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Autore: MalessereBlu    16/08/2017    5 recensioni
L'inverno è arrivato e Sansa governa il Nord insieme al nuovo Re, Jon.
Il Mastino giunge a Grande Inverno dopo mesi di solitudine.
Sandor e Sansa si rincontrano, più arrabbiati, più consapevoli. Più forti.
SanSan ambientata dopo la Sesta Stagione.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XI

Quel posto era un fottuto labirinto. Aveva aspettato Sansa per ore fuori dalla cripta per poi scoprire che si era ritirata nelle proprie stanze senza nemmeno presenziare al pasto serale.
Spalancò la porta della camera senza alcun riguardo.
“Dove diavolo eri finita?” sbottò.
Sansa sedeva sul letto senza far caso a lui.
La neve continuava a scendere vibrando e oscillando sulle onde del vento nell'oscurità che la finestra incorniciava.
Le si parò davanti.
“Che succede?” domandò apprensivo prima di inginocchiarsi dinnanzi a lei.
Lo guardò con un velo di tristezza nelle iridi di ghiaccio. “Ditocorto lo sa.”
Le posò una mano lungo la coscia. “E questo sarebbe il tuo problema?”
Fissò gli occhi nei suoi. “Non mio, tuo.”
“Uccelletto, posso ucciderlo con una sola mano.”
Non sembrava affatto preoccupato.
“Siediti, Sandor.” lo invitò accanto a lei.
Si fece leva sulle gambe stanche tirando un lungo sbuffo: ricordava un cane infastidito dai rimproveri del padrone.
Prese posto mantenendo una notevole distanza.
“Ditocorto ha giurato fedeltà agli Stark ed è un alleato prezioso.” lo guardò sicura “Se decidesse di farti fuori saresti morto senza nemmeno accorgertene.” Rimase seria.
“Né io né tuo fratello permetteremo che si avvicini ancora a te.” continuava a mantenere un tono disinteressato.
“Non sei al sicuro.” insistette.
Cominciò a ridere con gusto prima di mettersi più comodo.
“Ti rendi conto di quello che dici, Sansa? Credi davvero che io sia sempre stato al sicuro nella mia vita? Non lo ero nemmeno da bambino.” ringhiò contorcendo con enfasi il volto deturpato. “Non capisco perché all'improvviso tu sia tanto preoccupata.”
“Tu non lo conosci!” sbottò Sansa alzandosi.
“Ho avuto a che fare con uomini peggiori di lui.” continuò a guardarla con sufficienza.
“Nessuno come lui.”
“Sembra quasi che tu lo ammiri.” disse a bocca stretta mettendosi in piedi.
“Mi ha insegnato molto.”
Gli diede le spalle e si avviò verso l'uscita. Sparì in pochi secondi.
Sandor sospirò pesantemente.
Come si gestivano certe situazioni, per i sette inferi? Aveva ammazzato decine di uomini, aveva combattuto e sconfitto la peggiore feccia del continente occidentale, aveva eseguito gli ordini più brutali che chiunque avrebbe mai potuto immaginare e ora non riusciva a capire cosa passasse per la testa di quella donna, quella maledetta lupa.
Troppo bella per lui, pensò. Troppo intelligente.
“ 'Fanculo” borbottò.
“Sansa!” la chiamò uscendo dalla porta. “Sansa, vieni qui!”
La notte non aveva ancora abbracciato le sue ore più profonde e i corridoi semibui non si presentavano ancora completamente inanimati.
“Lady Stark.” lo rimproverò prima di allontanarsi di qualche passo tra gli sguardi incuriositi delle lady e dei lord.
Era abituato a sentire i mormorii delle persone quando camminava o cavalcava in ogni dove, eppure sentire quegli orribili rumori serpeggiare alle spalle di Sansa lo imbestialiva.
Avevano lasciato la medesima stanza e l'aveva chiamata per nome prima che fosse notte, nel momento in cui gli sguardi del mondo erano ancora vigili sulla vita della Lady di Grande Inverno.
Che importava?
Un esercito di non-morti li avrebbe ammazzati tutti prima che potessero anche solo immaginare cosa fosse la vecchiaia.
Maledetti stronzi.
“Vi ammazzerò uno a uno prima dei fottuti estranei.” ringhiò in toni sprezzanti tra sé e sé.
“Sansa!” continuò a correrle dietro.
Le afferrò il braccio. “Fermati, dannazione!”
Impiegò qualche attimo prima di voltarsi. “Perché continui a farti del male?”
“Farmi del male?”
“Continui a starmi vicino.”
Si passò una mano sul volto. “Hai davvero bisogno di una risposta?”
“Sì.” l'espressione tremendamente seria.
“Prima del torneo in onore del primo cavaliere...” fece un cenno come per rimandare a un evento che avrebbe dovuto esserle più che noto.
Sansa sembrò confusa. “Che... Che cosa vorresti-”
“La notte in cui ti scortai nelle tue stanze, ti dissi che un mastino sarebbe morto per te.”
“Lo ricordo.”
“Non l'ho mai pensata diversamente, nemmeno quando ho lasciato Approdo del Re, nemmeno quando non sapevo se eri ancora viva. E non potrei pensarla diversamente ora.” la fissò senza lasciarle il braccio.
“Io non posso proteggerti.”
“Non voglio la tua maledetta protezione, Sansa!”
“Che cosa vuoi allora?” cominciava a perdere la pazienza.
“Solo stare con te.” disse in un soffio.
Spesso nella sua vita il tempo si era fermato. Sempre in attimi di dolore.
Avevano varcato un limite che avrebbe dovuto rimanere lontano. Non doveva succedere.
“Non doveva andare così.” fece scivolare il braccio dalla sua presa prima di rialzare lo sguardo e di piantarlo nel suo.
Non avrebbe retto a lungo con quegli occhi nei suoi. Non riusciva a sopportarli, quegli occhi gli bucavano il cuore.
Aveva sempre pensavo che il suo volto le facesse ancora paura, che nel profondo della sua essenza l'uccelletto tremasse alla vista dell'orrore inciso su di lui.
Invece se ne stava lì, senza paura a scrutargli l'anima.
“E invece è andata così, uccelletto.” ringhiò incurvando la schiena per fissarla da una distanza minore. “È andata così e non possiamo farci niente.”
Grande Inverno non era mai stata viva come la Fortezza Rossa. L'inverno era arrivato e le voci animate e limpide della gente si affievolivano sempre di più. Gli sguardi rimanevano. Rimanevano anche al calar della notte, anche quando avrebbero dovuto lasciare gli altri alla loro intimità.
Sansa aveva smesso di curarsi di quel che gli altri dicevano già da tempo. Conosceva le voci che correvano sul suo conto: Sansa Lannister, Sansa Bolton, Sansa Snow per i più maliziosi.
E ora si ritrovava lì, sotto gli occhi di coloro che avrebbero riso nel raccontarsi l'un l'altro delle notti agitate di Sansa Clegane, della nuova cagna del Mastino.
Avrebbe voluto ribattere, avrebbe dovuto farlo.
Non sapeva maneggiare la spada, non sapeva indossare un'armatura, sapeva solo parlare. Le parole erano l'unica arma che aveva e ora non riusciva ad aprir bocca.
Perché lui era lì e aveva combattuto con le parole meglio di quanto lei avrebbe potuto fare.
Le posò una mano sulla spalla per portarla sino alla nuca.
“Non ti lascerò mai, ficcatelo in quella testa.” disse chiaro e deciso senza moderare il tono della voce e senza cercare di passare inosservato.
A Sandor non importava niente di nessuno.
Ancora una volta, era lei la debole.
Se ne andò lasciando la penombra dei corridoi.

Non voleva rientrare nelle sue stanze. La notte era ormai calata e la sua mente era ancora troppo viva.
Passeggiò.
Camminò a lungo nei cortili bui della fortezza.
I passi ritmavano i suoi pensieri, aiutavano le immagini a schiarirsi a diventare più nitide.
Non voleva che il suo cuore annebbiasse la mente.
Le ore passavano e i piedi cominciavano a dolere mentre i muscoli a tremare.
Era ora di rientrare.
Era ora di salvare Sandor Clegane.
Giunse nelle sue stanze con passo rapido. All'indomani avrebbe allontanato il Mastino da Grande Inverno, gli avrebbe assicurato una vita agiata e-
Lo trovò lì, avvolto dal sonno più profondo tra le pellicce e le coperte del suo letto. L'aveva aspettata.
Le avrebbe voluto dire qualcosa, magari. Forse qualcosa di troppo pericoloso per entrambi.
Non importava.
Era lì, calmo e sereno nel letto dell'uccelletto che aveva sempre protetto.
Nessuno le avrebbe mai potuto credere se avesse detto che anche Sandor Clegane era capace di dormire come un bambino.
Sorrise senza rendersene conto.
Si chinò per lasciargli un bacio sul volto deturpato, un bacio così pieno di tenerezza che ne rimase sorpresa per prima.
“Uccelletto...” lo sentì sbiascicare mentre apriva piano gli occhi scurissimi. “Vieni a dormire.”
“Pensavo che volessi parlare.” gli disse posandogli una carezza.
“Abbiamo una vita per parlare.”
Si addormentò con lui, nel calore della protezione che due incoscienti riuscivano a donarsi l'un l'altra.


Chiedo perdono per l'immenso ritardo! Tra le vacanze e le imprecazioni per la sessione autunnale qui non si vive un attimo tranquilli. Risponderò subito alle recensioni e chiedo scusa a tutti coloro che hanno ricevuto risposte frettolose o che non le hanno ricevute. In ogni caso vi ringrazio, davvero, continuate a strapparmi sorrisi infiniti!
Intanto la stagione va avanti e OMMIODDIOCOMESIRESPIRA.
Vi amo tutt*, provvederò a ringraziarvi singolarmente nel prossimo capitolo!
Un abbraccione <3
Malessere

  
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