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Autore: ReyHaruka    14/08/2017    2 recensioni
Haruka rispose facendo spallucce, la proposta non le dispiaceva affatto «Però prima voglio mettere ben in chiaro una cosa.» il tono di lei ora era tremendamente serio.
Michiru si scostò quel tanto che bastava per poterla fissare bene negli occhi.
«Io e te, siamo destinate a mettere la nostra missione prima di qualsiasi altra cosa. Anche della nostra felicità. Non possiamo sottrarci al giuramento che abbiamo fatto.» il suo sguardo era un misto di convinzione e di speranza nel fatto che l'altra potesse cogliere appieno la veridicità di quell'affermazione «Sei ancora convinta di voler andare fino in fondo?»
Haruka scrutò con attenzione le vere intenzioni che la ragazza poteva tentare di velare nei suoi profondi occhi color del mare.
Sapevano entrabe che la loro non sarebbe mai potuta essere una vita come quella degli altri abitanti del Regno Argentato.
Sapevano entrambe, che permettersi di avere qualcuno di così importante nel cuore, si sarebbe rivelata una debolezza che come guerriere non potevano concedersi.
Michiru le sorrise dolcemente.
«Mai stata più sicura.»
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima dell'inizio
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DISCLAIMER: Questa storia è un salto nel passato rispetto all'altra storia principale (IPDS) Essendo un capitolo autoconclusivo, ho deciso di separarlo come una One-shot sulla coppia HaruMichi: per poterlo leggere ed apprezzare non serve conoscere il resto della storia nel quale è immerso [basti sapere che la storia è ambientata durante la vita del Regno Argentato (secondo la mia personale visione di come funzionerebbe il regno) e quindi nel periodo poco precedente alla sua distruzione e alla loro reincarnazione sul pianeta Terra]. Con la lettura della storia principale si possono comprendere meglio la provenienza di elementi secondari alla trama come il personaggio di Astrea o degli avvenimenti riferiti alla serra.
Nella prima metà della storia, ci si riferisce ad Haruka al maschile (sia quando Haruka parla, che quando viene descritta), perchè ho deciso che lei stessa desideri spacciarsi volontariamente per guerriero. Una volta svelato il suo 'segreto', allora ho pensato di mantenere il maschile solo per i dialoghi dove è lei a parlare (dato che nell'anime Haruka si riferisce a sé stessa tramite l'ausilio del termine giapponese "BOKU" tipicamente utilizzato dai ragazzi e motivo per il quale viene "confusa" per uomo).
PS:(Come di consueto, i disegni utilizzati nelle mie storie sono realizzati da me, e quindi non vi è infrangimento di diritti d'autore alcuno.)







SpinOff – I Colori dell'Anima

Il suono che si propagava tra le macerie di quello che un tempo probabilmente era stata una città simile a quelle dell'antica Grecia era quello inconfondibile di suole che pestavano la strada in una rapida corsa.
La città fantasma appariva deserta.
Il ragazzino che la stava attraversando a gran velocità ne sembrava sorpreso.
Era sicuro che il posto fosse quello.
Strinse gli occhi come a voler mettere meglio a fuoco la vista, con la quale si concentrava a scrutare ogni angolo, alla ricerca anche del più piccolo segno di movimento.
Niente.
Decise di arrischiarsi.
Non c'era motivo per continuare ad avanzare prudentemente lungo il labirinto di viuzze secondarie, poteva tranquillamente dirigersi verso la via maestra, che attraversava la cittadella per tutta la sua lunghezza.
Forse così avrebbe attirato l'attenzione, ma in fondo non era tipo da saper aspettare, preferiva sbrigare quella faccenda al più presto, così, aumentato lo slancio di gambe e braccia, accelerò ulteriormente, veloce come il vento, e grazie alle sue doti acrobatiche, superò un muretto ancora integro che gli stava intralciando il passaggio, con un elegante salto si ritrovò ad atterrare nella strada principale.
Si diede il tempo di riprendere fiato, no, in realtà quello non gli mancava affatto, si diede piuttosto il tempo di osservare la sua meta, che ora distava meno di cinquecento metri.
«L'acropoli.»
Una volta riconosciuta la piazza principale, riprese la sua corsa.
Era arrivato su quel satellite con il compito di intercettare ed eliminare il presunto gruppo di stregoni che si era avvicinato a Saturno con l'intento di riportare in vita la Guerriera del Silenzio, ma cominciava a credere che le indicazioni dategli fossero errate.
Aveva perlustrato il novanta per cento della città, ma senza trovare traccia di vita.
“Se sono da qualche parte, la zona dei templi è il luogo perfetto per degli stregoni!”
Era ormai giunto al varco nelle mura che proteggeva l'entrata alta di quel posto, quando una barriera invisibile ne arrestò la corsa, elettrificando con una potente scarica il suo corpo, lo respinse violentemente indietro, facendolo volare a qualche metro di distanza.
L'impatto con il suolo piastrellato da ciottoli perfettamente squadrati fu sonoramente brutale.
Il biondino si ritrovò costretto a rimanere steso a terra per quasi mezzo minuto prima di tentare di sentire se tutti i suoi arti erano ancora al loro posto.
«Che diamine è stato!...»
Appurato che era ancora intero (anche se conscio che sicuramente il colpo si sarebbe fatto sentire con più intensità il giorno seguente...) sollevò il capo in direzione del punto contro il quale aveva appena sbattuto.
Ora si poteva vedere anche ad occhio nudo una sorta di campo energetico viola, percorso da rapide scosse di un azzurro quasi bianco da quanto risultava brillante, posto a protezione delle mura formava una cupola priva di qualsivoglia apertura.
«Capisco, quindi è di questo che si tratta...»
Il ragazzino si rimise in piedi con un colpo di reni, la testa gli doleva ancora per la batosta che si era preso, ma tutto sommato sarebbe sopravvissuto.
Il suo sguardo cambiò istantaneamente, da analitico divenne superbo, un sorriso beffardo a curvargli le labbra.
«Ehy! Mi sentite là dentro? So che vi nascondete lì, schifosi vigliacchi! Fatemi entrare se ne avete il coraggio!»
La provocazione fu lanciata a voce chiara e forte, ma non ottenne alcuna risposta.
La pazienza non era certo tra le virtù del biondino che, in preda ad un tic nervoso che lo costringeva a chiudere spasmodicamente l'occhio sinistro, riprese ad urlare.
«Fingete anche di non sentirmi o siete solo talmente rincoglioniti dall'età che le vostre orecchie non vi ricordate neanche più come si lavano?! So che siete lì dentro! Avanti, venite allo scoperto!»
Anche questa volta non vi fu risposta.
«Ah, è così eh?...»
Al ragazzino le arti occulte non erano mai andate a genio... considerava i maghi persone abbiette e vigliacche, capaci a nascondersi solo dietro stupidi trucchetti piuttosto che fronteggiare faccia a faccia l'avversario.
Sollevò la mano destra al cielo.
«World...»
Dal terreno una potente scarica d'energia risalì il suo corpo sino a concentrarsi nel pugno che aveva elevato.
«Shacking!»
La sfera gialla che si era caricata nella sua mano si scagliò con un impeto distruttivo senza eguali, tutto al suo passaggio si riduceva in polvere.
Entrata in collisione con lo scudo, la sfera roteò in rapidità, nel disperato tentativo di trovare un modo per infrangerlo, ma niente.
Svanì nel nulla, e con essa anche la smorfia con la quale il ragazzino si era atteggiato poco prima.
«Maledizione...»
Il silenzio che fino ad allora aveva regnato incontrastato (se escludiamo le urla e le imprecazioni del biondino...) lasciò il posto a quello che pareva il suono di un fiume in piena...
Un fiume che a quanto poteva vedere puntava dritto su di lui.
Fece appena in tempo a scansare quel liquido viola che si era riversato tutt'intorno alla barriera con un paio di rapidi salti all'indietro.
Quella cosa gelatinosa non passava certamente per acqua, e il suo tremolio innaturale non prometteva nulla di buono.
«Anche questa poi...»
L'ammasso informe di gelatina si sollevò, dividendosi in quelle che pian piano stavano assumendo la forma di figure umanoidi.
«Bambole germatoidi...»
Ora a frapposizione tra lui e la tanto odiata barriera c'era un vero e proprio esercito di esseri dalle fattezze umane, bianchi come gomme da cancellare, con una stella nera sul petto a sancirne la provenienza ed un sorriso snervante che arrivava da uno zigomo all'altro, proprio sotto l'unico grande occhio in loro possesso.
«Avevo giusto voglia di sgranchirmi le mani... vediamo di giocare un po' con voi!»
Il ragazzino sembrava seriamente divertito dalla situazione, nonostante fosse evidente la sua posizione svantaggiata.
Si lanciò nella mischia senza esitazione, ed assestò un'incredibile quantità di colpi mortali a quei cosi che uno dopo l'altro si apprestavano ad attaccarlo.
La battaglia continuò per molto tempo, erano ormai ore quelle che il biondino aveva passato a colpire quelle irritanti facce bianche pugno dopo pugno, calcio dopo calcio, attacco dopo attacco... Ma per quanto li colpisse, loro si rialzavano, ricaricati di energie, mentre proprio le forze erano ciò che cominciava a mancare al ragazzino, che per la prima volta venne colpito dal braccio-frusta che lo scaraventò a terra.
«Merda...»
Ora il fiatone si faceva sentire, ed il sudore colava senza sosta sul suo bel viso, e non risparmiò di bruciare, al suo passaggio, sulla ferita aperta che il suo labbro inferiore ora presentava.
“Qui finisce male...”
Sapeva che la situazione non era delle più rosee, anzi, era decisamente nera.
Niente di quanto tentato fin'ora aveva dato risultati concreti, era al limite delle sue forze, mentre quell'ammasso di fantocci era ancora lì, perfettamente illeso.
Rimase seduto senza fretta di rialzarsi, si era accorto che quei cosi non si stavano muovendo verso di lui per continuare l'attacco, e gliene fu quasi grato, una tregua era la ben venuta.
Le bambole, che fino a quel momento erano concentrate su di lui, si voltarono come richiamate da qualcosa.
Un varco si aprì sulla barriera, e da quel passaggio uscì quello che forse poteva essere più simile agli umani, per caratteristiche fisiche, rispetto ai bambolotti che lo fissavano, ma che emanava la chiara essenza di qualcosa di ben più demoniaco.
Avvolto nella sua veste viola, lo stregone avanzò, passando tra i germatoidi che si erano fatti da parte ubbidienti, fino ad arrivare ad un paio di passi dal ragazzino.
Un accolito del Saggio.
«Death Phantom...»
Ad udire il sibilo carico d'odio che il biondino aveva pronunciato, lo stregone scoppiò a ridere.
«Esatto piccolo stolto. Sono uno dei seguaci del grande Saggio a servizio del Death Phantom, è ammirevole che un bimbo della tua età abbia resistito con tanta caparbietà al mio esercito, ti faccio i miei complimenti...»
La voce dell'uomo suonava sarcastica.
«Non sono poi tanto piccolo. E comunque sono più che sufficiente per eliminare te e quell'insieme di fantocci!» il ragazzino non sopportava ci si prendesse gioco lui, l'abilità di un guerriero non si misura solamente in base alla sua età, ma piuttosto dai risultati in battaglia.
«Fa silenzio! Tu non sei altro che un insignificante granello di polvere sul cammino del mio signore! Ed ora provvederò a cancellare la tua esistenza con la stessa facilità di una spazzata!»
L'uomo, furioso per l'interruzione, sollevò la mano destra, allargando ben bene le cinque dita, puntò il palmo al cielo.
«Carino il tuo anellino...»
Sul medio della mano alzata in aria c'era effettivamente un anello sigillo dal disegno curioso.
Il mago si fermò a quelle parole, e digrignando i denti gialli, che si potevano a mala pena intravedere all'ombra del cappuccio che indossava, in quello che forse doveva apparire un sorriso, decise di concedersi il tempo di autoelogiarsi.
«Ahahah... interessante che tu l'abbia notato... ma del resto era scontato! Un tale tesoro non poteva sfuggire neppure ad occhi blasfemi come i tuoi!»
L'uomo si portò la mano davanti al viso, in modo da mostrare chiaramente il gioiello.
«Questo sigillo è il risultato del mio incantesimo più potente! Mi ci sono voluti miliardi di anni per crearlo, ma devo ammettere che il risultato è stato più che sorprendente.»
Il biondino nascose il sorriso di vittoria che si stava formando.
«Quindi è quel coso che ha eretto quella barriera?»
L'uomo lo guardò (o almeno questo è quanto il ragazzino dedusse dalla posizione nella quale il mago rimase fermo) per qualche secondo basito, per poi scoppiare nuovamente a ridere.
«Bwahahahahah! Questa mera barriera? Ahahahha oh tu sì che sei divertente bimbo! Ahahahah!»
Il sorriso che il ragazzino stava trattenendo sparì.
«Oh no piccolo... ti sbagli! Quella è una semplice barriera magica prodotta tramite l'afflusso di energia diretta dal nucleo di questo piccolo satellite! Questo anello è ben più potente cosa!»
Lo stregone risultò più vanitoso del previsto, e anziché terminare lì la sua spiegazione, decise di concedere al biondino di ascoltare la grandezza della sua invenzione.
«Questo è la chiave! È la chiave universale! È l'unico oggetto nell'universo in grado di aprire qualunque cosa, dal banale lucchetto di una serratura al varco multidimensionale più potente!»
L'oggetto al dito della mano rinsecchita del mago brillò, mettendo in risalto lo splendido riflesso argenteo che il suo colore gli conferiva.
«Interessante...»
Il mago si concesse di prendere quella constatazione come un complimento.
«Ahahahah! Vedo che persino una briciola come te si rende conto della sua grandezza! Ahahahah peccato tu debba morire oggi, le menti curiose come la tua sono sempre rare a questo mondo... pazienza!» lo stregone sollevò nuovamente la mano richiamando un'enorme sfera nera, dalla quale si poteva percepire l'odore della morte.
«Addio stolto!»
L'uomo mosse la mano per lanciare la sfera, ma proprio in quel momento la sentì dilaniare dal morso saldo con il quale un enorme lupo bianco gli tranciò di netto il braccio.
«AAAAAAAAAAAARGH!»
L'urlo di dolore che emise avrebbe fatto raggelare il sangue a chiunque.
«Ben fatto Astrea.»
Il lupo ora stava a fianco del suo padrone, e gli porgeva l'arto rinsecchito che aveva appena fatto suo.
«MALEDETTA BESTIACCIA! COME HAI OSATO?!!» lo stregone si strinse il moncherino che ora si ritrovava al posto del braccio destro «e tu... piccolo bastardo! È stata una tua idea vero?!»
Il biondino si alzò di nuovo in piedi, il sorriso che prima tanto aveva trattenuto ora era libero di sottolineare la sua vittoria.
«Spiacente nonno, ma non si dovrebbe mai abbassare la guardia.»
Il ragazzino ora aveva sfilato l'anello dalla mano che Astrea stava ancora tenendo tra le fauci, e lo osservò muovendolo delicatamente in modo che la luce lo illuminasse bene «Niente male...»
L'ira dell'uomo si scatenò tutt'insieme, e più rapido che poté scaraventò la sfera che ancora sovrastava la sua testa in direzione dei due che lo avevano appena giocato.
Astrea balzò più rapida di un fulmine in frapposizione tra quell'attacco magico e il suo padrone, ma fortuitamente quest'ultimo riuscì a creare dal nulla un passaggio dimensionale nel quale si teletrasportò assieme al suo fedele lupo, sfuggendo al pericolo.

 

* * *


«Fortunatamente non ci sono state gravi conseguenze...»
La Regina Selene tirò un sospiro di sollievo una volta ascoltato il resoconto della missione incompiuta.
«Ma il mio compito non è ancora terminato... Mia signora-»
La splendida donna zittì il biondino con un gesto appena accennato della mano.
«Da quanto mi avete riferito, quello stregone non è ancora stato sconfitto, ma nonostante abbia subito ingenti danni, non penso che potreste sconfiggerlo tentando una seconda volta...»
Il ragazzo si alzò dal suo inchino in preda ad un impeto di rabbia.
«Ma mia signora! Io sono sicuro di poterci riuscire-»
Questa volta fu lo sguardo serio della Regina a rimetterlo in riga.
«Scusate se ho perso la calma, mia signora... ma io sono sicuro di potercela fare!»
«Nessuno mette in dubbio le tue straordinarie capacità Haruka» La voce della donna ora suonava gentile come quella di una madre «ma dobbiamo essere realisti, questa missione è troppo ardua per essere svolta da un'unica persona.»
Il biondino spalancò gli occhi incredulo a quelle parole.
«Io sono l'unico guerriero del Regno Argentato... chi-»
«Venite pure avanti principessa Michiru.»
Il ragazzino volse il suo sguardo in direzione dei delicati passi che udì dietro le sue spalle.
Una splendida ragazza dai capelli acqua marina e dai lineamenti delicati come quelli di una sirena entrò nella sala.
«Mia signora, Regina Selene...» la ragazza salutò la sua Regina con la grazia angelica della perfetta riverenza che le riservò.
“E questa qui chi è?” Haruka non poté fare a meno di analizzare in rapidità la situazione, deducendone che una ragazzina così delicata e perfettina non fosse certo il tipo di aiuto di cui poteva aver bisogno.
«Haruka, lei è la principessa Michiru, sarà la tua compagna nel terminare questa missione.»
Il sorriso della Regina non ammetteva repliche, ed Haruka lo sapeva... così decise di mordersi la lingua prima di commettere l'errore di cominciare un inutile dibattito, che in ogni caso avrebbe perso.

«Tenou-sama... dove state andando?»
Michiru si sorprese della velocità con la quale il ragazzino di stava allontanando dall'enorme porta, ormai chiusa, della sala da cui si erano appena congedati.
Haruka non le fece caso.
Non aveva tempo da perdere con una sciocca principessina.
Aveva una missione da portare a termine, il suo orgoglio ne risultava ferito!
«Merda!»
Come aveva potuto fallire? Si era allenato per anni, era una macchina da combattimento perfetta, come aveva potuto ottenere un simile risultato??
Ai rumorosi passi con i quali stava procedendo si affiancarono presto degli altri.
«Ehi! Aspettate... vi ho chiesto dove state andando...»
Haruka si voltò di malavoglia in direzione della voce della ragazza che l'aveva rincorso, e che ora lo seguiva alla stessa andatura.
«Allora?» gli occhi blu mare della ragazza ora lo guardavano spazientita «Volete rispondermi?»
Haruka emise un sospiro... se c'era una cosa che non sopportava era l'insistenza.
«Sto andando a terminare il mio compito.»
«Ma, avete sentito la Regina Selene! Dovremmo occuparcene insieme-» la constatazione di Michiru suonò quasi supplichevole, sottolineava la sua inclinazione al rispetto delle autorità e degli ordini impartiti.
«Stammi a sentire» Haruka si fermò all'improvviso, voltandosi in direzione dell'altra, che per poco non le andò a sbattere contro, fermandosi fortunatamente a pochi centimetri di distanza «Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, tanto meno del tuo.» il biondino mise le mani ai fianchi, e si inclinò leggermente in avanti, riducendo ad un soffio la distanza che era rimasta «Non me ne frega niente di cosa ha detto la Regina, è il mio lavoro, e lo terminerò da solo.» le sue iridi smeraldo fissavano piene di convinzione quelle color del mare dell'altra «Perciò ti sarei grato se te ne stessi buona, e ti tenessi alla larga.»
La voce di lui suonò decisa e concisa, non ammetteva repliche.
Michiru rimase sorpresa dalla bellezza di quel ragazzo, la sua pelle era priva di imperfezioni (fatta eccezione per il piccolo taglio al labbro che ancora si poteva notare), i suoi occhi erano lo specchio della più interessante delle anime, ed il suo profumo qualcosa di sorprendentemente gradevole.
Il ragazzo inarcò il sopracciglio in risposta dell'espressione persa in chissà quale analisi che l'altra aveva assunto.
«Sono stato chiaro?»
La ragazza dai capelli acquamarina si ridestò dai suoi pensieri.
«Certamente...» accompagnò la sua risposta con la chiusura dei suoi occhi, e portò le sue braccia ad incrociarsi poco sotto il seno «Gradirei solo chiarire una cosa prima...»
Il volto di Haruka non ebbe neanche il tempo di assumere un'espressione soddisfatta del risultato ottenuto con tanta semplicità, che dovette tornare ad apparire interrogativo.
«Di che si tratta?» la sua voce suonava scocciata dall'ennesimo contrattempo.
«Gradirei la smetteste di darmi del 'tu' come se fossimo amici.»
Haruka si irrigidì a quell'affermazione.
«La Regina Selene ha decretato che avremmo dovuto fare coppia per questa missione, e così faremo. Non intendo in nessun modo essere d'intralcio, ma pretendo che il nostro rapporto si limiti a quello che si conviene al nostro ruolo» le delicata labbra di Michiru si erano curvate ad un sorriso che poteva apparire quasi socievole, ma che nascondeva tutta la furbizia della quale una donna potesse far sfoggio «Quindi confido che da questo momento farete altrettanto, e vi terrete alla dovuta distanza da me. Inoltre mi aspetto che vi dimostriate più rispettoso nei miei confronti. Il mio ruolo nella protezione del regno non è certo inferiore al vostro, pertanto conformatevi alla nostra posizione senza troppe storie, e sbrighiamoci a fare quello per cui siamo stati convocati.»
Haruka era attonito, la fermezza con la quale Michiru le aveva risposto l'aveva zittito.
«Ora se non vi dispiace, vorreste discutere con me su come intendete muovervi?»
Haruka non sapeva se sentirsi più infastidito da tanta sfrontatezza o se cedere al rispetto che in qualche modo quella ragazza si era appena conquistato.

 

* * *


Lo splendido castello di Michiru era qualcosa che attirava persino l'attenzione di una persona poco incline all'arte quale Haruka.
La ragazza di Nettuno lo condusse lungo un limpido corridoio sino a giungere alla sua camera da letto, dove lo fece accomodare.
«Sedetevi pure senza troppi complimenti...»
Il suo sguardo era gentile nell'indicare al biondino il suo morbido materasso, ma l'altro l'ignorò, recandosi verso la vetrata alla sinistra del baldacchino, alla quale si mise per fingere di ammirare il panorama che si stagliava a perdita d'occhio, nel tentativo di trovare una via di fuga.
Michiru si lasciò scappare una smorfia infastidita, ma lasciò che quel sentimento le scivolasse di dosso per potersi concentrare al meglio su quello che dovevano fare.
Chiuse a chiave la porta dietro le sue spalle, ed il suono della serratura che scattava fece voltare Haruka in direzione dell'altra, che ora lo osservava con uno sguardo spazientito.
«Dunque» la voce di Michiru suonò chiara, ma al contempo sembrò assumere il tono tipico di una conversazione coperta da segreto «ora fatemelo vedere.»
Haruka trasalì.
«Farti vedere... cosa?-»
Michiru inarcò il sopracciglio.
«Non fate finta di niente con me, odio i bugiardi, e non ho alcuna intenzione di perdere altro tempo con questi giochetti.»
La ragazza di Nettuno si mise seduta sul bordo del letto, le gambe accavallate una sull'altra mettevano in risalto lo spacco dell'elegante abito che lasciava intravedere le sue sinuose gambe.
Haruka l'osservò incerto su cosa rispondere per qualche secondo... possibile avesse scoperto il suo segret-
«L'anello.» Michiru si decise a tirar fuori il soggetto della sua richiesta, ma solo dopo essersi goduta l'espressione perplessa che era stampata sulla faccia del biondino.
Doveva ammetterlo: l'aver confuso Haruka con quella richiesta le dava non poca soddisfazione.
«Anello?...» Haruka provò a far finta di niente.
Aveva tenuto nascosta l'esistenza dell'oggetto persino alla Regina! Come faceva quella ragazza a essere a conoscenza di quel particolare?
Per la seconda volta in poche ore si sentì messo alle corde.
«Poche storie, grazie al mio Talismano sono a conoscenza dell'anello che avete rubato al mago. Fatemelo vedere.»
Lo sguardo di Michiru ora era serio, e convinse Haruka ad arrendersi.
«E va bene...» il biondino infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse il suo bottino, poi, avvicinatosi al letto lo porse alla ragazza di Nettuno affinché potesse esaminarlo.
«Straordinario...» Michiru strinse l'oggetto tra le mani, e così facendo poté percepire immediatamente il potere di cui era intriso.
Haruka decise che era arrivato il momento di sedersi a sua volta, e lo fece facendo attenzione a mantenere un po' di distanza dalla ragazza che prima lo aveva ammonito a riguardo.
Dopo un breve sospiro di resa, decise di renderla partecipe di tutto ciò che lo stregone gli aveva rivelato a riguardo.
«Davvero straordinario! Di tutti gli oggetti magici di cui ho sentito parlare questo è di sicuro il più portentoso.» Michiru era realmente affascinata dal potenziale di quel piccolo anello «Se dovesse capitare in mani sbagliate-»
Haruka la interruppe riprendendolo con una mossa lesta della mano, per poi infilarselo al dito.
«Non capiterà.» con queste parole il biondino sentenziò la fine del discorso riguardante il sigillo.
Michiru lo osservò leggermente shockata dalla maestria con la quale Haruka si era reimpadronito dell'anello, cominciava a ricredersi su Haruka, forse i suoi modi da sbruffone nascondevano una reale bravura nel suo campo.
«Piuttosto...» la voce del ragazzino ora suonava incredibilmente profonda, mentre si era voltato a guardare Michiru «cos'è questo 'Talismano' di cui hai accennato prima?»
La ragazza di Nettuno poteva leggere la curiosità sincera che era incisa negli occhi di Haruka.
Sorrise subito dopo aver ricordato che, da quanto lo Specchio le aveva anticipato, Haruka non era ancora entrato in possesso del suo.
Quel gesto fece indispettire un po' il biondino, che si chiedeva se l'altra non lo stesse trattando da stupido.
«Il mio Talismano è il Deep Aqua Mirror, ossia lo Specchio di Nettuno.»
Haruka ora era ancora più confuso di prima.
«Hai detto che ti ha permesso di sapere del mio anello, no?»
Michiru lasciò che un breve silenzio calasse nella stanza, giusto per rendere più sonoro il suo schiarirsi la gola, seguito da un'occhiataccia nei confronti dell'altro.
Haruka a quella reazione roteò gli occhi e protestò con qualcosa di incomprensibile, per poi ripetere la domanda «Avete detto che vi ha permesso di sapere del mio anello, giusto?»
Michiru gli sorrise in segno di gradimento.
Haruka pensò che se si sorvolava sull'irritante testardaggine dell'altra, quella ragazza era davvero bella sotto ogni aspetto: dal suo delicato viso, ai suoi profondi occhi, dalle sue espressive labbra al suo elegante corpo.
«Lo Specchio mi consente di sbirciare sul possibile futuro, dandomi la possibilità di avvistare un pericolo prima che esso sia reale.» Michiru ora osservava l'anello alla mano destra di Haruka «E mi consente di vedere cose che stanno accadendo in ogni angolo delle galassie, se soddisfo certe condizioni.»
«Condizioni?»
«Esattamente, ad esempio, non posso chiedere allo Specchio di mostrarmi qualunque luogo o persona io desideri...»
Haruka la guardava in attesa di capire meglio.
«Lo Specchio può farmi da finestra solo su luoghi o persone che io abbia già visto.»
Il biondino fece un rapido collegamento mentale.
“Oggi è la prima volta che ci incontriamo, come-”
«Vi avevo già visto in una visione del futuro.»
La risposta di Michiru arrivò concisa a dissipare ogni dubbio.
Haruka ora volgeva il suo sguardo ad un punto indefinito del soffitto.
«Niente male come giocattolo... e dimmi-»
Michiru si schiarì nuovamente la voce.
«... ditemi... è a questo che vi riferivate quando avete detto che farete la vostra parte nella missione?» Haruka si lasciò scappare la breve risata che stava trattenendo «Cosa siete, una specie di vedetta?»
Michiru non sembrò gradire il tono canzonatorio di Haruka.
«Il mio compito consiste nel farvi da spalla. Non me ne starò qui chiusa in una stanza a dare gli ordini da dietro le quinte, ma bensì scenderò in campo con voi per semplificare le cose.»
“Semplificare le cose?...” Haruka non ne era troppo convinto... sentiva che portarsi dietro una persona che conosceva appena e che non aveva mai avuto a che fare con missioni del genere si sarebbe rivelato un inutile fardello da trarre in salvo. Altro che semplificare.
Haruka indurì lo sguardo nel tentativo di trasmettere all'altra il suo pensiero, nella speranza che tornasse spontaneamente sui suoi passi e lasciasse che si occupasse della faccenda da solo.
«Verrò con voi. Questo è quanto.»
Nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere.
I minuti passarono nel silenzio più totale, fino a quando Haruka non arrivò alla conclusione che per quanto la cosa gli scocciasse, era comunque un ordine diretto della Regina Selene, e neanche un ignora-regole come lui avrebbe azzardato a disobbedire.
«E sia.» concesse infine «Ma sia chiaro che non intendo farvi da balia. Dovrete badare da sola a voi stessa, e se la situazione dovesse precipitare, vi dovrete arrangiare.»
Michiru socchiuse gli occhi rilassando il viso in un'espressione compiaciuta.
«Certamente.»
Haruka era ancora convinto fosse una pessima idea, ma ormai erano in gioco, quindi tanto valeva giocarsela al meglio.
«Ora, tanto per essere sicuri... di che tipo di addestramento siete pratica? Avete esperienza con qualche arma in particolare? Avete mai affrontato un vero combattimento? Come ve la cavate nell'obbedire agli ordini in situazioni di tensione?» Haruka lanciò a raffica tutte le domande che gli passavano per la testa, mentre l'altra lo guardò con l'espressione di chi chiede 'stai dicendo sul serio?' «Cosa c'è?!» sbottò il biondino «Sono cose di cui farei bene ad essere informato prima che la situazione lo richieda! Devo elaborare una strategia, e per farlo devo essere sicuro di conoscerti.»
A queste parole Michiru scoppiò in una risata sommessa, che tentò di fermare portandosi la mano al viso.
Haruka ora ne era quasi convinto, lo stava trattando come un idiota.
«Cosa c'è ora?» lo sguardo di lui era serio.
Ripresasi dal momento di ilarità, Michiru ritrovò la sua compostezza e rispose «Proprio voi mi dite di voler essere sicuro di conoscermi?»
Haruka fece una smorfia come a voler sottolineare che nonostante quest'appunto, non gli sembrava che la sua richiesta fosse poi tanto assurda.
«Se non sbaglio prima...» Michiru ridusse la distanza tra i due, ponendo la sua mano destra come perno, poggiandola sul poco materasso che li separava, in modo da potersi protrarre in direzione del viso del biondino «vi ho detto che odio i bugiardi.»
Haruka si irrigidì alla vicinanza che si era venuta a creare. Quella ragazza si permetteva troppa confidenza per i suoi gusti.
«Quando pensavate di dirmelo? O pensavate di omettermelo e basta?»
Haruka ora era sinceramente stupito: non aveva la minima idea di cosa l'altra ragazza stesse parlando.
«Se pretendete onestà da me, dovreste essere voi il primo a muoversi in tal senso.»
Michiru ora puntava lo sguardo in direzione del petto del ragazzo.
Haruka trasalì di nuovo, questa volta non si sbagliava, la ragazza di Nettuno si riferiva al suo segreto.
«Non mi sembra un dettaglio poi tanto rilevante.» Haruka tentò di tagliare corto, ma lo sguardo di Michiru gli fece capire che la faccenda era ben lungi dalla conclusione.
«Ah no?» Michiru ora si trovava ad un soffio dalle labbra di Haruka, che si decise a rispondere a tono, per tentare di riprendere il controllo della conversazione.
«Uomo o donna che sia, fa poi qualche differenza?» i vividi occhi smeraldo ora fissavano la principessa di Nettuno con un'enfasi che fino a quel momento avevano tenuto in serbo.
Il sorriso malizioso di Haruka confermò la deduzione di Michiru, la ragazza di Nettuno ora era sicura di aver instaurato un contatto con l'altra, e questo traguardo sarebbe stato solo il primo mattone del ponte che si apprestava a costuire.
Haruka si avvicinò lentamente con l'intento di firmare la sua dichiarazione con il bacio che voleva lasciare sulle labbra di Michiru.
«Penso che abbiate ragione.» con queste parole, Michiru scansò la mossa della biondina che si ritrovò l'unica ancora seduta sul bordo del letto.
Ad Haruka sfuggì un altro sorriso. Quella ragazza era qualcosa di totalmente nuovo, e la sua capacità di rispondere colpo su colpo avrebbe significato più di quanto si potesse aspettare.

 

* * *


La cittadella era rimasta immutata dall'ultima perlustrazione di Haruka.
Michiru rimase colpita dalla memoria planimetrale della compagna: di tutti i piccoli viottoli che avevano percorso fino a quel momento, Haruka si ricordava ogni cosa, da dove conducessero a cosa di utile ci si potesse trovare in caso di necessità.
Arrivate vicino alla zona dell'acropoli, Haruka indicò con un gesto del capo il muro prima del quale si ergeva la barriera ora tornata invisibile.
Michiru non perse tempo, prese in mano il suo Specchio e lo passò lungo tutta la lunghezza della muraglia, rendendo così il campo di forza visibile nuovamente ad occhio nudo.
«Strabigliante...» Haruka ne rimase un po' colpita, forse quella ragazza non si sarebbe rivelata poi troppo una scocciatura.
Giusto il tempo di uno sguardo diede il segnale ad entrambe che era il momento di entrare in azione.
Senza perdere altri secondi, Haruka scattò rapida in direzione della barriera, Michiru al seguito.
Percorsi i circa duecento metri che le separavano dallo scudo energetico, Haruka vi sferrò il più deciso dei pugni, riducendo quella protezione in frantumi.
L'anello funzionava alla perfezione.
Ormai la prima parte era fatta: erano dentro.
Haruka accelerò il passo per attraversare la corte che ancora la separava dal templio.
Ma qualcosa la fece distrarre.
Questo era davvero strano.
Di tutte le persone che aveva incontrato, o di tutti i nemici che avesse affrontato, nessuno era mai riuscito a tenere il suo passo e starle dietro nella corsa.
Eppure... Michiru era lì, correva al suo fianco come fosse la cosa più naturale del mondo.
Improvvisamente davanti al tempio spuntarono uno ad uno i bambolotti contro i quali la volta scorsa Haruka aveva combattuto.
«Questi qui non mollano mai, eh?» il tono sarcastico di Haruka fece ridere solo la sua compagna.
«Se fosse troppo facile, ti divertiresti allo stesso modo?» Michiru sorrise con complicità alla guerriera di Urano.
«Effettivamente...» Haruka lasciò cadere il discorso lasciando che, ancora una volta, fosse Michiru ad averla vinta.
Le due ragazze si erano fermate a qualche metro dall'esercito di ominidi bianchi, in attesa della loro prima mossa che tardava ad arrivare.
«Submarine Reflection!» alla voce di Michiru seguì un bagliore anormale prodotto dal suo Specchio.
La ragazza con sangue freddo puntò il riflesso del suo Talismano contro ognuna delle creature che, man mano venivano colpite dalla luce, svanivano come svuotate, fino a che non ne rimase solo una.
Michiru lanciò ad Haruka un sorriso di conferma.
«World Shacking!» l'attacco della biondina fu sferrato senza pietà contro l'ultimo superstite, riducendolo a brandelli.
Le due ragazze si scambiarono rapide uno sguardo di approvazione, il loro gioco di squadra non era poi così male.
«Niente male il vostro gingillo.» ammise Haruka.
«Il colpo che avete sferrato voi non è certo da meno.» Michiru glielo concesse con un sorriso.
Quello scambio di battute però durò solo il tempo necessario ad essere interrotto dall'entrata in scena dello stregone.
«Sapevo che saresti stato così stolto da tornare, piccolo insolente...» la voce dell'uomo suonava provata, ma al contempo carica d'odio verso il ragazzino che gli aveva strappato l'arto.
«Oh, chi si rivede, certo che ce ne metti di tempo a morire nonno...»
Haruka aveva assunto la sua ormai consueta maschera ironica.
«Oh non temere, questa volta non riuscirai ad andartene da qui. Mi prenderò la tua vita e riavrò il mio anello.» ora lo stregone sembrava tornato sicuro di sé.
Michiru notò quest'improvviso cambiamento nel mago, e grazie al suo Specchio poté anticipare le sue intenzioni, giusto quel tanto che bastò per scagliarsi su Haruka con tutta la forza concessale, nel tentativo di spingerla più lontana possibile dalla traiettoria della sfera che colpì in pieno la ragazza di Nettuno.
A nulla valse lo sforzo di trattenere l'urlo che si ritrovò ad emettere prima di stramazzare a terra.
Ad Haruka ci volle qualche secondo per capire cosa fosse accaduto, e appena si voltò poté notare l'enorme squarcio che la schiena di Michiru presentava nel punto che aveva frapposto tra lei e l'attacco dello stregone.
L'uomo proruppe nella sua disgustosa risata di trionfo.
«A quanto pare sarà più facile del previsto.»
Haruka portò la sua mano in posizione per sferrare il suo attacco Sailor, ma la prontezza di risposta del vecchio stregone non le diede il tempo di completare la tecnica.
Un'altra sfera nera era partita ad incredibile velocità contro la guerriera di Urano, che venne scaraventata ancora una volta a terra.
Il mago sembrava non stare più nella pelle per la gioia, sentiva di avere la vittoria in pugno.
Haruka si sollevò a fissarlo carica d'ira, mentre cercava di elaborare la strategia da adottare.
I suoi pensieri però svanirono nel nulla alla vista di quanto il mago aveva preparato.
Tutt'intorno all'uomo stanziavano a mezz'aria una decina di sfere nere, pronte a essere sferrate. Ma ciò che fece realmente rabbrividire Haruka, fu la scossa che sollevò in pochi istanti il pavimento sul quale si trovavano, che ora fluttuava nel vuoto.
Sotto di loro un enorme vortice oscuro risucchiava con avidità tutto ciò che gli si avvicinava, allo stesso modo nel quale aveva appena risucchiato il satellite...
“Un buco nero!”
La situazione era peggiore di ogni previsione.
Haruka volse il suo sguardo a Michiru che, stesa a terra, era ancora priva di sensi.
«Maledizione...»
Il mago lanciò la prima sfera in direzione di Haruka che riuscì ad evitarla con un salto in aria ammirevole, portando la sfera a finire sulla traiettoria di risucchio del buco nero sottostante.
Irritato da tale risultato, lo stregone si apprestò a lanciarne altre tre, tutte in rapida successione.
Ancora una volta però fu proprio l'incredibile agilità di Haruka a salvarla, uno dopo l'altro evitò quegli attacchi che seguirono lo stesso destino del precedente.
La biondina ebbe giusto il tempo di toccare nuovamente terra, che il mago scatenò tutta la sua furia in direzione dell'ancora priva di coscienza Michiru.
Senza neanche pensarci, Haruka si lanciò in direzione della compagna.
Piantò saldamente i piedi sul terreno ed incassò la sfera lanciata contro la ragazza di Nettuno.
L'impatto non fu certo dei più dolci, ed il corpo della guerriera ne risentì immediatamente, facendola crollare in ginocchio.
«Ormai è la fine!»
Il mago, soddisfatto del colpo andato a segno, scaraventò tre dei restanti quattro attacchi direttamente su Haruka, che con la testa leggermente inclinata all'indietro, ed i sensi ormai devastati dal dolore, non osava staccare gli occhi dal corpo indifeso della ragazzina alle sue spalle che aveva dichiarato di non voler proteggere.
Morire in quel modo non era certo il futuro che si era prospettata, ma chi gliel'aveva fatto fare poi?...
Questo pensiero la fece sorridere nell'istante precedente al primo degli impatti che senza pietà le piombarono addosso.
Nonostante l'impeto di quei colpi, Haruka non arretrò, il suo corpo rimase immobile a difesa di Michiru fino all'ultimo.
Gli occhi della guerriera di Urano si stavano spegnendo, ed il suo respiro si stava affievolendo sempre più.
“Questa è la fine.”
Il corpo della ragazza cadde a peso morto in avanti, facendole spiaccicare la guancia sul freddo marmo che componeva il poco pavimento ancora integro.
I suoi occhi stavano per chiudersi quando un bagliore improvviso sopra la sua testa la destò.
Haruka tentò di mettere quell'immagine a fuoco...
Sopra la sua testa fluttuava una radiosa spada, la cui elsa era tempestata di pietre preziose.
Come richiamata dall'oggetto, Haruka sollevò la mano in direzione della splendida arma e, dopo un piccolo spasmo della mano, dovuto al dolore delle ferite inferte, la impugnò.
In quello che sembrava un così semplice gesto, si nascondeva qualcosa di portentoso.
Appena entrata in contatto con il suo Talismano, recuperò tutte le energie spese fino a quel momento, e tutto le fu chiaro come l'avesse sempre saputo.
Sentì di conoscere quell'arma da sempre, sentì fosse sua.
La sfoderò.
Una lama di pura luce ed energia ora le vibrava in mano.
Alzatasi in piedi si posizionò pronta a fronteggiare nuovamente lo stregone che, rimasto a corto di armi, si apprestava a sprecare l'ultimo colpo che gli rimaneva.
«Space Sword Blaster!» la voce di Haruka suonò sicura, accompagnata dagli ampi fendenti che produsse con il movimento delle braccia, e che permisero alla spada di produrre il più letale dei suoi attacchi.
Il mago fu trafitto all'altezza della vita da uno di quei tagli, che lo divise in due parti nette.
Haruka per un momento si perse ad osservare l'oggetto che teneva in mano.
«Incredibile...»
Il suo momento di contemplazione però venne interrotto dal tentativo della parte superiore del mago, sopravvissuto all'attacco, di fuggire attraverso il portale che si era lasciato aperto dietro una delle colonne.
Haruka scattò senza esitazione in direzione dell'uomo che strisciava come un verme, nel disperato tentativo di aggrapparsi alla vita, e gli fu sopra in meno di due secondi.
«Dì le tue ultime preghiere nonno...»
Haruka sollevò la spada, con entrambe le mani, sopra la testa, pronta a terminare l'eliminazione di quel rifiuto.
«Se fossi in te, mi preoccuperei più della tua amica...»
Haruka si ricordò solo ora dell'ultima sfera che rimaneva al mago.
Si voltò di scatto in direzione di Michiru e vide che l'incantesimo si stava scagliando proprio in quel momento.
“Non farò in tempo...”
Haruka sapeva che non sarebbe mai riuscita a proteggerla anche da quel colpo, era umanamente impossibile.
Fortunatamente però la mira dello stregone risentì della ferita inflittagli: la sfera colpì il pavimento vicino a Michiru, evitando di toccare la ragazza.
Il mago scoppiò a ridere, questa volta tra le convulsioni che il sangue nei polmoni gli procurava.
«Ora che farai?»
Il terreno su cui era stesa la ragazza si frantumò in polvere, e lei cominciò la sua caduta verso il buco nero.
Lo scenario era chiaro: se avesse ucciso il mago, non avrebbe mai fatto in tempo a salvare Michiru.
Se invece avesse tentato di trarla in salvo, lo stregone sarebbe fuggito.
Haruka non attese nemmeno il tempo di fare il punto della situazione. Si era già lanciata all'inseguimento di Michiru, che fortunatamente riuscì a raggiungere, afferrandola per un braccio.
La presa di Haruka era salda durante la caduta, strinse le sue dita più forte che poté per non rischiare di perdere la ragazza, e la strattonò a sé, contrastando la gravità prodotta dal buco nero fino a stringerla tra le braccia.
Giusto il tempo di volgere lo sguardo all'ammasso di materia oscura sotto di loro che già ne furono inghiottite.
Il mago sorrise mostrando ancora una volta i suoi denti gialli.
«Che stupido, sacrificare così la propria esistenza...» un colpo di tosse lo interruppe, e del sangue nero si riversò sul pavimento.
Lo stregone prese fiato, era ridotto proprio male, era il caso di andarsene e tornare dal suo signore per farsi curare.
Fece per voltarsi verso il portale, quando una luce squartò uno spazio nell'aria a pochi passi da lui.
«N-non può essere...»
Queste furono le sue ultime parole.
La spada di Haruka ora gli trapassava il cranio.
La guerriera attraversò lo squarcio di luce l'istante dopo, tra le sue braccia sorreggeva una Michiru ancora stordita, ma che si stava riprendendo.
«Te lo dicevo io, mai abbassare la guardia... nonno.» La voce di Haruka fu la fusione tra un rantolo di rabbia, e la conclusione trionfale che attendeva.
Michiru, che ormai aveva ripreso coscienza, osservò la sua compagna confusa.
Le ci volle un po' a ricordare cosa fosse accaduto e ad immaginare come Haruka avesse potuto procurarsi le lesioni di cui era cosparsa.
«Cos'è successo?»
«Ho portato a termine la missione.» Haruka sorrise con la sua solita espressione sarcastica «vi dicevo che non avevo bisogno del vostro aiuto...»
Michiru inarcò il suo sopracciglio osservando le ferite dell'altra e i brandelli di vestiti che le erano rimasti.
«Ah no? A vederti direi che te la sei cavata per un pelo.» Michiru le sorrise innocente.
Haruka la guardò stupita.
«Ma come... prima mi fai tante storie sul non darti del 'tu' e, appena ti salvo la vita, cambi idea? Ti facevo più coerente, cara la mia principessa di Nettuno.» Haruka la stava canzonando.
Michiru non le rispose con una delle sue solite provocazioni, ma bensì con un sincero sorriso di ringraziamento.
«Avevo detto che non ti consideravo mia amica.» Haruka permise a Michiru di scendere e posare nuovamente i piedi a terra «Ora ho cambiato idea.»
Haruka si lasciò andare in una breve risata, al termine della quale avvicinò il viso all'orecchio dell'altra.
«Che ne dici...» la voce della bionda era profonda quanto penetrante «me lo merito ora quel bacio?»
Michiru di tutta risposta chiuse gli occhi e si strinse le mani sulle braccia, lasciando che un sorriso anticipasse la sua reazione.

 

* * *


Da quel giorno erano trascorsi ormai mesi.
Michiru stava seduta tranquilla nel suo monolocale a dipingere una nuova tela.
Il soggetto: un bouquet di rose gialle.
Sul suo tavolino ce n'era solo una, ma se la ragazza avesse potuto mettere assieme tutte le rose che aveva ricevuto sino a quel momento, senza che le più vecchie fossero appassite, le dimensioni del bouquet sarebbero di sicuro state quelle.
Michiru sorrise al fiore che tranquillo riposava nel suo bicchiere d'acqua.
Haruka era proprio un tipo particolare.
Dopo la battaglia, Michiru si era recata su Urano all'insaputa dell'altra per coltivare delle rose nel suo fin troppo spoglio e trascurato giardino, ed una volta scoperta, Haruka l'aveva scacciata definendo la questione 'un atto di invasione della privacy', e da allora la biondina non si era più fatta vedere.
Ma evidentemente aveva gradito a modo suo il gesto e si era occupata di mantenere in vita le piante, prendendosene cura e costruendovi pure una serra.
Come faceva Michiru a saperlo? Semplice, da quel giorno Haruka puntualmente portava uno di quei fiori in dono alla ragazza di Nettuno, ogni qual volta fosse di ritorno da una missione.
Il tutto ovviamente in segreto, tant'è che Haruka si intrufolava furtivamente nel palazzo di Michiru, e ogni volta si assicurava di non incrociarla. E se questo non fosse bastato a confermare la sua tesi, una sbirciatina allo Specchio avrebbe chiarito ogni dubbio.
Ad ogni pennellata la ragazza sorrideva di più.
“E poi dice di non tenere a niente e a nessuno...”
Questo pensiero le si formò così rapido da non poterlo intercettare prima che potesse formularsi.
Gli angoli della sua bocca scesero, sino a farle assumere un'espressione triste.
«Non farti troppe illusioni Michiru... non c'è spazio per questi sentimenti... almeno non per noi.»
Parlare da sola era tornata un'abitudine da quando non aveva avuto più occasione di battibeccare con Haruka.
Le mancava, questo poteva ammetterlo.
Per quanto a volte la trovasse irritante, Haruka era comunque la persona con la quale si era trovata fin da subito in sintonia.
Vibravano alla stessa intensità, ed in un certo senso, si completavano a vicenda.
Michiru ripose il pennello sulla tavolozza e si stiracchiò le braccia, tirandole indietro da sopra la testa, e lasciandosi delicatamente cadere indietro, atterrando sopra i cuscini che tappezzavano l'intero pavimento.
«Te la prendi comoda eh?»
Quella voce improvvisa la fece trasalire. Quasi per paura di rendersi conto di averla sognata, Michiru non voleva decidersi ad aprire gli occhi per controllare se Haruka fosse realmente lì.
Sbirciò cercando di non farsi notare troppo, e vide la figura della bionda, appoggiata con una spalla alla trave del porticato dal quale si accedeva alla stanza.
Decise che era preferibile continuare come se la sua presenza non la turbasse più di tanto, e così terminò di stiracchiarsi con calma, e tornò a sedere con un vistoso sorriso ad adornarle il viso.
«Si fa quel che si può... ogni tanto qualche distrazione è d'obbligo...» Michiru ora finalmente si era decisa a guardare Haruka.
Come al suo solito indossava candide vesti bianche, una camicia dal taglio maschile, abbottonata con non troppa cura, e dei pantaloni non eccessivamente stretti, ma che mettevano comunque in risalto la slanciatezza delle sue gambe.
«Se avevi bisogno di distrarti... potevi chiamarmi...» Haruka la fissava di rimando «sarei stato ben lieto di intrattenerti...» il tono con il quale pronunciò quelle parole lasciò trasparire la chiara idea che la biondina aveva in mente come tipo di 'intrattenimento'.
Michiru decise di stare al gioco.
«Oh, lo avrei fatto volentieri se solo qualcuno non mi avesse minacciato di morte se mi fossi arrischiata ad avvicinarmi nuovamente a lei od al suo pianeta...»
Haruka schioccò la lingua.
«Ah già... quello... forse ho esagerato.» il capo di Haruka ora era chino, gli occhi chiusi e le sue braccia incrociate.
«Forse?» Michiru la stuzzicò nella speranza di ottenere una sorta di scuse più articolate.
Haruka roteò gli occhi appena riaperti «Carino il quadro al quale stai lavorando...»
Michiru sospirò rassegnata, quella mezza ammissione di colpa era il massimo che si poteva aspettare dall'altra.
«Grazie... ho avuto una buona fonte di ispirazione.» Michiru volse il suo sguardo agli splendidi fiori immortalati dalle passate di tinte che aveva steso «Ho gradito molto ognuno dei doni che mi hai gentilmente lasciato.»
Haruka arrossì appena, ma anche quell'accenno di colore scomparve appena si schiarì la voce.
«Non ho idea di cosa stai parlando.»
Michiru rise sommessamente «Ah, allora mi sarò sbagliata.»
«Che ne diresti di lasciarti ispirare da una fonte ancora più splendida?»
La ragazza di Nettuno si voltò sorpresa a guardare l'amica.
«Più bella di un fiore? E quale sarebbe?»
La curiosità della ragazza fece incurvare le labbra di Haruka in una smorfia di vittoria.
«Naturalmente... me
Michiru la guardò con la faccia di chi è stata appena beffata.
«Potresti almeno sforzarti di non scherzare sempre Haruka? Sai, le persone cominceranno a non prenderti mai sul serio...»
«Ma io sono serissimo.»
Lo sguardo stupito di Michiru si infrangeva in quello fermo di Haruka.
«Voglio che tu mi faccia un ritratto.»
L'espressione della principessa di Nettuno non accennava a cambiare, e questo convinse Haruka a giocare anche la sua prossima carta.
«Ma come? Ti sto concedendo l'onore di ritrarre la mia Magnifica Persona e tu ti dimostri così restia ad accettare? Che atteggiamento sgarbato...» Haruka la guardò con falso rimprovero.
A quelle parole Michiru scoppiò a ridere.
«Ma sei seria?»
«Sì.»
Michiru si stava asciugando le lacrimuccie che quella risata le aveva procurato.
«E dimmi... di grazia, come avresti intenzione di ripagarmi?» uno sguardo malizioso era ora il ritratto del volto della ragazza di Nettuno.
Haruka di tutta risposta sbuffò
«Mpf!... Dovrei anche pagarti?» il sorriso ora le incurvava nuovamente le labbra «Pensavo che l'omaggiarti con questo mio gesto fosse più che sufficiente...»
Michiru la guardò con l'espressione di chi non è disposto a ritrattare.
La biondina roteò nuovamente gli occhi.
«E va bene allora!» doveva imparare a rassegnarsi, con Michiru non l'avrebbe mai avuta vinta «Stabilisci tu il prezzo.»
Il sorriso di Michiru si fece più marcato che mai, si preparò a replicare a quella che suonava come la concessione che stava aspettando per vedere fino a che punto quella situazione potesse portarle.
«D'accordo allora. Spogliati.»
La bionda sgranò gli occhi.
«Come prego?»
Non era sicura di aver sentito bene o meglio, non era sicura che quelle parole potessero essere state pronunciate per davvero.
«Non sono stata abbastanza chiara forse? Ho detto: spogliati.»
Le due si fissarono per un po'.
«Smettila di scherzare.» La bionda assunse un'espressione scocciata.
«Io non sto affatto scherzando.» Michiru la riprese subito «Vuoi che ti ritragga, no?»
«Ovviamente intendevo vestito.» rispose secca Haruka.
«Certamente, il ritratto effettivo sarà a figura intera, e con tanto dell'abito che eligerai.» Michiru ora le sorrideva amorevolmente «Ma per poter realizzare un'opera degna di questo nome, prima dovrò allenarmi a ritrarre la tua figura, per prendere confidenza con le tue proporzioni.»
Haruka non ne era ancora troppo convinta, il suo sopracciglio ora si era sollevato, dichiarando la sua intenzione di contrattaccare.
«Senti un po', non è che questa è solo una scusa che ti sei inventata per avere la possibilità di portare la nostra relazione su un altro livello?» Haruka guardò con fare inquisitorio l'altra che finse un'espressione a metà tra il confuso e il sorpreso «Speri di portarmi a letto?»
La malizia con la quale pronunciò la sua affermazione fece sorridere di rimando Michiru.
«Non ti ho ancora detto come intendo essere pagata» la principessa si alzò elegantemente, e con rapidi passi leggiadri si approssimò all'altra, posandole le dita sul bottone più alto della camicia di Haruka, che già non troppo chiusa lasciava intravedere un'abbondante porzione delle sue clavicole «o sbaglio?» le sussurrò all'orecchio, nel tono più sensuale che Haruka avesse mai udito. Il sorriso volpino della ragazza di Nettuno ora aveva ripreso il controllo delle sue labbra.
«Come vuoi.» Haruka rispose facendo spallucce, la proposta non le dispiaceva affatto «Però prima voglio mettere ben in chiaro una cosa.» il tono di lei ora era tremendamente serio.
Michiru si scostò quel tanto che bastava per poterla fissare bene negli occhi.
«Io e te, siamo destinate a mettere la nostra missione prima di qualsiasi altra cosa. Anche della nostra felicità. Non possiamo sottrarci al giuramento che abbiamo fatto.» il suo sguardo era un misto di convinzione e di speranza nel fatto che l'altra potesse cogliere appieno la veridicità di quell'affermazione «Sei ancora convinta di voler andare fino in fondo?»
Haruka scrutò con attenzione le vere intenzioni che la ragazza poteva tentare di velare nei suoi profondi occhi color del mare.
Sapevano entrabe che la loro non sarebbe mai potuta essere una vita come quella degli altri abitanti del Regno Argentato.
Sapevano entrambe, che permettersi di avere qualcuno di così importante nel cuore, si sarebbe rivelata una debolezza che come guerriere non potevano concedersi.
Michiru le sorrise dolcemente.
«Mai stata più sicura.»
Haruka socchiuse gli occhi in segno di resa alle parole che l'altra le aveva rivolto con tanta dolcezza.
Michiru colse quel 'via libera', e si portò avanti nell'impresa di continuare a sbottonare quella camicia che ancora stringeva tra le dita.
Uno dopo l'altro i bottoni vennero aperti.
«Non mi sembra che tu stia opponendo poi tanta resistenza...» Michiru tentò di togliere l'imbarazzo che la tensione di quella situazione era andata a creare.
«Non mi permetterei mai di interrompere il gesto di una ragazza tanto bella quanto audace.»
Il tono di Haruka questa volta era semplicemente profondo, privo della sua solita sfumatura sarcastica.
Michiru la osservò con gli occhi di chi per la prima volta avesse ricevuto un complimento sincero.
Le sue mani avevano terminato proprio in quel momento di scostare le due parti della camicia ormai totalmente slacciata, sotto la quale si poteva intravedere la pelle della pancia di Haruka, e poco più sopra le bende che ne comprimevano il seno.
«Stai cercando di dirmi che preferisci sia io a condurre le danze?»
Haruka inarcò il sopracciglio contemporaneamente all'angolo delle labbra: la metafora di una violinista che si improvvisava direttrice d'orchestra la fece sorridere.
Michiru notò il gesto di Haruka, e vista la mancanza di risposta da parte dell'altra, decise di riprendere il discorso.
Si avvicinò maggiormente, sino a premere il suo bacino contro quello della bionda, mentre con le dita risaliva, simulando una passeggiata, il torace dell'altra, arrestando la sua avanzata sul punto più alto della fasciatura, quasi a voler rendere partecipe Haruka del suo desiderio di strappargliela.
«Se preferisci stare in panchina, potrei sfruttare l'occasione per dimostrarti che le doti delle quali le dita di una violinista possono vantarsi, non si limitano unicamente all'ambito musicale.»
Haruka continuò a non rispondere con la sua espressione di attesa, ad occhi chiusi.
Michiru la fissò un secondo colpita dalla mancanza di reazione.
Si aspettava che la biondina le rispondesse a tono, sentendosi 'ferita' nell'orgoglio alle sue insinuazioni di passività.
«Non dirmi che ho colto nel segno?» lo sguardo furbetto di Michiru nascondeva l'enorme ilarità che questa situazione così inaspettata le provocava.
Haruka si decise a riaprire gli occhi, e con il più seducente degli sguardi la congelò.
«Hai finito di blaterare?»
Michiru trasalì al suono profondo che la melodiosa voce di Haruka provocò risuonandole nel basso ventre, ma non ebbe il tempo di replicare, poiché l'altra colse l'occasione per sollevarla di peso da terra e portarla tra le sue braccia, posizionandosi tra le sue gambe, che ora erano intrecciate dietro la schiena di Haruka.
Le loro figure, intrecciate in piedi all'entrata del monolocale metteva in evidenza la differenza di altezza e della colorazione della carnagione di entrambe.
Haruka oltre ad essere più alta e possente, era anche decisamente più scura rispetto alla candida e delicata principessa di Nettuno.
«Cominciamo?»
Quella parola sussurrata con maestria all'orecchio della ragazza dai capelli color del mare la fece pervadere da un brivido di bramosia.
«Vediamo un po' quanto può rivelarsi delicata una guerriera...» Michiru si concesse di risponderle solo dopo essersi stretta nell'abbraccio con il quale cingeva la testa di Haruka, e grazie al quale ora poteva lasciarsi andare al intenso profumo che la pelle del collo della ragazza di Urano, sul quale Michiru stava ora posando le labbra, le stava riservando.
Haruka sorridendo a questa provocazione, si addentrò nella stanza, arrivando più o meno al centro di essa, e con delicatezza adagiò la ragazza sui cuscini di cui fortunatamente Michiru aveva ricoperto il pavimento. Tra i pensieri di Haruka corse rapido quello dell'altra che in previsione dei quest'eventualità, posizionava uno ad uno i guanciali. Trattenne una risatina. “Non è possibile.” Haruka scartò quell'idea sicura che nella sua amica non ci potesse essere così tanta malizia.
Tornata a concentrarsi sulla splendida ragazza che ora era distesa sotto di lei, decise che fosse arrivato il momento di renderle il favore, e di scostare quelle fastidiose spalline che rovinavano l'armonia della splendida curva del collo di Michiru.
Michiru si abbandonò al delicato brivido provocato dal passaggio delle dita di Haruka sulla sua pelle.
Haruka la guardò con soddisfazione... non era certo un dispiacere riscontrare che le faceva un certo effetto.
Decisa a continuare, si avvicinò sinuosamente all'ormai nudo collo, dove posò un bacio.
Il tepore delle sue labbra fece trasalire Michiru, che si lasciò sfuggire un lieve gemito appena percettibile.
Con un riconfermato sorriso sulle sue labbra, Haruka cominciò a risalire bacio dopo bacio la distanza che la separava dal piccolo orecchio, sul quale si permise l'azzardo di catturarne il lobo con un morsetto.
«Non ti facevo così rispettosa...» la voce di Michiru suonò flebile, era un misto tra gradimento e supplica nel manifestare il suo desiderio di volere di più.
Recepita la velata critica, Haruka approfittò della sua posizione leggermente sollevata e al contempo accovacciata sul corpo dell'altra ragazza, per sfilarle l'abito, tirando avanti le spalline sino a scoprirle i seni, il tutto rimanendo intenta a fissarla dritta negli occhi.
«Non ti facevo così smaniosa.» Haruka lanciò la sua contro-provocazione.
Michiru si concesse di curvare le sue labbra in quello che si rivelò il più seducente dei suoi sorrisi.
Tale mossa fece scattare qualcosa nella testa della bionda, che presa dal desiderio di spingere l'altra in una situazione che la costringesse a implorarla per avere di più, si gettò voracemente su uno dei suoi appetitosi seni.
«Nh~» Quel gemito uscì con precisione, nell'istante in cui la calda lingua di Haruka le avvolse il capezzolo.
Haruka ormai cominciava ad abituarsi a quei complimenti sottointesi che l'altra le stava regalando.
Decise dunque valesse la pena di continuare a godersi quel sapore che si stava rivelando così inaspettatamente coinvolgente.
Michiru si lasciò trasportare dal piacere che, i movimenti continui e decisi della lingua esperta di Haruka, le stava riservando.
Queste nuove sensazioni che le pervadevano l'anima per la prima volta, passando attraverso il suo corpo, le stavano regalando una nuova coscienza di sé.
Il calore del respiro ritmico, che a ogni movimento accompagnava la propagazione dei brividi intrisi di quell'emozione, le stava facendo accelerare il battito del cuore come mai prima d'ora.
Non riuscì a reprimere il desiderio di contatto con l'altra, e assecondò il suo capriccio con un gesto deciso, grazie al quale affondò le sue affusolate dita, tra le ciocche dorate.
Quest'improvviso atto, fece aprire gli occhi ad Haruka, che rivolse la sua attenzione al viso arrossato della ragazza, senza però smettere quanto stava facendo.
Sentiva che presto le avrebbe chiesto di più.
Nella sua mente si concatenarono gli eventi che, secondo lei, sarebbero stati la giusta scelta da seguire di lì in poi per giungere al prossimo 'traguardo'.
Convinta a seguire il suo progetto, morse con decisione, affondando i suoi denti nella porzione di pelle che circondava l'areola.
Di tutta risposta, Michiru si lasciò andare all'emozione, inarcando la schiena, al fine di avvicinarsi ancora di più al suo corpo.
La desiderava.
La desiderava con tutta se stessa.
Presa da un impeto di passione sfrenata, Michiru capovolse la situazione.
Con un rapido e fluido movimento, si avvinghiò all'altra, sbilanciandola sino a sbatterla, schiena a terra, sotto di sé.
«M-Michiru?-» Haruka, totalmente spiazzata da questa mossa non calcolata, tentò di dire la sua a riguardo, ma la ragazza di Nettuno decise che quello non era il momento per qualsivoglia replica.
La zittì con il profondo bacio, nel quale si permise di infondere tutti i suoi sentimenti, nella speranza di farne arrivare almeno una parte all'altra.
Ogni cellula del corpo di Michiru desiderava assaporare, nella sua interezza, il contatto intimo che, ora più che mai, era decisa a far suo.
«Se non sbaglio, ti avevo ordinato di spogliarti.» il sorriso di Michiru era tornato quello volpino di qualche minuto prima, ma il suo sguardo tradiva il fiume di emozioni che ne inebriava i sensi.
Haruka, ripresasi dal primo momento di confusione, sorrise a sua volta «Effettivamente...».
L'ironia che ora dava nuovamente colore ai loro scambi di battute, incitò Michiru a far scivolare di dosso la camicia aperta, che ancora le impediva di toccare la pelle nuda di Haruka.
Sorpresa ma allo stesso tempo incuriosita da tale smania, Haruka le facilitò il compito, sollevandosi da terra, facendo leva sui gomiti.
Michiru non perse tempo, e le disegnò con la lingua un percorso lungo il collo.
Haruka dovette concentrarsi per trattenere il sussulto che, il brivido scaturito da tale morbido contatto, le aveva provocato.
Le mani della bionda percorsero rapide la schiena della ragazza che ora le stava seduta sopra a cavalcioni.
Il tatto al contempo deciso e delicato dei suoi polpastrelli produsse in Michiru una nuova forma di piacere.
Haruka, compiaciuta da tale risposta, si sollevò a sedere, afferrando la ragazza di Nettuno per i glutei, ora scoperti dal vestito scostato, e accomodandosela sulla curva del basso ventre che si era venuta a formare nell'assunzione della nuova posizione portò la destra delle sue mani al viso dell'altra, scostandole dolcemente una ciocca acquamarina che le copriva la visuale degli splendidi occhi di Michiru.
Le due si osservarono per qualche istante, perse nell'impresa di concedersi di gustare a pieno quello scambio di sentimenti che si agitavano dentro ad entrambe.
Haruka non avrebbe mai pensato di potersi lasciar andare così con quella ragazza, ma gliene fu grata.
Michiru si concesse di prendere delicatamente il viso di Haruka tra le sue dita, e continuando a perdersi nella miriade di sfumature di colori che l'anima di quella ragazza lasciava trasparire dai suoi occhi, si decise a manifestare la sua ulteriore richiesta.
«Voglio di più.» La voce di Michiru fu la più delicata delle implorazioni.
Il sorriso di Haruka invece l'ennesima dimostrazione di resa. Quella ragazza aveva uno straordinario potere su di lei, e sarebbe stata grata di ringraziarla almeno per questo.
Con decisione ribaltò la situazione, riportò Michiru con la schiena sui cuscini, e le si strinse intensamente contro il ventre, quasi a volerla rassicurare che presto l'avrebbe soddisfatta.
Michiru non aspettava altro, ma non intendeva perdersi nemmeno una frazione di secondo dello sguardo dell'altra, e quindi l'abbracciò con salda delicatezza, portando i loro visi a quella poca distanza che tanto la rincuorava.
Senza distogliere gli occhi dalle iridi smeraldo, Michiru si concesse un'ultima parola, quasi a voler dare un ulteriore permesso. «Si...»
Non permise all'altra di replicare a parole, sigillandole nuovamente le labbra con un bacio, e lasciando che fosse il, sempre più incalzante, movimento dei loro corpi, stretti l'uno contro l'altro, a rispondere a quel desiderio.
Se prima aveva creduto di non riuscire a orientarsi tra la miriade di emozioni che stava provando, ora sapeva che quello non era che l'assaggio dell'estasi che ora si era totalmente impadronita del suo corpo, della sua mente e del suo cuore.
La sua voce risuonò chiara e soddisfatta nell'ultimo gemito che l'accompagnò al culmine del suo godimento... in quel momento Michiru si rese conto che avrebbe fatto di tutto pur di non sciogliersi dall'abbraccio con il quale ora si stringeva ad Haruka.
«Ti amo.»
Michiru non trattenne la sua confessione, nonostante si fosse ripromessa ed avesse garantito che non ci sarebbero state implicazioni sentimentali.
«Lo so...» Haruka aveva ancora il volto affondato tra i capelli dell'altra, proprio a fianco al suo orecchio «Michiru-»
La ragazza di Nettuno fece capire alla bionda che doveva sollevarsi, spingendole delicatamente le mani contro il petto, e guardandola nuovamente negli occhi la zittì «Lo so Haruka.»
Lo sguardo della guerriera di Urano in apprensione nei confronti della sincerità di quei sentimenti.
«Ho semplicemente voluto poterlo dire almeno una volta.» La voce di Michiru era serena, ed intenzionata a chiudere lì il discorso.
Haruka la osservò con uno sguardo di ringraziamento, ma senza riuscire a cancellare il rammarico che quella dichiarazione le aveva portato.
Michiru si concesse una pausa dal pensare, troppe emozioni si erano scatenate tutte insieme.
Haruka ora le stava sdraiata accanto, a fissare la bellezza quasi statuaria di quel viso dalle fattezze d'angelo che sereno pareva riposare.
Riaperti gli occhi, Michiru tornò a sfoderare il suo sorriso da volpe, voltandosi in direzione della bionda che, a tale segnale, capì fosse in arrivo la prossima provocazione.
Michiru si mise rapidamente a sedere sopra le cosce di Haruka e, ripetendo il movimento di 'passeggiata' con le dita, scese dalla fasciatura che ancora nascondeva il seno della bionda, sino al bottone che teneva chiusi i suoi pantaloni.
Haruka inarcò un sopracciglio, in attesa di capire cosa passasse per la mente dell'altra.
«Voglio di più.»
A quelle parole Haruka fu pervasa da un sentimento di condiscendenza... forse glielo doveva.
Si limitò a sorridere, restituendo lo sguardo di malizia che ora svettava su entrambe.

 

* * *


Haruka si stava rivestendo con calma, mentre Michiru ancora distesa la osservava per catturarne l'immagine e fissarsela bene nella memoria.
La biondina stava terminando di riposizionare la fascia, quando si accorse dello sguardo di Michiru dietro di lei.
«Posso affermare che la trattativa è andata in porto?» il tono sarcastico di Haruka divertiva sempre Michiru.
Sapeva che la biondina non svalutava quanto avevano appena condiviso paragonando il tutto ad un mero pagamento, ma sapeva anche che Haruka era fatta così.
«Sì, direi che posso ritenermi soddisfatta.» il delicato sorriso di Michiru rassicurò Haruka, che ora stava terminando di abbottonare la camicia.
Infilato l'anello, la guerriera di Urano si diresse verso il porticato.
«Tornerò appena posso, per il dipinto intendo...» Haruka non si voltò a guardare Michiru, ma si limitò a ruotare il capo quanto bastava per far sapere all'altra che le stava dedicando ancora la sua attenzione «Michiru... se anche lo volessimo... visto il nostro ruolo... visti i nostri incarichi...» la voce di Haruka suonò quasi strozzata «Lo sai che non potremo mai avere un futuro tutto nostro, vero?»
Michiru si lasciò cadere sui morbidi cuscini che le solleticavano la nuda pelle della schiena e, volgendo lo sguardo al tavolino poco più in là sul quale era appoggiato lo Specchio, si permise un ultimo sorriso prima di risponderle.
«Proprio tu parli a me di futuro?»
La nota sarcastica con cui condì quell'affermazione fece tranquillizzare Haruka, che sfoderato il suo sorriso soddisfatto, sollevò quindi la mano davanti a sé aprendo il luminoso varco multidimensionale nel quale sparì.
-Fine-
   
 
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