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Autore: dynonugget    16/06/2009    2 recensioni
L’orologio ticchettava senza nulla per cui tenere il conto.
E Hermione non riusciva a rimanere lontana dal parco.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Scritta da dynonugget, l’avevo scovata tempo fa sui Dramione Awards, nominata nella categoria “Best Tale with a Baby”, ed infine eccola qui.
Potete leggerla nella sua versione originale seguendo questo link.
Buona lettura,

Kit 05


Guardava i bambini che giocavano sotto il sole pomeridiano. Un piccolo bimbo, di cinque o sei anni, stava rincorrendo il Frisbee Zannuto del fratello maggiore, ridendo mentre correva. Una bimba con trecce bionde, che le oscillavano sul capo, aveva chiuso gli occhi mentre sua madre spingeva l’altalena, e si godeva – protetta e libera – la sensazione di fendere l’aria.

Qualcuno passeggiava con un cane; un altro paio di adolescenti volavano a bassa quota sulle loro scope, circumnavigando un grande olmo, e Hermione voleva abbassare le palpebre.

Ma non poteva.

Quelle immagini erano come un elisir; un elisir che bramava bere, ma che allo stesso tempo la avvelenava.

La maggior parte della gente si recava lì per prendersi una pausa dai propri impegni e dalle proprie vite indaffarate. Lei veniva per il tormento.

Per lo meno, quella era la conclusione a cui era giunta.

Perché nulla di tutto quello aveva senso.

Un alto ragazzino di dieci anni allungò il passo nel tentativo di riprendere il cane, che aveva rotto il guinzaglio. Hermione guardò i vani tentativi del ragazzo e la sua resa finale, quando accettò l’assistenza del padre per recuperare il cucciolo di famiglia. Quando, infine, voltò lo sguardo, si trovò di fronte una famiglia seduta su una coperta, mentre aspettava che la madre scoperchiasse il cestino con il picnic.

“Ci sono le fragole, oggi, mamma?”

“Certo, Matthew; so che ti piacciono tanto,” replicò la donna con un sorriso, allungandogliene una, grande e rossa.

Il bimbo se la mise in bocca, assaporò il premio e poi posò un bacio distratto sulla guancia della madre.

Hermione si voltò.

Trasse diversi respiri profondi, obbligando i propri occhi a rimanere asciutti.

Merlino sapeva se non avesse piatto abbastanza lacrime da riempire tutti gli oceani del pianeta, ormai. Versarne ancora sarebbe stato futile.

Non era colpa di suo marito; lei lo sapeva, questo. E nella sua mente, anche lui lo sapeva.

Ma, oh, quanto faceva ancora male.

Vedere tutti quei bambini, sapere che lei non avrebbe mai saputo come sarebbe stato portarne in grembo uno, era dilaniante. Sapere che non sarebbe rimasto nulla di lei, quando il suo tempo fosse finito, insopportabile. Nessuna possibilità di formare piccole menti, di tenere mani minute, di avere tra le braccia la vita che lei stessa aveva creato, coccolare un dono così impagabile…

E già il guardare degli estranei era difficile a sufficienza.

Quando avevano scoperto che Ginny era incinta, Hermione e Draco le avevano augurato ogni felicità. Davvero. Era una delle benedizioni della vita, no?

Il dolore era stato una coltellata.

Gli amici avevano dato delle manate sulla schiena di Harry, per essere riuscito ‘a capire il trucco’ mentre le altre streghe avevano toccato l’addome ancora piatto di Ginny. Discussioni sui nomi, regali per il nascituro, e di che colore dipingere le pareti della cameretta erano stati gli argomenti topici delle conversazioni per mesi.

Un taglio, un’accusa, e mai una volta era stato intenzionale. Lo era e basta.

Luna era stata la successiva, seguita dalla moglie di Dean Thomas. Tutti i loro coetanei si stavano sposando e ponendo le basi per una famiglia.

Era quello che le persone facevano, giusto? Popolare il pianeta, procreare per assicurare la continuazione della razza. Specialmente quella magica.

Hermione sospirò e si costrinse a muoversi.

Con un’ultima occhiata alla madre che nutriva al seno, sulla panchina lì affianco, pregò qualunque fosse la divinità che si occupava di quelle cose di portarsi via il dolore. Di lasciare che quel bisogno svanisse, completamente.

Per piacere.

Lasciare che il desiderio di tenere tra le braccia il proprio figlio scomparisse. Lasciare che gli occhi di suo marito non si indurissero per il dolore ogni volta che un altro dei loro amici dava il proprio felice annuncio.

E se il fato, o gli dei, o Merlino non potevano farlo, pensò Hermione, allora avrebbero per lo meno dovuto darle la forza di nascondere la propria angoscia al mago che l’amava più della vita stessa.

Le aveva offerto il divorzio, una volta saputo di non poterle dare dei figli. Le aveva dato ogni opportunità di trovare un altro mago, uno che avesse potuto darle quello che a lui era negato.

Che scelta è, gli aveva chiesto lei, e non ne avevano mai più discusso.

E Hermione era rimasta.

L’amore non sceglie arcobaleni e bambini per tutti, sapete?

Era una battaglia costante per entrambi, aggrapparsi all’altro e a se stessi per credere nella forza del loro amore, perché sopportasse il dolore. Perché ce n’era così tanto che in alcuni giorni minacciava di risucchiarli con sé.

Sebbene l’amasse con tutto quello che aveva, Draco non poteva darle quello di cui aveva bisogno, quello che desiderava, quello per cui piangeva nel cuore della notte, quando credeva che lui dormisse.

Ogni possibile procedura era stata tentata senza alcun successo. Lui voleva un figlio tanto quanto lei, ma non aveva quella voce, assillante nel retro della mente, che lo avvertiva di come il suo tempo fosse ormai passato.

L’orologio ticchettava senza nulla per cui tenere il conto.

E Hermione non riusciva a rimanere lontana dal parco.


*fin*

Piccola flashfic *okay, oneshot secondo EFP, ma per me di flashfic si tratta :p* molto angst prima di tornare, prossimamente, a qualcosa di più allegro *credo; devo decidermi; tiro i dadi? :P*

Nel frattempo, ho deciso di usare costruttivamente la zona “Fanfic Seguite” del mio account: potete trovare ora lì elencate tutte le mie traduzioni ^^

Alla prossima :p
  
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