Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Altair13Sirio    15/08/2017    3 recensioni
***ATTENZIONE SPOILER MANGA***
"Sai, la tua determinazione mi ricorda una storia... Narra di quando i Giganti raggiunsero l'ultima città rimasta ancora in piedi nel regno di Mahle e come questi furono respinti da un semplice bambino armato di una fionda. Un bambino solo, con una fionda! E’ una storiella per bambini, una favola... Ma l'essenza del racconto rimane: Mahle è superiore agli sporchi Giganti di Eldia, e il popolo di Eldia deve essere sottomesso a Mahle! La tua determinazione mi ricorda tanto quel bambino del racconto..."
In una mattina grigia e coperta dalle nubi, due vecchi amici si incontreranno inaspettatamente sul campo di battaglia. In questo scontro alcuni lotteranno per la propria vita e la patria, altri per espiare le proprie colpe; qualcuno lotterà per l'amicizia e l'amore, qualcun altro perché non ha scelta.
"Non farmi pentire di aver fatto quella promessa!"
Il nemico dell'umanità e un eroe improbabile... La battaglia per la difesa dell'umanità e la rivincita contro secoli di persecuzioni... Il futuro del mondo intero...
"Non mi aspettavo di vedere proprio te, tra tutti quanti..."
Tutto sarà deciso da una casualità.
"Non importa come, io tornerò da lei!"
Genere: Angst, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Conny Springer, Jean Kirshtein, Levi Ackerman, Reiner Braun, Sasha Braus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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La luce del sole entrava dalle ampie finestre dell’infermeria e gli uccellini cantavano lieti fuori da quelle mura in cui la vita correva senza un attimo di tregua, dove i malati venivano accolti e i feriti assistiti. C’era stato un grande fermento negli ultimi giorni, dopo l’attacco all’avamposto Gloria e gli incalcolabili costi in termini umani che la difesa aveva richiesto, ma ora le cose andavano meglio; in un posto come quello, dove la gente avrebbe dovuto essere più tetra e triste, volavano molti più sorrisi e risate che si potesse immaginare.
Era una bella giornata, fresca e ventilata, con un sole splendente che avrebbe permesso ore e ore di lavoro instancabile fino al suo declino, ma Connie non si sentiva affatto bene quando nella sua stanza entrarono i suoi compagni di squadra, guidati dal capitano Levi e dal comandante Hanji. Non appena si era svegliato, dopo tre giorni passati a dormire ininterrottamente in bilico tra la vita e la morte, le persone che si stavano occupando di lui erano subito corse a chiamare gli ufficiali per metterli al corrente della situazione; sembrava che volessero fargli molte domande, ma anche Connie da parte sua aveva tantissimi quesiti da rivolgere ai suoi commilitoni.
Con il volto gonfio e contuso, un occhio nero che sembrava essere sproporzionato rispetto all’altro e il corpo ricoperto di bende, incapace di mettersi a sedere senza l’aiuto di qualcuno, Connie vide sfilare davanti al suo letto un plotone di gente in divisa e mantello della Legione Esplorativa con a capo Hanji, stranamente di buon umore quel giorno. Dietro di lei c’era Levi, impeccabile come sempre, con il suo solito sguardo di ghiaccio che congelava qualunque cosa su cui si posasse. E poi dietro di lui c’era il resto della squadra: Eren seguito da Mikasa e Armin, Jean subito dopo di loro e Sasha a chiudere la fila, visibilmente preoccupata per le condizioni del suo amico ma sollevata dal vederlo finalmente cosciente.
Connie assunse la posa di saluto dell’esercito, anche se sul suo letto di infermeria; il comandate mostrò di apprezzare molto quel suo gesto, ma gli disse di lasciar perdere le formalità e Connie poté tornare a riposo. Quel saluto gli aveva salvato la vita in un certo senso, quindi era più che lieto di assumere quella posa ogni volta che fosse necessario, anche se il suo corpo era talmente affaticato da non riuscire ad eseguirla tanto bene.
<< Dal rapporto di chi ti ha trovato, ovvero la recluta Briest Eleonore, avevi perso i sensi in uno spiazzo pieno di macerie, in mezzo a una pozza di sangue tuo e con una spada conficcata nel fianco. C’erano i segni di un combattimento con un Gigante in zona, ma dalle ferite che hai riportato si può escludere che sia stato quello a metterti in queste condizioni… >> Disse con calma il comandante Hanji leggendo una lettera che doveva essere il rapporto della ragazza che aveva ritrovato Connie, la giovane recluta della squadra di Jean; quindi alla fine anche lei era sopravvissuta alla battaglia… Hanji Abbassò il foglio di carta che reggeva di fronte a sé e volse lo sguardo al ragazzo nel letto. << Puoi raccontarci cosa è successo? >>
Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su Connie. Il ragazzo non avrebbe voluto trovarsi lì in quel momento, provava una tale vergogna per aver disobbedito agli ordini del capitano ed essersi allontanato da solo che non sapeva come cominciare; era stata una grande sorpresa, poi, scoprire che non fosse stato ritrovato il corpo del Gigante Corazzato nei pressi del luogo del suo ritrovamento, come invece avrebbe dovuto essere. << Ero da solo? >> Chiese stupito. << Non c’era nessun altro? >>
Hanji rilesse di sfuggita il rapporto che le era stato consegnato e rispose:<< No. Sei sorpreso? >>
Gli occhi di Connie non riuscirono più a focalizzare le figure davanti a lui e per un po’ il ragazzo si perse d’aria; credeva che Reiner fosse già morto, quando lui aveva perso i sensi quella mattina. Adesso veniva fuori che il Guerriero era sparito e che nessun altro lo avesse visto?
<< Comandante, le racconterò tutto quanto della vicenda, ma confido che vorrà ascoltare fino alla fine e che, una volta concluso il mio racconto, non decida di rinchiudermi per dubbi sulla mia sanità mentale. >> Spiegò Connie un po’ intimorito da quel pubblico di gente che improvvisamente si era fatto molto curioso e intimidatorio. Cercò di mettersi a sedere su un lato del letto, ma non ci riuscì e dovette rassegnarsi a restare sdraiato al centro del letto.
Hanji lo fissò con occhi dubbiosi; la sua curiosità le avrebbe fatto sicuramente decidere di ascoltare fino in fondo le parole di Connie, ma era anche ovvio come dovesse soppesare molto attentamente la decisione di considerare o no pazzo il soldato. Bisognava ricordare che era reduce da un evento traumatico, aveva visto la morte in faccia qualunque fosse stato il motivo che lo aveva portato al limite, e avrebbe anche potuto ricordare qualcosa di diverso da quello che era realmente accaduto.
Gli occhi degli amici di Connie andavano da una parte all’altra, guizzando dal ragazzo nel letto al loro comandante, nervosi su quale potesse essere la decisione di Hanji. Lei se ne stava in silenzio, con uno strano cipiglio dubbioso dipinto in volto, e alla fine parlò inspirando profondamente:<< Va bene, Connie. Parla pure e cercherò di seguirti fino in fondo. >>
Nessuno lì aveva idea di quale fosse il tema del racconto di Connie, nessuno poteva aspettarsi cosa avesse veramente vissuto il ragazzo quella mattina dell’assalto, ma tutti speravano che si trattasse di qualcosa di credibile. Persino Connie adesso credeva di non essere più tanto sicuro di ciò che aveva visto.
<< Molto bene… >> Cominciò a parlare, tremante e con voce incerta. Prima di tutto, Connie descrisse brevemente la situazione precedente al suo allontanamento dal gruppo, raccontando di come lui e Sasha si fossero appena riuniti al capitano Levi e a Jean e stessero quindi andando ad affrontare il Gigante Bestiale. Il piano era di difendere Levi mentre lui affrontava il Gigante da solo, proteggendo il perimetro della zona dello scontro; Connie però era stato attirato da qualcosa stranamente familiare lungo la via verso il luogo dove si trovava il Bestiale, e a questo punto aveva deciso di inventare una scusa a Sasha per convincerla a dividersi e lasciarlo andare a inseguire quel “qualcosa” che aveva attirato la sua attenzione di sfuggita.
<< Scusami, Sasha… >> Mormorò rammaricato voltandosi a guardare la ragazza allibita, che fino a quel momento aveva veramente creduto che lui fosse stato in buona fede per tutto il tempo. << Ti ho mentito. >> Probabilmente, se fossero stati da soli, la ragazza lo avrebbe riempito di botte per aver fatto qualcosa di così stupido, ma per il momento rimase a fissarlo con i suoi occhi spalancati, confusa.
<< Va’ avanti, penserai dopo a farti perdonare. >> Rispose schietto il capitano Levi, dall’aria leggermente stizzita a causa dell’insubordinazione di Connie.
Il ragazzo annuì e continuò:<< Effettivamente è come dite voi, uno scontro con un Gigante c’è stato proprio in quella zona dove mi avete trovato… Però sono riuscito a sbarazzarmene senza problemi, uscendone indenne. Il problema è arrivato dopo, quando ho eliminato il mostro. >>
<< Ne sono arrivati altri? >> Chiese Hanji, il riflesso sulle sue lenti che le dava una strana espressione indecifrabile, con il suo unico occhio nascosto sotto la luce proveniente dalle finestre.
Connie si voltò spaesato. << No, no… Non sono arrivati altri Giganti. >> Rispose subito scuotendo la testa.
<< E allora che cosa ti ha ridotto così? >> Chiese Levi con le braccia incrociate al petto, il suo solito sguardo truce puntato proprio sul ragazzo.
Eccolo lì, quel momento era arrivato: avrebbe dovuto rivelare a tutti chi era stato a portarlo in fin di vita quella mattina e non sapeva nemmeno se gli avrebbero creduto. A dire il vero, non era quello a preoccuparlo: Connie aveva più paura di pronunciare il nome di quella persona, che di ricevere un trattamento da pazzo per le sue dichiarazioni; era come se adesso non fosse più capace di pensare a lui come nient’altro se non una persona che non voleva più vedere. Un blocco alla gola gli impediva di parlare e molti nella stanza notarono l’aumentare improvviso della sua sudorazione; fu una voce a fargli ritrovare la calma: Sasha lo chiamò facendo un passo nella sua direzione e gli rivolse uno sguardo preoccupato. Di cosa era preoccupata? Le sue condizioni la preoccupavano, oppure si trattava della sua improvvisa indecisione? Perché Connie non riusciva a pronunciare quel nome, proprio in quel momento? In un attimo, grazie a uno sguardo, Connie ricordò che cosa lo avesse spinto a rimanere in vita fino a quel momento e ricordò allo stesso tempo della decisione che aveva preso durante la sua battaglia, di non pensare più al Guerriero come un vecchio amico, ma come un traditore nemico, e tutto tornò ad essere chiaro.
<< E’ stato Reiner Braun, signore. >> Pronunciò con tonò forte, mostrando i suoi occhi sicuri e fissi sugli occhi di Levi Ackerman. Per la prima volta, Connie rispose allo sguardo del capitano con uno ancora più forte, mostrando di non stare inventando nulla e di sapere esattamente cosa fosse successo quel giorno.
Una serie di sospiri increduli e mormorii si levò nella stanza, mentre Eren Jaeger spalancava gli occhi incredulo e stringeva i pugni con rabbia. Il comandante richiamò i soldati alla calma e si avvicinò di più al letto di Connie.
<< Connie… >> Disse lei soffermandosi un momento su quelle parole. Nei suoi occhi non vi era rabbia né paura; non c’era assolutamente alcun tipo di emozione se non la piena apprensione verso il ragazzo che se ne stava su quel lettino di infermeria. << Sei sicuro di questo? >>
Il comandante Hanji aveva perso tutti i suoi uomini più fidati a causa del Gigante Colossale e del Gigante Corazzato nella battaglia per la riconquista del Wall Maria; Connie ricordava di averla vista fuori di sé quel giorno, quando finalmente furono riusciti a catturare Reiner. Il dolore doveva averla consumata in quell’occasione, ma lei non era il tipo da farsi consumare dall’odio, sapeva pensare prima di agire, e per questo mantenne l’assoluta calma dopo aver sentito le parole di Connie.
Il ragazzo rispose con sguardo duro, annuendo leggermente. << Più che sicuro! >>
I compagni di squadra di Connie si scambiarono diversi sguardi pensierosi; mentre alcuni di loro sembravano dubbiosi sulla veridicità delle parole del ragazzo, altri erano sinceramente preoccupati per lui. Anche il capitano Levi era teso, anche se non lo dava a vedere: aveva mosso le braccia fino a portare le mani ai fianchi e aveva inarcato un sopracciglio senza mai staccare gli occhi di dosso a Connie.
Hanji rimase a fissare Connie negli occhi per qualche secondo, cercando di capire se la sua convinzione vacillasse oppure se ci fosse altro da aggiungere a quel discorso, poi indietreggiò e chiese:<< Che cosa avete fatto? >>
Connie si rivolse al resto della squadra. << Ci siamo affrontati, che altro? >> Disse rispondendo atono. << Inizialmente non stava andando troppo male, ma per qualche motivo non riuscivo mai a concludere lo scontro; Reiner era nettamente superiore a me, ma in alcuni momenti riuscivo a sopraffarlo e cambiare le carte in tavola, ma ogni volta lui mi respingeva prima che potessi chiudere la faccenda. All’inizio pensavo che Reiner si stesse limitando a difendersi, ma poi ho capito che il problema in realtà ero io! >>
I ragazzi nella stanza sembrarono non cogliere pienamente il significato delle parole di Connie, mentre altri come Sasha e Armin sembrarono soltanto molto preoccupati per lui.
<< Dopo aver rivolto alcune domande a Reiner e aver sentito le sue insinuazioni nei miei confronti, mi sono reso conto di una cosa: io non stavo dando il massimo, perché non volevo ucciderlo. >> Ammise Connie abbassando lo sguardo, colpevole. << Reiner sapeva che io non ero in grado di colpirlo mortalmente, perché semplicemente lo vedevo ancora come un vecchio amico… E per questo è riuscito a fare leva sulla mia debolezza e farmi infuriare, rendendomi prevedibile e poco attento. >>
<< E così Reiner ti ha sconfitto e, credendoti morto, ti ha lasciato lì? >> Chiese Hanji un po’ delusa dal lavoro del soldato. Forse stava già pensando a dove potesse essere finito il Guerriero, mentre il Gigante Bestiale intratteneva il grosso delle forze per permettergli di passare inosservato e raggiungere così le Mura; forse la sua mente stava già viaggiando alle tre cinte di Mura attorno ai Territori Interni e stava ideando una tattica di difesa, in caso della comparsa del Gigante Corazzato…
<< No! >> Si affrettò a correggerla Connie, alzando un braccio. Improvvisamente tutti gli sguardi allibiti furono di nuovo su di lui. Era possibile che nessuno si aspettasse un diverso finale da quello ipotizzato da Hanji? Connie si fece più piccolo sul suo letto e abbassò lo sguardo nuovamente:<< E’ stato lo stesso Reiner a darmi la spinta per ritrovare la forza… Ormai mi ero arreso, avevo capito di essere troppo debole per affrontare Reiner, ancora di più per ucciderlo. Non ero in grado di superare quegli anni che abbiamo passato assieme, e lui era sul punto di andarsene, lasciandomi distrutto per terra con l’intenzione di lasciarmi in vita… Ma poi ha detto una cosa… >>
Levi fece un passo in avanti, visibilmente spazientito:<< Che cosa? >>
Un’altra volta, Connie dovette alzare lo sguardo e mostrare tutta la sua sicurezza mentre i suoi commilitoni lo squadravano increduli. Aggrottò le sopracciglia e rispose con voce bassa:<< Ha detto che mi avrebbe fatto vedere i miei amici mentre morivano. >>
Le reazioni nella stanza furono le più disparate: Mikasa fu quella che reagì in modo meno vistoso, voltandosi a fissare con apprensione Eren accanto a lei e sospirando malinconicamente, mentre invece lo stesso Eren e Jean sobbalzarono atterriti, quasi disgustati dall’affermazione di Reiner riportata da Connie; Armin sembrò perdere di colpo tutta la sua vitalità e rimase a fissare sgomento il volto di Connie, mentre Sasha in fondo al gruppo smetteva di battere le palpebre, smetteva di respirare, e si fermava a guardare con la bocca mezza aperta il suo amico nel letto, spaventata forse, addolorata, sollevata anche dal fatto che Reiner avesse detto quella cosa dando così la forza a Connie di tornare a lottare.
Hanji e Levi rimasero in silenzio, impassibili: loro avevano già provato quella sensazione, vedere morire qualcuno a cui si tiene. Loro sapevano cosa si provava e potevano benissimo immaginare cosa avesse potuto provare Connie una volta sentite quelle parole terribili. Non dissero nulla, aspettando che il soldato fosse pronto a continuare il suo discorso.
<< Se non me lo avesse detto, forse sarei morto lì senza più opporre resistenza e a quest’ora chissà cosa sarebbe successo… Io non potevo lasciare che lo facesse… Così mi sono alzato, l’ho chiamato, e ho cercato di distrarlo… E poi ho attaccato con l’unica arma che mi era rimasta. >>
Hanji alzò una mano reggendo una piccola borsa. << Questo coltello. >> Disse estraendo da essa proprio il coltello di Sasha.
Connie annuì e allungò un braccio verso la sua amica. << E’ il coltello di Sasha, ve lo può confermare lei… E lì c’è sicuramente il sangue di Reiner rappreso. >>
Dopo qualche rapido cenno tra il comandante e la ragazza, Hanji ripose l’arma nella borsa e sospirò consegnando la borsa a Levi. << E poi cosa è successo? E’ possibile che il Gigante Corazzato si sia lasciato uccidere così facilmente? E dove sarebbe finito il suo corpo? >>
Connie scosse la testa dubbioso. << Questo non lo so… Quello che è certo, è che io so di averlo colpito più volte in punti vitali. Prima di perdere i sensi l’ho sentito sussurrare qualcosa, ma posso confermare che non fosse nelle condizioni di scappare con le proprie gambe. >> Il ragazzo si grattò un orecchio con imbarazzo. << Il problema è che quando gli sono saltato addosso, lui mi ha colpito con la sua spada più volte al fianco… >> Si alzò la maglietta mostrando le fasciature che portava sopra la sua pelle, digrignando i denti a causa delle fitte che lo colpirono quando distese i muscoli a quel modo tanto improvviso. << Qui. >>
<< E’ una fortuna che tu non sia morto dissanguato. >> Disse Levi mostrandosi forse per la prima volta lieto di vedere Connie lì su quel letto.
<< Quindi potresti essere riuscito, se non a eliminare il Gigante Corazzato, per lo meno a impedire che potesse attuare il suo piano, qualunque esso fosse… >> Mormorò Hanji portandosi le dita di una mano al mento e abbassando lo sguardo pensierosa.
<< Perché dice questo? >> Chiese Connie alzando lo sguardo.
Fu Levi a prendere la parola questa volta, facendo un altro passo in avanti:<< Nel pieno della lotta con il Gigante Bestiale, quel codardo ha improvvisamente cominciato a muoversi in modo diverso, cercando sempre di allontanarsi da noi, finché non è riuscito a farlo, scalando la Barriera e saltando dall’altra parte per poi raggiungere a nuoto le navi di Mahle, che a quel punto stavano sparando verso di noi. >> Fece una pausa. << E’ molto azzardata come idea, ma è probabile che sia passato dalle parti del vostro scontro quando è scappato; se così fosse, il Gigante Bestiale potrebbe aver recuperato Braun prima che questo morisse o che lo trovassimo noi, portandolo con sé… >>
Tutta la luce negli occhi di Connie sembrò sparire. << Ma allora… >> Mormorò abbassando lo sguardo con delusione. << Non è servito a niente quello che ho fatto io? >>
Nella stanza cadde il silenzio. I soldati erano tutti fermi a fissare quello in mezzo, il ferito, che aveva rischiato la vita per proteggere loro; il suo comportamento era stato da irresponsabile, ma da una parte poteva anche essere compreso e perdonato, dato quanto aveva messo in gioco. << Non è così. >> Disse Levi sorprendendo tutti, facendo alzare lo sguardo a metà dei presenti.
Quando tutti gli sguardi furono concentrati su di lui, Levi spostò l’equilibrio da una gamba all’altra e disse sbuffando:<< Se non ci fossi stato tu a fermare Braun, chissà ora dove saremmo… Potresti anche non essere riuscito ad eliminarlo, ma lo hai comunque fermato, rovinando il loro piano. >> L’espressione di Levi sembrò addolcirsi e il capitano piegò un labbro compiaciuto. << Ti dobbiamo ringraziare; sei stato un eroe. >>
Il gesto che eseguì subito dopo il capitano fu imitato dal comandante Hanji, e sia Connie che il resto della squadra furono sorpresi e sconcertati dal vederlo: Levi piegò leggermente la testa in avanti, mimando un inchino che durò anche troppo per i gusti di Connie, e rimase in quella posizione finché il ragazzo non ebbe cominciato a sbracciarsi per farli smettere.
Connie poggiò la schiena al cuscino del suo letto, sbuffò con disappunto e volse lo sguardo da un’altra parte. << Non mi sento tanto un eroe… >> Mormorò. << Vi ho mentito, ho disobbedito agli ordini e ho affrontato per conto mio un nemico con cui non potevo competere… Sono io a dover chiedere scusa… Sono stato un idiota. >> Abbassò lo sguardo con colpevolezza, mormorando le parole quasi come se sperasse che non ci fosse nessun altro a sentirle a parte lui. Gli altri nella stanza lo fissarono confusi, mentre il capitano sembrò solo irritato.
<< Sì, è vero: il tuo comportamento è stato da vero coglione. >> Disse schietto senza assumere alcun tono in particolare. << Però è chiaro che, qualunque cosa tu abbia fatto, l’hai fatta pensando ai tuoi amici, spinto da una nobile causa. Bisogna prendere atto di questo… E poi, lo ripeto, se non ci fossi stato tu, forse noi non saremmo neanche qui a discutere di questo… >> Questa volta il sorriso sulle labbra di Levi si fece più evidente e il capitano accennò un lieve movimento con la testa nella sua direzione. << Quindi sì: sei stato un idiota, ma al tempo stesso sei stato anche un eroe. >>
<< Non darti tanta pena… Hai fatto quello che dovevi, e siamo tutti felici di vedere che stai bene ora. >> Intervenne il comandante Hanji. Fece qualche passo verso di lui e gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla. << Il tuo coraggio ti varrà sicuramente un riconoscimento ufficiale! >>
<< Bé, ora non esageriamo… >> Mormorò Levi tornando a incrociare le braccia al petto. << In fondo non siamo ancora al sicuro e Mahle potrebbe tornare in qualsiasi momento… >>
Hanji sorrise ampiamente a Levi. << Ah, sicuro… Ma per il momento lasciamolo riposare! E poi, nessuno ti toglierà la tua ricompensa… >> Hanji si abbassò e strinse Connie con affettuosa espansività, facendogli ruotare la testa forse involontariamente: il ragazzo finì per posare lo sguardo su Sasha, la ragazza che era rimasta in silenzio in fondo alla stanza e che aveva seguito con grande preoccupazione il racconto di Connie. Il suo sguardo era a metà tra lo scontroso, come se fosse arrabbiata con lui, e il sollevato; lui la fissava con la bocca mezza aperta, pensando di non aver mai notato quel suo modo di guardarlo, e osservò i suoi capelli accerchiarle il suo viso delicato e carezzare le sue spalle.
La squadra si congedò dopo un po’, quando gli amici di Connie si furono avvicinati a lui per riempirlo di complimenti e parole di incoraggiamento, dicendogli che ormai il peggio era passato e che era stato davvero formidabile. Tutti quanti si complimentarono con lui e lo strinsero con il loro amore, mentre Sasha rimase in disparte per tutto il tempo, fissandolo timidamente e senza muoversi di un millimetro. Prima che potessero andarsene dalla stanza, il comandante Hanji sembrò notare qualcosa nello sguardo della ragazza e le chiese con un grande sorriso:<< Sasha, vuoi restare da sola con Connie? >>
Istantaneamente la ragazza divenne rossa e cominciò a cercare di sviare il discorso, senza però nascondere il suo desiderio di rimanere per qualche minuto lì in quella stanza da sola con il suo amico. << Ecco… C’è qualcosa che vorrei dirgli in privato, se possibile… >> Mormorò balbettando la ragazza,
In pochi istanti il comandante si prodigò per fare uscire tutti quanti dalla stanza con grande rapidità, arrivando anche a spingerli con la forza per farli andare via. << Prenditi tutto il tempo che ti serve, cara! >> Le disse sporgendosi da dietro la porta e ammiccando come faceva spesso, con quel tono che assumeva quando smetteva di comportarsi da intellettuale e mostrava la parte più umana di sé.
I due ragazzi salutarono sconcertati la donna che in pochi attimi aveva svuotato la stanza dell’infermeria lasciandoli soli. Entrambi fissarono in silenzio la porta per qualche istante, incerti sul da farsi, poi Sasha si voltò di scatto verso Connie e lo fece trasalire lanciandogli un’occhiata focosa: in confronto a lei, Reiner faceva meno paura.
La ragazza strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne e lo guardò imbronciata, mordendosi un labbro con nervosismo. << Avevi fatto una promessa… >> Mormorò adirata.
Connie le sorrise, intimorito dal suo sguardo, e cercò di ribattere in qualche modo:<< Lo so… Eh… Mi sembra di averla mantenuta… >>
Sasha ricoprì di corsa la breve distanza che la separava dal letto di Connie e si piegò in avanti per cominciare a urlargli contro:<< MA TI RENDI CONTO DI COME MI SONO SENTITA?! >> Connie sobbalzò per lo spaventò e in quel momento desiderò di trovarsi da tutt’altra parte. << Non ti avevo forse fatto promettere di non cacciarti nei guai? E tu che cosa fai? Al primo momento scappi e ti vai a imboscare con nientemeno che il Gigante Corazzato! Ma sei scemo o cosa?! >>
Connie cercò di ribattere alle accuse di Sasha, che a quel punto si era voltata per un attimo ed era tornata a guardarlo negli occhi con astio. << E ALLORA IO CHE COSA DOVREI DIRE?! >> Rispose con lo stesso tono della ragazza, spalancando la bocca per urlare con tutta la forza che aveva in corso. << E’ proprio per questo che ti ho fatto promettere di non pensare a me! Se non ti avessi fatto fare quella promessa, chissà dove saresti finita cercando me! >>
<< Non stiamo parlando di me! >> Fece Sasha alzando un dito e cercando di intimorire Connie con quel gesto, che però ignorò il dito e la guardò dritto negli occhi.
<< Non ha importanza! Non ho il pieno controllo di quello che succede attorno a me; gli imprevisti capitano! >> Disse cercando di sollevarsi dal letto, facendo attenzione a non provocare altre fitte. << E’ vero: forse me la sono cercata. Ma nonostante ciò ne sono uscito tutto intero, no? Sono riuscito a salvarmi anche grazie al tuo coltello! >>
Connie si spinse un po’ troppo e sentì un’improvvisa fitta al fianco, che assieme allo sforzo delle urla gli tagliò il fiato e lo bloccò istantaneamente. Subito si piegò per stringersi la ferita al fianco e Sasha si avvicinò immediatamente con grande apprensione per aiutarlo. Non solo era ricoperto di bende e la sua faccia sembrava un accidenti di campo di patate per come era ridotta, ma il ragazzo era anche tormentato da quei dolori e per questo era impossibilitato a respirare bene e riposare come si deve.
Tremante dal dolore, con un filo di voce Connie disse:<< E comunque… E’ proprio grazie a quell’altra promessa se sono riuscito a vincere! >> Aveva un che di ridicolo mentre cercava di fare la voce grossa, piegato in due dal dolore.
<< Non lo chiamerei “vincere”, dopo che ti ha conciato in questo modo… >> Commentò schietta lei mentre lo sorreggeva da un fianco, dispiaciuta. Sospirò dimenticando tutta l’arrabbiatura di prima. << Ma non farlo mai più! Non farmi più preoccupare in questo modo… >> Lentamente, Sasha abbassò la testa fino a poggiarla alla spalla dell’amico, assumendo un tono più dolce e sconsolato.
Connie tossì un paio di volte e tirò indietro la testa per poggiare la nuca al grande cuscino del letto, sospirando. << Scusami… >> Mormorò tristemente. << Ma sono felice che tu abbia mantenuto la tua promessa e abbia pensato solo a te stessa durante la battaglia… >>
Sasha strinse con più forza le spalle di Connie a cui si era agganciata. << Anche io. >> Borbottò dolcemente, anche se ancora si poteva notare una punta di arrabbiatura nella sua voce.
Connie fissò un angolo della stanza, dove il soffitto riceveva meno luce del resto della stanza e le travi di legno che lo sorreggevano sembravano nere come il carbone. << Mi dispiace di averti mentito. >> Sussurrò senza staccare gli occhi da quell’angolo.
<< Lo so… >> Fu la risposta inaspettata di Sasha, che agitò debolmente la testa chiudendo gli occhi e stringendosi ancora di più al petto del ragazzo. << Quel che conta è che tu sia tornato! >>
Se rimanere abbracciato a Sasha a quel modo non fosse abbastanza a farlo sentire meglio, Connie pensò di essersi finalmente liberato da quel fastidioso ronzio nelle orecchie che lo aveva tormentato da quella mattina… Era un buon segno.
   
 
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