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Autore: nikita82roma    17/08/2017    7 recensioni
Ambientata d inizio della quinta stagione. Rick e Kate è da poco tempo che stanno insieme e ci sono ancora alcune cose delle quali si ritrovano a dover parlare per poter andare avanti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Partner in Crime. Partner in Life'
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Due sere consecutive. Due sere consecutive erano due cene insieme e soprattutto dopo dopocena insieme, due notti e due risvegli, insieme, sempre che nessuno quella notte l'avrebbe chiamata dal distretto per qualche omicidio, ma non ci voleva pensare, Beckett si godeva l'idea di quel giorno libero che l'attendeva che avrebbe, come già da programma, trascorso insieme a Castle senza fare niente, o almeno niente che prevedesse di vestirsi ed uscire di casa, per il resto aveva tante idee su come occupare il tempo e voleva mostrargliele tutte.

Era sola al distretto, lui era già andato via per non destare sospetti, così le aveva detto, aveva preso molto a cuore quel discorso di mantenere tutto segreto quello che c'era tra loro: anche quando avevano passato la notte insieme ed avevano fatto colazione da lei, aveva imparato ad arrivare al distretto o sulla scena di un crimine con le sue due consuete tazze di caffè, dopo l'errore della prima mattina che gli era costato qualche domanda di troppo da Esposito. Schivare poi le battute di Javier e Kevin sulle sue notti di fuoco con attrici e modelle non era facile e soprattutto lui per non dettare sospetti si comportava come sempre, ovvero vantandosi e raccontando fin troppi dettagli. E così più di una volta aveva assistito al suo pavoneggiarsi oltremodo per quelle notti bollenti che in realtà avevano trascorso insieme, sentendo i commenti piccanti dei suoi colleghi e come Castle rincarava la dose. Fortunatamente il suo ruolo era sempre stato quello di guastafeste di questi siparietti, solo che adesso poteva permettersi qualche occhiata bieca in più nei confronti di quello che era, beh, non sapeva dire di preciso cosa fosse, non si erano dati definizioni e non è che avessero poi parlato chissà quanto. Si erano detti solo una volta che non era una cosa da una notte e via, poi non avevano più toccato l'argomento, si erano capiti, era rientrato in quelle cose che davano per scontato che l'altro sapesse senza parlarsi più.

Erano stati insieme, molto insieme, in quei giorni della sua sospensione, quando lui passava gran parte del tempo nell'appartamento di lei, ma avevano parlato molto poco, almeno di loro. Avevano invece riso, scherzato e soprattutto recuperato tutto quel tempo in cui avevano dovuto tenere a freno quella passione che avevano l'uno per l'altra. Il loro era un rapporto di gesti, di frasi solo accennate che non era necessario finire perché l'altro le capiva prima e così era più facile evitare di dire quelle parole che avrebbero marcato il segno e reso tutto quello qualcosa di diverso, qualcosa che era terreno e non sospeso in quel mondo che era solo loro, perché entrambi avevano paura che toccando terra si sarebbe dissolto come una bolla di sapone, bella bellissima quando fluttua nell'aria ma che scoppia appena si prova a prenderla o va a contatto con la realtà.

Si era voltata a guardare la sedia vuota di Rick più volte, era certa di sentire ancora il suo profumo nell'aria e si sentiva eccitata come una ragazzina al pensiero che sarebbero potuti stare insieme senza doversi preoccupare di mentire a qualcuno: Alexis era partita qualche giorno prima con Meredith per l'Europa e Martha quella mattina stessa per una beauty farm con le sue amiche, per questo Rick le aveva proposto per quella sera di andare al loft e lei non aveva subito accettato di buon grado, ripensando a quello che era successo l'ultima volta che era stata lì. Aveva di quel giorno i ricordi più belli, intensi e imbarazzanti della sua vita. Da quando Castle le aveva aperto la porta di casa l'unica cosa che sapeva, l'unica cosa di cui era certa era che voleva lui e quel desiderio era più forte della paura del rifiuto e si lasciò andare con tutta se stessa e lui non la rifiutò. Ogni volta che ripensava a quella notte, la loro prima notte insieme, faceva fatica a riuscire a mettere in fila in senso compiuto quello che era accaduto e le sue emozioni, perché sentiva riempirsi il cuore così tanto che avrebbe potuto scoppiare. Si impose di pensare ad altro, tipo a quando poche ore dopo era stata costretta a fuggire da lì come se fosse stata una ladra, interrotti dall'arrivo di Martha e Alexis.

Rick le aveva assicurato che questa volta non li avrebbe interrotti nessuno e che se una delle due fosse rientrata a casa prima l'avrebbe lasciata chiusa fuori dal loft e sembrava essere molto serio quando lo diceva.

- Beckett, perché sorridi? - Esposito la stava fissando in piedi davanti alla sua scrivania con una pila di fascicoli in mano e lo sguardo perplesso.

- Uhm io? No... no... nulla! Mi sto solo pregustando il lungo bagno nel silenzio del mio appartamento con un buon calice di vino che mi aspetta tra poco. - rispose balbettando in più di un'occasione

- Sicura che il bagno è da sola? - La incalzò l'ispanico mentre Ryan sghignazzava alle sue spalle.

- La mia vasca è troppo piccola per due persone Javier!

- Potrebbe sempre insaponarti la schiena da fuori! - Commentò Kevin al quale bastò uno sguardo di Kate per tacere.

Fortunatamente era arrivata per lei l'ora di andare via, così prese le sue cose e tra le risatine e gli sguardi maliziosi dei suoi colleghi se ne andò via da lì. Salita in auto si guardò nello specchietto retrovisore: era così evidente che fosse innamorata?

Parcheggiò vicino a dove avevano appuntamento e lo vide camminare nervoso avanti e indietro sul marciapiede, guardandosi con circospezione intorno. Era adorabile. Scese e come si accorse che lei era lì il suo volto si aprì in un sorriso. Lo vide reprimere la voglia di andarle incontro ed accoglierla con uno dei suoi soliti slanci, stringeva i pugni e la guardava.

- Ciao.

- Ciao Castle. - Lo salutò lei abbassando lo sguardo prima e poi alzandosi sulle punte dei piedi dandogli un fugace bacio lì, in mezzo alla strada, troppo veloce perché qualcuno lo vedesse, poi lì era decisamente fuori dalla sua zona e quante probabilità c'erano che in una città di oltre otto milioni di abitanti in quel momento qualcuno che conosceva la vedesse? No, Kate non aveva fatto tutti questi ragionamenti, semplicemente aveva voglia di farlo e se ne era fregata per una volta della ragione e di tutto il resto. Lo aveva baciato, non era un crimine del resto.

Entrarono in quel ristorante cinese fuori mano ma che Rick le aveva assicurato facevano la migliore anatra alla pechinese della città. Rick salutò con un sorriso ricambiato la giovane ragazza alla cassa ed uno dei camerieri, segno che era stato già molte volte lì e si appoggiarono su uno dei tavoli alti del piccolo ambiente consultando il menù. Castle le aveva portato il pranzo tante di quelle volte al distretto che avrebbe potuto ordinare per lei. In quelle situazioni si rendeva conto di quante cose di lei conoscesse, più di quante ne avesse la percezione. Così da prima che lei lo scegliesse, sapeva che avrebbe preso i noodles con verdure e gamberi, non piccanti. Lui ordinò la stessa cosa, prendendo poi anche la famosa anatra, perché la doveva assaggiare assolutamente insieme al riso fritto con la ricetta segreta dello chef e una porzione di dumpling speciale. Aveva esagerato, pensò Kate, come sempre.

Aspettarono sorridendosi in quell'imbarazzo che c'era sempre tra loro quando erano in pubblico e non potevano comportarsi come avrebbero voluto: non era ancora facile conciliare l'essere e l'apparire, così Castle ogni tanto andava ad accarezzare con le dita la mano di lei appoggiata sul tavolo, fino a quando non portarono le buste di carta con la loro cena che Kate prese mentre lui andava dalla ragazza alla cassa a pagare che a Beckett non era sfuggito come non avesse tolto mai gli occhi di dosso a Castle per tutta la sera. Prima di uscire, poi ricordò loro di prendere uno dei biscotti della fortuna nel grande cesto vicino alla cassa e mentre Rick lo fece entusiasta, Kate solo per avvicinarsi alla giovane e lanciarle una delle sue occhiate ferali pescando a caso tra le varie bustine di biscotti che a dire il vero detestava. Era gelosa. Non era una novità e non era la prima volta che provava quel sentimento rivolto a Castle, però ogni volta la sorprendeva e pensava quasi di non averne diritto, in fondo loro cosa erano? Erano loro, erano tutto. O forse niente a volte pensava nei suoi momento di pessimismo, nei quali le sembrava impossibile che lei, proprio lei, potesse stare con uno scrittore famoso come era lui e che lui tra tutte le donne che poteva avere aveva scelto lei. Come se la leggesse nel pensiero mentre uscirono la prese per mano: sì, aveva scelto lei.

 

“Fai come fossi a casa tua” le aveva detto Castle appena entrati, mentre lui tirava fuori dal frigo due birre dopo aver depositato le buste della loro cena sul tavolo. Aveva guidato lei fino a lì e lui per tutto il viaggio l’aveva guardata. Non aveva distolto lo sguardo mai, facendola anche sbuffare per la sua insistenza che da una parte la lusingava dall’altra doveva mantenere il suo punto e mostrarsi infastidita.

Ora era lì in piedi al centro del loft che si guardava intorno sfregandosi le mani impacciata, attendendo che lui finisse, così quando Castle si voltò con le due birre in mano appena aperte la guardò perplesso.

- Non mi pare che a casa tua stai in piedi muovendoti nervosamente, o no?

Kate abbozzò un sorriso prendendo la bottiglia dalla sua mano, soprattutto quando lui la accarezzò fuggevolmente con le dita in quel gesto così usuale.

Beckett si sedette sul divano, infine, seguendolo. Durante tutta la cena, cominciata con un brindisi e passata tra risate e ammiccamenti, notò come lui fosse molto più a suo agio nel proprio appartamento di quanto lei non fosse lì ed anche Castle ci aveva fatto caso. Era inevitabile ripensare a quella prima sera trascorsa lì insieme solo poche settimane prima, tutto sembrava così diverso da quel giorno, l’irruenza e la necessità avevano lasciato spazio a imbarazzo e tenerezza di quei piccoli gesti che erano diventati il loro marchio di fabbrica, sempre attenti a dimostrare di esserci senza farsi scoprire dagli altri. Perché il loro rapporto era ancora solo loro. Non volevano dirlo a nessun altro non solo per motivi pratici, la paura che se si fosse scoperto Castle non avrebbe più potuto andare al distretto e seguire Beckett nei casi, ma soprattutto perché temevano di non essere loro abbastanza forti da resistere al fuoco incrociato di domande e battutine dei loro amici e che la loro relazione non fosse abbastanza matura da sopravvivere al di fuori di loro, di quel bozzolo protetto dove non avrebbe subito nessun colpo esterno. Ecco perché quello che c’era tra loro, qualunque cosa fosse, lo proteggevano mantenendolo nascosto, provando ad essere i solito Castle e Beckett davanti agli altri e poi scoprirsi Rick e Kate quando erano protetti dalle mura amiche, come quella sera.

- Basta Castle, mi arrendo! - Disse Kate posando le bacchette nel contenitore vuoto dopo aver preso un ultimo pezzo di anatra mangiato solo per gola. - Era ottima, ma non ce la faccio più!

- Allora ti è piaciuto il mio ristorante cinese preferito anche se avresti sparato a Lin! - sorrise mentre finiva l’ultimo  dumpling

- Lin, uhm? - chiese Kate guardandolo arricciando le labbra.

- La ragazza alla cassa e se mi chiedi perché so il suo nome ho sentito come la chiamava un altro cliente una volta che aspettavo il mio cibo e…

- Basta Castle. - Rise del suo imbarazzo e di quel tentativo di discolparsi.

- Ok… - Rispose sollevato - Quale vuoi?

Indicò i due biscotti della fortuna lasciando che lei ne scegliesse uno.

- Non mi piacciono e poi sono piena! - Si lamentò spegnendo il suo entusiasmo, ma solo per un attimo poi tornò il solito petulante.

- Dai! Non sei curiosa di leggere che c’è scritto dentro?

- No, non sono curiosa e poi Castle, mica crederai anche ai biscotti della fortuna adesso? - Chiese Beckett seria temendo la risposta affermativa che sapeva sarebbe arrivata e non tardò con una sua alzata di spalle come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Sospirando per farlo contento prese un biscotto e lui l’altro che rimaneva sul tavolo.

- Aprilo! - La esortò Rick e lei scartò il biscotto aprendolo a metà. Ripose sul tavolo la confezione con il dolcetto e tenne in mano solo la sottile striscia di carta. Lesse la scritta e lui seguì la sua lettura osservando il movimento orizzontale dei suoi occhi.

- Cosa dice? - Le chiese curioso Castle notando il silenzio di Beckett.

- “Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso.” - Lesse piano Kate mordendosi l’interno della guancia pensierosa.

- Credi sia vero? - Le chiese ancora lui interrompendo i suoi pensieri.

- Io… credo di sì. Almeno per certi aspetti, credo sia così. - Ripiegò il foglietto e lo appoggiò vicino ai resti del biscotto sul tavolo.

- Stai pensando a qualcosa in particolare? - Sapeva che era così, anche senza chiederglielo. Lo capiva dal suo disagio dal suo guardare in basso e non parlare.

- Sì e… è complicato parlarne, Castle perché…

- … perché noi non parliamo mai molto, lasciamo che basti il nostro capirci, così ci esponiamo poco.

- Già, vedi, anche adesso è successo.

- Se me lo voi dire prometto che non proverò a capirti e ti lascerò parlare. - Le prese una mano come se volesse assicurarle la sua presenza, ancora una volta. Kate maledisse quei biscotti e quella frase, perché doveva aver trovato proprio quella?

- Non mi fidavo di me stessa, non credevo che sarei mai stata in grado di amare qualcuno come avrei voluto e per questo non credevo che fosse possibile che qualcuno mi amasse come… come mi amavi tu. Non volevo crederci. Ecco perché ho fatto finta di nulla di troppe cose. Dei miei sentimenti, dei tuoi sentimenti… delle tue parole. Avevo paura, di me stessa prima che di te. Io… io dovevo imparare a fidarmi dei miei sentimenti ed accettarli per essere in grado di accettare quello che tu provavi per me.

- Mi ha fatto male, Kate. Scoprire che tu sapevi tutto, che avevi fatto finta di nulla… è stato difficile, mi sono sentito preso in giro. - Le confessò.

- Lo so. Ma non era quello il mio intento. Io… non volevo prenderti in giro. Era solo troppo in quel momento per me, per quella che ero.

- Mi hai mentito ed ho pensato che per te non contassi nulla, che i miei sentimenti non contassero nulla. Tu sapevi e mi hai detto di andarmene… Mi ha fatto male. Molto male.

Il viso di Castle si era irrigidito e Beckett prese una delle mani di lui stringendola tra le sue. Intrecciò le loro dita e lo tenne con una presa decisa. Sapeva di averlo ferito e questo le dispiaceva.

- Era il contrario. Ne avevo paura proprio perché contava. Contava molto. Ed avevo paura di perderti.

- Per la paura di perdermi mi allontani? Hai uno strano modo di dimostrare le cose, Beckett. - Fece un sorriso tirato in quel tono che mal celava ancora il dispiacere dietro quel rimprovero che non mancava di dolcezza.

- Già uno strano modo… Avrei voluto essere pronta per tutto quello ma non lo ero. Non volevo perdere la tua presenza ed avevo paura che in quel momento non fossi in grado di sostenere tutto il resto, nemmeno che avrei saputo affrontare una discussione come questa io… Ho scelto l’unica strada che pensavo poter percorrere. Far finta di niente e… sperare di cambiare. Il dottor Burke mi ha aiutato, tanto. Mi ha fatto capire cosa volevo essere, cosa realmente volevo e trovare il coraggio di buttare giù pezzo dopo pezzo quel muro che mi divideva dal resto del mondo e da te.

- Da me… - Ripetè lui.

- Sì, da te. Anzi da noi.

Castle guardò le loro mani intrecciate ed annuì. “Noi” gli piaceva quella parola nella sua bocca. Erano un noi, non sapeva ancora di preciso quale.

- Doveva essere una cena divertente eh? - Sospirò rumorosamente Kate sentendo come se avesse appena trascinato un macigno sulla cima di una montagna.

- Già… Ma noi non facciamo mai le cose secondo gli schemi, no?

Rick sollevò le loro mani baciando il dorso di quella di Kate, poi sciolse l’intreccio ed andò a prendere il suo biscotto. Aprì la bustina e tirò fuori il dolce, lo spaccò a metà provando a darne un pezzo a Kate che però lo rifiutò indietreggiando con la testa, quindi lo mise lui tutto in bocca masticando rumorosamente la cialda croccante. Quando ebbe finito bevve l’ultimo sorso di birra e poi lesse ad alta voce il suo foglietto guardando Kate negli occhi.

- Dire a qualcuno ‘Io ti amo’ equivale a dire ‘Tu dovresti vivere per sempre’.

Ripose il foglio sul tavolo e poi tornò a guardarla. Sapevano che stavano entrambi pensando alla stessa cosa, allo stesso momento. Beckett deglutì a vuoto portandosi poi la mano in un gesto involontario sulla cicatrice.

- Beh forse ha funzionato. - Provò a sdrammatizzare Rick facendo un profondo respiro. Ripensare a quei momenti era per lui sempre traumatico. Era convinto di averla vista morire, due volte, su quel prato quando aveva chiuso gli occhi e poi in ambulanza quando il suo cuore si era fermato. Aveva avuto gli incubi per mesi, che non si riprendeva, che gli venivano a dire che non c’era più nulla da fare. La vedeva dentro una bara e poi di nuovo in un cimitero ma il nome sulla lapide era il suo e lui era lì in piedi a guardarsi intorno a cercare ancora quel bagliore in lontananza. Poi si svegliava, urlando e tutto sudato impaurito ed aveva pianto più di una volta con i nervi a fior di pelle, soprattutto nella lunga estate senza sue notizie.

- È stata l’ultima cosa che ho sentito. La tua voce che mi ripeteva quelle parole… - Kate faceva fatica a ripeterle. Si rendeva conto in quel momento che lei non glielo aveva mai detto. Che gli aveva detto tante cose, che lo voleva, che voleva stare con lui, che era importante, che non era un gioco. Si erano amati fisicamente come mai aveva amato qualcuno, era stata dolce, timida, decisa, trasgressiva, irruente, passionale. Era stata con lui tutto ed il suo contrario e lo stesso lui con lei, come due incastri che sapevano esattamente come completarsi ogni volta. - … Non so se sono state loro a tenermi in vita, so che mi ci sono aggrappata con tutte le mie forze e che forse sono state proprio quelle a spingere il mio cuore a non arrendersi, a continuare a battere. - Non era mai facile parlare di quei momenti, né di quello che aveva provato in quel momento.

- In ambulanza pregato e ripetuto non so quante volte dentro di me che non potevi lasciarmi perché ti amavo ed avrei dovuto dirtelo ancora, in un altro momento.

- Mentre stavamo discutendo a casa mia. - Sorrise Kate, pensando a quando lo aveva sentito di nuovo dirle quelle parole.

- Già… Beh… non voleva essere proprio quello il momento… - Ammise Rick.

- No, immagino di no… però è stato strano sentirlo, è stato… io risentivo la tua voce arrabbiata chiedermi di lasciar perdere mentre ero appesa a quel cornicione e lì ho capito quanto fossi importante per me… E che c’erano troppe cose che non avevo fatto e non avevo detto e… - Kate accarezzò il volto di lui, segnandone con le dita i contorni, fece un gran sospiro cercando quel coraggio che le era sempre mancato - … Ti amo Rick e scusami perché avrei voluto essere capace di dirtelo prima. Di fidarmi abbastanza di me per essere certa di quello che ti avrei voluto dire e di quello che tu mi hai detto.

Beckett abbassò la testa e Castle con un gesto che racchiudeva profonda tenerezza le prese il volto con entrambe le mani.

- Ti amo Kate. Era questo il momento in cui dovevo dirtelo e per questo non dovevi lasciarmi, perché io dovevo dirti che ti amo esattamente dopo che me lo avevi detto tu. Era questo il momento perfetto.

Suggellò quelle parole con un bacio e poi un altro e un altro ancora fino a quando non si spostarono in camera da letto, dove Castle sì assicurò che tutte le porte fossero ben chiuse mentre sul tavolo erano rimasti quei due foglietti accartocciati vicini. Quella notte tra loro non mancarono né la fiducia né i ti amo.


 



Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso. (Khalil Gibran)

Dire a qualcuno ‘Io ti amo’ equivale a dire ‘Tu dovresti vivere per sempre’. (Madeleine Engle)

   
 
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