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Autore: Afaneia    17/08/2017    3 recensioni
[Basata sulla trama di Ocarina of Time]
Misteri ancora inesplorati, quando vi disvelerò?
Apriti, piana di Hyrule, vasta come la luce del giorno.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Navi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho finito da pochi giorni di giocare a Ocarina of Time, mio primo – e, non ancora per molto, unico – gioco di questa saga: suppongo sia sufficiente dire che mi è piaciuto così tanto che ho ricominciato a giocarci non appena l'avevo finito.

Hyrule è, semplicemente, bellissima, e queste parole si sono scritte quasi da sole. Non si può considerare una vera e propria storia, naturalmente: mi piace pensare che questi fossero i pensieri di Link quando Zelda lo ha riportato al passato, al termine della sua grandiosa avventura, ma non va per forza collocata in un momento preciso.

Non essendo un'esperta della saga, sarei lieta se mi segnalaste ogni eventuale errore o imprecisione per poter rimediare.

Buona lettura!



Arsura


«È nell'aridità del deserto che ho amato di più la mia sete.»

André Gide.




«Sai, Navi, Saria, quella volta... pensi che avrei dovuto salutarla meglio?»

«Ci ho pensato tante volte, Link. Ma vedi... la verità è che quel giorno non avevamo ancora capito che non saremmo tornati mai più. Che avremmo errato senza fine...»

Senza fine, lungo le vaste lande di quest'orizzonte infuocato, immenso, colla consapevolezza vaga di aver qualcosa d'importante da fare, in qualche luogo, e di doverlo cercare – ma era poi tanto egoista desiderare che il sole non tramontasse mai, e di poter cavalcare ancora e ancora, senza fine, e non curarsi, per il solo spazio di quella cavalcata, del mondo che finiva?

Ah! Frecce scagliate in direzione del sole, sarete mai più libere di me?


Ah, meraviglia delle corse di Epona! Gioia voluttuosa di correre, correre, per contrade che non avevano mai fine, sin quando i fianchi di Epona schiumavano di fatica contro le mie cosce serrate. Epona, gioia della mia vita, dove sei?

E, ah!, sete prepotente e arida, senza fine, basteranno mai a placarti altre acque che quelle del gelido fiume Zora?


Epona, non cavalcare senza di me.


Misteri ancora inesplorati, quando vi disvelerò?

Apriti, piana di Hyrule, vasta come la luce del giorno.


Solitudine del deserto immoto, senza fine, non mi sgomenterai dunque più? Sabbie roventi, vi amavo persino quando mi graffiavate gli occhi, quando le zampe di Epona affondavano nelle dune, quando un'arsura inesplicabile dilaniava la mia gola, e disperavo di trovare acqua per entrambi.

Acque! Acque prepotenti, voluttuose come passioni! Fiumi turbinosi dove tante volte ho temuto di annegare, in cui ho amato sprofondare...


«E, Link, ti ricordi...

Ah, ma ti ricordi quelle notti troppo buie, e troppo silenziose, quando schiere di spettri ci assalivano – e tu, con le spalle al muro, ti sgolavi a urlare fino al mattino, per essere proprio certo di non essere ancora morto?»


Santuari inviolati, a me rivelerete i vostri misteri?


«Ma, Navi, senti... pensi che sarei stato lo stesso un eroe, se non si fosse trattato di Hyrule? Se il mio dovere fosse stato di salvare una landa arida e desolata, che non celasse alcun mistero o meraviglia... la mia forza sarebbe bastata a salvarla?

Navi, cosa significa essere un eroe?»

«Sai, Link, penso che essere un eroe voglia dire spingersi un po' più avanti degli altri...

e continuare ad avanzare anche se tutti fuggono.

E avere un po' più di coraggio

e colpire un po' più a fondo

e non avere neppure per un momento la tentazione di tirarsi indietro.»


Hyrule, se Ganon ti avesse vista infervorarti d'amore sotto le fiamme dell'alba, come ti ho vista io, avrebbe egualmente voluto distruggerti?


Gerudo, compagne della mia solitudine e della mia libertà, come dirvi che alle vostre grazie spigolose io non sapevo guardare, perché il mio sguardo brucia più oltre, e neppure l'orizzonte mi sembra lontano a sufficienza?


Hyrule, non finire per me all'orizzonte.


Luoghi abitati, alla vostra pace non sono mai appartenuto. La mia vita era in mezzo alla solitudine. Solo lì mi sentivo appagato.


Amati Kokiri, come estraneo mi sono sempre sentito tra di voi! E non perché voi non mi riconosceste al mio ritorno, ma perché in mezzo a voi non ho più riconosciuto me stesso. Avrei dato la mia vita, molto più della mia vita, per ridarvi la pace del Grande Albero - ma a quella pace mi sarei sottratto anche senza che la necessità m'incalzasse. Ad altre paci ho sempre anelato.


Saria, sapevi che non sarei tornato a trovarti mai, quando ti ho salutata? Che la mia grande sete mi avrebbe trascinato lontano, sempre più lontano, e che avrei rimandato e procrastinato – finché poi non è stato troppo tardi?

Possibile forse che mi conoscessi tanto bene, da sapere che un solo sorso di Hyrule non mi sarebbe bastato, e ne avrei voluto ancora e ancora, e che la mia avidità non ne avrebbe avuto abbastanza mai?

Saria, ti chiedo perdono, perché in nessuna vita mi saresti bastata.


Che cosa sarà di me quando tutto sarà stato rivelato?

Fortezze inespugnabili, voglio ancora esplorarvi.

Le vostre difese sono troppo deboli per il mio coraggio, i vostri misteri insufficienti alla mia brama. Hyrule, celi ancora rocche ch'io non abbia penetrato?


Amata Hyrule, vasta come la luce del giorno.

   
 
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