Fanfic su artisti musicali > TVXQ
Segui la storia  |       
Autore: Mella Ryuzaki    17/08/2017    0 recensioni
SiwonxChangmin
( #WonMin )
« Ogni cosa avviene a suo tempo e, se hai pazienza e buona volontà, vedrai come le cose cambieranno. »
[ Ringrazio due mie amiche per avermi ispirata a questa fanfiction ]
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Max Changmin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella mattina ero davvero agitato. Erano ben due volte che passavano davanti allo specchio per sistemare le capelli che, quel giorno, avevano deciso di essere totalmente ribelli.
Tra un cambio e l'altro, avevo perso solo tempo ed ora avevo messo gli stessi vestiti di sempre: un paio di jeans e una maglia bianca con una felpa anch'essa bianca.

« Presentabile come sempre.. »

Commentai osservandomi e dando un tocco di profumo al collo e alla camicia. 
Presi lo zaino dove avevo messo una bottiglietta d'acqua e il mio curriculum cartaceo, intascando le chiavi di casa ed il cellulare, dove avevo anche la via mandata dalla signora Choi.

Ero molto pensieroso che non avevo nemmeno badato a quanto tempo stava passando durante quel tragitto, osservando lo scorrere delle persone, delle auto e degli edifici durante quel percorso con l'autobus che passava solo ogni mezz'ora per quella strada.

Lentamente la città venne abbandonata e lasciò spazio al verde e a delle villette a schiera, spesso piccole ed altre imponenti.
Mi domandavo se, in quel quartiere, ci vivessero solo persone benestanti.
Non ero abituato a tutto quell'ordine, a quei colori dati dai giardini in fioritura ed a quell'aria che sapeva di.. pulito.

Ero cresciuto in un ambiente ben diverso e con persone diverse, cominciando da mia madre, da cui volevo assolutamente allontanarmi.

Il mezzo si fermò proprio ad una fermata nascosta da un grosso albero che faceva da ombra ai raggi del sole autunnale.
Mi sembrava di essere sceso su un altro pianeta e, sistemato lo zaino in spalla, guardai il cellulare dove tenevo la via.

La gente lì sembrava davvero cordiale e non lo dico per la bellezza dei loro giardini e delle loro case, ma dal modo in cui mi salutavano senza nemmeno conoscermi.
Era il tipico pezzo dove la vita sembrava una favola.

I miei passi mi portarono, infine, davanti al cancello della villa che avevo visto nella foto sul sito e, a darmi conferma, fu il nome sul campanello dorato e ben lucidato. 
La villa era circondato da un giardino curato e con alcune foglie ingiallite lungo il sentiero che collegava il cancello alla porta di casa, separato da alcuni gradini.

Suonai al campanello, attendendo che qualcuno aprisse i cancelli e, nemmeno una manciata di minuti, si aprono automaticamente. Notai allora una telecamera puntata davanti all'entrata e non c'era nemmeno bisogno di sapere chi fosse tramite la voce.

Cominciai ad avanzare, osservando quel giardino che, nelle stagioni primaverili, avrebbe dato i suoi frutti e colori.

Ad attendermi davanti alla porta, c'era una signora con un sorriso gentile ed un abito elegante, di un rosso intenso. I capelli erano sistemati in una coda castana che ricadeva sulla spalla destra ed era anche molto giovane, almeno dal mio punto di vista.

« Il signorino Shim? »

Mi domandò, quando arrivai vicino alla piccola scalinata che mi separava dalla porta socchiusa della villa.
Guardai la signora e, dalla sua voce, riconobbi quella al cellulare. Era dunque lei la padrona di casa?

« Oh.. si, sono io, signora Choi. Sono Shim Changmin. »

La donna sorrise e si spostò per invitarmi ad entrare.

« Sei davvero molto giovane. Prego, entra pure. »

La gentilezza della padrona di casa mi diede uno strano calore al petto. Forse era davvero un'opportunità per andarmene via da quella casa e dalla donna che era mia madre.

Salì i gradini, seguendola verso l'interno dell'abitazione e lì, una volta dentro, rimasi sorpreso come un bambino davanti ad una giostra colorata: l'ingresso era davvero enorme. Ai lati c'erano due rampe di scale eleganti e ben lucidi, con le pareti bianche e dai motivi floreali leggeri e poco vistosi. C'erano diverse foto che non riuscivo a vedere da ben lontano, ma che dedussi, fossero i componenti di quella famiglia. I mobili erano di un elegante e fine mogano, ma anche moderni e non era poi così adorna e confusionale. Davanti a me, poi, si apriva un corridoio che portava poi magari alle altre stanze del piano terra. Quella casa era davvero enorme.

« Non ti spaventare caro. Non dovrai pulire tutto per bene in un solo giorno! »

La signora mi riportò con i piedi per terra e spostai lo sguardo sulla sua figura divertita.

« Vieni nello studio prima, così possiamo parlare. »

« Si.. certamente.. »

La seguì, anche se notai che qualcuno mi stava osservando dalle scale, ben nascosto. 
Percorsi quel ingresso, stando dietro alla signora Choi ed arriviamo ad una porta che aprì e rivelò essere un grande studio con una grande scrivania ordinata e varie librerie dove, non solo c'erano altre foto e libri, ma anche alcune pile di documenti ed un piccolo mobiletto con degli alcolici. Storsi appena il naso a quella vista, senza farmi vedere dalla donna che mi fece accomodare e mi invitò a sedermi di fronte a lei,prendendo posto dopo di me.

« Solitamente è mio marito che si occupa di tutto, ma lavorando tanto sono diventata il secondo capo della casa. » scherzò come sempre la donna, osservandomi bene.

« Vorresti bere o mangiare qualcosa? Avrai fatto sicuramente un bel viaggetto. »

« No, la ringrazio, signora Choi.. » ricambiai quei sorrisi, posando lo zaino sulle gambe ed aprendolo per prendere il curriculum cartaceo, prima che me lo chiedesse lei e lo posai sulla scrivania.

« Grazie caro.. » la signora lo prese e cominciò a leggerlo, sollevando di tanto in tanto lo sguardo su di me.
Non capivo perché cominciai a sentire uno strano gelo, come se quel pezzo di carta ora non la soddisfacesse.

« Quindi è davvero un ragazzo delle superiori, vero signor Shim? »

« Si, sono al quarto anno delle superiori, signora Choi. »

« E vive da solo o con qualche parente? »

Ecco la domanda che temevo di ricevere. Non sapevo se mentire o meno, ma sicuramente qualcosa dovevo dire.

« Vivo da solo. » mentì, guardandola e lei mi osservò attentamente, come se capisse che stessi mentendo, ma..

« Oh, bene! Allora mi dica dove abita? In un appartamento singolo? È raro che i giovani della tua età vivano da soli, ma se non vuole parlarne.. »

« I miei vivono fuori città e, la scuola che volevo fare si trova proprio al centro di Seoul. »

« Oooh, capito! Però questo la fa davvero un ragazzo responsabile! » mi sorrise nuovamente e mi ritrovai a ricambiare l'ennesimo sorriso con una strana sensazione allo stomaco per poi tornare a leggere il mio curriculum. Le mie orecchie però, captarono un rumore, la porta che si apriva piano ed infatti, la signora Choi sollevò nuovamente lo sguardo dal foglio, guardando la porta.

« Jiwon Choi, quante volte ti ho detto che non devi spiare? »

Mi voltai anche io, verso quella porta socchiusa che venne poi aperta mostrando il viso di una ragazza dai capelli lunghi e dagli occhi grandi, quasi simili ai miei.
Indossava un abito bianco con dei fiori blu a mezze maniche, entrando nello studio con le mani portate dietro la schiena, ma non nascondendo un sorriso imbarazzato.

« Scusami, mamma.. ma ero..  »

« Curiosa, lo so. Hai preso tutto da tuo padre. »

La signora Choi le sorrise e spostò lo sguardo su di me, guardandomi con lo stesso sorriso.

« Lei è Jiwon Choi, mia figlia minore. Jiwon, ora che sei qui è educazione salutare. »

La giovane ragazza mi venne incontrò e mi alzai educato per porgerle la mano che lei strinse dopo un piccolo inchino. So che è così da noi, ma in quel momento non seppi nemmeno perché le diedi la mano.

« Sei molto giovane! Quanti anni hai? » mi chiesi dopo aver lasciato quella calorosa stretta e con gli occhi che mostravano maggior curiosità.

« Jiwon Choi.. » la donna sembrava arrendersi, ma in modo dolce. Non era come mia madre, era ben diversa.

« Sono uno studente delle superiori.. studio nel centro di Seoul e sono al quarto anno. »

« Oh, io sono all'ultimo anno e studio anche io in centro città, ma in una scuola ben diversa. »

Ci toglievamo solo un anno, da ciò che avevo capito, anche se sembrava molto più grande, forse data dalla sua altezza.

« Allora ti vedrò spesso qui e spero che ti piacerà la casa. Potremo anche studiare insieme qualche giorno e magari ti potrò... »

Si interruppe, quando la signora Choi le si avvicinò, posando una mano su quelle labbra che non smettevano mai di parlare e che trovavo però divertente.

« Jiwon, andiamo piano. È il suo primo giorno ed è un colloquio. Rischi di spaventarlo. » ma le due donne risero e mi ritrovai a ridere anche io, contagiato da quel clima.

« Comunque, se non è un problema, tra tre giorni potrà iniziare con il lavoro, signorino Shim. Ha tempo per preparare tutto il necessario e dovrò anche parlare con mio figlio per l'auto con cui la verremo a prendere. Ha molte cose con sé? »

« La ringrazio, signora Choi. E no, non molto, ma posso lasciarlo nell'appartamento dove vivo. Però non serve, potrei venire in.. »

« Oh, no, no, no. Non se ne parla. Vorremo venire noi a prenderla e   così può anche mostrarci dove studia. Rimarrà qui, ma la scuola sarà lì, signorino. »

Jiwon non disse nulla, limitandosi a rimanere con il sorriso sulle labbra e la donna mi posò una mano sulla spalla, guardandomi con occhi materni.

« Il posto è suo, signorino Shim. Quindi domani le manderò un messaggio con l'orario di quando la verremo a prendere. Se solo trovassi mio figlio. » sospirò, scuotendo la testa e Jiwon mi salutò, prima di sparire dietro la porta dopo aver sentito lo squillo del telefono e con un " a presto! " socchiuse la porta.
Quella famiglia aveva quindi due figli e mi incuriosi sapere chi era, o meglio, com'era il figlio di casa, ma non dissi nulla. 
Lo avrei scoperto tra tre giorni e forse era anche uno di quei ragazzi sempre impegnati con il lavoro, visto che i due uomini non erano a casa o magari con l'università. Non sapevo nemmeno quanti anni avesse, ma pensai a come potevano essere i restanti componenti di quella casa, mentre la signora Choi mi accompagnò alla porta parlando e chiedendomi se avessi voluto essere accompagnato in auto fino a casa, ma rifiutai gentilmente.

Avevo bisogno di pensare, ora, a come dire a mia madre che me ne sarei andato via da quella casa, ma soprattutto a non dire dove sarei andato.

Angolo autore.


Chiedo scusa a tutti per la mia sparizione e per non aver aggiornato nessuna fanfiction.
Ma in questo periodo provederò a continuarne una delle tante che sto scrivendo, lasciandovi un altro capitolo di questa piccola ff. <3
Grazie a tutti quelli che leggono le mie fanfiction. <3
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > TVXQ / Vai alla pagina dell'autore: Mella Ryuzaki