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Autore: DAlessiana    14/08/2017    3 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Esme, te lo ripeto, sono bloccato a lavoro. Non posso andare alla scuola dei ragazzi, non te lo chiederei se potessi andarci io.” Il dottor Cullen, indaffarato tra un paziente e l’altro, aveva ricevuto un messaggio dalla preside delle scuola elementare di Forks, che chiedeva di parlare con un genitore per il comportamento di Jasper. Carlisle aveva dovuto rileggere il messaggio più di una volta prima di realizzare che fosse vero. C’era scritto proprio Jasper, non era uno sbaglio. Mille dubbi avevano affiorato la sua mente e si stava già togliendo il camice per correre alla sua auto, quando le porte del pronto soccorso si spalancarono mostrando un ragazzo zuppo di sangue dalla testa ai piedi e la gamba destra posizionata in un modo che dava i brividi al solo vederla. Il paziente non urlava né gesticolava in modo assurdo solo perché i paramedici l’avevano imbottito di antidolorifici.
“Dottor Cullen! Trauma 1!” aveva urlato la capo infermiera, colei a cui era affidato il compito di smistare i vari feriti in arrivo e assegnarli ai rispettivi medici di turno.
Carlisle, sospirò e, una volta stabilizzato il paziente, per quanto potesse, in attesa della preparazione della sala operatoria, chiamò la moglie per avvisarla.
“Carlisle, non me lo devi neanche chiedere. Lo so che se avessi avuto la possibilità ci saresti andato tu. Dammi il tempo di vestirmi e scendo subito” la voce di Esme era dolce e tranquilla come sempre, nonostante l’ultimo ciclo di chemio l’avesse mandata al tappeto, facendola crollare in un sonno profondo lungo quasi sedici ore. Nonostante la consapevolezza che quello era stato davvero l’ultimo ciclo di chemio, che non c’era più nessuna speranza, che la sua vita andava sempre di più a scontrarsi con la fine.
“Sei sicura di farcela? Posso chiamare la preside e dirle che passo io nel pomeriggio, non credo che sia così urgente.” Aveva proposto Carlisle, ma sapeva che la moglie avrebbe rifiutato senza ammettere altri tentativi di confinarla in casa quando uno dei suoi figli aveva bisogno di lei.
“Non ci pensare nemmeno. Posso farcela eccome, voglio essere presente per i miei figli per il tempo che mi rimane e non me starò chiusa in casa quando Jasper ha bisogno di me!” come sospettava, il tono di Esme era stato categorico. L’uomo socchiuse gli occhi e poté vedere davanti a lui la figura della moglie, distesa sul divano con il telefono in una mano e l’altra che cercava di versarsi un po’ di caffè, ormai neanche la caffeina la rigenerava più come prima.
“Okay, spero di essere a casa in tempo per la cena. Il ragazzo è in condizioni pessime. Ti amo” aveva cambiato argomento, cercando la normalità delle telefonate di un tempo, quelle in cui chiamava la sua amata solo per dirle che sentiva la sua mancanza e lei gli chiedeva quando sarebbe tornato a casa.
“Ti amo anch’io e so che lo salverai, sei il migliore!” aveva esclamato Esme poco prima di riattaccare, ritornando anche lei alla quotidianità di un tempo.
“Riesco a salvare molte persone, ma non te. Non sono il migliore, per niente.” aveva sussurrato un Carlisle distrutto ad un telefono staccato.


Il dottor Carlisle Cullen se ne stava in piedi davanti alla parate a vetro che lo separava dai suoi figli, godendosi quell’attimo di tranquillità. Se non fosse per il contesto, la scena che aveva davanti agli occhi sarebbe potuta risultare anche tenera: Edward si era addormentato appoggiando la testa sulle mani di lui e Jasper strette, nella stessa posizione in cui ore prima aveva pianto fino a finire le lacrime. Jasper sembrava sereno, come se stesse facendo il miglior sonno ristoratore di tutta la sua intera vita e, anche solo per un alcuni minuti, Carlisle si convinse che fosse così perché aveva bisogno di crederci, di riprendere fiato, di fermare per un attimo quel vortice che stava risucchiando tutte le sue energie.
“Stanno così da poco più di un’ora. Ero venuta per stare un po’ vicino ad Edward, ma si era già appisolato e non ho voluto svegliarlo…sono così teneri.” La voce di Bella lo riportò alla realtà e fece ripartire tutto, compreso il vortice che se ne stava tranquillo e indisturbato all’interno del suo corpo.
Carlisle la guardò e sorrise, non avevano mai parlato molto, solo durante qualche cena eppure era stata la sola della famiglia Swan che si era resa conto che anche i Cullen stavano soffrendo, e non solo per quanto riguardava Edward. Lo aveva abbracciato di slancio quella mattina, come se fosse la cosa più naturale del mondo e allora aveva per un attimo compreso quanto fossero vere le parole di suo figlio quando parlava di Bella e non il frutto di un ragazzo troppo innamorato.
“Alice sta bene, se continua così entro venerdì potrò anche dimetterla.” Disse Carlisle, senza tradire il tono professionale e distaccato. Alice si era svegliata dopo qualche ora e, prima di ogni cosa, aveva chiesto di Jasper, scoppiando in lacrime una volta che il dottore le aveva raccontato le sue condizioni.
“Grazie a lei. Non so come ha fatto a trattenersi dal mandare a quel paese mia madre, a volte è così irritante.” Replicò Bella, legandosi i capelli in una coda bassa. Carlisle la guardò e rise leggermente, chissà se Renée sapeva che cosa la figlia pensasse realmente di lei.
“Ho avuto a che fare con parenti più complicati di lei” ribatté il medico, il vero problema, il più delle volte, non sono i pazienti.
“Ora capisco perché ha una pazienza infinita. Io un giorno in casa mia ed è già tanto se non ci litigo, ultimamente è fissata su questa storia di Jasper ed Alice, la sua ossessione. Spero proprio che questo spavento e la lettera di Alice le faccia cambiare idea!” esclamò una Bella esasperata, toccandosi i capelli con fare nervoso. Carlisle era al corrente di tutto, Edward gli aveva fatto un reso conto completo come lui aveva preteso una volta saliti in auto e, di conseguenza, non si ritrovò sorpreso dalla notizia che l’idea di scappare fosse venuta ad Alice.
“Lo spero anch’io, non voglio di certo che mio figlio corra altri pericoli.” Pensò ad alta voce e dopo l’espressione intimorita di Bella si affrettò ad aggiungere che non aveva la minima intenzione di impedire la storia tra Jasper ed Alice, voleva solo che il figlio fosse felice senza dover per forza finire in ospedale.
“Stia tranquillo, se tutto questo non le farà cambiare idea, ci penseremo io e mio padre. Dovrebbe entrare, la mano sinistra di Jasper è libera.” Disse Bella, prima di sparire oltre la porta scorrevole che separava il reparto di terapia intensiva con il resto dell’ospedale, rivolgendo al medico un dolce sorriso.
Carlisle prese un grosso respiro e, facendo il minor rumore possibile, entrò nella stanza posizionandosi dal lato opposto dove si trovava Edward, per stringere la mano sinistra del suo piccolo eroe.
Fu un attimo che durò una frazione di secondi, ma lo sentì e, a giudicare dal fatto che Edward si fosse svegliato di sopprassalto, non l’aveva sentito solo lui. Jasper aveva ricambiato la stretta delle loro mani, seppur debolmente.
“Edward? Papà?” fu la melodia più dolce che le orecchie dei due presenti avessero mai udito, la voce debole più di un sussurro di Jasper che pronunciava i loro nomi.
Per la prima volta, dopo anni, Carlisle si lasciò andare, si tolse l’armatura che per troppo tempo aveva indossato, si lasciò trasportare da quei sentimenti che in anni di lavoro aveva imparato a nascondere, per la prima volta il dottor Carlisle Cullen si concesse di far vincere le lacrime e pianse, pianse perché era stato forte per troppo tempo.



-Eccomi tornata. So che non ho scuse per un ritardo di quasi quattro mesi, ma tra la maturità, la settimana di completo relax che mi sono concessa insieme alle mie amiche…insomma il tempo è volato senza che io me ne rendessi conto. Spero che ci sia ancora qualcuno a leggere questa storia, perché, nonostante i vari impegni che ho avuto e che avrò, non ho la minima intenzione di lasciarla incompiuta. Spero anche che il capitolo vi sia piaciuto e che i flashback vi abbiano conquistato, perché io li sto amando.
Grazie a tutti quelli che sono ancora qui e che mi hanno aspettato, a chiunque leggerà questo capitolo e lascerà una recensione…aspetto con ansia le vostre opinioni.
Alla prossima! <3

 
  
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