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Autore: rocchi68    15/08/2017    5 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Solo per le 18 era riuscito a ritornare alla sua amata baracca.
Sapeva che non vi avrebbe trovato sua madre, troppo impegnata con del lavoro in arretrato, ma avrebbe incrociato sua sorella e questa era una punizione fin troppo eccessiva per i suoi gusti.
Dopo quasi 10 ore spese a scuola quell’incontro poteva essere la goccia che faceva traboccare il vaso e poteva sancire una nuova fuga d’Alberta verso la casa del suo amato Lucas.
“Come è andata a scuola?” Esordì quel pomeriggio senza dargli nemmeno il tempo di appoggiare le chiavi sulla mensola.
“Come al solito.” Rispose con freddezza, sedendosi sul divano.
“Oggi è il 24 ottobre, ricordi?”
“E allora?”
“A quanto pare avevo ragione.” Affermò Alberta, squadrandolo e notando quanto fosse stravolto dopo tutte le ore passate a scuola.
“A che proposito?”
“Il numero cerchiato non riguardava te, ma solo Dawn.”
“E avresti sprecato tante energie solo per pensarci?”
“Cos’è che la tormentava?” Chiese la ragazza, facendo ghignare Scott.
Era proprio questo ciò che lui considerava inconcepibile. Non capiva il perché dovesse darle spiegazioni.
Aveva passato la mattinata in compagnia di tizi insopportabili, di professori in piena crisi isterica e ora doveva ascoltare anche i vaneggi di una iena.
E non era solo questo che gli creava fastidio. Se lei affermava che era diverso, perché non tentava con i suoi sforzi di comprendere il motivo di un così strano comportamento?
Forse perché lei, in fondo al suo cuore, sapeva che non avrebbe mai ammesso la verità e che si sarebbe sempre chiuso in una bugia quasi perfetta.
“Perché dovrei dirtelo?”
“Perché sono curiosa.”
“Riguarda il nostro club ed è una questione delicata.” Sbuffò, sapendo comunque che sua sorella non si sarebbe arresa con così poco.
“È insolito che tu voglia proteggere qualcuno.”
“Vorresti forse dire che sono un egoista?”
“Questo è ciò che credi tu.” Rispose la ragazza, facendolo annuire lievemente e facendogli rendere conto che tutti quegli sbagli insoliti stavano compromettendo la sua già scarsa sicurezza.
“Possibile che tu non abbia nulla da fare?” Protestò, sperando di togliersela di torno prima di offenderla in qualche modo.
“Mi diverto a disturbarti.”
“Non hai nessuno da annoiare? Compagne di scuola, Lucas, qualche serpente velenoso.” Elencò, sperando in una via di fuga.
“Sono libera.”
“Anche di seccarmi?” Domandò ironico, facendola sorridere.
“È da tanto che non parliamo.”
“Da ieri sera, quando mi hai chiesto come andavo a scuola.”
“Parlavo di faccende private.” Puntualizzò lei.
“La scuola è una cosa privata.”
“Non hai intenzione di dirmi nulla su Dawn?”
“È seccante, noiosa e antipatica come al solito.”
“Passi tanto tempo con lei e non hai ancora cambiato opinione. Non hai trovato nessun pregio da ricordare o pensi di fare troppa fatica nel studiare una persona?” Chiese Alberta, puntando sulla nota pigrizia che faceva compagnia a Scott e sul suo odio smisurato per quelli che considerava sforzi inutili.
Buttare l’immondizia, comprare un giornale, salutare un vicino di casa: questi erano azioni comuni per ogni persona dotata di buonsenso, ma il rosso considerava tutto ciò come una perdita di tempo e come un qualcosa di noioso.
L’immondizia era compito d’Alberta per i tanti mesi passati in Cina, il giornale sarebbe presto finito in qualche sacchetto e i suoi vicini erano tutti pettegoli e logorroici.
Per Scott quello di osservare una persona odiata era uno spreco di energia evitabile e paragonabile proprio alle azioni che controvoglia si ritrovava a svolgere almeno una volta a settimana.
“Direi soltanto che nel suo impegnarsi è lodevole.”
“È già un inizio: tempo fa mi avresti detto che la detestavi e che non c’era nulla d’importante da ricordare.”
Scott, sconfitto da una logica quasi schiacciante, preferì rialzarsi dal divano per raccogliere un nuovo tema che attendeva soltanto d’essere svolto.
Alberta vedendolo pronto a studiare, se ne tornò in stanza, riflettendo sul lieve cambiamento che aveva notato in suo fratello e sorridendo dinanzi alla possibilità che finalmente il club stesse iniziando a forgiare il suo carattere grezzo.
 
Il nuovo compito buttato su un foglio in appena 2 righe era strettamente legato con un’uscita di orientamento per il mondo del lavoro.
Scott aveva già le idee abbastanza chiare su quale attività avrebbe incontrato il suo interesse, ma nulla gli vietava di demoralizzare il morale del professore.
Ormai quello era solo un gioco innocente che lo vedeva impegnato contro Chris McLean.
Qualsiasi cosa avesse scritto con qualche accenno di negatività, tanto lui si sarebbe ritrovato in un nuovo colloquio sul futuro.
E poi la sua punizione sarebbe scaturita in una nuova visita al club di Volontariato.
Però questa volta era convinto che sarebbe andata diversamente.
Fino al richiamo e alla sanzione non vi sarebbe stata una virgola fuoriposto, ma uscito dall’ufficio avrebbe notato un cambiamento e salendo le scale le sue certezze si sarebbero moltiplicate nel constatare che il club era finalmente deserto.
Nessuna ragazza a leggere.
Niente Dawn con minacce annesse per renderlo loquace.
La minaccia di Chris gli si sarebbe ritorta contro, tutto si sarebbe sgonfiato come in una bolla di sapone e si sarebbe concesso alcune semplici ore di solitudine e riposo.
Libero da vincoli e da costrizioni poteva scrivere come voleva, senza badare troppo di risultare pessimista e misantropo.
“Pensiero sul mondo del lavoro.”
In sintesi era questo il titolo che avevano sbattuto sulla lavagna e a una prima occhiata non era poi così accattivante.
Certo era un argomento molto ampio su cui scrivere, ma non per questo utile a Scott.
Il rosso si accontentava di poche righe sintetiche con cui avrebbe dichiarato guerra alle paginone dei suoi compagni di classe.
Per essere ironici lui lo faceva anche per il prof.
Con meno roba da leggere avrebbe guadagnato tempo e avrebbe avuto bisogno degli occhiali solo dopo qualche anno.
Meritava un premio per quel regalo atto a migliorare il servizio scolastico o così credeva, anche se  la sacrosanta verità era che la pigrizia gli impediva di tenere la penna in mano per più di mezzora.
Superato il tempo limite, sentiva la stanchezza prendere il sopravvento e doveva abbandonarsi a qualche ora di riposo.
 
“Lavorare è uno spreco di energia.
Lavorare significa rischiare qualcosa per ottenere una ricompensa.
Per questo, la mia scelta di rimanere a casa e non lavorare è perfettamente sensata e assolutamente giustificabile.
Per cui, per la prossima eventuale uscita didattica, vorrei visitare il posto dove lavora mia sorella, cioè casa mia.”
Lo sguardo inferocito del professore non lasciava presagire nulla di buono.
Tutto ciò però invogliava Scott a mantenere la sua aria impassibile, giusto per farlo innervosire ancora un po’.
“Sai già cosa sta per succedere, non è vero?” Chiese il professore, alzandosi in piedi e avvicinando una sedia al ragazzo.
“Dovrei riscrivere il tema?”
“Sempre che tu non voglia essere sospeso.” Rispose l’uomo, restituendogli il compito di poche righe che aveva ricevuto.
Scott ricevendo il foglio indietro si era chiesto il perché tutti tirassero in ballo la figura dittatoriale del Preside.
Sapeva che era assai temibile, ma ora stavano esagerando.
Prima Dawn con la sua minaccia iniziale, poi il supervisore della sua classe: sembrava quasi che si fossero messi d’accordo per rendergli la vita impossibile.
“Lo riscriverò.”
“Un giorno dovrai spiegarmi il perché temi la sospensione.”
“Mia madre non è buona come sembra.” Borbottò il ragazzo, riponendo la scheda nello zaino e facendo sorridere il suo professore.
“Non sarebbe felice di averti a casa?”
“Non è mai stata troppo felice d’avermi in generale.” Sospirò il giovane.
“Forse è colpa del tuo carattere.”
“Probabile.”
“Pensavo che fossi cambiato con tutto il tempo che hai trascorso al club, ma a quanto pare le sue attività non hanno ancora sortito effetto.”
“La mia filosofia è di raggiungere gli obbiettivi che mi sono prefissato poco alla volta, quindi non accadrà mai.” Riprese Scott, spiegando le sue motivazioni.
“Non dire un’altra parola, a meno che tu non voglia essere sospeso.”
“D’accordo.”
“Comunque dovresti restituirmi il compito quanto prima. Ti consiglio di andare al club e di chiedere aiuto alla signorina Dawn.” Riprese l’uomo, prendendo la scheda della ragazza e mostrando con orgoglio il suo elaborato.
“Sempre che sia presente.” Si lasciò sfuggire Scott, catturando l’attenzione di Chris.
“Perché non dovrebbe?”
“Perché deve risolvere alcuni problemi famigliari. Mi sembra strano che lei non sappia nulla della sua situazione.”
“So solo che i suoi sono divorziati.” Spiegò il professore, facendo annuire il ragazzo.
“Le ho consigliato di affrontare la questione e di parlare con suo padre.”
“Strano che tu faccia qualcosa senza ricercare nulla in cambio.” Gli fece notare il professore, prendendo in controtempo il ragazzo.
“Mi sta dando della sanguisuga?”
“È solo una tua impressione.” Ridacchiò l’uomo.
“Se la sua famiglia si è ricomposta, non avrà più tempo per il Volontariato.”
“Speri davvero che ti tolga dal club?” Chiese canzonatorio l’uomo, senza tuttavia ottenere alcuna risposta dallo sguardo indecifrabile del rosso.
Scott, non sapendo cosa dire, preferì uscire dallo studio per avviarsi lentamente verso l’aula dedicata al club.
Con le chiavi in tasca e con la consapevolezza di averne l’unica copia sapeva che nessuno lo avrebbe più disturbato.
 
Lo credeva fino a quando, dopo aver salito l’ultima rampa di scale, si ritrovò davanti una brutta sorpresa: davanti alla porta c’era lei.
Scott vedendola con un’aria stanca e insolita aveva creduto che il suo tentativo fosse naufragato e mentre percorreva quei pochi metri che lo separavano da Dawn, stava cercando qualcosa da dire in simili frangenti.
“Non arrabbiarti, hai fatto del tuo meglio.” Borbottò, aprendo la porta del club ed invitandola ad entrare.
Lei senza aggiungere nulla si avviò al suo posto e aprì la finestra, facendo circolare un po’ d’aria fresca.
Giusto il tempo di mettersi comodi che lei iniziò a parlare.
“Devo ringraziarti, Scott.”
“L’avrebbe fatto chiunque.” Si sminuì.
“Sono felice.”
“Per cosa? Credevo avessi fallito.”
“Cosa te lo fa credere?” Domandò la giovane.
“Mi sembravi giù di morale e invece devo supporre che fossi solo impaziente di vedermi.”
“Era da mezzora che ero in piedi.” Sospirò, facendolo sorridere appena.
“Sono stato chiamato nell’ufficio di Chris.”
“Ormai ci fai meta fissa.”
“Purtroppo.” Borbottò, raccogliendo il foglio che il professore gli aveva restituito qualche minuto prima.
“Non era soddisfatto del tema?”
“Dovresti leggerlo per sapere cosa ne pensa.” Sospirò, allungando il foglio alla ragazza che dopo averlo letto si ritrovò a ridere appena.
Dawn finalmente capiva il perché Scott venisse sempre chiamato dal supervisore e aveva anche capito che per ora i suoi sforzi di riabilitarlo erano stati vani.
“Dovresti essere meno crudele quando scrivi.”
“Non parliamo di come dovrei essere. Parliamo piuttosto di come è andata ieri con tuo padre. Sei riuscita a sistemare le cose?”
“Ieri sera ne abbiamo parlato, ha capito che la separazione non era la soluzione. Oggi ceneremo tutti insieme come una vera famiglia e nel week-end andremo a mangiare fuori.
Dobbiamo provare a sistemare le cose in qualche modo e questa potrebbe essere la soluzione perfetta.”
“Così sembra.”
“Credo di essere in debito nei tuoi confronti, Scott.”
“Non credo proprio.”
“E tu? Sei felice che io sia riuscita a sistemare le cose?” Chiese la giovane, facendo alzare lo sguardo al suo interlocutore.
Ad essere sinceri Scott non era per nulla contento.
Il suo bel programma era andato in frantumi.
Altro che restare da soli e in pace per molti mesi prima di chiudere quella sciocchezza chiamata club, ora era costretto a restare con una che avrebbe cercato in ogni momento di fare qualcosa di carino per sdebitarsi.
E di questo lui non ne aveva affatto bisogno.
Perché la verità è che Scott avrebbe venduto anche sua sorella per un po’ di solitudine.
Sarebbe stato felice solo se Dawn avesse rinunciato al club.
E invece dalla situazione migliore possibile era appena naufragato in quella peggiore.
Un conto sarebbe stato il fallimento: lei non gli avrebbe più rivolto la parola, lo avrebbe odiato per un consiglio non richiesto e quei mesi sarebbero passati in un clima teso e silenzioso.
Poteva essere un clima idilliaco per una persona malvagia fino al midollo, anche se Scott tra i contrasti non sapeva starci perché restava sempre schiacciato dai sensi di colpa.
Quello che si era materializzato era lo scenario peggiore: lei che riusciva nell’impossibile e che manteneva il controllo del club, costringendolo a passare un anno orribile.
“Certo che ne sono felice.” Mentì, cercando di risultare sincero.
“Davvero?”
“Se non fossi riuscita a venire, avrei preso il tuo posto e lo avrei tenuto fino a quando non avessi trovato qualcuno di degno.”
“E invece non accadrà.”
“Sicura che sia la soluzione migliore? Non credi sia più utile sfruttare il tempo che guadagneresti, rinunciando al club, per restare con la tua famiglia?” Chiese il giovane, sperando in un suo ripensamento.
Scott aveva tentato un’ultima sortita, anche se era quasi certo che lei non si sarebbe rimangiata quel pensiero.
Sarebbe rimasta fissa su quella decisione perché non voleva lasciare da solo l’unico che si era premunito nel donarle un minimo conforto.
Anche se non era stato un consiglio troppo elaborato e in barba all’esperienza degli adulti, alla fine Scott era stato l’unico a darle una soluzione sensata.
“Mia madre è casalinga e mio padre lavora fino a tardi.”
“Io sono convinto che la soluzione migliore sia quella che ti ho esposto.” Continuò il giovane, intuendo che ogni parola stava diventando superflua.
“Tanto mio padre, appena finito di lavorare, verrà a prendermi e così passeremo insieme un po’ di tempo.”
“Qualsiasi cosa dica, credo che ormai ti sia decisa a continuare.” Sospirò Scott, aprendo lo zaino in cerca dell’astuccio.
Se quelle ore erano vuote da impegni tanto valeva portare a termine il compito che il prof gli aveva assegnato.
Prima di cominciare aveva avvertito la ragazza di non disturbarlo troppo.
Doveva accumulare idee positive e farle convergere sulla penna.
Avrebbe scritto le sue speranze per il futuro lavorativo che attendeva la moltitudine di giovani che si apprestavano ad uscire dalle scuole e avrebbe aggiunto la meta per l’uscita didattica.
Non era nelle sue intenzioni risultare un lecchino, ma avrebbe aggiunto due possibilità.
La prima avrebbe riguardato sua madre con una visita nel suo ufficio, mentre la seconda nei confronti dell’Università di sua sorella.
Qualunque cosa stesse scrivendo non proveniva in alcun modo dal suo cuore.
Erano solo concetti ragionati e necessari per evitare sospensioni o espulsioni.
 
Impiegò quasi un’ora per concludere quelle 2 pagine striminzite e, infatti, verso le 17, Dawn e Scott si ritrovarono a chiudere l’aula del club.
Tempo soltanto di uscire dal cancello e un auto scura li fece salire a bordo.
Il rosso non credeva che la bontà avesse i suoi vantaggi.
Quell’insperato passaggio gli avrebbe fatto risparmiare almeno mezzora di viaggio.
Sperava che la compagna non fosse troppo arrabbiata per aver accettato la proposta di suo padre, ma uno sguardo verso di lei che sorrideva radiosa, l’aveva convinto.
Quei pochi minuti sarebbero tornati utili ad entrambi.
A lei per conoscere meglio il compagno di classe che per tanti anni era sempre stato un’ombra presente e silenziosa.
A Scott invece per osservare il suo operato e per avvertire una sensazione di calore in fondo al cuore.
Sentiva un qualcosa di strano nell’aver aiutato qualcuno.
Era soddisfatto per quel consiglio che era stato ben interpretato e orgoglioso per l’impegno che Dawn ci aveva messo.
E quei sentimenti così limpidi avevano vinto, seppur per pochi attimi, su tutte le menzogne che raccontava.




Angolo autore:

Chiedo scusa se aggiorno a quest'ora.

Ryuk: Siamo un po' in ritardo.

E sono pure stanco.
Tagliamo corto: ringrazio i recensori, chi legge e segue la storia.
Spero che non ci siano errori che con la stanchezza potrebbero essermi scappati e vi confermo l'aggiornamento per venerdì.
Spoiler confermato per il prossimo capitolo: passato il problema di Dawn, toccherà al club e al primo/a sventurato/a.

Ryuk: Ci vediamo...

Alla prossima!
   
 
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