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Autore: Nephrite ekips    16/08/2017    0 recensioni
Fin da bambina ero una grande fan di questa coppia, e siccome nel contesto originale non hanno avuto il loro lieto fine ho voluto scriverlo per loro.
Premetto che non sono una scrittrice professionista, è la mia prima storia, dunque non mi insultate perché potrei piangere tantissimo. (xD ovviamente sono ironica)
Spero gradiate la mia storia e spero di non aver fatto troppi errori grammaticali. (E' stata scritta in tarda notte quando le persone normali dormono).
Ci terrei comunque a sapere tramite recensioni o messaggi se quantomeno la storia sia interessante o se vi stia coinvolgendo. Grazie mille e buona lettura.
Un ringraziamento particolare va a Medea Astra che mi ha sempre incoraggiata a scrivere, e che sempre mi ha sostenuta per ogni cosa, questa storia è dedicata a te.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naru/Nina, Shitennou/Generali
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
Capitoli:
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Fu davvero difficile tornare a casa dopo quei giorni meravigliosi.
 
Anche perché negli ultimi luoghi in cui eravamo stati, dominava il mare e il caldo tropicale, mentre a Tokio ci attendeva il freddo gelido di dicembre.
 
 
Non risedemmo nel castello di Nevius, preferimmo un appartamento in città, per permettermi di continuare con la specialistica all'università ma soprattutto per consentire a mia madre di poterci far visita.
Il nostro appartamento era a dir poco meraviglioso, quando entrammo in casa, lo trovammo già perfettamente arredato, c'erano perfino le nostre foto già sistemate.
 Disfacemmo insieme i bagagli e ci sedemmo sul divano abbracciandoci, Nevius si voltò sorridente verso di me. «C'è un regalo per te.»
 
Mi consegnò un pacco largo e lungo.
Lo scartai in fretta e curiosa. Al suo interno vi era un poster incorniciato, ritraeva noi due colorati rigorosamente a tempera, ci ritraeva durante il nostro matrimonio sotto quel bellissimo arco fiorito, io ero seduta sul verde prato col viso rivolto leggermente verso di lui, mentre Nevius era in piedi accanto a me con una mano in tasca, anch'egli aveva il viso leggermente rivolto verso di me, sorridevamo felici.
 
 
«L'ho fatto fare per te, a Venezia.»
Lo abbracciai emozionata e durante il nostro abbraccio mi brontolò lo stomaco, avevo davvero molta fame.
 
Nevius scoppiò a ridere, lo guardai di sottecchi.
 
 
«Non c'è nulla da ridere». Dissi fingendomi offesa, «ho fame.»
 
 
Mi precipitai verso il frigo e tirai fuori delle uova, una fetta di provola, un po' di bacon una fetta di salame, il pane, la maionese e iniziai a cucinarmi qualcosa, Nevius mi guardava attonito e sorpreso.
 
 
«Ehm Nina, non è un po' troppa roba?»
 
 
Si avvicinò cauto a me. «Da quando sei così vorace?»
 
 
Lo guardai gustandomi il mio panino. «Stress da viaggio e da matrimonio. Ci sta!»
 
Sorrise. «Potresti meditare, io di solito faccio così quando sono stressato.»
 
Congiunse il pollice e l'indice di entrambe le mani e si mise in posizione.
 
 
«Ommmmmm, la cura dello spirito e dell'anima, cosa c'è di meglio?»
 
 
«Lo farò dopo mangiato.»
 
 
Rise fragorosamente e mi passò una mano tra i capelli. «Ha telefonato Bunny, fra qualche minuto dovrebbe essere qui.»
 
 
 
«Perfetto! Non vedo l'ora.»
 
Quasi profeticamente suonarono alla porta, mi diressi dunque ad aprirla mentre Nevius salì al piano superiore.
 
Dall'altra parte la mia sorridente amica e il suo enorme pancione.
 
 
«Oddio Bunny è... è meraviglioso!» Iniziai a piangere come una sciocca, né io né Bunny capimmo il perché di quella reazione.
 
 
«Hey calma! Va tutto bene.»
 
 
 
«Si assolutamente, non vedo l'ora di vederla!»
 
 
«Beh allora che mi racconti? Com'è tornare dopo tre mesi di luna di miele in giro per il mondo.»
 
Disse curiosa e allegra mentre accarezzava il suo pancione.
 
«Un vero strazio, ricomincia ufficialmente la routine di sempre, devo organizzarmi per l'università, Nevius dovrà tornare attivamente nelle missioni, e inoltre sono nervosa e stressata, l'unica cosa che mi consola e il cibo. Ho mangiato un panino buonissimo.»
Bunny mi osservava stranita, corrucciò leggermente la fronte. «E da quanto va avanti questo stress.. questa fame...» chiese vaga.
 
 
«Mah ti dirò saranno due, tre settimane, forse di più ... non lo so.»
 
 
La sua espressione divenne sempre più sospettosa, tuttavia non riuscivo a comprenderla.
 
 
«Oltre allo stress hai considerato altre cause?»
 
 
«Avrei dovuto?»
 
 
«Nervosismo, fame e sbalzi d'umore improvvisi non ti hanno fatto pensare a nient'altro?»
 
«No.»       
 
«Capisco.» la sua espressione era dubbiosa e poco convinta, tuttavia balzò come suo solito da un argomento all’altro, ed io mi sentivo sempre più confusa.
 
Fortunatamente dopo qualche ora prese e andò via.
 
 
Tirai un profondo respiro di sollievo e fui raggiunta di nuovo da Nevius.
 
Mi recai verso la cucina per sgranocchiare qualcos'altro ma notai che i mobili erano totalmente vuoti, Nevius mi osservava divertito.
 
 
«Hai svuotato tutto amore mio.»
 
 
Sbuffai innervosita. «Mi faresti compagnia? Vado a comprare qualcosa da mangiare.»
 
 
Sorrise premurosamente, e ci recammo all'auto.
 
Eravamo in uno di quei grandi centri commerciali che vendono anche utensili per la casa.
Nevius trascinava il carrello confuso, fissava tutti gli scaffali attentamente, mi ricordava quei bambini che accompagnavano le mamme per la prima volta e tutto ciò che passava davanti ai loro occhi, diventava una bellissima scoperta, mi faceva sorridere il modo in cui con curiosità scrutava ogni cosa, lo rendeva così tenero.
 
 
«Tutto bene Neph?»
 
 
«Sì, non avevo mai visto un centro commerciale.» Disse sereno.
 
 
«Davvero? Avevi del cibo in casa tua, come te lo procuravi?»
 
 
Sorrise e mi guardò come se avessi fatto la domanda più retorica del mondo.
 
 
«Amore, ero un generale che serviva le forze oscure, secondo te andavo a fare la spesa? Usavo i poteri, e tra l'altro ho iniziato a materializzare del cibo quando tu hai iniziato a frequentare casa mia, non sono uno che ha bisogno di mangiare.»
 
 
«Hai ragione.» Dissi sorridente.
 
 
Il resto del pomeriggio lo passammo a riempire il carrello, portammo a casa migliaia di cose sia da mangiare sia d'arredamento.
Ero felice di vedere quanto Nevius diventasse sempre più umano, osservava tutto con curiosità e interesse, questo lato di lui era così dolce, mi faceva felice il fatto che si stesse sforzando di fare delle piccole cose che però per me erano essenziali e importanti, era davvero cambiato.
Tornammo a casa verso le otto, decisi che doveva pur iniziare in qualche modo la nostra vita matrimoniale.
 
 
 
«Vuoi mangiare qualcosa?»
 
Annuì e prese posto a tavola.
 
 
Iniziai a prendere i vari ingredienti e le padelle, tuttavia non avevo mai cucinato troppo nel corso della mia vita, si era sempre occupata mia madre di farmi trovare qualcosa da mangiare, quindi feci al meglio ciò che potevo.
Preparai una sorta di torta salata ripiena di cose buone e per dare un tocco romantico scrissi "NEPH" con l'aceto balsamico. Lo poggiai soddisfatta sul tavolo e studiai l'espressione di Nevius.
 
 
Sembrava entusiasta e felice del mio lavoro, tuttavia l'espressione variò inevitabilmente quando portò il boccone alla sua bocca.
 
Aveva gli occhi mezzi sbarrati e il suo viso divenne rapidamente pallido, inoltre fermò anche la masticazione.
 
 
«Che c'è? Non ti piace?»
 
Ingoiò pesantemente e bevve subito, poi cercò come possibile di assumere un'espressione soddisfatta. «Buonissimo.»
 
 
Come no, la sua espressione diceva proprio "buonissimo".
 
 
 
«Sai Nevius, ho imparato presto a riconoscere le tue bugie.» Dissi inarcando un sopracciglio e sorridendo come per dire "Beccato!"
 
 
Nevius mise le mani avanti come per difendersi. «Potrei ipnotizzarti alla vecchia maniera, così non te ne ricorderesti.» replicò allegro.
 
 
 
«Simpaticone.» Mi finsi offesa.
 
 
«Ho capito, ti sei già stancata di essere mia moglie e hai cercato subito di uccidermi.» continuò ancora sorridente, mentre mi trascinava per farmi sedere sulle sue gambe.
 
 
«Uffa! Non è così male.» Dissi cercando di giustificarmi.
 
Girò delicatamente il mio viso verso il suo e mi baciò dolcemente, mi tenevo stretta al suo petto mentre delicatamente mi accarezzava i capelli. D'un tratto, il suono fragoroso della porta fece trasalire entrambi, erano rispettivamente: Kaspar, Zachar e Jack.
 
Nevius sorrise sornione. «Ehilà ragazzi , un po' di pasticcio?»
 
Indicando con la mano verso il piatto.
 
Kaspar con un cenno fece capire che non ne aveva voglia, Jack rispose che aveva già mangiato e Zachar si limitava a osservarci senza dire nulla.
 
 
Diedi un leggero schiaffo sulla spalla di Nevius. «Che fai mi prendi in giro?»
 
 
Mi sorrise amabilmente, e poi si rivolse ai tre generali, «Qual buon vento vi porta qui?»
 
 
«Siamo venuti a vedere i nostri neo sposini come se la cavano.» Rispose Jack occupando posto sul divano.
 
 
 
Nevius roteò gli occhi, col solito sorriso sornione sulle labbra, «Nina stava cercando di uccidermi col suo pasticcio.»
«Tranquilla Nina, succede a tutti dopo qualche mese a contatto stretto con Nevius.» Replicò Zachar sorridente.
 
 
La conversazione durò per qualche ora, e per tutta la sua durata notai che Kaspar di tanto in tanto rivolgeva il suo sguardo verso di me, ma non ne capii il perché.
 
Quando i generali andarono via, vidi Nevius sospirare un po’ di sollievo.
 
 
«Ti annoiavi?»
 
Volse il viso verso di me, il suo sguardo era tranquillo e rilassato. «No, però mi piace godermi la vita matrimoniale.»
 
 
 
Misi il muso e mi finsi offesa, «Hai offeso il mio pasticcio.»
 
 
Si strinse a me e posò la sua mano sulla mia spalla, «La cosa più brutta che io abbia mai mangiato.»
 
 
«In effetti, era davvero pessimo.»
 
 
Ci guardammo e iniziammo a ridere come due bambini.
 
 
 
 
«Sono felice Nina, non pensavo che l’avrei mai detto ma sono davvero felice.»
 
 
Mi venne in automatico sorridere ampiamente.
 
Ci accoccolammo ancora di più sul divano mentre il suono della tv ci faceva compagnia.
 
 
 
 
 
Quando mi svegliai, mi ritrovai a letto.
Guardai verso l’orologio che segnava le otto in punto.
Mi accorsi che Nevius non era più accanto a me, dunque decisi di andare alla sua ricerca.
Scesi al piano inferiore, e udii da una stanza lo stereo che intonava: “Hard Rock Halleluja”, aggrottai a fronte e mi avvicinai cauta alla stanza.



Al suo interno vi trovai una vera e propria palestra, vi erano tutti i tipi di attrezzi.




Notai subito Nevius non appena entrai.
 
 
 
E come potevo non notarlo, era coperto solo da degli attilatissimi pantaloncini blu, intento a correre sul tapis roulant, mentre canticchiava il brano.
Di fronte a lui l’ampia finestra che lo illuminava magnificamente, mi appoggiai all’arco della porta con le braccia incrociate, attendendo che si accorgesse di me. E nel frattempo mi presi qualche secondo per osservarlo.






Come sempre era bellissimo, il suo fisico scultorio si muoveva sempre in modo leggiadro ed elegante, la pelle leggermente abbronzata era ancora più bella ricoperta da quelle goccioline di sudore sparse qua e la sulla schiena, le cicatrici marchiavano il suo corpo come un’antica mappa, ognuna di esse rappresentava un nemico abbattuto, ognuna di quelle cicatrici aveva una storia, e la cosa m’incuriosiva sempre di più.
 
 
 
Mentre ero immersa nei miei pensieri Nevius, si voltò sorridente verso di me, senza mai fermare la sua corsa.






 
 
«Buongiorno amore mio.»
Mi allontanai dall’arcata, avvicinandomi piano, piano a lui, sempre con la fronte corrugata e le braccia incrociate, fingendomi offesa.






 
«Di solito accogli gli ospiti vestito così?»



 
 
Si diede un’occhiata veloce, poi fece spallucce, «Tesoro, viviamo solo tu ed io qui, e a parte gli Shitennou, nessuno può apparire improvvisamente.»






 
 
 
Restai al gioco e decisi di provocarlo. «Zachar è una donna.»



 
 
Sorrise malizioso, «A Zachar piacerebbe avere un uomo come me.» inarcò il sopracciglio continuando a sorridere, poi riprese.  «Che resti fra noi, Kaspar sarà pure il capo, ma io sono messo molto meglio.»






 
 
Scoppiammo entrambi a ridere, prima che Nevius fermò il tapis roulant, e si diresse verso l’asciugamano. Si diede  una veloce asciugata, e poi spense lo stereo. Infine si avvicinò a me col solito sorriso malizioso.






 
«Ah, amore mio, non immagini quanto stia soffrendo in questo momento.»






«Perché?»






«Vorrei averti.» Disse, mordendosi il labbro. Il mio cuore iniziò a battere furiosamente, e solo nel momento in cui udii quella frase, mi resi conto che la mia pelle bruciava, così come il desiderio che lui fosse mio.



 
 
Mi attirò a se senza mai staccarmi di dosso quel suo sguardo ammaliatore.







Lasciò la presa dalle mie braccia e si voltò per prendere la bottiglietta d’acqua.
Mi avvicinai cauta al lui e posai delicatamente una mano su una delle cicatrici presenti sulla sua bella schiena.
 
 
 
La ripercorsi delicatamente, con la punta del dito. Nevius voltò delicatamente il capo verso di me, ed io alzai lo sguardo verso di lui, senza mai allontanare la mano.






 
«Me la sono fatta in battaglia, quando ero ancora un bravo ragazzo.»






 
«Perché, adesso sei cattivo?»






 
Sorrise seducente, «Ovviamente.»



 
Passai la mano sopra un'altra cicatrice, e puntai di nuovo lo sguardo verso di lui mordendomi il labbro, «E dimmi, “ragazzo cattivo” questa come te la sei fatta.»







Iniziò a ridere di gusto, e poi riprese, «Quella sera ero ubriaco, quando tornai a casa, trovai Zachar furiosa, che come di consueto mi fece una delle sue ramanzine, durante la discussione cercò di tirarmi la bottiglia dalle mani che si frantumò, uno dei pezzi finì proprio li.»






 
 
Lo guardai sorpresa, Zachar mi aveva raccontato delle bevute di Nevius, ma non avevo mai affrontato, prima quest’argomento con lui.






 
 
 
 
«Perché bevevi?»






 
 
Il suo sguardo non smise mai di essere malizioso, si girò verso di me e mi guardò dritto negli occhi.



 
 
 
 
 
«Affogavo i miei dispiaceri da umano nell’alcool.»






 
«Adesso non lo fai più?»
«No. Non sono né umano, né dispiaciuto. E inoltre.»






Si fermava sempre sul più bello, alzò delicatamente la mano per sistemarmi una ciocca di capelli, poi con quella stessa mano accarezzo delicatamente la mia spalla.
 
Lo incitai a riprendere e non si fece attendere.






 
«Sono già ubriaco di te.»






Abbassai lo sguardo, arrossendo, e lui sorrise.



 
 
Con la mano alzò il mio mento e mi costrinse di nuovo a guardarlo nei suoi magnifici occhi.
Adoravo quello sguardo, era così sfacciato e accattivante, non riuscivo mai a resistergli, e mi ricordai come mai ero così follemente innamorata di lui.









«Vuoi vederla la mia cicatrice preferita?»






Annuii incerta, e prima che potessi chiedere spiegazioni prese delicatamente la mia mano e la adagiò dolcemente sul pettorale sinistro.
Riconobbi fin troppo bene quella cicatrice, deglutii cercando di scacciare il ricordo di quella sera, e lui sorrise.






 
«Perché è la tua preferita?»
«Perché è l’unica che mi sono fatto per un motivo importante.»







Mi strinsi forte a lui, cercando di scacciare la sofferenza di quella notte infelice.



 
 
Nevius ricambiò e poi mi schioccò un delicato bacio sulle labbra.



 
 
Bacio che partì delicato ma che divenne sempre più travolgente, sentii le mani di Nevius muoversi rapidamente sul mio corpo, ed anche le mie si agganciarono alla sua schiena.
Mi sollevò delicatamente e mi adagiò sul lettino dei massaggi.
 
Stavamo perdendo il controllo, e stavolta non sembrava volesse fermarsi.



Sentivo il suo respiro fin dentro le mie viscere, mi sentivo confusa e travolta da ciò che stavo provando, le sue mani toccavano ogni centimetro della mia pelle, ed io dalla mia il vantaggio che lui avesse solo quei pantaloncini, sentivo ogni centimetro del suo corpo perfetto sul mio.
Chiusi gli occhi e iniziai a sognare, volevo godermi ogni attimo di ciò che stava accadendo ma.
Fummo interrotti dal suono del telefono.
 
Ci guardammo per qualche secondo, sembravamo entrambi sconnessi e sconvolti. Nevius passò la mano tra i suoi capelli tentando di aggiustarli, lo sentivo ancora ansimare, mentre io mi morsi il labbro tormentandomelo e per un attimo digrignai i denti.
 
Nevius non ci mise troppo a riprendersi, infatti, non esitò a farsi sentire, «Dovresti rispondere, magari è tua madre.»
 
Sbuffai seccata e mi diressi verso il telefono.
«Pronto?»
 
La voce allegra di Zachar non si fece attendere, «Non prendete impegni per il pranzo di Natale, la magione degli Shitennou vi aspetta.»
 
Neanche il tempo di replicare che riattaccò, questo viziaccio di non lasciar rispondere doveva essere una dote naturale dei generali.  
 
 
«Chi era?» Chiese Nevius curioso.
 
 
«Zachar, ci ha invitato alla cena di Natale.»
 
Nevius assunse un’espressione preoccupata, si avvicinò cauto a me, e mi appoggiò le mani sulle spalle, «Ne vedremo delle belle.»
 
 
Lo guardai compassionevole cercando di convincerlo, «Non possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato vero?»
 
 
Lo vidi per un attimo interdetto, faticava a resistermi, tuttavia restò saldo sui suoi passi. «Meglio di no. Vado a farmi la doccia.»
 
E lasciò la stanza.
Mi accasciai scoraggiata sulla sedia e maledissi il cellulare.
Fu davvero difficile tornare a casa dopo quei giorni meravigliosi.
 
Anche perché negli ultimi luoghi in cui eravamo stati, dominava il mare e il caldo tropicale, mentre a Tokio ci attendeva il freddo gelido di dicembre.
 
 
Non risedemmo nel castello di Nevius, preferimmo un appartamento in città, per permettermi di continuare con la specialistica all'università ma soprattutto per consentire a mia madre di poterci far visita.
Il nostro appartamento era a dir poco meraviglioso, quando entrammo in casa, lo trovammo già perfettamente arredato, c'erano perfino le nostre foto già sistemate.
 Disfacemmo insieme i bagagli e ci sedemmo sul divano abbracciandoci, Nevius si voltò sorridente verso di me. «C'è un regalo per te.»
 
Mi consegnò un pacco largo e lungo.
Lo scartai in fretta e curiosa. Al suo interno vi era un poster incorniciato, ritraeva noi due colorati rigorosamente a tempera, ci ritraeva durante il nostro matrimonio sotto quel bellissimo arco fiorito, io ero seduta sul verde prato col viso rivolto leggermente verso di lui, mentre Nevius era in piedi accanto a me con una mano in tasca, anch'egli aveva il viso leggermente rivolto verso di me, sorridevamo felici.
 
 
«L'ho fatto fare per te, a Venezia.»
Lo abbracciai emozionata e durante il nostro abbraccio mi brontolò lo stomaco, avevo davvero molta fame.
 
Nevius scoppiò a ridere, lo guardai di sottecchi.
 
 
«Non c'è nulla da ridere». Dissi fingendomi offesa, «ho fame.»
 
 
Mi precipitai verso il frigo e tirai fuori delle uova, una fetta di provola, un po' di bacon una fetta di salame, il pane, la maionese e iniziai a cucinarmi qualcosa, Nevius mi guardava attonito e sorpreso.
 
 
«Ehm Nina, non è un po' troppa roba?»
 
 
Si avvicinò cauto a me. «Da quando sei così vorace?»
 
 
Lo guardai gustandomi il mio panino. «Stress da viaggio e da matrimonio. Ci sta!»
 
Sorrise. «Potresti meditare, io di solito faccio così quando sono stressato.»
 
Congiunse il pollice e l'indice di entrambe le mani e si mise in posizione.
 
 
«Ommmmmm, la cura dello spirito e dell'anima, cosa c'è di meglio?»
 
 
«Lo farò dopo mangiato.»
 
 
Rise fragorosamente e mi passò una mano tra i capelli. «Ha telefonato Bunny, fra qualche minuto dovrebbe essere qui.»
 
 
 
«Perfetto! Non vedo l'ora.»
 
Quasi profeticamente suonarono alla porta, mi diressi dunque ad aprirla mentre Nevius salì al piano superiore.
 
Dall'altra parte la mia sorridente amica e il suo enorme pancione.
 
 
«Oddio Bunny è... è meraviglioso!» Iniziai a piangere come una sciocca, né io né Bunny capimmo il perché di quella reazione.
 
 
«Hey calma! Va tutto bene.»
 
 
 
«Si assolutamente, non vedo l'ora di vederla!»
 
 
«Beh allora che mi racconti? Com'è tornare dopo tre mesi di luna di miele in giro per il mondo.»
 
Disse curiosa e allegra mentre accarezzava il suo pancione.
 
«Un vero strazio, ricomincia ufficialmente la routine di sempre, devo organizzarmi per l'università, Nevius dovrà tornare attivamente nelle missioni, e inoltre sono nervosa e stressata, l'unica cosa che mi consola e il cibo. Ho mangiato un panino buonissimo.»
Bunny mi osservava stranita, corrucciò leggermente la fronte. «E da quanto va avanti questo stress.. questa fame...» chiese vaga.
 
 
«Mah ti dirò saranno due, tre settimane, forse di più ... non lo so.»
 
 
La sua espressione divenne sempre più sospettosa, tuttavia non riuscivo a comprenderla.
 
 
«Oltre allo stress hai considerato altre cause?»
 
 
«Avrei dovuto?»
 
 
«Nervosismo, fame e sbalzi d'umore improvvisi non ti hanno fatto pensare a nient'altro?»
 
«No.»       
 
«Capisco.» la sua espressione era dubbiosa e poco convinta, tuttavia balzò come suo solito da un argomento all’altro, ed io mi sentivo sempre più confusa.
 
Fortunatamente dopo qualche ora prese e andò via.
 
 
Tirai un profondo respiro di sollievo e fui raggiunta di nuovo da Nevius.
 
Mi recai verso la cucina per sgranocchiare qualcos'altro ma notai che i mobili erano totalmente vuoti, Nevius mi osservava divertito.
 
 
«Hai svuotato tutto amore mio.»
 
 
Sbuffai innervosita. «Mi faresti compagnia? Vado a comprare qualcosa da mangiare.»
 
 
Sorrise premurosamente, e ci recammo all'auto.
 
Eravamo in uno di quei grandi centri commerciali che vendono anche utensili per la casa.
Nevius trascinava il carrello confuso, fissava tutti gli scaffali attentamente, mi ricordava quei bambini che accompagnavano le mamme per la prima volta e tutto ciò che passava davanti ai loro occhi, diventava una bellissima scoperta, mi faceva sorridere il modo in cui con curiosità scrutava ogni cosa, lo rendeva così tenero.
 
 
«Tutto bene Neph?»
 
 
«Sì, non avevo mai visto un centro commerciale.» Disse sereno.
 
 
«Davvero? Avevi del cibo in casa tua, come te lo procuravi?»
 
 
Sorrise e mi guardò come se avessi fatto la domanda più retorica del mondo.
 
 
«Amore, ero un generale che serviva le forze oscure, secondo te andavo a fare la spesa? Usavo i poteri, e tra l'altro ho iniziato a materializzare del cibo quando tu hai iniziato a frequentare casa mia, non sono uno che ha bisogno di mangiare.»
 
 
«Hai ragione.» Dissi sorridente.
 
 
Il resto del pomeriggio lo passammo a riempire il carrello, portammo a casa migliaia di cose sia da mangiare sia d'arredamento.
Ero felice di vedere quanto Nevius diventasse sempre più umano, osservava tutto con curiosità e interesse, questo lato di lui era così dolce, mi faceva felice il fatto che si stesse sforzando di fare delle piccole cose che però per me erano essenziali e importanti, era davvero cambiato.
Tornammo a casa verso le otto, decisi che doveva pur iniziare in qualche modo la nostra vita matrimoniale.
 
 
 
«Vuoi mangiare qualcosa?»
 
Annuì e prese posto a tavola.
 
 
Iniziai a prendere i vari ingredienti e le padelle, tuttavia non avevo mai cucinato troppo nel corso della mia vita, si era sempre occupata mia madre di farmi trovare qualcosa da mangiare, quindi feci al meglio ciò che potevo.
Preparai una sorta di torta salata ripiena di cose buone e per dare un tocco romantico scrissi "NEPH" con l'aceto balsamico. Lo poggiai soddisfatta sul tavolo e studiai l'espressione di Nevius.
 
 
Sembrava entusiasta e felice del mio lavoro, tuttavia l'espressione variò inevitabilmente quando portò il boccone alla sua bocca.
 
Aveva gli occhi mezzi sbarrati e il suo viso divenne rapidamente pallido, inoltre fermò anche la masticazione.
 
 
«Che c'è? Non ti piace?»
 
Ingoiò pesantemente e bevve subito, poi cercò come possibile di assumere un'espressione soddisfatta. «Buonissimo.»
 
 
Come no, la sua espressione diceva proprio "buonissimo".
 
 
 
«Sai Nevius, ho imparato presto a riconoscere le tue bugie.» Dissi inarcando un sopracciglio e sorridendo come per dire "Beccato!"
 
 
Nevius mise le mani avanti come per difendersi. «Potrei ipnotizzarti alla vecchia maniera, così non te ne ricorderesti.» replicò allegro.
 
 
 
«Simpaticone.» Mi finsi offesa.
 
 
«Ho capito, ti sei già stancata di essere mia moglie e hai cercato subito di uccidermi.» continuò ancora sorridente, mentre mi trascinava per farmi sedere sulle sue gambe.
 
 
«Uffa! Non è così male.» Dissi cercando di giustificarmi.
 
Girò delicatamente il mio viso verso il suo e mi baciò dolcemente, mi tenevo stretta al suo petto mentre delicatamente mi accarezzava i capelli. D'un tratto, il suono fragoroso della porta fece trasalire entrambi, erano rispettivamente: Kaspar, Zachar e Jack.
 
Nevius sorrise sornione. «Ehilà ragazzi , un po' di pasticcio?»
 
Indicando con la mano verso il piatto.
 
Kaspar con un cenno fece capire che non ne aveva voglia, Jack rispose che aveva già mangiato e Zachar si limitava a osservarci senza dire nulla.
 
 
Diedi un leggero schiaffo sulla spalla di Nevius. «Che fai mi prendi in giro?»
 
 
Mi sorrise amabilmente, e poi si rivolse ai tre generali, «Qual buon vento vi porta qui?»
 
 
«Siamo venuti a vedere i nostri neo sposini come se la cavano.» Rispose Jack occupando posto sul divano.
 
 
 
Nevius roteò gli occhi, col solito sorriso sornione sulle labbra, «Nina stava cercando di uccidermi col suo pasticcio.»
«Tranquilla Nina, succede a tutti dopo qualche mese a contatto stretto con Nevius.» Replicò Zachar sorridente.
 
 
La conversazione durò per qualche ora, e per tutta la sua durata notai che Kaspar di tanto in tanto rivolgeva il suo sguardo verso di me, ma non ne capii il perché.
 
Quando i generali andarono via, vidi Nevius sospirare un po’ di sollievo.
 
 
«Ti annoiavi?»
 
Volse il viso verso di me, il suo sguardo era tranquillo e rilassato. «No, però mi piace godermi la vita matrimoniale.»
 
 
 
Misi il muso e mi finsi offesa, «Hai offeso il mio pasticcio.»
 
 
Si strinse a me e posò la sua mano sulla mia spalla, «La cosa più brutta che io abbia mai mangiato.»
 
 
«In effetti, era davvero pessimo.»
 
 
Ci guardammo e iniziammo a ridere come due bambini.
 
 
 
 
«Sono felice Nina, non pensavo che l’avrei mai detto ma sono davvero felice.»
 
 
Mi venne in automatico sorridere ampiamente.
 
Ci accoccolammo ancora di più sul divano mentre il suono della tv ci faceva compagnia.
 
 
 
 
 
Quando mi svegliai, mi ritrovai a letto.
Guardai verso l’orologio che segnava le otto in punto.
Mi accorsi che Nevius non era più accanto a me, dunque decisi di andare alla sua ricerca.
Scesi al piano inferiore, e udii da una stanza lo stereo che intonava: “Hard Rock Halleluja”, aggrottai a fronte e mi avvicinai cauta alla stanza.



Al suo interno vi trovai una vera e propria palestra, vi erano tutti i tipi di attrezzi.




Notai subito Nevius non appena entrai.
 
 
 
E come potevo non notarlo, era coperto solo da degli attilatissimi pantaloncini blu, intento a correre sul tapis roulant, mentre canticchiava il brano.
Di fronte a lui l’ampia finestra che lo illuminava magnificamente, mi appoggiai all’arco della porta con le braccia incrociate, attendendo che si accorgesse di me. E nel frattempo mi presi qualche secondo per osservarlo.






Come sempre era bellissimo, il suo fisico scultorio si muoveva sempre in modo leggiadro ed elegante, la pelle leggermente abbronzata era ancora più bella ricoperta da quelle goccioline di sudore sparse qua e la sulla schiena, le cicatrici marchiavano il suo corpo come un’antica mappa, ognuna di esse rappresentava un nemico abbattuto, ognuna di quelle cicatrici aveva una storia, e la cosa m’incuriosiva sempre di più.
 
 
 
Mentre ero immersa nei miei pensieri Nevius, si voltò sorridente verso di me, senza mai fermare la sua corsa.






 
 
«Buongiorno amore mio.»
Mi allontanai dall’arcata, avvicinandomi piano, piano a lui, sempre con la fronte corrugata e le braccia incrociate, fingendomi offesa.






 
«Di solito accogli gli ospiti vestito così?»



 
 
Si diede un’occhiata veloce, poi fece spallucce, «Tesoro, viviamo solo tu ed io qui, e a parte gli Shitennou, nessuno può apparire improvvisamente.»






 
 
 
Restai al gioco e decisi di provocarlo. «Zachar è una donna.»



 
 
Sorrise malizioso, «A Zachar piacerebbe avere un uomo come me.» inarcò il sopracciglio continuando a sorridere, poi riprese.  «Che resti fra noi, Kaspar sarà pure il capo, ma io sono messo molto meglio.»






 
 
Scoppiammo entrambi a ridere, prima che Nevius fermò il tapis roulant, e si diresse verso l’asciugamano. Si diede  una veloce asciugata, e poi spense lo stereo. Infine si avvicinò a me col solito sorriso malizioso.






 
«Ah, amore mio, non immagini quanto stia soffrendo in questo momento.»






«Perché?»






«Vorrei averti.» Disse, mordendosi il labbro. Il mio cuore iniziò a battere furiosamente, e solo nel momento in cui udii quella frase, mi resi conto che la mia pelle bruciava, così come il desiderio che lui fosse mio.



 
 
Mi attirò a se senza mai staccarmi di dosso quel suo sguardo ammaliatore.







Lasciò la presa dalle mie braccia e si voltò per prendere la bottiglietta d’acqua.
Mi avvicinai cauta al lui e posai delicatamente una mano su una delle cicatrici presenti sulla sua bella schiena.
 
 
 
La ripercorsi delicatamente, con la punta del dito. Nevius voltò delicatamente il capo verso di me, ed io alzai lo sguardo verso di lui, senza mai allontanare la mano.






 
«Me la sono fatta in battaglia, quando ero ancora un bravo ragazzo.»






 
«Perché, adesso sei cattivo?»






 
Sorrise seducente, «Ovviamente.»



 
Passai la mano sopra un'altra cicatrice, e puntai di nuovo lo sguardo verso di lui mordendomi il labbro, «E dimmi, “ragazzo cattivo” questa come te la sei fatta.»







Iniziò a ridere di gusto, e poi riprese, «Quella sera ero ubriaco, quando tornai a casa, trovai Zachar furiosa, che come di consueto mi fece una delle sue ramanzine, durante la discussione cercò di tirarmi la bottiglia dalle mani che si frantumò, uno dei pezzi finì proprio li.»






 
 
Lo guardai sorpresa, Zachar mi aveva raccontato delle bevute di Nevius, ma non avevo mai affrontato, prima quest’argomento con lui.






 
 
 
 
«Perché bevevi?»






 
 
Il suo sguardo non smise mai di essere malizioso, si girò verso di me e mi guardò dritto negli occhi.



 
 
 
 
 
«Affogavo i miei dispiaceri da umano nell’alcool.»






 
«Adesso non lo fai più?»
«No. Non sono né umano, né dispiaciuto. E inoltre.»






Si fermava sempre sul più bello, alzò delicatamente la mano per sistemarmi una ciocca di capelli, poi con quella stessa mano accarezzo delicatamente la mia spalla.
 
Lo incitai a riprendere e non si fece attendere.






 
«Sono già ubriaco di te.»






Abbassai lo sguardo, arrossendo, e lui sorrise.



 
 
Con la mano alzò il mio mento e mi costrinse di nuovo a guardarlo nei suoi magnifici occhi.
Adoravo quello sguardo, era così sfacciato e accattivante, non riuscivo mai a resistergli, e mi ricordai come mai ero così follemente innamorata di lui.









«Vuoi vederla la mia cicatrice preferita?»






Annuii incerta, e prima che potessi chiedere spiegazioni prese delicatamente la mia mano e la adagiò dolcemente sul pettorale sinistro.
Riconobbi fin troppo bene quella cicatrice, deglutii cercando di scacciare il ricordo di quella sera, e lui sorrise.






 
«Perché è la tua preferita?»
«Perché è l’unica che mi sono fatto per un motivo importante.»







Mi strinsi forte a lui, cercando di scacciare la sofferenza di quella notte infelice.



 
 
Nevius ricambiò e poi mi schioccò un delicato bacio sulle labbra.



 
 
Bacio che partì delicato ma che divenne sempre più travolgente, sentii le mani di Nevius muoversi rapidamente sul mio corpo, ed anche le mie si agganciarono alla sua schiena.
Mi sollevò delicatamente e mi adagiò sul lettino dei massaggi.
 
Stavamo perdendo il controllo, e stavolta non sembrava volesse fermarsi.



Sentivo il suo respiro fin dentro le mie viscere, mi sentivo confusa e travolta da ciò che stavo provando, le sue mani toccavano ogni centimetro della mia pelle, ed io dalla mia il vantaggio che lui avesse solo quei pantaloncini, sentivo ogni centimetro del suo corpo perfetto sul mio.
Chiusi gli occhi e iniziai a sognare, volevo godermi ogni attimo di ciò che stava accadendo ma.
Fummo interrotti dal suono del telefono.
 
Ci guardammo per qualche secondo, sembravamo entrambi sconnessi e sconvolti. Nevius passò la mano tra i suoi capelli tentando di aggiustarli, lo sentivo ancora ansimare, mentre io mi morsi il labbro tormentandomelo e per un attimo digrignai i denti.
 
Nevius non ci mise troppo a riprendersi, infatti, non esitò a farsi sentire, «Dovresti rispondere, magari è tua madre.»
 
Sbuffai seccata e mi diressi verso il telefono.
«Pronto?»
 
La voce allegra di Zachar non si fece attendere, «Non prendete impegni per il pranzo di Natale, la magione degli Shitennou vi aspetta.»
 
Neanche il tempo di replicare che riattaccò, questo viziaccio di non lasciar rispondere doveva essere una dote naturale dei generali.  
 
 
«Chi era?» Chiese Nevius curioso.
 
 
«Zachar, ci ha invitato alla cena di Natale.»
 
Nevius assunse un’espressione preoccupata, si avvicinò cauto a me, e mi appoggiò le mani sulle spalle, «Ne vedremo delle belle.»
 
 
Lo guardai compassionevole cercando di convincerlo, «Non possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato vero?»
 
 
Lo vidi per un attimo interdetto, faticava a resistermi, tuttavia restò saldo sui suoi passi. «Meglio di no. Vado a farmi la doccia.»
 
E lasciò la stanza. Mi accasciai scoraggiata sulla sedia e maledissi il cellulare.
   
 
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