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Autore: MaryFangirl    16/08/2017    2 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mentre guardava il posto accanto a sé, tamburellava con le dita sul banco, la gamba destra che fremeva su e giù. Ranma era preoccupato. Era entrato in classe dopo il suono della campanella e si era seduto, aspettando impazientemente che la fidanzata si facesse viva, ma non accadde. Non gli aveva parlato né gli aveva lasciato un appunto dicendogli dove era diretta prima che se ne andasse e non aveva idea di dove fosse o se stesse bene. Voleva disperatamente uscire per cercarla, per assicurarsi che fosse al sicuro. Ma aveva promesso a sua madre che avrebbe frequentato le lezioni e almeno fare un tentativo di imparare qualcosa. Non era contenta di tutte le sue assenze ed era preoccupata che non si sarebbe diplomato se non avesse cominciato ad applicarsi. Ora era bloccato lì, a domandarsi cosa fosse successo ad Akane. Per quanto odiasse l'idea di Akane con l'influenza, sperava che il problema fosse solo quello. Con la fortuna che avevano, avrebbe potyto essere rapita dagli alieni. La sua preoccupazione era diventata reale soltanto quando notò che anche Ukyo era scomparsa dopo pranzo. Sperò che la cuoca di okonomiyaki non avesse sfidato Akane. Akane era in grado di badare a se stessa, ma in un combattimento con Ukyo si sarebbe trovata nei guai. In termini di abilità, era sicuro che il loro livello fosse alla pari, con vantaggio di Akane se fosse riuscita ad allontanare la spatola gigante dall'altra ragazza. Il problema era che la sua fidanzata non avrebbe fatto del proprio meglio contro Ukyo e lui temeva che quest'ultima avrebbe fatto troppo sul serio. Serrò le mani al pensiero.
-Meglio che non lo faccia- pensò cupamente.
Se qualcosa, e intendeva QUALSIASI COSA fosse successa ad Akane, si sarebbe assicurato di farlo rimpiangere a Ukyo. Nessuno poteva fare del male ad Akane, amico o no. Ranma si riscosse da quei pensieri, sorpreso per la propria veemenza. Anche se non era esattamente in rapporti amichevoli con Ukyo, erano comunque ancora amici e non poteva credere che la sua mente fosse divagata a quel punto. Specialmente visto che non aveva prova che le due fossero insieme, tantomeno a combattere.
-Sarà un pomeriggio molto lungo- pensò mentre si stravaccò sulla sedia.

 

Seduta su una piccola coperta stesa sull'erba, Nabiki Tendo fissava di fronte a sé, le parole della sorella le rimbombavano in mente.
'La mamma sarebbe delusa di te'.
Si era agitata e rigirata pensando a quelle parole tutta la notte, mentre il confronto con la sorella più giovane si replicava nella sua testa. Le sarebbe piaciuto dire che non aveva voluto fare del male alla sorella, ma sarebbe stata una bugia. La sera precedente era entrata in camera di Akane con l'esplicito proposito di ferirla e lo sapeva. Aveva anche provato una sorta di perverso compiacimento nel vedere la sua angoscia, mentre la spingeva volontariamente a reagire. Fece una smorfia al pensiero. Da quando aveva superato il limite in cui godeva davvero del dolore della sorella?
Non aveva mai pensato di poterla vedere crollare così. Nonostante quello che molti pensavano, sua sorella era controllata nelle sue azioni, specialmente quando si trattava della sua famiglia. Nabiki lo sapeva meglio di altri, avendo provocato Akane più di quanto avrebbe potuto fare con chiunque altro. Rimase su quella solitaria toppa di erba, rivivendo le sue azioni degli ultimi anni, e non fu contenta di ciò che scoprì. Quando era in fase di esecuzione dei propri piccoli complotti, non erano parsi così brutti. Ma quando riguardava ad essi nel complesso, si rese conto che non erano stati così innocui come aveva pensato. Sapeva di essere un sacco di cose: materialista? Certo, a chi non piacevano le belle cose? Opportunista? Naturalmente, era sveglia nel trarre più che poteva da una situazione. Manipolatrice? Assolutamente. Ma nulla di tutto ciò significava che non amasse la sua famiglia. Anzi, era vero il contrario; amava molto la sua famiglia. Nonostante le sue azioni, loro l'accettavano. La supportavano quando la vita si faceva difficile. Erano pronti a ridere insieme a lei quando il periodo era buono. Festeggiavano i suoi traguardi. Avevano i loro difetti, ma ci sarebbero sempre stati per lei. Era stata sua madre ad insegnarglielo. Quindi sì, coglieva il vantaggio di quella consapevolezza e si comportava esattamente come voleva, incurante di chi feriva. Specialmente se si trattava di Akane, perché certamente non aveva paura di sua sorella. Nabiki sapeva che alcune persone consideravano sua sorella violenta ma non era davvero il suo caso. Aveva un temperamento fiero, ma dopo essere esplosa contro qualcuno, il colpevole veniva quasi immediatamente perdonato e i suoi peccati dimenticati. Akane non avrebbe mai colpito qualcuno che non era un artista marziale e certamente non avrebbe colpito una delle sue sorelle, a prescindere da cosa loro le facessero. Nabiki sapeva tutto questo – visto che probabilmente conosceva la sorellina meglio di chiunque altro – e continuava a comportarsi come le pareva visto che non c'erano reali conseguenze delle sue azioni. Ma era andata troppo oltre. Ora riusciva a capirlo. Avrebbe dovuto dirigersi dalla sorella per spiegarle tutto, non importava quando sarebbe stato doloroso. Alzandosi, Nabiki piegò con attenzione la coperta e camminò in avanti. Con la mano toccò la lapide in marmo nero e si abbassò per sistemare i fiori che aveva portato quel giorno.
Sussurrò, "Ciao, mamma. Mi manchi".

 

FINALMENTE la scuola era finita! Aveva osservato quel dannato orologio fin dalla fine del pranzo e stava quasi per strapparsi i capelli. L'ultimo minuto sembrò durare ore, e a un certo punto poté giurare di aver visto le lancette andare al contrario! Era esasperante. Ma quando la campanella suonò, Ranma si mosse così rapidamente verso la finestra – quasi dimenticandosi lo zaino – che sembrava fosse entrato un gatto nella stanza. Era sicuro che non c'era nulla di cui preoccuparsi ma non era disposto ad accettare il rischio che qualcosa accadesse ad Akane. Correndo lungo la strada, ripercorse di nuovo la lista di tutte le possibili catastrofi in cui la sua fidanzata poteva essere finita.
Magari si era semplicemente sentita poco bene ed era andata a casa. Forse Ukyo l'aveva sfidata ed era stesa da qualche parte, ferita. Poteva essere stata rapita. Di nuovo. Ancora non aveva escluso la possibilità di un rapimento alieno.
E no, non pensava di esagerare. Con tutte le cose strane che erano capitate loro, gli alieni sembravano logici...
"ARGH!!" gridò Ranma con una nota più alta di quanto non avrebbe fatto un minuto prima. Non stava osservando dove andava e venne investito dal mestolo di acqua fredda della vecchia signora.
-Qual è il suo problema? Sta qui tutto il giorno ad aspettare che io passi? Si diverte a osservare la mia trasformazione e poi fa l'innocente, come se non assalisse regolarmente la gente con l'acqua? È così infida! Silenziosa come un ninja...ecco! Tutti quegli attacchi a sorpresa, la mira perfetta e il silenzio quando si muove. Deve avere avuto un addestramento ninjutsu* quando era giovane. Spiegherebbe tutto!-
Ranma fu tirato fuori da pensieri più approfonditi quando i cancelli della casa dei Tendo apparvero alla sua vista. Accelerando, corse in casa, fermandosi a malapena per togliersi le scarpe e dirigendosi subito in cucina, sapendo che sua madre o Kasumi dovevano essere lì.
"Ehi, mamma. Akane è qui?"
"No, non è ancora tornata da scuola. Non è con te?"
"Uhm. No, dev'essermi sfuggita quando è uscita dalla classe" mentì, non volendo mettere la ragazza nei guai. "Io...uhm...torno tra poco"
Ranma corse di sopra e cercò nella stanza di Akane, in caso fosse tornata a casa e si fosse addormentata prima che sua madre se ne accorgesse. Quando vide che la stanza era vuota, corse fuori, intenzionato a raggiungere l'Ucchan, visto che non aveva altre idee su dove potesse essere andata. Parte di sé sperava che le sue due fidanzate non avessero iniziato un combattimento e un'altra parte sperava che l'avessero fatto. Se non era con Ukyo, non aveva idea di dove cercare! Sentendosi leggermente frenetico, corse fuori dai cancelli e sospirò di sollievo quando vide Akane camminare verso casa, un sorriso sul volto. Non disturbandosi di rallentare, le corse incontro, fermandosi a pochi centimetri da lei, facendola strillare e barcollare appena all'indietro.
"Ranma!" squittì Akane, sorpresa per la sua apparenza improvvisa. Il ragazzo col codino l'attirò a sé per un breve ma piuttosto intenso abbraccio prima di allontanarsi, prenderle le mani e guardarle le nocche. Le studiò alla ricerca di segni di un combattimento prima di voltare le mani verso i palmo per vedere se ci fosse qualche danno. Non trovando niente, corse con gli occhi lungo il suo corpo, cercando lacerazioni o altre compromissioni dei suoi abiti. Con le sopracciglia aggrottate, posò una mano sulla sua fronte e un'altra sulla propria, per vedere se avesse la febbre. Incapace di capire la differenza di temperatura, spostò le mani in modo da prenderle il viso e la guardò negli occhi alla ricerca di un qualsiasi segno di trauma. Akane stava tornando a casa quando Ranma sbucò dal nulla e iniziò a comportarsi in modo così strano! Prima l'abbraccio, che era stato bello ma così breve che non era riuscita pienamente a goderselo. Poi le aveva afferrato le mani – e non in maniera romantica! - prima di mettersi a esaminarle. Dopo, aveva premuto una mano sulla sua fronte per controllare la temperatura. E alla fine, l'aveva fissata negli occhi. Le aveva carezzato il viso guardandola dritto negli occhi. Anche se non c'era nulla di romantico nelle sue azioni, lei avvertì il proprio viso arrossarsi, combattuta tra la frustrazione e la preoccupazione. 
Perché Ranma era sempre nella sua forma femminile quando la toccava?
"Ranma?" chiese preoccupata, "Ti senti bene?"
La domanda sembrò scuotere Ranma dai suoi paraocchi. Realizzando che Akane stava effettivamente bene, avvertì il sollievo scorrergli dentro, rapidamente seguito dalla rabbia. Non poteva credere che lo avesse fatto preoccupare così tanto!
"Ma che diamine, Akane!" l'afferrò per le spalle e la scosse leggermente. "Non puoi sparire così! Non eri a casa e non mi hai detto dove andavi!"
Lei reagì alla sua rabbia improvvisa. Le si rizzarono i peli e si mise sulla difensiva, indignandosi quando pensò che lui stava di nuovo cercando di dirle cosa fare.
"Pensavo che l'avessimo già superata! Non hai il permesso di dirmi..."
"Non è questo! È diverso! Non ti sto dicendo che non puoi andare a fare qualsiasi cosa tu stia facendo! Non sto tentando di fermarti. Ti sto dicendo che devi dire a me o a qualcun altro dove sei!"
Lei lo guardò in faccia e notò quando fosse agitato, e allora ci arrivò; era preoccupato per lei.
"Va bene! La prossima volta ti farò sapere se deciderò di marinare la scuola!" concese, con voce più alta di quanto volesse. Forse lui aveva ragione, ma lei odiava essere in torto.
"No! Ascolta...aspetta. Cosa?" chiese, portando il dito all'orecchio e muovendolo su e giù per assicurarsi di aver sentito correttamente. Roteando gli occhi, Akane disse, "Ho detto che hai ragione, avrei dovuto dire a qualcuno dov'ero. Ma ero a due vie di distanza, Ranma! Vuoi che ti dica dove vado, allora tu devi dirmi dove vai!"
"Feh. Perché dovrei dirti dove vado? Io so badare a me stesso!"
Gli occhi di Akane si assottigliarono e incrociò le braccia, "Cosa stai insinuando?"
"Beh, uh. Akane. tu..." Ranma alzò lo sguardo e vide la vena che iniziava a pulsare sulla sua fronte, così come il modo con cui la sua mascella si serrò. Tossì per guadagnare un po' di tempo. "Niente. Non stavo insinuando niente. Da ora in poi, quando vado da qualche parte lo farò sapere a te o a qualcun altro. Contenta?"
"Sì, sono contenta"
"Allora...cos'hai fatto oggi?"
"Non molto. Sono andata al parco"
"Davvero? Nel parco sono comparsi dei negozi dall'ultima volta in cui ci sono stato?" disse Ranma, indicando le borse che lei stava ancora trasportando. Lei non stava cercando di mentire o nascondere nulla, soltanto che non sapeva se Konatsu volesse che lei dicesse ad altri del suo desiderio di apparire più uomo. Ma, pensò, non era esattamente un segreto e non pensava che se la sarebbe presa se l'avesse detto a Ranma. Tornarono a casa insieme, Akane parlò a Ranma degli ultimi due incontri con Konatsu al parco.

 

Akane era seduta alla scrivania, sorridendo nel tentativo di fare i compiti e fallendo miseramente. Era di umore molto buono, il che era strano considerato come era iniziata la giornata. Ma dopo il loro breve incontro, aveva trascorso il resto del pomeriggio con Ranma, a fare niente, in realtà. Iniziò a raccontare a Ranma del gelato che aveva preso con Konatsu e finse di non notare quando Ranma si irrigidì al fatto che fosse uscita con un altro ragazzo. La sua gelosia era davvero adorabile a volte. Come si aspettava, lui trovò le bizzarrie di Konatsu esilaranti e quasi sputò il the quando gli disse dell'appuntamento di Konatsu con Kuno. Non aveva spiegazioni sul perché se ne fosse andato con Kodachi, visto che non aveva sentito nulla della loro conversazione. Allora Ranma le disse della sua teoria sulla vecchia signora col mestolo – la chiamava così – che avrebbe avuto una vita segreta come ninja, e Akane rise apertamente. Non aveva idea di come lui potesse pensare che la dolce e gentile signora Uzumaki fosse una kunoichi in pensione. Dopo, trascorsero un raro e tranquillo pomeriggio a guardare Enter the Dragon alla tv. Fu, tutto sommato, piacevole. Ma il fatto che Ranma ancora non le avesse raccontato del suo appuntamento con Ukyo era rimasto nel suo retrocranio per tutto il tempo. I suoi pensieri furono interrotti da un colpo alla porta.
"Avanti"
Si voltò e fu sorpresa di vedere Nabiki entrare. Non si era presentata a cena quella sera, ma non era una novità. Aveva i suoi orari e nessuno si disturbava di chiederle dove andava. Akane provò un po' di vergogna per come si era comportata, ma non rimpiangeva quello che aveva detto. Fu attenta nel mettersi in faccia un'espressione neutrale e attese. Quando Nabiki entrò e rimase lì senza dire niente, seppe di dover rompere il silenzio.
"Posso aiutarti?" chiese Akane freddamente.
Con un profondo respiro e preparandosi, Nabiki cominciò, "Volevo parlare con te e scusarmi. Avevi ragione su tutto quello che hai detto ieri. Mi dispiace, non avrei dovuto trattarti così"
Akane la fissò, la bocca aperta; sentire sua sorella che si scusava era l'ultima cosa che si aspettava.
Andando a sedersi sul letto, Nabiki si mise a gambe incrociate.
"Voglio dirti una cosa che non ho mai detto a nessuno. Se ti ricordi, non sono sempre stata così. Quando cominciai il liceo, ero così entusiasta. Kasumi era ancora a scuola e lascia che te lo dica, tutti l'amavano. Era la studentessa perfetta; sempre puntuale, i compiti sempre fatti, e sempre gentile. Vivevo un po' nella sua ombra, ma non era niente di preoccupante. I ragazzi pensavano che fosse bella e le ragazze pensavano che fosse gentile, e come poteva essere altrimenti? Era popolare ma non troppo, visto che correva sempre a casa ad aiutare. Io, ero solo un'altra matricola. Lavoravo sodo e avevo alcune amiche, e qualche ragazzo mostrava interesse per me, ma non sono mai stata davvero popolare. Però non m'importava, sapevo che la popolarità sarebbe venuta col tempo visto che quasi tutte le ragazze popolari erano più grandi. Poi, quando tu hai cominciato la scuola l'anno successivo, tutto è cambiato. È cominciato piano, sentivo menzionare il tuo nome per i corridoi. O le mie amiche mi raccontavano il nuovo pettegolezzo su un ragazzo che aveva una cotta per te. Nessuna ragazza della mia età ha fatto colpo a scuola come te. Era come se tu fossi arrivata e improvvisamente tutto si è messo a girare intorno a te. Ho cercato per davvero di non lasciare che la cosa mi disturbasse e pensavo che fosse così. Ma c'era questo ragazzo della mia classe che non mi ha mai prestato attenzione e io pensavo che fosse davvero carino. Ho avuto una cotta per lui per tutto il primo anno. Un giorno, è venuto da me ed ero così entusiasta, non potevo credere che finalmente mi avesse notato! Ma dopo una chiacchierata, lui voleva solo chiedere di te. Ero così imbarazzata e arrabbiata. Non so cosa mi abbia preso, ma gli dissi di darmi 1000 yen se voleva delle risposte. Io stavo scherzando, ma lui tirò fuori il portafogli e mi diede i soldi. Penso che le voci abbiano corso e altri ragazzi cominciarono a venire per comprare informazioni su di te. Ma poi iniziarono a chiedere su altre persone che conoscevo. Sai come sono impicciona, avevo tutti i pettegolezzi ed era facile capire quali erano veri e quali no. Improvvisamente mi sono sentita davvero popolare, e non mentirò, avere soldi extra era bello"
Nabiki chiuse gli occhi e fece un altro profondo respiro prima di continuare. "Un giorno, Kuno venne a chiedermi di te. Pensava che fossi carina e voleva sapere di più; succedeva così spesso che non pensavo fosse un problema. Gli dissi del tuo amore per le arti marziali e che tu eri praticamente un prodigio. Non sapevo che ti avesse già chiesto di uscire e che gli avessi detto di no. Quando improvvisamente mi chiese delle foto, pensavo che fosse pazzo e glielo dissi. Poi mi disse che non voleva nulla di spinto, voleva solo delle foto da mettere nel portafogli. Sembrava particolarmente interessato in quelle dove ti allenavi. Sapevo che non avrei dovuto, ma ho preso delle foto e gliele ho vendute. Quando Kuno fece quello stupido annuncio, mi sentii male per te. Ma sapevo che saresti riuscita a cavartela. A pranzo iniziammo a parlare e e dissi ai miei amici che non avresti mai perso contro nessun ragazzo della scuola. Loro pensavano che fossi di parte perché ero tua sorelle. Quando dissi loro che avevi vinto dei tornei, non mi credettero. Qualcuno disse, 'meno chiacchiere e più fatti', e così feci. Era una scommessa amichevole con soldi facili. Quando altri ragazzi si presentarono, le scommesse continuarono, nessuno pensava che fossi capace di fermarli. E lo ammetto, non ho mai pensato di fare niente per fermarli. Non mi sono nemmeno resa conto di quanto stessi diventando rancorosa e arrabbiata e incolpavo te. Io ero la sorella più grande, ma nessuno mi vedeva quando c'eri tu. Nessuno si disturbava a parlare con me di me; volevano solo sapere di te. Lo odiavo. E odiavo te per questo. A un certo punto, penso di aver voluto che tu fossi triste quanto me. Mi vergogno di ammettere che parte di me era contenta che tu avessi difficoltà perché le cose sembravano sempre facili per te"
Nabiki si fermò un secondo, facendo un profondo respiro, prima di continuare. "Mi dispiace. Non ci sono scuse per quello che ho fatto. Spero che tu possa perdonarmi"
Ci fu un calmo silenzio mentre Akane assorbì le scuse e le nuove informazioni. Era molto da accettare. Non aveva mai immaginato nessuna delle cose che erano successe a scuola o che sua sorella si fosse sentita offesa in qualche maniera. Era sempre sembrata così sicura di sé, comportandosi come se nulla la turbasse. Tuttavia, ciò spiegava perché sua sorella fosse diventata sempre più fredda e distante negli ultimi anni. Una cosa giunse chiaramente dalla storia di Nabiki, il suo sincero dispiacere e la sua tristezza, più evidente se paragonata al suo comportamento normalmente stoico. 
"Certo che ti perdono, sei mia sorella" Akane le si avvicinò e le avvolse le braccia intorno, stringendola. Non era mai stata una che portava rancore – perfino contro persone che potevano considerarsi suoi nemici – quindi perdonare la sorella per il suo comportamento fu soltanto naturale. "Non ho mai saputo che ti sentivi così e vorrei che avessimo potuto parlarne. A essere onesta, ti ho sempre ammirata"
Nabiki la guardò con sorpresa, "Io? Perché?"
"Dai, sei bellissima, intelligente, calma, indipendente e con il controllo delle tue emozioni, a differenza di me" Akane liberò Nabiki dall'abbraccio, ma mantenne un braccio intorno alle sue spalle mentre si sedeva accanto a lei. "Sai, mi sei davvero mancata"
"Mi sei mancata anche tu" sorrise Nabiki, sollevata. Rimettendosi la maschera d'indifferenza, sorrise e incrociò le braccia. "Sono contenta che abbiamo avuto questa conversazione, ma rimane tra te e me. Ho una reputazione da mantenere" le fece l'occhiolino prima che un sorriso sincero le abbellisse il volto.
"Lo prometto, però, basta con la vendita di foto di te e Ranma e basta con i ricatti a entrambi"
"E basta col prendere le mie cose senza chiedere?"
"No, sono piuttosto sicura che continuerò a farlo. Ma cercherò di ricordare di restituirtele. E..."
Akane la guardò e sollevò un sopracciglio quando vide la sorella nervosa.
"E?"
Sapendo che stava per dire la parte più difficile, respirò di nuovo a fondo prima di guardare la sorella negli occhi. 
"Ieri, quando ti ho detto dell'appuntamento di Ranma e Ukyo? Non ho detto esattamente la verità"
"Mi hai mentito?"
"No, non ho mentito, solo che non ti ho detto tutta la verità. Ranma era all'Ucchan, ma quando se n'è andato, sembrava arrabbiato. E Ukyo aveva effettivamente la parte superiore del vestito slacciata, ma quando è uscita, anche lei sembrava sconvolta. Non so cosa sia successo ieri, ma sembrava proprio che non fosse accaduto nulla, nonostante quello che ho insinuato"
Akane fissò la sorella rendendosi conto che tutte le sue preoccupazioni erano inutili visto che Nabiki l'aveva precisamente ingannata per farle credere che Ukyo e Ranma fossero andati a letto insieme. Avrebbe dovuto essere furiosa con sua sorella, ma invece era entusiasta perché non era successo niente. Fu come se un peso le venisse tolto dalle spalle e si sentì più leggera che mai. Ma si sentiva anche un'idiota. Si era arrovellata tanto per niente, e tanta sofferenza avrebbe potuto essere evitata se avesse semplicemente aspettato che Ranma si fosse spiegato. E quando ci pensava, la maggior parte dei fraintendimenti tra lei e Ranma non sarebbero mai accaduti se lei lo avesse ascoltato prima di saltare alle conclusioni. In quel momento, fece voto a se stessa di ascoltare sempre ciò che Ranma aveva da dire su una situazione prima di pensare al peggio perché non avrebbe mai capito se qualcuno tentava di raggirarla o se c'era un semplice malinteso. 
"Mi dispiace. Non c'è davvero nulla che possa dire per scusarmi"
"Però c'è una cosa che non capisco, perché ieri mi hai mentito?"
-Sta arrossendo?- pensò Akane fissando la sorella.
"Mi sono arrabbiata con te quando ti ho vista insieme a Taro"
"Ma perché ti ho detto che non è successo niente"
"Ti credo. Ma in quel momento non sembrava così"
"Anche se sembrava che stesse succedendo qualcosa, perché ti saresti arrabbiata tanto? Sono sicura che non eri arrabbiata quando hai visto Ranma. A meno che..."
Akane spalancò gli occhi quando ci arrivò e l'occhiata alla faccia improvvisamente rossa di Nabiki confermò i suoi sospetti.
"Ti piace Taro, vero? Come? Cioè, non sapevo nemmeno che lo conoscessi"
"Sì, mi piace. E no, non lo conosco molto. L'ho incontrato solo una volta"
"Allora perché ti sei arrabbiata tanto?"
"Non abbiamo parlato molto, ma c'è qualcosa in lui. È il primo ragazzo dopo molto tempo verso cui mi sento attratta e pensavo di avere un'opportunità con lui. Quando vi ho visti insieme..." Nabiki guardò Akane negli occhi, "è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso"
Akane annuì comprendendo, sapeva per esperienza personale che tutti avevano un punto di rottura.
"Ho un'altra domanda. Il ragazzo che ti piaceva, non era...Kuno, vero?"
"Cosa? No! Cioè, Kuno è bello e ricco, ma completamente insopportabile, per non dire idiota"
Akane si alzò e andò verso la porta con un sorriso in faccia mentre diceva alla sorella di seguirla.
"Dove stiamo andando?"
"In camera tua. Mi riprendo le mie cose ora che posso farlo" disse Akane con un ghigno.

 

Sabato, di mattina presto, Akane si stava vestendo nella sua stanza. Aveva già corso con Konatsu e avevano trascorso più tempo del solito a spettegolare – Konatsu le aveva detto della sua improvvisa cena con Kodachi. Akane aveva a malapena trattenuto le risate quando le aveva detto del suo piano di frequentare entrambi i Kuno. Akane aveva protestato, avendo già avuto a che fare con i due fratelli e non volendo che il suo nuovo amico dovesse sopportare la loro follia. Tuttavia, lui sentiva di avere un debito con Ranma per averlo aiutato a scappare dalla sua matrigna ed era un piccolo modo per ripagare entrambi. Akane aveva ceduto quando lui le era apparso contento di uscire con i due. Avevano trascorso un po' di tempo ad addestrarsi, concentrandosi sull'apprendimento di Akane del ninjutsu. Stava migliorando nell'utilizzare gli shuriken**, colpendo i bersagli il novanta per cento delle volte. Aveva più difficoltà con il nunchaku*** - continuava a colpirsi da sola per sbaglio – e le ricordava di quella volta in cui si era allenata per la ginnastica ritmica. Le sue abilità nell'agire in maniera invisibile stavano a loro volta migliorando dato che Konatsu ci aveva messo un po' a trovarla, lei riusciva a trovare dei posti da cui spiarlo. Era la sua attività preferita, praticamente l'avevano trasformata nel gioco di nascondino. 
Akane guardò nello specchio e sorrise. Il vestito che indossava era uno dei suoi preferiti e lo aveva cercato ovunque, solo per scoprire, la sera precedente, che era nell'armadio di Nabiki. Era un semplice prendisole bianco con piccole balze sulle spalline larghe e un grosso nastro color verde marino intorno alla vita, che si chiudeva in un grande fiocco sulla schiena. Aveva un grosso cappello da sole a falda larga con un motivo ornamentale color corallo, ma aveva deciso di non indossarlo per uscire con Sayuri e Yuka. Aveva deciso di mettersi solo un po' di lucidalabbra, non volendo disturbarsi con il trucco. Anche se era divertente, non riusciva ad abituarsi a metterselo tutti i giorni. Dopo la confessione di Nabiki della sera precedente, le due avevano trascorso il resto della notte nella sua stanza, Akane si era ripresa le sue cose ma, cosa più importante, avevano passato del tempo insieme. Avendo abbattuto l'invisibile muro che c'era tra di loro, le due sorelle avevano parlato e scherzato. Per la prima volta dopo anni, avevano davvero apprezzato quel tempo insieme. Ciò rendeva Akane più felice quella mattina rispetto a quanto non fosse da molto tempo. L'unica preoccupazione che aveva ora era che Ranma ancora non le aveva detto del suo appuntamento con Ukyo. Ma dopo il suo crollo del giorno prima, era determinata a non reagire in maniera esagerata.

 

Ranma era già seduto al tavolo con tutta la famiglia, tranne Akane. Sua madre e Kasumi stavano portando la colazione mentre aspettavano l'ultimo membro della casa affinché li raggiungesse. Lui e suo padre avevano già terminato la loro lotta mattutina, ma era grato che la sua sveglia non comprendesse più l'essere gettato bruscamente fuori dalla finestra. Sua madre si era spaventata un sacco la prima volta che era successo, aveva gridato e afferrato la spada per l'onore dei Saotome prima di rendersi conto che quell'attacco era una delle strane idee di Genma sulle tecniche d'addestramento. Aveva detto a Genma in modo fermo che doveva trovare un altro modo per svegliare il figlio. Ora si limitavano ad andare vicino al laghetto e a lottare; Ranma batteva suo padre facilmente. Amava il sabato quando non c'era la scuola e non c'era nulla di pianificato per la giornata. Stava sperando di convincere Akane a passare la giornata con lui. Non gli importava di cos'avessero fatto, però sentiva la sua mancanza. Avevano trascorso il pomeriggio insieme il giorno prima, ma non sembrava abbastanza visto che a malapena si erano visti quella settimana. Raramente passavano tanto tempo separati a meno che lui non fosse impegnato in qualche strana missione. Anche allora, quando avrebbe dovuto essere concentrato su ciò che stava facendo, i suoi pensieri tornavano sempre a lei.
Proprio allora sollevò lo sguardo e avvertì il suo cuore accelerare quando Akane entrò nella stanza, sorridendo. Era...carina non era la parola esatta. Era bellissima con quel vestito bianco. Non era solo il vestito che le stava perfettamente – ed era così -, solo che quel vestito era così LEI. Era semplice e femminile. Anche se la definiva un maschiaccio tutto il tempo, sapeva che le piaceva indossare vestiti femminili senza risultare fastidiosa, come quella suonata di Azusa Shiratori. Il vestito sembrava muoversi insieme a lei e poté giurare di vederla fluttuare nella stanza. I suoi occhi la seguirono mentre andava a sedersi accanto a lui.
Lei salutò tutti prima di voltarsi e rivolgergli un timido sorriso e fu allora che lui notò che il suo viso era senza trucco, proprio come piaceva a lui. Era bellissima con il trucco, ma c'era qualcosa di così spensierato e disinvolto in lei quando non era truccata. Non riusciva a capire cosa fosse, sapeva soltanto che la preferiva così e la stava fissando.
La reazione di Ranma non passò inosservata. Nodoka e Kasumi si scambiarono occhiate d'intesa prima di riprendere le loro posizioni contenute. Nabiki ghignò prima di fingere di apparire annoiata, e i loro padri erano in estasi, continuavano a darsi gomitate nelle costole, alzando le sopracciglia mentre indicavano la coppia in modo tutt'altro che discreto. Quando Soun annunciò che era il momento di mangiare e tutti diedero inizio al pasto, le donne mangiarono a ritmo normalmente calmo e Genma tentò di inalare qualsiasi cosa si trovasse davanti. Ma Soun e Ranma si comportavano in modo insolito. Soun normalmente si nascondeva dietro il giornale, ignorando la famiglia, ma oggi guardava il futuro cognato con un'espressione compiaciuta. Dopo tanto tempo, sembrava che finalmente il ragazzo stesse mostrando interesse nella sua bambina. Ranma, non dovendo più lottare con suo padre per il cibo, mangiava a ritmo quasi regolare mentre lanciava occhiate alla ragazza che aveva di fianco. A un certo punto, mentre stava per portarsi del riso alla bocca, i suoi occhi erano distratti e la porzione di riso toccò la sua guancia prima di rendersi conto di cosa stava succedendo. Imbarazzato, il suo viso divenne rosso mentre abbassava lo sguardo sulla propria scodella e si riempiva la bocca per distrarsi.
"Ranma, non pensi che Akane sia bella oggi?"
Il ragazzo alzò lo sguardo e vide Soun che gli sorrideva deliberatamente e tossì leggermente per essere stato chiamato improvvisamente. Deglutendo, bevve un sorso di the per guadagnare tempo. Voleva dire di sì, che era meravigliosa; non l'aveva mai vista più bella. Ma non poteva dirlo. Nonostante Soun avesse proclamato che non ci sarebbe stato alcun matrimonio prima che tutti gli altri problemi si fossero risolti, i loro padri probabilmente avevano un prete nascosto da qualche parte. Deglutì il the e disse quello che pensava fosse necessario dire.
"Sì, sta bene...penso. Ma se non riesce a diventare sexy, non troverà mai un marito"
Tutti sembrarono venire risucchiati dalla stanza e si zittirono. Perfino Genma smise di mangiare, le bacchette sospese di fronte alla bocca aperta e i suoi occhi spalancati per la sorpresa. Ranma si ficcò altro cibo in bocca e tentò di comportarsi come se andasse tutto bene ma la colazione aveva improvvisamente perso sapore. Masticò e si sforzò di inghiottire mentre sentiva Akane trasalire e irrigidirsi accanto a sé.
Qualche momento dopo – sembrarono trascorrere decenni – la stanza esplose mentre la testa di Soun si ingrandiva a dismisura, la lingua biforcuta fuori dalla bocca, gridando, "Come osi parlare così della mia Akane!"
Mentre suo padre gridava, "Ragazzo! È la tua fidanzata!"
Qualsiasi cosa Genma avrebbe detto fu interrotta da Ranma che gli lanciò un bicchiere d'acqua addosso mentre la testa di Soun diminuiva e lui si mise a girare intorno alla stanza mentre Kasumi, che aveva estratto il tappo di sughero per farlo sgonfiare, sospirò piano, "Oh, papà"
Quando la testa di Soun tornò alla sua normale grandezza, rimase lì con le lacrime agli occhi, abbassandosi verso il panda bagnato alla ricerca di supporto.
"Saotome, le nostre scuole non si uniranno mai!"
Nessuno si disturbò a ritrasformare Genma e le quattro donne continuarono la colazione, scegliendo di non fare commenti. Ranma continuò a mangiare, guardando con risolutezza la scodella. Sapeva che sua madre sarebbe stata delusa e non voleva incontrare i suoi occhi. Non poteva sopportare di vedere il viso di Akane che era sicuro sarebbe apparso ferito. Qualche minuto dopo, la sua fidanzata ruppe il silenzio.
"Grazie per la colazione, zietta e Kasumi, era fantastica"
Senza aspettare risposta, si alzò dal tavolo e si diresse in camera sua. Ranma si sentì anche peggio quando vide che aveva mangiato a malapena.
"Ho finito anch'io, grazie" annunciò Nabiki andandosene poco dopo la sorella.

 

Stesa sul letto, Akane fissava il soffitto, il suo buon umore smorzato. A quel punto avrebbe dovuto essere abituata ai commenti e alle offese del fidanzato, ma avrebbe mentito se avesse detto che non le facevano male. Dopo il commento piuttosto rude, e francamente ingiusto, Nabiki aveva colto il suo sguardo dall'altra parte del tavolo, indicandole silenziosamente di incontrarsi di sopra. Aveva molto tempo prima di dover uscire con le sue amiche e aveva perso l'appetito, quindi era andata in camera sua ad aspettare la sorella. Si soffiò la frangetta via dagli occhi nel momento in cui Nabiki entrò con una piccola pila di vestiti su un braccio e una trousse per il trucco nell'altra mano. Sollevandosi sui gomiti, Akane chiese, "Cos'è quella roba? Pensavo mi avessi ridato tutto ieri?"
"Infatti. Questi sono miei. Alzati, ti cambi"
Raddrizzandosi velocemente, Akane guardò male la sorella.
"Perché? Mi piace questo vestito"
Muovendo la mano con aria sprezzante, l'altra disse, "Sì, lo so. Ora alzati"
Quando la sorella minore rimase ferma, aggiunse, "Voglio aiutarti"
"Aiutarmi a fare cosa? Non capisco"
Nabiki sospirò per l'ottusità della sorella. Parlando lentamente, disse, "Insegnerai a Ranma una lezione su come fare attenzione prima di aprire bocca e ti aiuterò a farlo"
Enfatizzò il concetto mettendo sulla scrivania quello che aveva in mano e sollevando un indumento, agitandolo di fronte al viso della sorella.

 

La colazione era finita da tempo, Ranma era ancora seduto al tavolo. Sua madre era salita poco dopo Akane e Nabiki ed era scesa con un sorriso in faccia. Si era domandato cos'avesse provocato il suo cambio d'umore, visto che era ancora chiaramente arrabbiata con lui quando aveva abbandonato la tavola, ma era contento di vedere che non ce l'aveva più con lui. Dopo che il tavolo fu ripulito, lei lo sorprese con un piatto di mochi ai fagioli rossi e del the, chiedendogli di rimanere con lei per un po'. Non essendo uno da rifiutare dei dolci – anche dopo una colazione ricca – Ranma accettò allegramente. Era al terzo dolcetto quando sentì qualcuno scendere dalle scale.
"Akane, cara, sei tu?" fece sua madre.
"Sì, zietta, sto uscendo"
Ranma si accigliò pensando che i suoi piani di uscire con Akane stavano volando fuori dalla finestra. Sapeva che presto non sarebbe più stata arrabbiata e avrebbe potuto convincerla a trascorrere del tempo con lui.
"Meraviglioso, ti dispiacerebbe farmi un favore?" chiese Nodoka dolcemente.
"Certo che no, zietta" apparentemente, Nabiki era con la sorella sulla soglia.
"N-no, ovviamente no"
Ranma aveva appena dato un altro morso al dolcetto quando Akane entrò e rischiò di strozzarsi quando la vide. Indossava un top bianco con un nodo sul davanti e terminava appena sotto l'ombelico, i jeans blu e sdruciti erano a vita bassa, insieme a una cintura larga in pelle marrone, lasciando centimetri della sua pelle bianca in mostra. Quando camminava, la maglietta si sollevava leggermente dandogli altre allettante occhiate di sfuggita al suo ventre piatto. Quella roba poteva esserle stata dipinta sul corpo, sembrava abbracciarla. Quando il suo sguardo finalmente abbandonò il suo corpo, salì sul viso e gli occhi si spalancarono per lo stupore. Le palpebre erano pesantemente colorate di nero, le ciglia sembravano essere cresciute, erano così spesse e lunghe che sembravano appoggiarsi sulle guance quando le batteva, e le labbra erano dipinte di un rosso intenso. Quando Ranma sembrò diventare viola, Nodoka decise di aiutarlo e gli tirò uno schiaffetto sulla schiena, con un po' più forza del necessario. Tornò poi a guardare la futura nuora.
Akane non poté evitare di notare il modo con cui Ranma la fissava e le ci volle tutta la propria forza di volontà per non armeggiare e tirarsi giù il top. Inoltre, per quanto era corto, era preoccupata che i seni sarebbero usciti se avesse strattonato la parte bassa. Decise invece di concentrarsi su Nodoka e sperò che le guance non fossero di un rosso brillante per l'imbarazzo.
"Zietta, come posso aiutarti?"
"Potresti fermarti al supermercato quando torni a casa? Mi serve un po' di filo nero e speravo che potessi risparmiarmi il viaggio"
"Ma certo"
"Fantastico, ecco i soldi" disse Nodoka tirando fuori il borsellino dalle maniche del kimono. Tirò fuori monete fino ad arrivare a 300 yen e le appoggiò sul tavolo, tendendo la mano. Akane si piegò sul tavolo per prendere le monete ma Nodoka le fece cadere.
"Ops, che maldestra"
Rivolgendole un piccolo sorriso, Akane disse, "Tutto okay, le prendo io" disse prima di abbassarsi a recuperare le monete. Messa così, la sua scollatura era diretta verso la visuale di Ranma. I suoi occhi si aprirono ancora di più e gli si seccò la bocca mentre vedeva i suoi seni che ondeggiavano leggermente a ogni movimento.
"Tornerò per cena. Buona giornata, zietta"
Akane si voltò e si diresse verso la porta, e Ranma l'osservò allontanarsi. I jeans stretti evidenziavano la curva dei suoi fianchi e mettevano in bella mostra il suo fondoschiena rotondo e sodo. Il top lasciava davvero poco all'immaginazione; partiva appena sotto le scapole, con un centimetro di tessuto intorno al collo e finiva poco sopra i jeans. Con i suoi capelli corti, riusciva a vedere ogni centimetro della pelle liscia e morbida della parte alta della sua schiena. Non aveva mai pensato che una schiena potesse essere così sexy. I suoi occhi rimasero focalizzati sul corridoio vuoto finché non sentì la porta aprirsi e chiudersi. Finalmente destato dalla sua trance, notò Nabiki appoggiata al muro, ghignando.
"Ti piace il nuovo outfit di Akane, Ranma?"
Se ne andò, non disturbandosi ad aspettare una risposta.
"In realtà, penso che Akane fosse molto bella, non credi?"
Quando Ranma annuì scioccamente alla madre, lei sorrise dietro la tazza di the. Quando Nodoka era salita per controllare Akane, era passata vicino alla sua stanza e aveva sentito le sorelle parlare visto che la porta non era stata del tutto chiusa.
"Nabiki, non posso andare in giro vestita così!"
"Certo che puoi, non sei così indecente e penso che tu stia bene"
"Grazie per l'aiuto, ma non penso che funzionerà"
"Ovviamente funzionerà, fidati di me. Ranma non imparerà mai a chiudere la bocca se non gli insegni una lezione. Non ti sto chiedendo di saltellare di fronte a lui, sbandierandoti. Vai soltanto a fare shopping con le tue amiche e se ti lancia un'occhiata, tanto meglio"

Nodoka se n'era andata, non volendo essere beccata ad origliare. Comprendendo il piano di Nabiki, aveva deciso che avrebbe dato una mano. Era andata nella camera degli ospiti per recuperare il borsellino ed era tornata di sotto, determinata a far rimanere Ranma a quel tavolo il più a lungo possibile.
"Mmh. Non pensi però che Akane attirerà troppa attenzione indesiderata? È una ragazza così attraente, dopotutto. Ma sono sicura che sappia cavarsela da sola" disse sbrigativamente.
Bevendo un altro sorso di te, prese un mochi, e contò nella propria testa:
tre
due
uno
"Grazie per il cibo, mamma. Io vado a...uhm...vado" Ranma non si disturbò di finire la frase mentre se la dava a gambe. Nodoka non avvertì il minimo senso di colpa per aver aiutato a manipolare il figlio. Doveva davvero imparare come parlare a una donna. E in quanto sua madre, pensava fosse suo dovere insegnare al figlio le buone maniere.

 

*insieme di strategie e tattiche tipiche dei ninja.
**le tipiche lame usate dai ninja, rese famose ad esempio dal manga Naruto.
***arma tradizionale costituita da due bastoni uniti da una catena.

  
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