò prontamente all’assalto, molto veloce, ma Genesis aveva calcolato la mossa avventata, e, usando una palla di fuoco come diversivo, lo attaccò alle gambe, riuscendo a ferirlo di striscio alla coscia destra.

L’attacco a sorpresa, inoltre, fece perdere l’equilibrio al biondo per un istante, sufficiente all’ex-SOLDIER per stordirlo con un materia di fuoco in pieno volto, scagliandolo da parte e facendogli perdere la presa della sua arma.

-Tu porti vergogna a quella spada, e a tutti coloro che l’hanno impugnata. Non sei degno, non hai diritto di farla tua- infierì ulteriormente Genesis, colpendo Cloud al petto con una pedata.

Fece per ripetere il gesto, ma le mani del biondo afferrarono saldamente la sua caviglia, impedendogli di manovrarla.

Irato, Genesis scagliò un’altra materia, che scaraventò l’avversario ancora più indietro, scavando un largo e lungo solco nel terreno.

-Questa spada apparteneva ad un grande amico. Non tollero che una nullità come te ne usufruisca- insisté, senza nemmeno preoccuparsi di puntare la propria spada al collo dell’avversario una volta che l’ebbe raggiunto -Tu… e quel barbaro che l’ha usurpata.

Cloud ebbe un fremito nei suoi tratti perfetti.

Genesis posò nuovamente il proprio piede sul suo petto, schiacciandolo a terra.

-Sì, proprio come quel ragazzino di Fair, siete due gocce d’acqua. Entrambi ingenui, entrambi insensibilmente ciechi alla realtà delle cose. Avete pensato che scappare fosse sufficiente a costruirvi una vita vostra, ma non si scappa al destino: siete suoi schiavi come lo siete di Sephiroth.


Un gelido fuoco rabbioso gli diede l’insperata forza di volontà che gli serviva per afferrare la caviglia dell’avversario con una mano.

-Cosa pensi di…- fece Genesis, ma prima che potesse continuare Cloud strinse: con uno schiocco secco l’osso cedette, e il castano si ritirò con un grido di dolore, prendendo il volo per non cadere carponi sull’arto ferito.

-Non ti azzardare a riferirti a lui in quel modo- disse Cloud, gelido, mentre si risollevava fieramente in piedi.

La Buster Sword era atterrata proprio li vicino, e gli basò un rapido gesto per impugnarla e sollevarla nuovamente con orgoglio, ricordando perché era così affezionato a quella lama.

-Cosa? Hai improvvisamente nostalgia?- lo derise Genesis, tenendosi comunque lontano -Credevo che una marionetta non avesse sentimenti.

-NON SONO UNA MARIONETTA!- gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

Voleva che tutto il mondo lo sapesse: lui, Sephiroth, Genesis, Vincent, Zack, Tifa, Aerith, persino la Shinra.

L’avrebbero sentito fin nel lifestream, e l’avrebbero visto finalmente trionfare con orgoglio sulla sua stessa fobia, quella di vivere secondo le ambizioni degli altri.

Cloud balzò contro il nemico con una velocità mostruosa, sorprendente anche per lui ; Genesis parò l’assalto con maestria ed esperienza, ma venne travolto dalla superiorità fisica dell’avversario, che rischiò di intrappolarlo sotto al suo peso e schiacciarlo al suolo con la forza del proprio slancio.

Il castano rispose con una testata contro la fronte di Cloud, ma quello scosse appena il capo.

-E di sicuro non ascolto ragioni da te- aggiunse il biondo, fermandosi ad osservare l’altro mentre barcollava indietro, stordito dal suo stesso attacco, prima di riprendere con determinazione il suo impegno.

Con un fendente deciso, Cloud sbaragliò con facilità la difesa dell’ex-SOLDIER, lasciandogli un taglio profondo sulla spalla sinistra; Genesis schivò buona parte dell’assalto successivo, e tentò di librarsi in aria per sfuggirgli, ma il biondo gli afferrò saldamente l’ala con una mano e la strappò di netto, scagliandolo l’altro a terra diversi metri più in là.

Il biondo si fermò ancora una volta a fissare con superiorità il castano che si rimetteva in piedi, gemendo a denti stretti e tremando, proprio come lui pochi attimi prima.

-Sorprendente- disse Genesis, una volta in piedi.

La sua voce usciva a scatti, e il suo volto era rosso di stanchezza; se non avesse avuto la spada non sarebbe nemmeno stato in grado di tenersi in piedi, tanta era stata la furia con cui Cloud l’aveva assalito.

-Ti ho sottovalutato, Cloud. Questa deve essere la volontà di Loveless. Il ciclo sta per concludersi, lo sento. Avanti, Cloud, usa il tuo colpo più potente!

Il SOLDIER estese la mano destra in avanti, scagliando un Firaga contro di lui per invogliarlo alla lotta, per costringerlo a fare il suo gioco fino alla fine.

Ma Cloud rispose allo stesso modo pochi istanti dopo: le due palle di fuoco si scontrarono, ma quella del biondo fagocitò l’altra, puntando Genesis a velocità vertiginosa e inglobandolo nell’esplosione delle sue fiamme, facendo impallidire momentaneamente la luce stessa della luna.

Quando l’energia magica si consumò, il castano era ancora miracolosamente in piedi, gli abiti a brandelli e il corpo annerito dall’esplosione, ma reggeva davanti a sé il moncone della sua storica lama, che probabilmente aveva dato tutta se stessa per proteggerlo dall’attacco.

Ma il biondo non intendeva essere clemente, e si scagliò sull’avversario debilitato con l’Omnislash, lasciandolo ad affogare nel suo stesso sangue.

-Devi imparare a non fare richieste troppo specifiche- disse il biondo, dando le spalle al nemico sconfitto e tirando un sospiro di sollievo, lieto che almeno Genesis fosse fuori dai giochi.

Ma la pausa ebbe vita breve dato che uno schianto secco gli ricordò che non era ancora finita.

Cloud si volse con un gesto fluido verso la fonte del suono, pronto a balzare all’attacco, ma s’arresto quasi subito alla vista di ciò che era piovuto dal cielo: Sephiroth era a terra, coperto di graffi e sangue, e Vincent torreggiava su di lui, puntandogli la pistola alla testa.

-È finita Sephiroth- disse gelido l’ex-Turk, restando immobile nella sua posizione.

-Allora perché non mi uccidi?- lo provocò l’argenteo, cercando di sorridere sicuro di sé nonostante l’evidente sofferenza che gli costava anche solo respirare.

A quel punto calò il silenzio: Sephiroth non emetteva un suono, e nella distesa desertica, a quell’ora di notte, non si poteva scorgere anima viva.

Cloud, al posto del compagno, non avrebbe esitato un solo istante, come aveva fatto con Genesis; eppure, per qualche ragione, a fissare il modo con cui quei due si confrontavano, sentì che doveva farsi da parte.

C’era qualcosa di misterioso nelle ragioni per cui Vincent era giunto in suo aiuto in un momento tanto critico, e la curiosità prese momentaneamente il sopravvento sul caparbio pragmatismo dello spadaccino.

Rimase a guardare, percependo che dopo tanti anni di lotta con Sephiroth, era come se finalmente potesse rilassarsi e aspettare che fosse l’altro a venire da lui, non più il contrario.

D’improvviso, la Masamune trovò la strada nel petto dell’ex-Turk, facendolo indietreggiare.

-Tutto…- rantolò il SOLDIER, spingendo più in profondità la lama -È per la Madre...

Cloud intervenne all’istante, e con un gesto deciso calò la Buster Sword sulla lama dell’argenteo, spezzando la Masamune di netto.

Sephiroth ricadde all’indietro, mentre Vincent indietreggiava barcollando di un paio di passi.

-Ah…- mormorò il super SOLDIER, rimirando quello che restava della sua arma, prima che uno sguardo folle prendesse possesso del suo volto -Ahahahah poetico, Cloud. Per sconfiggere me hai dovuto spezzare uno dei fili che ti tenevano legato a me! È la prova finale: non puoi sfuggirmi! In ogni cosa che fai, per quanto fiera, torni sempre da me, senza discostarti!

L’argenteo balzò contro Cloud, puntando a colpirlo con quello che restava della sua spada, ma con la sua tipica precisione Vincent lo disarmò, facendogli saltare anche alcune dita.

Il biondo lo lasciò fare, conscio della precisione dell’amico, per poi afferrare l’arto menomato del nemico e spezzarlo con forza, tenendo il ben più alto avversario in ginocchio davanti a lui, fissandolo dall’alto in basso.

-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Sì, così, sempre di più!- continuò imperterrito Sephiroth, ormai delirante -Posso leggerlo nei tuoi occhi, sei mio! No, ben di più! Sei me! Avanti, finiscimi! Completa il ciclo, finiscimi! Fammi diventare un tutt’uno con te!

-No- disse Cloud, con un tono piatto.

Non scosse il capo, non disse altro, e si limitò a lanciare un’occhiata a Vincent, come a chiedergli se poteva concludere così.

L’altro si limitò a rinfoderare la sua pistola, e il biondo lasciò andare il braccio dell’avversario, facendolo crollare inerme a terra, privo di ogni sostegno.

Quindi fece per andarsene, ma fatti pochi passi la voce roca e vibrante di Sephiroth lo raggiunse ancora, come un fastidioso insetto.


-Cosa credi di fare, marionetta! Avanti, dammi il tuo colpo migliore!- gridò il super SOLDIER, cercando di istigare l'altro a compiere il passo filane: ormai mancava poco, ancora un dettaglio e sarebbe riuscito nel suo compito, e avrebbe finalmente appagato la madre.

Non poteva dargliela vinta adesso, non quando era arrivato così vicino.

-Ancora non hai capito, Sephiroth?- intervenne Vincent, con voce gelida -Avete invertito i ruoli. Ora sei tu ad essere una marionetta: la tua ossessione per Cloud ti ha reso prigioniero delle sue azioni, non il contrario. Ormai lui ha tagliato i fili che lo legavano a te, non sei più in grado di fare niente.

-Sono diventato come te- aggiunse Cloud, arrestando momentaneamente il suo lento incedere per rispondere, ma senza voltarsi a fissarlo in volto -Significa che ora sono il marionettista.

-Ti sei condannato da solo, Sephiroth. Hai cercato il controllo così intensamente che ti sei fatto schiavo dei suoi capricci e delle sue paure. Sei finito adesso, ucciderti non ha più senso- concluse Vincent, avviandosi dietro al compagno senza spendere un secondo di più per rimirare l’operato.

Sephiroth non riusciva a credere a quelle parole, così malsane e blasfeme alle sue orecchie: lui una marionetta!? Lui, il favorito della Madre, il suo figlio prediletto!?

Lui che poteva decidere la vita e la morte del mondo con la sua innata potenza!?

-Ahah…. Ahahahahh…. AHAHAHAHAH STOLTI! Non potete liberarvi di me: siamo ancora connessi Cloud! Ogni volta che alzerai il capo io sarò lì a ricordarti di abbassare la testa!- gridò, sentendo un’improvvisa frenesia pervaderlo, una forza innata che soffocava anche il più acuto dei dolori.

Riprese a strisciare carponi, ignorando quanto difficile sarebbe stato, concentrandosi solo su Cloud e sul suo desiderio di finirla, di vincere finalmente e fare di sé e del ragazzo lo strumento di vendetta della madre.

-NO!

Qualcuno riuscì a balzargli addosso, schiacciandolo freneticamente a terra; Sephiroth fece per scrollarselo di dosso, scuotendosi con tutta la forza che gli restava, ma poi sentì una lama trapassarlo nuovamente e bloccarlo a terra..

La disperazione si manifestò sotto forma di un prolungato grido di dolore, mentre lo spadaccino si vedeva sfuggire la sua grande occasione davanti agli occhi, impotente ancora una volta.

Con un fremito di rabbia, riuscì a volgersi verso colui che aveva frustrato i suoi desideri, e si trovò di fronte il volto pallido ed emaciato di Genesis.

-Che cosa fai!?- gridò fuori di sé l’argenteo, mentre sentiva un crescente calore spandersi attorno a lui, sotto forma di un crescente muro di fiamme che minacciava di avvolgerlo completamente.

-Chiudo il ciclo!- rispose altrettanto esaltato il castano, continuando a schiacciarlo a terra con tutto se stesso.

-Sei pazzo!?- insisté Sephiroth riuscendo a scrollarselo di dosso e provando a sollevarsi in piedi; la lama non si mosse, per quanta energia Sephiroth usasse, e si ritrovò nuovamente intrappolato contro il terreno quando Genesis gli fu nuovamente sopra.

-Sì! SÌ! Finalmente ho capito! Questa è la fine! L’unico modo per sfuggire al ciclo! Siamo stati ciechi: non siamo mai stati destinati a vincere! Per questo Loveless è rimasto incompiuto!- rispose Genesis, deciso a non lasciarlo andare.

-Stai farneticando!- replicò il super SOLDIER, sentendo calde lacrime di furia e profonda delusione scivolare lungo il suo volto, come una vergogna a cui non poteva trovare conforto.

-Non lo vedi, amico?! Siamo vuoti, le nostre ambizione sono state solo una strumento per legarci a questo destino infinito di sofferenza! Siamo stati vuoti fin dal principio! Niente ha mai avuto senso!

Riempi questo!”.

Le parole di Vincent risuonarono nella sua mente, mentre il resto del corpo continuava a ribellarsi, completamente sconnesso dalla materia grigia.

Era dunque vero?

Fin ora era sempre stato Sephiroth quello che aveva inseguito un sogno irrealizzabile? Che aveva cercato di dominare la mente di Cloud con tale impegno da esserne divenuto succube invece?

Tutti quei tentativi infiniti per schiacciare l’individualità del suo bersaglio, infinite pianificazioni per infliggergli le più terribili sofferenze...

Ora lo vedeva: lui, il grande Sephiroth, era sempre stato la pedina, come aveva detto Genesis.

Si era abbandonato al suo impegno con passione, investendoci tutta l’anima, ed era rimasto cieco a quanto schiavo fosse divenuto nei confronti di Cloud, sempre in attesa che il biondo mostrasse un filo di debolezza per colpire, venendo ogni volta respinto e ricacciato nell’ombra.

-Mi dispiace di averti deluso, amico…- mormorò infine, mentre le fiamme consumavano anche gli ultimi strascichi della sua voce, e il loro ruggito copriva anche l’agonizzante grido di sofferenza che lasciava le sue labbra.


Cloud e Vincent proseguirono impassibili, una volta che si furono accertati che gli altri due si stavano contorcendo nelle fiamme, finché non ne fossero stati consumati.

-Perché hai esitato?- chiese di punto in bianco il biondo al compagno, sentendo che mancava qualcosa al quadro.

-Te l’ho detto: era una questione personale- replicò quello, scuotendo il capo e non degnandosi di fornire ulteriori spiegazioni.

Cloud rimase a guardare l’amico con occhi vacui, prima di fermarsi sul bordo del piccolo altopiano su cui si era svolto lo scontro: da lontano si poteva ancora vedere Midgard, la sagoma scura in contrasto con la lucente luna.

Rimirò ancora una volta la Buster Sword nelle sue mani, godendo della sua sensazione sotto le dita, desiderose di impugnarla ancora, ma sapeva cosa doveva fare: quella spada non gli apparteneva, doveva restare lì a fare da mausoleo segreto alla persona che l’aveva meritata.

Su quello Genesis aveva avuto ragione.

-Quella spada è appartenuta a possenti guerrieri del passato, Cloud- intervenne Vincent, sorprendendolo proprio nell’attimo in cui stava per conficcare nuovamente l’arma nel solido suolo.

Il giovane uomo alzò gli occhi sull’ex-Turk trovandolo concentrato nella maniacale pulizia della propria arma.

-È giusto che appartenga anche a te, ora: hai dimostrato di esserne degno. Non tornare indietro ancora una volta. Ricordi quello che ti disse Marlene quel giorno in cui i tre gemelli ti hanno quasi fatto a pezzi. Hai lasciato andare il passato già una volta, ora impugnalo con mano salda e ricostruisci il presente.

Con queste parole, il moro rimontò rapidamente la pistola, prendendo la mira per qualche istante; quindi rinfoderò l’arma e sparì nella notte, così come era venuto.

Rimasto solo, Cloud tornò a posare lo sguardo sulla spada, rimirando il suo riflesso in essa, osservando graffi nel metallo e le macchie di ruggine.

Indeciso, alzò lo sguardo verso il cielo notturno, sbattendo le palpebre.

Ricordava il cielo, era sempre lo stesso da quando lui e Tifa avevano fatto quella promessa da bambini a Niblheim; lo stesso sotto cui aveva incontrato Zack, e anche lo stesso sotto cui aveva sconfitto Sephiroth tante di quelle volte da aver perso il conto.

Per la prima volta da tanto tempo realizzò che il super SOLDIER non era altro che una misera seccatura, non una parte di lui, non il suo incubo peggiore.

Cloud batté gli occhi, colto alla sprovvista da un tale pensiero, e senza nemmeno rifletterci realizzò che stava ancora fissando il cielo, così limpido e brillante nelle notti di luna piena.

E a quel punto si chiese se la risposta tutto non fosse nel cielo e nelle stelle.

Rimase a guardarle tutta la notte, finché il sole non spuntò dall’orizzonte, riempiendolo di luce;e allora, senza realizzarlo, si accasciò contro la spada fedele e si addormentò, sognando di una ragazza e un ragazzo che vivevano felici sotto un cielo di rose e fiori.

  
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