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Autore: miseenabime    17/08/2017    2 recensioni
"Una delle cose che il suo primo cavaliere aveva cercato di farle capire, e che lei aveva notato nel corso di quell’incontro, era che Jon Snow non si sarebbe piegato. [...] aveva capito che l’unico modo per fare di Jon Snow un alleato era guadagnarsi la sua fiducia, e Jon Snow non si sarebbe mai fidato di un’estranea."
Ambientato dopo la 7x03.
Il soggiorno di Jon Snow a Dragonstone da più punti di vista e lo sviluppo della relazione con Daenerys.
Vorrei tanto essere in grado di gestire una storia con più trame e personaggi, ma siccome sarebbe solo un bel casino, si parlerà principalmente di chi si trova a Roccia del Drago. Ah, dovrebbe avere 9 capitoli (prologo escluso). Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Davos Seaworth, Jon Snow, Missandei, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: GHIACCIO

“[…] Buti f it had to perish twice,
I think I know enough of hate
to say that for destruction ice
Is also great
And would suffice.”

 – R. Frost

«Non…» andare. Prima che Jon potesse finire la frase Daenerys si era già alzata e diretta verso la porta.
Nella stanza era calato un fitto – e imbarazzante – silenzio, interrotto dal leggero cigolare della porta che si socchiudeva e da alcune parole sussurrate. Jon non sentì né la prima frase né la risposta di Daenerys. Vide la Madre dei Draghi richiudere la porta e voltarsi verso di lui, il viso che prima stava tanto ammirando ora di nuovo impassibile. La situazione in cui si erano trovati solo pochi minuti fa, le sensazioni che aveva provato, i desideri che aveva provato ora sembravano lontani anni luce. 
«Ci sono notizie di Castel Granito» disse cercando di mostrarsi distaccata.
«Buone notizie?» chiese Jon, cercando di mostrarsi altrettanto distaccato. Non con molto successo.
«Così spero. Anche se Varys e Tyrion vogliono un incontro adesso per discuterne» finì la frase con una sfumatura di preoccupazione.
«Allora non so quanto possano essere buone» dichiarò il ragazzo.
«Castel Granito non può rivelarsi un’altra sconfitta, sarebbe troppo»
Jon non disse nulla e si inumidì le labbra, sempre seduto dov’era prima, non aveva ancora avuto la forza di alzarsi.
«Jon» Daenerys gli si avvicinò, prendendogli il viso fra le mani. Si abbassò, arrivando alla giusta altezza per guardarlo negli occhi «ci saranno altre occasioni. Non me ne pento, non farlo nemmeno tu».
Jon annuì e chiudendo gli occhi le baciò il palmo di una mano.
«Ora devi tornare nella tua stanza»
«A domani, mia Regina» disse Jon alzandosi e dirigendosi verso la porta, stavolta nella sua voce non c’era ironia. La chiuse dietro di sé e, per tutto il tragitto fino alla sua stanza pensò a come si sarebbe evoluta la situazione con Daenerys e si accorse che non ne aveva assolutamente idea.

 

Ad un ospite esterno sarebbe sembrato che Jon Snow stesse imbambolato, seduto sul suo letto, a fissare il vuoto, il muro, o le sottili polveri nell’aria, a scelta. In realtà era imbambolato, seduto sul letto, a fissare il vuoto, il muro, le sottili polveri nell’aria, o tutti e tre insieme ma ai suoi occhi, nella sua mente e con tutti gli altri sensi era ancora in quella stanza, con Daenerys.
Più e più volte aveva cercato di darsi una spiegazione logica, e la più semplice l’aveva anche trovata: era attratto dalla Madre dei Draghi. Subito dopo si era accorto che il difficile non era trovare una spiegazione – ovvia – ma accettarla. O meglio, lui l’avrebbe anche accettata, ma lo stesso non poteva dire dei suoi uomini. E lui, in quel momento, a Roccia del Drago, rappresentava loro. D’un tratto sentì la sua identità violata e si ricordò del perché non aveva mai voluto essere Re del Nord: questa grande responsabilità lo faceva sentire quasi annullato. Lui non era più Jon Snow, il bastardo figlio di Ned Stark, di cui nessuno si curava, che non doveva render conto ad alcuno per le sue scelte, ora lui era un popolo, era un insieme di popoli, di persone, e aveva il difficile compito di prendere ogni singolo valore, idea o opinione di quelle persone e farlo coincidere in sé stesso. La sua individualità gli era stata sottratta, per votazione comune.
Non poteva più essere solo Jon Snow.
Non poteva scegliere il meglio per sé, doveva scegliere il meglio per loro.
Non poteva scegliere Daenerys, doveva scegliere il Nord.
Jon, nel mezzo dei suoi pensieri, vide passargli davanti agli occhi, mentre brillava in controluce, una di quelle polveri sottili che un ospite esterno avrebbe detto stava fissando da almeno un’ora. 
Un desiderio si fece strada in lui e gli riempì le vene, la testa, il cuore.
In quel momento avrebbe soltanto voluto essere solo Jon Snow.

Il suo flusso di pensieri fu interrotto da dei colpi alla porta
Speriamo sia lei.
Jon si ritrovò a scacciare subito questo pensiero, anche se non era riuscito a trattenerlo.
Andò alla porta e tirò la maniglia verso di sé, effettivamente dall’altra parte comparve la figura della Madre dei Draghi, ma non era sola: era accompagnata da Varys, il folletto e tre Dothraki.
«Jon» gli si rivolse la ragazza, chiamandolo per nome davanti agli altri «potresti farci entrare?» ovviamente non era una richiesta. Jon si spostò e aprì del tutto la porta.
«Cos’è successo?» chiese una volta che tutti furono entrati, i Dothraki posizionati ai lati e alle spalle di Daenerys.
«Abbiamo preso Castel Granito»
«Sono felice per voi, Vostra Grazia» rispose Jon, ma si accorse che il volto della ragazza tutto poteva trasudare fuorché felicità.
«Purtroppo» riprese Daenerys, intrecciando le mani sul vestito «i Lannister hanno teso una trappola al mio esercito, usando la flotta di Euron Geryjoy» deglutì, visibilmente nervosa. Jon se ne accorse e non si fece scappare l’occasione di restare zitto. 
«Il fatto è che» stavolta a parlare fu Varys, Jon anche stavolta, come tutte le altre volte, non riuscì a decifrare il suo atteggiamento, non gli piacque per niente «uno degli Immacolati ha avuto modo di ottenere, ecco, un colloquio privato con uno dei soldati Lannister e pare siano stati avvisati del nostro arrivo. Una trappola del genere, così ben studiata, sarebbe stata, altrimenti, impossibile» l’espressione di Jon mutò da perplessa a seria e cercò immediatamente Daenerys con lo sguardo. 
«L’unico modo per garantirmi l’assenza di spie è un’ispezione, ho già perlustrato le stanze dei miei più fidati» disse Daenerys guardando il ragazzo negli occhi, ora non era né arrabbiata né sospettosa, era calma. Stava cercando di tranquillizzarlo con lo sguardo – non preoccuparti, so che non sei tu. «Ho provato a convincerli che questa era superflua, perché – mi fido di te – sei qui da poco ma Varys ha insistito, facendo presente che sei arrivato solo il giorno dopo la partenza degli Immacolati e hai saputo subito della loro destinazione. Ah, e ancora non ti sei inginocchiato» il modo in cui Daenerys enfatizzò l’ultima frase e la curva appena accennata agli angoli della sua bocca fecero quasi sorridere Jon.
«Tuttavia, abbiamo raggiunto un compromesso. Come ben sai, è vietato l’utilizzo di corvi senza il mio permesso, ogni messaggio che entra o esce da questo castello deve prima passare dalle mie mani o da quelle di uno dei miei consiglieri per cui, Jon, hai questa possibilità, rispondi sinceramente alla mia domanda: da quando sei arrivato, hai inviato o ricevuto messaggi senza che io lo sappia?» la Madre dei Draghi non si era scomposta mentre formulava quella domanda, certa dell’innocenza del ragazzo che le stava davanti. Tuttavia non le sfuggì l’incertezza che balenò, per un istante, negli occhi di Jon – la stessa di prima, quando stava per baciarla. 
«Io… no» rispose Jon, sbattendo le palpebre un paio di volte di troppo.
Ora anche Varys e Tyrion, che non aveva ancora detto una parola, videro quell’incertezza.
«Jon» Daenerys mosse tre passi verso di lui, lo sguardo ora non più tranquillo ma solo serio «guardami» si fermò di fronte a lui, occhi negli occhi – come prima, quando stava per baciarla «hai usato un corvo?»
No, non l’ho fatto.
Jon avrebbe voluto dirglielo, ma non ci riuscì.
No, non l’ho fatto.
Abbassò lo sguardo.
No, non l’ho fatto.
Avrebbe voluto dirglielo.
Ma non poteva mentirle.
«Elat ezat me*» sentenziò la Madre dei Draghi, lo sguardo ancora fisso su Jon e la mascella serrata. I tre Dothraki che prima le erano accanto si mossero e iniziarono a frugare nella stanza. Nessuno diceva una parola e tutt’intorno l’aria non era pesante, ti schiacciava direttamente al suolo. O almeno, così pareva a Jon, che sentiva gli occhi della Khaleesi puntati su di lui.
«Khaleesi, anha ez jin*» dopo un silenzio che parve infinito, un Dothraki si fece avanti, richiamando l’attenzione, prima di Daenerys poi anche di tutti gli altri, verso una penna, un po’ di inchiostro e dei fogli di pergamena. 
Jon percepì il viso della ragazza contrarsi e la vide serrare un pugno.
«Bugiardo» sputò fuori disgustata, ancora guardando verso le prove.
«Daenerys, io non son-»
«Bugiardo!» stavolta quasi lo urlò, mentre si girava verso di lui; in poco tempo colmò la distanza che li separava, fronteggiandolo nonostante il divario di altezza, il viso deformato dalla rabbia e gli occhi – quegli occhi – fiammeggianti «Ora guardami negli occhi e osa mentirmi un'altra volta! Hai usato un corvo?» 
«Sì»
«Hai informato i Lannister dei miei piani?»
«No»
«Bugiardo!»
«Non sono una spia!» replicò Jon iniziando a scaldarsi. A quella reazione i Dothraki si mossero, ma Daenerys fece loro segno di restare fermi.
«Per cosa l’hai usato allora?»
«Ho scritto a un amico, alla Cittadella, lui avrebbe potuto aiutarci per… quello che è successo oggi» Jon cercò di tranquillizzarsi e spostò lo sguardo da Tyrion a Daenerys, in cerca di comprensione. La ragazza, per lui, non ne aveva.
«Perché dovrei crederti, mi hai appena mentito» 
«Non farei mai un-»
«Se permettete, Vostra Grazia» fu Tyrion a interromperlo. Dal tono e dall’espressione sembrava calmo, ma dalla luce nei suoi occhi Jon riusciva a vedere un accenno di delusione «di solito si conservano delle copie dei messaggi, ricevuti ed inviati. Basterà leggerle, per scoprire se Jon Snow dice il vero»
Daenerys sembrò mitigarsi un attimo, o forse era solo apparenza, fatto sta che ordinò alle sue guardie di cercare quei messaggi, senza dare possibilità di parlare al Re del Nord. Dopo non molto un Dothraki alzò il materasso di Jon e, in un foro, trovò un pezzo di pergamena ripiegato. Lo consegnò alla Khaleesi. Prima di aprirlo, lei guardò a lungo e intensamente Jon, i suoi occhi erano insieme salvezza e condanna.
Dispiegò il biglietto, trasse un respiro profondo e iniziò a leggere, ad alta voce.
«Carissima sorella» già dopo le prime due parole si bloccò e strinse le labbra, constatando la prima bugia «Sono da pochi giorni a Roccia del Drago, ma sembra un’eternità, quando ti senti prigioniero il tempo sembra non scorrere mai. Fortunatamente, oggi ho fatto un passo importante verso il raggiungimento del mio scopo: sono riuscito a convincerla a darmi l’ossidiana. Ora come ora sarebbe impossibile riuscire a tornare a casa, non credo me lo lascerà fare se prima non mi inginocchio, ma non dovete temere, non vi sottoporrò mai al dominio di un» Daenerys si bloccò, inghiottendo le parole successive «di un invasore estraneo. Così come l’ho convinta a farmi estrarre l’ossidiana la…» si fermò di nuovo, la voce che iniziava a tremare «la convincerò anche a lasciarmi andare…» lesse l’ultima riga silenziosamente, prima di buttare il foglietto in un angolo e alzare lo sguardo verso Jon. Le ultime parole l’avevano sfinita, mentalmente e fisicamente «…in un modo, o nell’altro. E sicuramente una cosa di cui non abbiamo bisogno ora è una guerra contro Cersei, so che l’ammiri anche per la sua scaltrezza in battaglia. Fidatevi di me, il Nord non dimentica. Tuo fratello, Jon.»
Daenerys si avvicinò, calma e in silenzio, a Jon. Quando fu abbastanza vicino alzò una mano e il rumore dello schiaffo rimbombò per tutta la stanza. Sarebbe risuonato per sempre nelle orecchie di Jon.
«Bugiardo» sentenziò aspramente un’ultima volta.
«Non capisci» rispose Jon guardandola colpevole «Io… ho scritto davvero a Sam, alla Cittadella, quello era un vecchio messaggio per mia sor-»
«Certo che capisco, l’abbiamo appena letto»
«Non è come pensi»
«Tua sorella ammira Cersei e tu non vuoi combattere contro di lei, mi sembra abbastanza chiaro e discretamente coerente»
«Io non ho detto nulla ai Lannister! Io non sono una spia!»
«Basta!» Daenerys gli urlò in faccia esasperata, delusa, arrabbiata «Smettila! Taci! Non capisci che le tue parole non hanno più alcun valore in questa stanza!? Non capisci che non hanno più valore per me!? Ti ho offerto una possibilità e hai mentito, te ne ho offerta un’altra e hai mentito, di nuovo. Tutto quello che sei stato capace di dire sono bugie. E quel messaggio, quel messaggio conferma che anche tutto quello che hai fatto sono bugie!»
In un modo, o nell’altro.
«Non è vero, non pensare che-»
«Mi hai mentito. Mi hai tradita. Mi hai usata» la voce spezzata, la rabbia che ormai era diventata rassegnazione, ma soprattutto delusione. Jon non riusciva a sopportare il peso di quello sguardo, non riusciva a guardare quegli occhi ormai lucidi, sapendo che era colpa sua, sapendo di non poter far nulla per rimediare. «E io, come una stupida, te l’ho lasciato fare».
«No, non fare così, per favore, non c’è niente di falso – in quello che provo per te – nei miei comportamenti nei tuoi confronti. È passato del tempo da quel messaggio, le cose sono-»
«Non ti credo. Se penso che stavo per…» lasciò cadere la frase, cercando di mantenere una posizione composta mentre tentava di trattenere le lacrime che le luccicavano visibilmente negli occhi.
«Daenerys…»
«Non mi fido di te. Non più» disse, inspirando ed espirando profondamente, riprendendo il suo contegno di sempre. Sul suo volto l’espressione impassibile che con lui non utilizzava da troppo tempo perché Jon non sussultasse alla sua vista.
«È ora di finirla qui» disse lei, facendo un cenno alle guardie. I Dothraki avanzarono verso Jon, che la guardava implorante sconfortato.
«Daenerys, ti prego…»
«Quando sei arrivato qui, mi hai fatto una domanda»
Le mani della guardie che gli cingevano i polsi e gli premevano sulle spalle
«mi hai chiesto se fossi mio prigioniero»
Lo sguardo deluso di Tyrion, quello sornione di Varys, quello duro di Daenerys. I suoi occhi – quegli occhi – però ancora non riuscivano a nascondere la tristezza – la ferita. Ferita. Tradita.
«ora lo sei».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mea culpa,
lo scorso capitolo mi ero dimenticata di avvisare che sarei stata in vacanza per ferragosto, quindi l'aggiornamento avrebbe tardato un po' maa eccoci, comunque. Alzi la mano chi pensa che Jon sia una spia... bene, come immaginavo, nessuno, ma hey, non si sa mai... 
Comunque, ora devo iniziare a preparare un esame, pure abbastanza difficile (damn you, russo) quindi non aggiornerò spesso, ma resterò fedele alla promessa di una volta a settimana. Dovrebbero mancare 3 capitoli, il prossimo un po' cortino e abbastanza di transizione.
Poi poi poi, ah, giusto le parole con * non me le sono inventate, sono andaa su un traduttore inglese-dothraki (giuro, l'ho fatto) e significano semplicemente "cercate i messaggi" e "khaleesi ho trovato questo", semplice. 
Dunque, io facevo parte delle brutte persone che hanno visto in anticipo la 7x04 e faccio parte anche di quelle anora più brutte che hanno visto pure la 7x06, quindi, se non l'avete ancora fatto... spoiler!
Saluto gli amici che non si vogliono spoilerare l'episodio e ci vediamo al prossimo capitolo!

S

P

O

I

L

E

R

ok, parliamone. No davvero, parliamone, questi stanno ufficialmente diventando canon, non può essere altrimenti dopo la scene sulla nave (eeh, la nave....... *occhiolino a chi ha letto i leaks ;;;) ). Ho in loop quella scena sul mio pc da ieri mattina, credo.
Bene, ora posso tornare a studiare, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo e ci sentiamo al prossimo,
un bacio,
Hyp.

  
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