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Autore: Juliia8    15/08/2017    0 recensioni
Lei Holly Carter una psicologa di 25 anni, lui Jacob Miller 26 anni istruttore di pugilato nella sua palestra.
Lui sconvolgerá i suoi piani, lei lo porterá nella direzione giusta.
Lei sa ogni dettaglio della sua vita, ma lui continua a fingersi ciò che non è, finché tutti i punti si uniranno portandola alla conclusione della sua analisi.
Dal primo capitolo:
"Per questa volta hai vinto tu ragazzina"
"Dottoressa Holly, grazie"
"Oh certo..-ride-mi devi un cappuccino Holly"
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Mi dispiace di averla fatta aspettare signor Brown, ma ho avuto un contrattempo"

"Non si preoccupi non è molto che aspetto"

Invito l'uomo su la cinquantina ad entrare mentre sistemo lo studio, prendendo il necessario per la seduta, e posizionandomi su la poltrona di fronte al lettino su cui si è steso.

"Dunque lei viene dallo studio di Jefferson dico bene?"

"Si, ma la prego mi chiami solo David"

"Certamente, le sue cartelle non mi sono ancora state inviate ma possiamo procedere con una prima valutazione, se per lei va bene David"

"Il dottor Jefferson, mi ha sottoposto a varie sedute di ipnosi per risalire all'evento scatenante, ma senza riuscirci, motivo per cui ora sono qui"

"Come credo lei sappia io sono contraria all'uso dell'ipnosi come metodo teraupetico, lo ritengo uno strumento inutile"

In quel momento la porta viene aperta con forza, entrambi ci voltiamo verso colui che è fermo sull'uscio.

"Dottor Jefferson sono occupata"

Dico cercando di mantenere la calma.

"Io credo invece che dobbiamo parlare"

"Mi scusi solo un attimo David"

Appena uscita dallo studio, la mia rabbia esplode mentre spintono quel buono a nulla.

"Chi ti credi di essere per venire qui a interrompere il mio lavoro!"

"Io non ti permetteró di rubarmi i pazienti ragazzina, o te la faccio ingoiare la tua laurea"

"Non sono io che li rubo, sei tu che non sai dove mettere le mani Nik! Fai valutazioni assurde e gli propini farmaci come caramelle, saranno anche disturbati ma riconoscono un coglione quando lo vedono"

Si avvicina costringendomi con la schiena al muro, finchè è a pochi centimetri da me ma non smetto di mantenere il suo sguardo.

"Stammi bene a sentire, ti stai immischiando in qualcosa piú grande di te"

"Non ho paura di uno pseudo dottore di 24 anni che non sa svolgere il suo lavoro"

"Ed è qui che ti sbagli"

"Sparisci dal mio pianerottolo all'istante prima che ti prenda a calci"

Si lascia sfuggire una piccola risata per poi sparire lungo le scale, i miei muscoli si rilassano e l'adrenalina scorre lungo tutta la mia schiena, non sopporto quell'inutile presuntuoso, sono anni che cerca di accaparrarsi piú pazienti possibili, per lui sono solo numeri e nient'altro, non si appassiona alle loro storie, ai loro casi, ne si preoccupa di comprendere i sentimenti che li costituiscono, è solo capace di prescrivere farmaci che diano la sensazione di star bene, almeno fino alla seduta seguente.Rientro nello studio, il signor Brown mi osserva con aria interrogativa, deve aver ascoltato ogni singola parola, dopotutto il nostro non era un discorso civile.

"Mi dispiace David"

"Sono contento che qualcuno gliene abbia dette quattro a quel pallone gonfiato"

Scoppio in una grossa risata per poi ricominciare finalmente la seduta in santa pace.

-

Sono sfinita, vorrei solo buttarmi sul letto, Jacob non si è fatto sentire per tutto il giorno deve essere stato parecchio impegnato, o forse non aveva voglia di farsi sentire, o ancora peggio si è messo nei guai.Sospiro sonoramemte, forse mi sono illusa su questo ragazzo. Parcheggio l'auto per poi procedere a passi veloci verso casa, mi fermo osservando una figura avvolta nell'ombra a pochi passi dal portone d'entrata, il suo volto è coperto da un cappuccio della felpa blu che indossa è sicuramente un uomo, non mi muovo di un solo passo mentre la paura si impossessa del mio corpo; almeno finchè non solleva il capo e suo sguardo si scontra con il mio, quegli occhi li roconoscerei ovunque, quel verde cosí intenso, quelle piccole sfumature piú chiare che si dirmano per tutto l'occhio, e quella luce che li racchiude è cosí tenebrosa e al contempo intrigante.

"Jacob, mi hai spaventato"

Si avvicina lentamente senza dire una parola, la sua andatura è esitante finchè non arriva di fronte a me, ed è quando il lampione che ci sovrasta, mi rende piú facile la vista che noto il suo labbro completamente spaccato, piano sfilo il cappuccio portandolo dietro al suo collo, i suoi occhi fissi su di me cominciano quasi a bruciarmi.

"Cosa non ti era chiaro della frase non cacciarti nei guai?"

"Posso portarti in un posto?"

Annuisco, fa cenno con la testa verso l'auto, ed è li che saliamo poco dopo, mentre mi indica la strada da percorre, all'incirca 15 minuti, di assoluto silenzio.

"Siamo arrivati, accosta"

E cosí faccio, lo seguo fino ad un magazzino, estrae una piccola chiave, che fa scattare la serratura del meccanismo per la serranda, ed appena le luci si accendono, rimango stupita dal suo contenuto, non so dire quanti quadri con disegni meravigliosi riempiono gran parte del magazzino.

"Li ho fatti io"

Mi volto ad osservarlo, mentre lui guarda dritto davanti a se, entriamo e subito chiude la serranda a le nostre spalle, per poi guardarmi, finalmente.

"Sono bellissimi"

Mi sorride per poi avvicinarsi ad un enorme disegno che ricopre metá della parete, rappresenta un ragazzo ricoperto da lividi, è di una bellezza disarmante.

"È da un po che ci lavoro, è quasi finito"

Poggio una mano su la sua spalla e lui si volta a guardarmi, non riesco a decifrare il suo sguardo, ma il mio rimane fisso su la ferita sul suo labbro, si è cicatrizzato, ma il rivolo di sangue è ancora presente.

"È qui che vengo quando ho bisogno di rilassarmi, quando non ce la faccio piú a restare nel mondo, nel mondo vigliacco che distrugge tutto senza nemmeno rendersene conto, qui mi sento a casa piú di qualsiasi altro posto, rappresento tutto ció che mi passa per la testa, qui ho il controllo, le pennellate seguono i miei movimenti riesco a comandarle, a gestirle, è come se tutto il tornado di emozioni che ho dentro confluisse in quel piccolo strumento e si tramutasse in colore, è in grado di rilassarmi"

"Ora mi dici che cosa ti è successo?"

Scuote la testa energicamente, abbassando lo sguardo.

"Jacob mi avevi promesso che non ti saresti cacciato nei guai"

Il suo corpo trema leggermente, prima che io riesca a sentire i suoi singhiozzi, mi avvicino a lui per poi stringerlo forte a me, mentre sento le sue lacrime bagnare il mio collo, la mia mano accarezza leggermente i suoi capelli, mentre l'altra scorre lungo la sua schiena, scossa da piccoli brividi, non ho il coraggio di dire una sola parola, percepisco la sua mano stringere la mia maglia, mentre sento il suo dolore scorrere lungo il mio collo.

   
 
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