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Autore: MissChiara    14/08/2017    1 recensioni
Come si intuisce dal titolo, questa raccolta parla di Sousuke e Makoto, e di vari momenti della loro vita di coppia.
La raccolta parte dal presupposto che i due ragazzi stiano già insieme. Nonostante ciò, Sousuke è costantemente geloso dell'amicizia che lega Makoto ad Haruka, in quanto vede quest'ultimo come un possibile rivale in amore, o una persona che possa essere per Makoto più importante di lui.
Makoto compare sempre nei vari capitoli, ma in realtà è Sousuke il vero protagonista.
Come al solito ho esagerato con lo zucchero, e anche questa raccolta è a rischio diabete, ma tant'è. Non riesco proprio a perdere questa brutta abitudine!
(Seconda classificata al contest "Raccontatemi di loro..." indetto da tatsuei sul forum di efp. I capitoli partecipanti al contest sono quelli dall'1 al 12)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt (gentilmente suggerito da vongolaundicesimo): Rin, Haru, Sousuke, Makoto, Nagisa e Rei vanno sulle montagne russe, ma casualmente Makoto si ritrova seduto vicino a Haruka e Sousuke vicino a Rin.
 
In poche parole, un prompt da allarme rosso per la gelosia di Sousuke! XD
 
Rating: verde
 
 
 
 
«Ehi Haru, Makoto, siamo qui!»
 
Rin agitò nell’aria una mano per attirare l’attenzione dei due ragazzi che si stavano avvicinando tra i visitatori del parco dei divertimenti, già abbastanza numerosi nonostante il giorno feriale. Alla vista degli amici un largo sorriso comparve sul suo viso, in contrasto con l’espressione di Sousuke che, al solo pensiero che i due fossero arrivati insieme, si incupì più del solito.
Vedere Nanase al fianco di Makoto non aveva mai un bell’effetto su Sousuke; lo squadrò con freddezza quando si avvicinò, ricambiato da un’occhiata altrettanto torva, e lo salutò con indifferenza. Il suo sguardo si ammorbidì solo quando incrociò quello di Makoto; quest’ultimo gli stava sorridendo, quel sorriso che sapeva scioglierlo e che aveva aspettato per giorni, e – dio! – quanto avrebbe voluto stringere e baciare il suo ragazzo, in quel momento! A causa di studio e allenamenti non si vedevano da qualche tempo, e Sousuke avrebbe preferito di gran lunga trascorrere la giornata da solo insieme a lui. Invece, il destino aveva voluto che proprio per quel giorno Nagisa e Rei avessero proposto una rimpatriata al Luna Park. Sia Rin che Makoto erano sembrati entusiasti all’idea, così Sousuke non se l’era sentita di opporsi. Avrebbe volentieri  imbastito una scusa all’ultimo momento per non andare se non fosse stato che, poi, avrebbe passato tutto il tempo a tormentarsi di preoccupazione all’idea di non poter tenere d’occhio Nanase.
Ricambiò quindi il sorriso di Makoto, rimpiangendo di non poter fare di più; Rin era al corrente della loro relazione, e quasi sicuramente lo era Nanase – figuriamoci se quell’impiastro non era al corrente di vita, morte e miracoli di Makoto, pensò con invidia – ma la stessa cosa non si poteva dire di Rei e Nagisa. Purtroppo, per quel giorno avrebbe dovuto rimanere a distanza di sicurezza dal suo ragazzo, accontentandosi di parlargli e, magari, di prenderlo per mano quando sarebbero stati al sicuro da occhi indiscreti.
In quel momento il telefono di Rin squillò e, dopo una breve conversazione, il ragazzo informò gli altri.
 
«Andiamo all’entrata est, Nagisa mi ha appena detto che ci aspettano lì» disse, avviandosi per primo insieme ad Haruka.
 
Makoto e Sousuke rimasero leggermente indietro, e quest’ultimo ne approfittò per rubare all’altro un bacio a fior di labbra.
 
«Allora, come va?» chiese con un sorriso soddisfatto.
 
Makoto cominciò ad informarlo sul come procedeva lo studio e sui suoi progetti per il futuro. Erano tutte cose che Sousuke sapeva già – nel periodo di lontananza si erano scambiati centinaia di messaggi – ma sentirglielo raccontare di persona e ammirare l’entusiasmo che ci metteva faceva tutto un altro effetto; Sousuke sarebbe rimasto ad ascoltarlo per ore, mentre sentiva di amarlo più che mai. Questo non gli impedì allo stesso tempo di osservarlo bene al fine di scoprire eventuali segnali di violazione da parte di Nanase perpetrati da casa loro a lì; solo quando fu sicuro di non aver scorto nemmeno l’ombra di un succhiotto sulla pelle esposta di Makoto o un accenno di colpevolezza nei suoi occhi, si sentì più tranquillo.
 
«Haru-chan! Rin-chan!» urlò Nagisa da lontano sventolando le braccia, quando li vide.
 
Prima che Rei potesse trattenerlo, Nagisa li travolse entrambi con entusiasmo, per poi assalire Makoto subito dopo.
 
«Ma-ko-chaan!» esclamò cercando di abbracciarlo, anche se fu costretto a saltare per appenderglisi al collo. «Sei cresciuto ancora, non vale! E hai messo su ancora più muscoli. Quanto ti invidio!»
 
«Nagisa-kun, lo sviluppo, sia in termini di crescita in altezza che di massa muscolare, è un fattore individuale che segue tempi e modi diversi e non puoi generalizzarlo. E poi…»
 
E poi tu sei già bellissimo così, avrebbe voluto aggiungere Rei, ma ritenne più saggio tenerselo per sé, limitandosi a sospirare.
Del resto nessuno fece caso alla sua frase lasciata in sospeso, perché Nagisa era già intento ad attaccare Sousuke con lo stesso impeto che aveva già riservato agli altri tre, sebbene in una versione parecchio più edulcorata a causa della poca confidenza che aveva ancora con lui. Si limitò infatti a salutarlo calorosamente, appioppandogli tuttavia un informale “Sou-chan”, al quale Sousuke storse un po’ il naso.
 
«Vedrai, ti abituerai subito a Nagisa» rise Makoto. «Il problema verrà quando lui si abituerà a te!»
 
«Ehi, mi stai dando forse dell’orso?» esclamò Sousuke, passando un braccio intorno al collo di Makoto e avvicinandolo bruscamente a sé.
 
Approfittando di un momento di distrazione degli altri gli stampò un bacio sulla guancia, rischiando per un soffio di essere colto in flagrante da Rei. Si chiese seriamente se sarebbe stato davvero in grado di resistere dal baciare o abbracciare Makoto per tutta la serata.
 
«Bene, con cosa iniziamo?» chiese Rei, rivolgendosi al gruppo.
 
«Dalle bancarelle! Andiamo a comprare un onigiri! E un taiyaki! E una seppia! E un gelato!»
 
«Nagisa-kun, sei senza fondo! Hai appena mangiato un hamburger venendo qui, per non contare il milk-shake che hai preso alla stazione!»
 
Nagisa sbuffò.
 
«Allora iniziamo dalle montagne russe!» propose.
 
«Vuoi iniziare col botto, eh? Le montagne russe di questo parco sono famose per essere le più terrificanti di tutto il Giappone. D’accordo, ci sto!» esclamò Rin.
 
Haruka e Sousuke annuirono esprimendo il loro muto consenso.
 
«Anche per me va bene…» disse Makoto.
 
«Allora, che montagne russe siano!» concluse Rei, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
 
Mentre si avvicinavano all’attrazione principale del parco, Sousuke scrutò Makoto. Anche se il dorsista aveva acconsentito immediatamente, non gli era sembrato troppo deciso.
 
«Sei sicuro che vada tutto bene?»
 
«Sì, non ti preoccupare. È solo che quel tipo di giostra non è esattamente il mio forte» gli rispose Makoto con un sorriso incerto.
 
«Non sarebbe meglio iniziare con qualcos’altro, allora?»
 
«No, va bene così. Nagisa sembrava così eccitato… E poi, se comincio con quella, tutto il resto mi sembrerà una sciocchezza».
 
Sousuke non ritenne opportuno insistere – dopo tutto, si trattava solo di una giostra – ma non si sentì del tutto tranquillo. Ormai conosceva Makoto abbastanza bene da capire se c’era o no qualcosa che non andava. Lì nel parco c’erano decine di altre giostre con cui avrebbero potuto divertirsi. Per esempio…
Lo sguardo gli si posò sulla ruota panoramica; ecco, forse non era proprio il massimo dell’adrenalina, ma gli sarebbe piaciuto un sacco salirci con Makoto e guardare la città dall’alto, lassù, isolati da tutto e finalmente soli…
 
«Che fai, dormi? Sali o no?»
 
La voce di Rin lo apostrofò riportando la sua attenzione sul vagoncino a sei posti delle montagne russe, al quale nel frattempo erano giunti, e… OH, CAZZO!
Sousuke realizzò con orrore che, mentre era perso a fantasticare riguardo la ruota panoramica, gli altri erano già saliti sul vagoncino: Nagisa e Rei occupavano i due sedili iniziali e Makoto aveva preso posto in uno di quelli centrali, proprio accanto a Nanase!
Ormai era troppo tardi per cambiare posto, il vagoncino stava per partire e l’addetto aveva già chiuso le barre di sicurezza dei primi quattro posti; volente o nolente, Sousuke dovette sedersi nel posto successivo, accanto a Rin che, rosso in viso quasi quanto i suoi capelli per lo sforzo di trattenersi, cercò di simulare tutta l’indifferenza di cui era capace, ma quando incrociò lo sguardo rovente dell’altro non ce la fece più e scoppiò a ridere come un matto.
 
«Cosa c’è di tanto divertente?» chiese Haruka, voltandosi leggermente indietro verso di lui.
 
«Niente, niente, mi è venuta in mente una barzelletta sulle montagne russe, dopo te la racconto. A proposito, Haru, non senti caldo alla nuca?»
 
Haruka lo guardò dubbioso.
 
«Oggi sei strano, Rin» disse solo.
 
Intanto il vagoncino iniziò la sua marcia sulla rotaia, prendendo quota per affrontare la prima discesa al cardiopalma, e più saliva, più l’umore di Sousuke pareva peggiorare. Vedeva le mani di Makoto stringere spasmodicamente la barra dell’imbragatura di sicurezza; da lì dietro non poteva vederne il viso, ma era sicuro che non vi avrebbe letto niente di buono. Era sicuro che Makoto avesse acconsentito a salire sulla giostra solo per non deludere il ragazzino biondo; perché quel ragazzo doveva essere così altruista e non pensare mai a se stesso?
 
«Tranquillo, Makoto non è così fragile» lo rassicurò Rin. «E poi, piantala di essere geloso! Di che hai paura? Che da qui alla fine del giro Haru tenti di violentarlo?»
 
Sousuke grugnì, ma non poté nemmeno iniziare a esternare tutto il suo disappunto sotto forma di insulti pesanti perché il vagoncino si impennò e parve precipitare giù per la rotaia, mozzandogli il fiato. Da quel momento in poi, fu tutto un susseguirsi di avvitamenti, giri della morte e cadute libere. Il vagoncino affrontava il percorso a gran velocità, e Sousuke si sentiva mancare il respiro, per non parlare dello stato del suo stomaco. E Makoto, come doveva sentirsi?
Makoto… Makoto… stava urlando! A dire il vero stavano urlando tutti, probabilmente anche lui stesso, ma Sousuke registrò solo la voce del suo ragazzo: il suo ragazzo stava gridando e quel suono, alle sue orecchie,  pareva straziante! Aveva bisogno d’aiuto, e lui non poteva fare nulla, nemmeno avvicinarsi un po’ a causa dell’imbragatura che lo bloccava al proprio posto, mentre impazziva per l’ansia e per la sensazione di impotenza.
Però, qualcuno che poteva fare qualcosa c’era, a dire il vero.
Sousuke digrignò i denti, incapace di credere che avesse appena pensato sul serio di stare per chiedere aiuto a quell’essere.
Però, quale alternativa aveva?
Gli parve che fossero trascorsi minuti interi anziché frazioni di secondo, quando si decise finalmente a fare la scelta più dolorosa di tutta la sua vita e si mise a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo:
 
«Cazzo, Nanase, ma sei scemo o cosa? Abbraccialo, o tienilo per mano! Fai qualcosa, cristo, qualsiasi cosa! Non lo senti?!»
 
A quelle parole, Rin smise di urlare e rimase in silenzio per un secondo, incredulo. Poi esplose in una risata irrefrenabile, e seguitò a sbellicarsi fino alla fine del giro. Quando finalmente il vagoncino si arrestò e l’addetto li liberò dall’imbragatura di sicurezza, aveva le lacrime agli occhi e gli faceva male la pancia, ma ancora non riusciva a calmarsi del tutto. Ogni volta in cui credeva di aver ripreso il controllo pensava a Sousuke che gridava come un invasato a Haru di abbracciare Makoto e ricominciava a ridere a crepapelle.
Sousuke invece si sentiva malissimo. Vuoi per la giostra, vuoi per quello che era appena successo, o per tutte e due le cose insieme, aveva lo stomaco in subbuglio e si sentiva sull’orlo di vomitare.
 
«Hai finito?» riuscì comunque a ringhiare a Rin.
 
«Tu comincia a toglierti quell’espressione truce dalla faccia, e io provo a smettere di ridere. Se continuo a vederti così incazzato per una scemenza del genere, non ci riuscirò mai».
 
«Scemenza, hai detto?! L’hai visto, in che stato era Makoto! Cosa avrei dovuto fare?»
 
«Io ho visto solo che si stava godendo il giro in giostra come tutti noi. È un divertimento fatto di adrenalina, è normale che ci si metta a gridare. Il resto l’hai fatto tutto tu. Però… metterti addirittura a istigare Haru ad abbracciarlo… oh, dio, Sousuke… AH, AH, AH!»
 
«Yamazaki, prima potevi urlare finché volevi, ma ero immobilizzato quanto te e non sarei riuscito nemmeno a staccarmi dallo schienale. Come pensavi che avrei potuto anche solo sollevare un braccio? Avresti dovuto arrivarci da solo».
 
Sousuke, accosciato sulle ginocchia per resistere ai conati, sollevò lo sguardo incontrando gli occhi blu di Haruka. Gli avrebbe tirato volentieri un diretto sui denti, così, tanto per sfogare la tensione, se solo fosse riuscito ad alzarsi.
Nel frattempo, scorse Makoto poco più in là che conversava allegramente con Nagisa e Rei, stiracchiandosi soddisfatto.
 
«Abbiamo fatto bene a cominciare con quella, è stato davvero divertente. Perché non facciamo un altro giro, più tardi?» disse.
 
A quelle parole, Sousuke evitò di guardare direttamente Rin; non avrebbe sopportato il suo sorrisetto saccente, e di sicuro non gli avrebbe dato la soddisfazione di ammettere che si era preoccupato per niente.
Si voltò invece nuovamente nella direzione del suo ragazzo; aveva bisogno di accertarsi che stesse davvero bene e, in barba a tutti gli scrupoli che si era fatto all’inizio, aveva assolutamente bisogno di stabilire un contatto fisico con lui, anche minimo. Sarebbe andato bene anche solo tenerlo per mano per un attimo, o fargli una breve carezza. Ma non poté fare nulla di tutto questo, perché improvvisamente la voglia di vomitare si fece impellente e dovette correre in fretta verso la toilette. Fece solo in tempo a vedere Nagisa che trascinava via Makoto.
 
«Mako-chan, c’è il tiro a segno! L’altra volta Haru-chan mi ha regalato il pupazzo di Iwatobi-chan, chissà se questa volta riesce a vincere Samezuka-chan? Vieni, vieni a vedere! E magari ci fermiamo anche al banchetto dello zucchero filato!»
 
Quando Sousuke uscì dalla toilette, bianco come un cencio e ancora traballante, Rin lo stava aspettando fuori con una bibita in mano.
 
«Tieni, così ti tiri su» gli disse.
 
«Grazie. Dio, quanto odio vomitare!»
 
«Lo so. A proposito, com’è che non sei corso dietro a Makoto quando Nagisa l’ha trascinato via? Dopo quello che è successo sulla giostra, credevo che avresti preferito svenire tra qui e il tiro a segno, piuttosto che rinunciare a inseguirlo. Sei geloso di Haru, ma di Nagisa che ti ha appena portato via il tuo ragazzo no?»
 
Sousuke ci pensò un po’ su. In effetti, l’atteggiamento del ragazzo biondo non l’aveva urtato minimamente, né quando aveva preso Makoto per entrambi i polsi, né quando lo aveva spinto per il fondoschiena. Se avesse visto Nanase fare la stessa cosa, sarebbe sicuramente esploso.
 
«Nagisa non mi dà fastidio perché non ha doppi fini. Anche se non lo conosco bene, da quel poco che ho potuto vedere è solo molto espansivo… e poi a lui interessa Rei».
 
Rin alzò un sopracciglio.
 
«E tu che ne sai?»
 
«Non ne sono sicuro, però ho visto che Rei ha provato a passargli un braccio sulle spalle e lui non si è tirato indietro».
 
«Quindi, se vedessi Haru passarmi un braccio sulle spalle o tenermi per mano crollerebbero tutti i tuoi sospetti? Ti basta questo?»
 
Sousuke ci mise qualche secondo per capire il vero significato delle parole dell’amico.
 
«Aspetta un momento! Quindi tu… lui… voi… cioè… Bastardo! Perché non me l’hai detto prima?! Sono o no il tuo migliore amico?»
 
Rin rise ancora, brevemente, ma stavolta la sua risata non aveva la più pallida ombra di scherno; era la manifestazione spontanea della felicità di una persona innamorata e ricambiata. A Sousuke parve che l’amico fosse perfino leggermente arrossito.
 
«Stiamo insieme da neanche due settimane, non è nemmeno detto che durerà. A dire il vero, sto ancora cercando di capire cos’è esattamente quello che provo. Haru è una tale testa dura… e a volte è difficile da capire. In quei momenti invidio Makoto, che invece lo conosce così bene».
 
«Avresti dovuto dirmelo lo stesso» borbottò Sousuke.
 
«Hai ragione, scusa. Ma era troppo divertente vedere le tue scenate di gelosia!»
 
Questa volta Rin rise di gusto, e Sousuke non gli rispose ma lo guardò male, che equivaleva a dire peggio del solito.
 
«Allora? Adesso che sai che Haru non ha strane mire su Makoto ti senti un po’ meglio?» lo punzecchiò Rin.
 
Sousuke parve ponderare ciò che aveva appena appreso. La sua espressione si era notevolmente rilassata, ma sembrò ancora non del tutto convinto.
 
«Se mi sento meglio? Non so… Comincio a rendermi conto che prendermela con Nanase forse era solo un pretesto, una scusa per non affrontare ciò che mi fa veramente paura… Sì, perché ho paura. Paura che qualcuno possa scoprire quanto è meraviglioso Makoto, qualcuno che possa un giorno baciare le sue labbra, uomo o donna che sia. Qualcuno che prenda il mio posto. Qualcuno che rubi il suo cuore. Ho una paura fottuta».
 
Rin sospirò profondamente.
 
«Hai davvero perso la testa per lui, eh? Però, non credi che questa tua eccessiva gelosia stia anche limitando la sua libertà? Sai, Haru mi ha detto che ultimamente Makoto evita di incontrarsi con lui, perché ha capito benissimo che tu ci resti male. In pratica, gli stai vietando di vedere il suo migliore amico. Io credo che dovresti dargli più fiducia. Makoto non è una persona superficiale, si preoccupa sempre dei sentimenti degli altri. Se ha deciso di stare insieme a te, di certo non ha preso la vostra relazione alla leggera. Non hai bisogno di tenergli sempre gli occhi puntati addosso».
 
«So che tipo di persona è Makoto, è degli altri che non mi fido!»
 
«Non cambia nulla, è come dire che non credi in lui. Ti comporti come se pensassi che, se non fossi tu a tenerlo legato a te, lui ti tradirebbe o se ne andrebbe. Se è questo che credi, se hai un’opinione così misera della sua capacità di amare, beh, allora spero che Makoto lo capisca in fretta e trovi presto una persona che lo rispetti molto più di te». 
 
Sousuke lo afferrò per la maglietta in un impeto di rabbia, ma subito dopo la sua presa perse forza e si allentò finché la mano non ricadde lungo il fianco.
 
«Credi davvero che gli stia facendo involontariamente del male?» chiese, abbassando lo sguardo a terra e stringendo i pugni.
 
Rin sbuffò, poi sorrise.
 
«No, non la metterei in questi termini. Credo però che, se solo capissi che con lui non hai motivo di essere geloso, allora sì che vivresti la vostra relazione fino in fondo. E in maniera molto più appagante».
 
«Oh, guarda chi arriva!» esclamò poi, vedendo avvicinarsi proprio Makoto. «Vi lascio soli. Magari prova a parlargli».
 
Rin si incamminò per raggiungere gli altri al tiro a segno. Quando incrociò Makoto gli parlò brevemente all’orecchio, poi lo salutò con una pacca sulla spalla e si allontanò.
 
«Cosa ti ha detto Rin?» chiese Sousuke quando Makoto gli si fu avvicinato abbastanza.
 
«Che devo trattarti bene perché sei un po’ scosso. E che hai vomitato» gli rispose l’altro.
 
«Questo poteva evitarlo…»
 
«Stai meglio? Scusami, Nagisa mi ha trascinato via prima che potessi rendermi conto che non ti sentivi bene».
 
Makoto gli si avvicinò ulteriormente e lo abbracciò senza pensarci due volte. Sousuke si irrigidì: quello che lui avrebbe voluto fare fin dal primo momento in cui si erano rivisti, Makoto lo aveva fatto ora spontaneamente, in modo del tutto naturale.
 
«Scusami» ripeté Makoto, «stavi male e io non ero con te».
 
Sousuke ricambiò l’abbraccio, stringendo maggiormente il suo ragazzo e posandogli un bacio sulla fronte. Ripensò alle parole di Rin e si sentì più stupido che mai; il suo amico aveva ragione, la gelosia gli aveva impedito di vedere fino a quel momento quanto Makoto lo amasse e tenesse a lui.
 
«Sto meglio, davvero. Scusami tu, per tutto».
 
Probabilmente Makoto non avrebbe capito per cosa si scusava, ma Sousuke sentì che glielo doveva lo stesso.
 
«Vuoi sederti un po’?» gli chiese l’altro, indicando una panchina.
 
Sousuke si perse per un attimo negli occhi verdi e premurosi del suo ragazzo, quell’angelo che lui, per tutto ringraziamento, stava costringendo a stare chiuso in una gabbia, e gli venne un’illuminazione.
 
«Sì, ma non lì. Vieni!»
 
Senza dare ulteriori spiegazioni, Sousuke prese Makoto per mano e lo condusse verso la ruota panoramica. Era tanto impaziente che percorsero l’ultimo tratto correndo.
 
«Sou, ma cosa…» iniziò Makoto, cercando di riprendere fiato quando si fermarono ai piedi della ruota.
 
«Prego, sali» gli disse Sousuke, tenendogli aperto lo sportello della cabina rotonda.
 
Makoto non gli chiese altro e ubbidì, seguito da Sousuke. La cabina cominciò a muoversi lentamente, regalando loro porzioni di panorama sempre più vaste a mano a mano che si sollevava verso il cielo rosato del tramonto.
Sousuke si sedette accanto a Makoto; solo in quel momento si rese conto che si stavano tenendo ancora per mano.
 
«Oggi sei venuto qui con… cough… Haruka, vero?» cominciò a dire.
 
Makoto notò lo sforzo con cui aveva pronunciato il nome del freestyler e rise brevemente.
 
«Sì. Era da parecchio che non ci vedevamo. Mi ha fatto piacere scambiare due chiacchiere con lui».
 
«Dovreste vedervi più spesso, invece. È un tuo amico, no?»
 
Sousuke sperò che le sue parole non fossero sembrate troppo false, perché dio solo sapeva quanto gli erano costate e non le avrebbe ripetute per nulla al mondo.
Makoto lo guardò meravigliato. Ci mise qualche secondo, prima di rispondere.
 
«Credevo che… No, niente. Hai ragione, lo farò».
 
Sousuke sollevò lo sguardo su di lui. Fino a quel momento non aveva osato farlo, tenendo gli occhi ostinatamente fissi sulle loro mani unite, con il cuore schiacciato sotto il peso di ciò che aveva appena detto.
Però, quel che vide lo lasciò senza fiato: Makoto stava sorridendo, il sorriso più caldo e dolce che avesse mai visto e che, sommato ai raggi del tramonto in controluce, creava una visione perfetta. Sousuke non l’aveva mai visto così bello: sembrava così felice! Sollevò la mano libera per accarezzargli una guancia e lo avvicinò a sé, unendosi a lui in un bacio lungo e intenso. Pensò fugacemente che, se non si fossero separati entro pochi minuti, probabilmente l’addetto alla giostra li avrebbe beccati così alla fine del giro, ma subito dopo pensò anche che, tuttavia, non gliene importava una benemerita mazza. In quel momento la sua mente era focalizzata su ben altro: le labbra di Makoto, che avrebbero dovuto essere classificate di diritto come ottava meraviglia del mondo.
 
Breve epilogo:
 
«Rei-chan, ciaooo! Ci vediamo domani!»
 
Rei guardò dal finestrino del treno Nagisa che sventolava allegramente la mano libera. L’altra era occupata da un enorme batuffolo di zucchero filato. Lo zucchero filato che lui gli aveva comprato – insieme a centomila altri dolci – quel giorno, dando fondo agli ultimi risparmi. Ancora grazie se gli erano rimasti pochi spiccioli per il biglietto di ritorno. Sorrise fra sé: era ben poca cosa, pur di poter ammirare il viso felice del suo sole.
 
 
 
 
 
 
Il mio angolino
Grazie di nuovo a chi mi sta fornendo spunti per questa raccolta ^^  Farò tesoro dei vostri suggerimenti, e prima o poi cercherò di realizzarli in concreto. Tuttavia, per ora questa raccolta si ferma. Aggiungerò dei pezzi quando mi gira, però vorrei dedicarmi in prima battuta a una long che langue da parecchio tempo, e alla quale tengo molto. Spero che capirete… e che tornerete a leggere le storie su Sou e Mako, quando riprenderanno ^^ Nel frattempo, se volete suggerirmi altri spunti li archivierò per dopo.
Ma torniamo a questo capitolo: quanto ho letto il prompt, ho pensato che fosse troppo bello per non scriverci qualcosa su! All’inizio doveva essere una storia comica, purtroppo poi sono partita per la tangente, facendo fare a Sousuke tutte quelle pippe mentali, ma va beh…  Avevo anche pensato di far infuriare sul serio Sousuke, ma poi ho abbandonato l’idea, anche perché ne andava dell’incolumità di Haru (anche se non è che mi sarebbe dispiaciuto molto, eh! Insomma, si è capito o no che mi sta sui gomiti?!)
La scemata finale su Rei e Nagisa non so da dove sia saltata fuori, ma mi andava di scriverla e l’ho fatto.
Infine, una delle frasi di Sousuke è ispirata alla citazione che trovate qui . L’ho letta e me ne sono innamorata!
   
 
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