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Autore: Pinca    18/08/2017    3 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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43 Ed ecco il nuovo capitolo! Scusate l'attesa, ho avuto poco tempo e poca concentrazione. Spero veramente tanto di essere riuscita a mettere tutto e a renderlo chiaro. Qualunque siano le vostre impressioni fatemele sapere perché sto in ansia, questa è una parte importante della storia, dove vengono spiegati alcuni retroscena e spero che non risulti assurda o senza senso. Non voglio rovinare tutto il lavoro fatto fin ora. Un bacio a tutti, ci vediamo a fine capitolo!
Ps: vi avviso che ci sarà un pezzo sulla fine un po' crudo.
 


43. Alla HitoCorporation
 
Si trovavano in una lussuosa sala riunioni dall'arredamento minimal a uno degli ultimi piani del grattacielo della HitoCorporation, seduti attorno a un lungo tavolo bianco lucido che rifletteva in maniera esasperante la luce. Davanti ad ognuno di loro c'era un plico di fogli rilegati con carpettina rossa.  
Era tutto troppo bianco e luminoso per Yuri, già abbastanza irritato di suo per quell'assurda situazione. Quella mattina nella villa del presidente Daitenji, dove stavano alloggiando già dall'annuncio ufficiale del nuovo campionato, si era presentato Kai, accompagnato da due uomini in nero, con l'invito indeclinabile di seguirli. L'assurdità vera e propria fu però l'esortazione del vecchio presidente Daitenji ad andare a sentire di cosa si trattasse.
Kai non aveva fiatato per tutto il viaggio. Alla sua domanda se per caso sapesse qualcosa di quell'improvvisa chiamata da parte di suo nonno, si limitò a rispondere che ne sapeva tanto quanto lui e a mettersi le cuffie nelle orecchie, chiaro segno che voleva essere lasciato in pace.  
Già di malumore di prima mattina, come dargli torto!
Incrociò le braccia picchiettando le dita impaziente, e spostò l'attenzione da Kai, seduto di fronte a lui, all'uomo giapponese in abito grigio in piedi accanto alla poltrona a capotavola, trafiggendo quest'ultimo col suo sguardo di ghiaccio.
-Quanto dobbiamo aspettare per sapere come mai siamo stati chiamati qui?- esordì con veemenza.  
L'uomo non si scompose. -Il Presidente Hiwatari sta arrivando.- si limitò a dire.
-Sei sicuro di non saperne niente, Kai?-  
-Non ho voglia di ripetermi!- fu la lapidaria risposta del ragazzo.
-Tuo nonno ci manda a chiamare, e tu non sai perché!- sibilò pungente Boris. -Un classico!-
Kai non gli diede peso, senza sprecarsi nemmeno a rispondergli continuò ad attendere a braccia conserte.
La grande porta si aprì e finalmente entrò Hito Hiwatari avanzando con passo impetuoso nella sala, riservando ai presenti solo una rapita occhiata. Si accomodò a capotavola e con fare risoluto, senza alzare nemmeno lo sguardo, e si rivolse con voce tonante all'uomo in grigio alla sua sinistra facendolo sussultare.
-Non sono tutti presenti! Perché la ragazza non è qui?-
-Ecco, ho appena telefonato, hanno detto che stanno salendo.- rispose prontamente. -Hanno trovato qualche difficoltà a convincerla, signor presidente.-
Yuri non si scomposte, era troppo serio, mentre Boris si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto.
-Bene, allora aspettiamo....-  
Si rivolse ai ragazzi seduti al suo stesso tavolo, senza lasciarsi minimamente impressionare dall'ostilità sui loro volti.  
-Buongiorno a tutti i presenti! Mi dispiace avervi convocato qui senza preavviso, ma come potete immaginare si tratta di un'emergenza.- disse con tono secco e diretto, tipico di chi è abituato ad impartire ordini e non tollera le perdite di tempo.
-La cosa non ci riguarda!- disse Yuri repentino. Voleva andarsene il prima possibile da lì, lontano da quell'uomo. -Perché siamo qui?-  
-Con calma, Ivanov. Ci arriveremo tra poco...- si rivolse poi di nuovo all'assistente al suo fianco. -Intanto fai portare da bere, Tanaka!-
-Subito, signore!-
L'uomo fece un piccolo inchino e si apprestò ad eseguire, ma non arrivò ad uscire dalla sala che la porta si aprì proprio davanti a lui.  
Entrò un omaccione ispanico alto e grosso, col classico vestito nero da guardia del corpo e l'espressione contrita, che immediatamente si fece da parte zoppicando, lasciando passare una figura che, accanto alla sua mole, appariva ridicolmente minuta. Tanaka sussultò e indietreggiò.
-Ma che bella riunione di famiglia! Ci siamo proprio tutti!- Ariel fece il suo ingresso sfoggiando un atteggiamento beffardo e irriverente. Aveva un sorrisetto poco rassicurante che le piegava le labbra, e una pericolosa luce famelica negli occhi.  
Doveva avere qualcosa in mente, Yuri ne era certo, o doveva aver combinato qualcosa perché sembrava piuttosto euforica e sapeva che non era una cosa positiva.
Avanzò nella stanza, fino al posto accanto a Kai. Teneva con disinvoltura un casco integrale gettato dietro la spalla, e il giubbotto attillato in pelle nero e rosso le dava un'aria ancora più aggressiva.  
-Dove è il tuo compagno?-
La domanda del vecchio uomo a capotavola fu in grado di far tremare il grosso gorilla sulla porta che spostò istintivamente gli occhi sulla ragazza appena entrata con lui.  
-Collassato in ascensore mentre salivamo! Non ha retto....- spiegò Ariel per lui gettando senza alcuno scrupolo il casco sul tavolo che rotolò rumorosamente sulla superficie liscia.-Fammelo ripulire, vecchio! È un regalo e ci tengo!-  
Come volevasi dimostrare, ecco spiegato l'eccessivo entusiasmo mattutino di Ariel. Il casco era imbrattato di sangue fresco, e a quel punto fu chiaro a tutti come mai la seconda guardia del corpo fosse collassata in ascensore. Ma nessuno si scompose né alla vista del sangue che aveva sporcato il tavolo bianco, né per la brutta sorte toccata al poverino.
Hito Hiwatari ignorò la sua sfrontatezza e la totale mancanza di rispetto, e si limitò a fare un cenno a Tanaka che si apprestò a recuperare il casco, a pulire il tavolo e ad uscire.
-Lo troverai uscendo, come nuovo!- la informò Hiwatari.
Ari tirò una delle poltrone, lasciando qualche posto vuoto tra lei e Kai, e ci si accomodò bellamente, abbassò la cerniera del giubbotto fin sotto il seno, e incrociò le gambe appoggiando gli stivali neri sul tavolo.
-Ma guarda un po' il caso....- disse allegramente rivolgendosi sempre al presidente che, impassibile, la lasciò fare. -Giusto stanotte stavo facendo il pensierino di venirti a trovare!-
-E come mai?-
-Mah... così, due chiacchiere!- fece vaga tirando fuori un coltellino a scatto dalla tasca. -Qualche informazione, due o tre richiese e qualche risposta.-
Schioccò le dita e fece segno all'uomo in nero rimasto sulla porta.
-Ehi Gonzalo! Vieni qui.... sì, tu, vieni!-
Il gorilla si guardò attorno confuso, sperando vivamente che non ce l'avesse con lui. Quella maledetta ragazza era una furia! Quella mattina, non appena si era accorta della loro presenza, si era preparata ad attaccarli ancora prima che potessero chiarire la loro posizione e li aveva massacrati senza scrupolo.  
-Cortesemente, portami un caffè e qualcosa da sgranocchiare, possibilmente al cioccolato.- aprì con uno scatto il coltellino. La lama era sporca di sangue. -Tu e il tuo amico mi avete fatto venire fame con tutto quel movimento....-  
Si portò il colettino alla bocca e leccò via il sangue, piantando gli occhi famelici in quelli dell'uomo che la guardava sconvolto.  
-Di' un po', era il tuo sangue, giusto?- Con uno scatto richiuse il coltellino e si morse le labbra. -Mi piace!-  
L'uomo rimase di pietra mentre un brivido gelido gli percorreva la schiena. Sembrava lo volesse divorare e per un attimo ebbe paura che gli sarebbe potuta saltare al collo per strappargli la giugulare a morsi e succhiargli via tutto il sangue che aveva in corpo come un maledetto demonio!
-Non c'è bisogno, se ne sta occupando il mio assistente!- intervenne il vecchio Hiwatari. -Tu puoi andare, grazie!-
E l'uomo non se lo fece ripetere due volte, uscì immediatamente dalla stanza, mentre invece tornava Tanaka seguito subito da una signora con un completo elegante e molto composto che servì i presenti con tazze di caffè e bottigliette d'acqua, ad iniziare ovviamente dal presidente.
-È sempre divertente spaventare i tuoi sgherri!- fece Ariel giocherellando distrattamente col coltellino a scatto, mentre la donna usciva discretamente dalla stanza. -Di un po', come procede la vecchiaia? Acciacchi, ginocchia doloranti, un infarto ogni tanto magari? No, eh?-
-Godo di ottima salute. Ma non siamo qui per scambiarci convenevoli.-
Kai iniziò ad agitarsi impercettibilmente sulla sedia, segno di impazienza che non sfuggì ad Ariel.  
-Tranquillo Kai, io e il tuo vecchiaccio siamo amici!- e qui il suo sguardo si incupì e si fece minaccioso e ferino. -Tanto il bastardo non crepa! Scommetto che ci seppellirà tutti, uno dopo l'altro....-
Il pugno si era chiuso rabbiosamente intorno all'impugnatura del coltellino e la lama incise la superfice del tavolo rovinandolo inesorabilmente.
-Dammi una ragione valida per non tagliarti la gola seduta stante!- ringhiò minacciosa.
A quelle parole nessuno si scompose, se non il povero Tanaka che era già suggestionato di suo dal ricordo che aveva di lei che risaliva a tre anni prima.
-La ragione la sai, Mayer! Sai che c'è qualcosa di pericoloso che si sta avvicinando, e io so di cosa si tratta.-
-Qualcosa di pericoloso?- ripeté Yuri sospettoso, spostando lo sguardo dall'anziano alla ragazza dall'altra parte del tavolo che non diede segno di sorpresa né di cedimento. -Cosa è questa storia, Ariel?-
La sicurezza di Ariel non vacillò nemmeno per un momento sotto lo sguardo severo e autoritario di Hito Hiwatari, proprio come tre anni prima. Era cambiato solo l'involucro, ora era decisamente il corpo di una donna nel pieno delle forze.
Alla fine accennò un mezzo sorriso e riprese a ticchettare col coltellino sul tavolo orami sfregiato, e si rivolse a Yuri.
-Ci sono stati degli episodi, negli ultimi tempi, che mi hanno portato a pensare che qualcosa si stesse muovendo nell'ombra intorno ai quattro animali sacri e ai loro custodi.-
-Intendi dire che qualcuno sta provando di nuovo a sottrarre i bit power a Takao, Max, Rei e Kai?- chiese Boris.
-No, ho come l'impressione che non sia questo il loro obbiettivo.- gli spiegò la ragazza. -Per questo gli ho chiesto di restare uniti e ho preso delle misure cautelative .... -
-Come tornare con loro!- Yuri si lasciò sfuggire un mezzo sorrisetto sprezzante. -Sensi di colpa o ti ci sei affezionata?-
Ari ghignò. -Avrei mai potuto lasciare solo il mio ragazzo nel momento del bisogno?-
Yuri grugnì contrariato. Nonostante Ariel si fosse riguadagnata un minimo di considerazione da parte sua, grazie all'impegno che si era presa di creare per loro dei nuovi beyblade, continuava a trovare estremamente ridicola quella storia di Takao.
-Ti stai preoccupando per qualcuno, devo iniziare a considerarti umana?- le chiese con tono trascinato.
-Questa faccenda puzza troppo di sangue per rimanere indifferenti. Anzi mi sorprende che nessuno di voi se ne sia accorto!- disse per poi tornare a rivolgersi all'uomo a capotavola. -Sentiamo quello che hai da dire, vecchio!-
Hito Hiwatari fece segnò al suo assistente di procedere. Le luci furono spente, le finestre oscurate e fece partire il video di sicurezza che aveva visto oramai centinaia di volte.
E quelle immagini non fecero altro per l'ora successiva che ripetersi vivide nella mente di Yuri e dei ragazzi. Le abilità del soggetto Black, così lo avevano rinominato, erano impressionati. Era riuscito ad eludere le misure di sicurezza e la sorveglianza e a rubare Black Dranzer con una facilità impressionante. E, a quanto pareva, questo era solo l'ultimo di una serie di fatti inesorabilmente collegati e chiaramente da non sottovalutare.
Una società segreta chiamata "Leviatano" puntava da secoli ai quattro animali sacri e ai loro custodi, e Black Dranzer era opera loro, il risultato di una battaglia che erano riusciti a vincere e ora ne erano tornati in possesso.   
Loro come squadra dovevano la loro esistenza proprio a questa società, erano la risposta degli Hiwatari a questo pericoloso mostro informe e invisibile che li aveva minacciati. Erano stati allevati e addestrati a combatte e ad essere spietati per affrontare ad armi pari la guerra che oramai era alle porte.  
A Yuri sembrava assurdo ma era così: la Borg era nata per questo.  
Se avevano provato a togliere i quattro animali sacri ai BladeBreakers era solo per allontanarli e proteggerli dal pericolo che rappresentava per loro essere custodi. E anche l'anno precedente il presidente Hiwatari ci aveva riprovato usando Ariel, nell'ultimo disperato tentativo di sciogliere quel vincolo che li rendeva bersagli di quella gente pericolosa e senza scrupoli.  
Pur di entrare in possesso di Black Dranzer avevano mandato un assassino esperto che era riuscito ad eliminare una trentina di agenti addestrati, e sicuramente anche Vorkof era morto per mano sua. Quella era gente pronta ad uccidere per raggiungere il proprio obbiettivo!
Yuri osservò Boris e Sergej, sembravano preoccupati e pensierosi, mentre Kai lasciava trapelare solo un leggero nervosismo.  
In tutta sincerità non gli piaceva come si stavano mettendo le cose. Erano stati allevati per questo, era vero, ma ora erano liberi e autonomi, non dovevano proprio niente a Hito Hiwatari, quindi perché rischiare la vita dei suoi compagni per quella missione? Per proteggere Takao, Max, Rei e Kei? Per proteggere il mondo da una potenziale catastrofe?  
Erano veramente in grado di affrontare quella furia nera che aveva rubato Black Dranzer? Lui forse sì, ma era disposto farlo?
Ma la cosa più sconcertante era stata Ariel. Durante quella riunione aveva dimostrato non solo di essersi già accorta delle diverse avvisaglie e del genere di pericolo che rappresentavano, tanto da aver preso addirittura delle contromisure, ma sapeva molte cose sui bit power. Aveva ammonito aspramente il presidente Hiwatari per aver pensato che togliendo gli animali sacri a custodi li avrebbe in qualche modo protetti.  
"Che idea stupida, i custodi servono a proteggere gli animali sacri e gli animali sacri proteggono i loro custodi." Aveva spiegato con fare saccente. "Divisi sono vulnerabili e impotenti. Se questa organizzazione vuole trarre il massimo potere dai bit power avrà bisogno anche dei ragazzi. E non si può sciogliere questo legame: custodi sono e custodi restano e solo il bit power può decidere diversamente!"
Come faceva a sapere tutte quelle cose? E come mai il presidente Hiwatari non si era mostrato sorpreso e anzi sembrava avere grande considerazione delle sue parole?
Cosa c'era dietro? Perché non riusciva a togliersi dalla testa la bambina sorridente e felice che aveva visto nelle foto di Claire? Cosa poteva trasformare così una persona? Perché oramai ne era convinto, osservandola di sottecchi mentre camminava più in disparte lungo il corridoio, assorta nei suoi pensieri: non era stata la Borg a fare sparire quella bambina!
-Ariel, come fai a sapere tutte queste cose sui bit power?- le chiese quando si fermarono ad attenere che le porte dell'ascensore di aprissero.  
Ari lo guardò stranita. Anche Boris e Sergej spostarono la loro attenzione su di lei.
-Le so e basta!- rispose secca.
-Le sai... e basta....- ripeté Yuri con tono trascinato, studiandola attentamente. Sembrava stizzita come se la sua domanda le fosse risultata stupida e l'avesse distratta da pensieri ben più importanti.  
-Sono cose piuttosto ovvie, perché non dovrei saperle?-
Le porte dell'ascensore si aprirono.
-L'Aquila Bianca appartiene alla mia famiglia da generazioni.- gli spiegò con una punta di orgoglio. -Io so quello che è mio dovere sapere!-  
Nessuno osò dire nulla, rimasero in silenzio ed entrarono più che convinti che non si sarebbero detti altro per le prossime due ore. E invece, non appena le porte si richiusero, Boris si appoggiò con la schiena contro la parete e pensò bene di condividere con i presenti le sue personali impressioni.  
-Ari... sai che rispetto il fatto che tu stia con Takao....-
Tutti si voltarono a guardarlo, sembrava piuttosto serio, e rimasero in attesa di sentire dove volesse andare a parare.
-Però giuro che ti avrei presa, sbattuta sul quel tavolo e scopata lì davanti a tutti!-
Ari parve non averlo nemmeno sentito. Gli altri diedero segni di insofferenza e disgusto.  
I pensieri profondi di Boris, non si smentiva mai! Certe volte Yuri non capiva se fosse un suo intenzionale modo discutibile di smorzare la tensione o semplicemente era scemo!
-Non fate quelle facce, sfido ognuno di voi a negare di aver fatto lo stesso pensiero almeno per mezzo secondo!-  
-Io no!- disse prontamente Yuri stizzito.
-Io nemmeno!- convenne Sergej.
-Mi disgusti!- aggiunse Kai col suo solito tono acidulo.  
Boris ghignò e si appoggiò col gomito sulla sua spalla, con fare confidenziale.  
-Però non hai negato!- disse beffardo. -Ammettilo, te la saresti scopata a morte a maggior ragione davanti a tuo nonno. Anzi, secondo me ti è bastato sentire come ha trattato quel vecchiaccio per eccitarti!-
-Vedi di finirla, Kuznetsov!- disse irritato, scrollandosi di dosso il ragazzo.
-Devi avere qualche strano problema per eccitarci per queste cose!-
Kai e Boris trasalirono e guardarono la ragazza davanti a loro che li degnò di una veloce occhiata.  
-A quale dei due ti riferisci?-
-A te Boris!- rispose secca Ari tornando a guardare le porte dell'ascensore. -Kai non si eccita con certa roba da malati!-
-Giusto, lui si eccita guardando il tuo ragazzo sotto la doccia! E comunque non sono io il malato, sono loro ad essere strani! Questo è frigido, quest'altro è innamorato cotto della dolce Ayumichan, e lui è gay!-
-Dio, voglio uscire da questo ascensore!- si lamentò insofferente Yuri nascondendosi il viso dietro una mano.
-Smettila con questa storia che sono gay!- si lamentò Kai.
-Bene, allora facciamo un gaytest! Se prima non vi siete eccitati nemmeno quando ha leccato la lama del coltellino, allora ho una brutta notizia per voi!-  
Ari si voltò a guardarlo sconvolta. Era riuscita a terrorizzare quel gorillone leccando via il suo sangue dalla lama con la quale lo aveva accoltellato e... e Sergej tossicchiò imbarazzato, Yuri invece arrossì lievemente, prestando un eccessivo interesse per la targa dell'ascensore.  
-Etero, etero....- contò Boris indicando i due amici, per poi soffermarsi su Kai che si era nascosto gli occhi dietro una mano e aveva immerso il viso nella sciarpa fin sopra il naso. -Eeeee...-
-Ma che cazzo di problemi avete!?- sbottò sconvolta. Non ci poteva credere, lei aveva fatto una cosa inquietante e minacciosa, praticamente da manuale, che doveva mettere paura, e loro gliela svalutavano così!? E che diamine! Prima Max e Rei che le dicevano che non era credibile perché minacciava in modo eccitante, e ora loro! Da quando aveva smesso di essere terrificante!?
-Tesoro non puoi leccare un coltello con quella faccia da assatanata. Lo sai che la lama è un simbolo fallico?- le disse Boris come se la cosa fosse ovvia.
-Quante cretinate! Una lama è una lama, è un'arma e serve per infilzare la gente!- fece aspra lei.
A quelle parole una luce perversa si accese negli occhi verdi di Boris. Si mise dritto e le si fermò di fronte, schiacciandola contro la parete col suo corpo, afferrandole rude il viso con una mano.
-Appunto, la lama penetra nella carne...-  
-Boris, torna al tuo posto!- lo avvertì Yuri.  
-Vogliamo vedere quale delle due lame riesce a togliere il respiro, se la mia o la tua?-
-Boris, basta!-
L'improvviso colpo contro la parete dell'ascensore fece sobbalzare Kai.  
Boris stava trattenendo il polso di Ari che nel pugno stringeva il coltellino. Lo aveva sfoderato tanto velocemente che Kai non se ne era nemmeno reso conto, ma non abbastanza per eludere Boris, che l'aveva subito bloccata.
-Inizio a pentirmi di non averne approfittato l'altra notte!- disse avvicinando il suo viso al proprio e guardandola come se se la volesse divorare, sfoggiando il peggiore dei suoi ghigni.  
-Figurati, mi sarebbe stato indifferente come sempre!- fece spietata guardandolo dritto negli occhi. -Del resto la migliore cavalcata della mia vita me la sono fatta in sella alla mia moto!-
Le parole furono più taglienti della lama che teneva ancora stretta nel pugno, e arrivarono fino in fondo troncandogli il respiro.
-Te l'avevo detto di finirla!- lo rimproverò Yuri guardandolo di sbieco.
Boris abbasso il capo sconfitto e, estremamente risentito, la lasciò malamente. Mise il broncio e tornò ad appoggiarsi alla parete a braccia conserte.  
-Mi sa che abbiamo la vincitrice!- annunciò compiaciuto Kai.
-Ma zitto tu!- lo aggredì Boris. -Che parli che l'unico reggiseno che hai mai sganciato in vita tua è il tuo!-  
-L'unico reggiseno che ho sganciato è quello di tua madre!-  
E fu proprio in quell'attimo che le porte dell'ascensore finalmente si aprivano, ma nessuno se ne accorse. Come a rallentatore Sergej, Yuri e Ariel ebbero appena il tempo di voltarsi verso Boris, che Kai era già crollato a terra grondando sangue dal naso su sciarpa, maglietta, pavimento, ovunque!  
Cinque minuti dopo Kai si trovava seduto nel salottino del lounge bar al pianterreno del grattacielo, con un fazzoletto di cotone imbottito di ghiaccio premuto sul naso, la testa buttata indietro e Ari seduta di fronte a lui che lo guardava con un misto di rassegnazione e derisione.  
Yuri e Sergej lo avevano trascinato e lasciato lì per andare a recuperare Boris che, subito dopo avergli caricato un destro micidiale in pieno viso, era uscito dall'ascensore e si era dileguato nel nulla.
-Sei stato fortunato, ti ha dato solo un pugno!-
-Potevi dirmelo prima che nominassi sua madre!- le rinfacciò aspro. Si sentiva il labbro superiore intorpidito, sia per la botta che per il ghiaccio. Abbassò la testa e si tolse il panno dalla faccia. Afferrò il bicchiere dal tavolino e bevve un sorso dello scotch che Ari gli aveva "prescritto" come medicina.
-Che ne potevo sapere che non te ne ricordavi!-
Ebbene sì, con quella battuta avventata sulla madre di Boris e quel pugno da capogiro, Kai aveva scoperto finalmente da dove nasceva la profonda antipatia del ragazzo nei suoi confronti.  
-Sei un fottuto bastardo!- sbottò divertita Ari. -Te la sei scansata anche 'sta volta!-  
Perché tanto tempo fa, quando ancora Kai Hiwatari si aggirava per il monastero come il piccolo bambino spocchioso che era, tronfio delle sue grandi capacità e del suo potere, affiancato da quell'altra testa calda di Ariel Mayer, era andato a sfruculiare un altro che certo non era da meno come presunzione: Boris Kuznetsov.
Ma non ci fu battaglia perchè il piccolo Boris, così come quello grande a quanto pareva, aveva un unico grande punto debole che, purtroppo per lui, quei due diavoletti conoscevano bene.  
Ebbene, mentre si vantava con gli altri bambini che la sua adorata mamma presto sarebbe tornata a prenderlo per riportarlo a casa, Kai aveva pensato bene di demolire tutte le sue rosee fantasie facendogli presente che, se sua madre lo aveva lasciato lì, molto probabilmente era perché per il lavoro che faceva avere un bambino per casa non era il massimo. Sottile e pungente, quanto bastava per far intendere senza esporsi. Era un classico suo, lanciare il sasso e nascondere la mano, accendere la miccia e osservare il fuoco divampare.  
E infatti quando il piccolo Boris gli chiese spiegazioni, fu la lingua schietta e diretta di Ariel a togliergli ogni dubbio. "Voleva dire che tua madre è troppo impegnata prostituirsi per poter tornare a prenderti, saresti solo una rottura di palle!"
Insomma, che non fossero mai stati dei bambini tanto normali questo si sapeva già! Fatto stava che, invece di prendersela con Kai, che per primo gli aveva elegantemente schiaffato in faccia la triste verità, se l'era presa con chi invece gliela aveva spiegata con parole spicce, e caricò Ariel di mazzate così ferocemente e senza controllo che addirittura il signorino Kai, che si guardava sempre bene dal buttarsi nella mischia, si buttò nella zuffa per tirarla fuori dai guai.
-Che ne potevo sapere io che ce l'aveva con me per questo!? Ti ricordo che non ho recuperato completamente la memoria!-
-E certo, le ho prese io, mica tu! Scommetto che se te le fossi beccate tu, col cazzo che te lo scordavi!-
Gli afferrò la mano che stringeva il panno e gliela riportò sulla faccia, e con un tocco sotto il mento gli fece di nuovo buttare indietro la testa.  
-Ha ripreso a sanguinare?- chiese con voce soffocata dal fazzoletto.
-Sì.- fece annoiata appoggiando la guancia contro il pugno chiuso e dondolando la gamba accavallata.
E no, Ari non se le era scordate più le botte che si era beccata quella volta da Boris, eppure ne aveva prese in vita sua! Per quella uscita infelice il russo li aveva odiati a morte per anni, anche se ad un certo punto aveva smesso di odiare lei, guarda caso non appena aveva scoperto che era una femmina, cambiando completamente atteggiamento....  
-Signor Hiwatari, come si sente?- per la terza volta nel giro di un quarto d'ora la giovane dirigente del locale, una ragazza sulla ventina, tornò all'attacco, ansiosa e servile, a chiedere sempre la stessa identica cosa. -È sicuro che non vuole che venga chiamato un medico?-  
-Ti ho già detto che non si è fatto niente!-
La signorina sussultò per la risposta brusca e aggressiva della ragazza e guardò Kai come a volergli chiedere cosa fare.
-È tutto a posto, grazie!- la congedò Kai.
-Minchia che nervi! Come diamine fai a sopportarli!- si lamentò Ari guardando la ragazza allontanarsi. -Giuro che se chiede di nuovo se vuoi chiamato un medico, le spacco la faccia così almeno non si fa la camminata persa!-
Kai ridacchiò. -Hai proprio un pessimo carattere!- disse continuando a tenere il panno sul naso.  
Si guardò attorno per un po'. Il locale era elegante e raffinato, molto moderno, la clientela era composta per lo più da uomini e donne d'affari che si incontravano lì per discutere o semplicemente per godersi un drink durante una pausa, e loro due con quell'abbigliamento aggressivo e sportivo stonavano decisamente. Sembravano più adatti ad un concerto rock o ad un raduno di motociclisti, ma nonostante questo erano i più serviti, dopo tutto era il nipote di chi stava in cima. Praticamente, dopo suo nonno, lui era la persona più importante lì dentro.
Si soffermò a guardare la ragazza davanti a lui, un po' con difficoltà visto che doveva stare con la testa in quella posizione scomoda. Si guardava intorno annoiata, ma la piegolina al lato della bocca gli fece capire che era ancora irritata per l'ennesima intromissione e l'eccessiva premura della signorina di prima. E per un attimo l'assurda idea che in qualche modo potesse trattarsi di un pizzico di gelosia nei suoi confronti gli attraversò la mente. Ma subito si sentì un idiota già solo per averlo pensato. Ariel era una persona di una razionalità estrema, difficilmente sarebbe inciampata in un sentimento come la gelosia. Inoltre non aveva motivo per essere gelosa di lui, era stupido anche solo provare ad immaginarselo! Non c'era neanche la più remota possibilità che si potesse dimostrare gelosa perché non aveva nessun interesse per lui, ed era molto meglio così.  
Si tolse di nuovo il panno dalla faccia e abbassò la testa, sospirando stancamente e massaggiandosi il collo.  
Eppure era rimasta lì con lui, e ci avrebbe scommesso che quell'aria annoiata era solo una copertura per non mostrarsi troppo compiaciuta per la sua compagnia.
-Ari.... davvero la madre di Boris...-
-Beh, non tutte nascono principesse, Kai!-  
-Che coglione!- si disse da solo, passandosi una mano tra i capelli, scostandoli dal viso.
-Non ci badare, eri piccolo. Non che ora tu abbia fatto chissà quali passi avanti....- e gli lanciò un fugace sguardo risentito, per poi tornare a guarda altrove. -Ricordo che perdevi completamente la ragione quando lo veniva a trovare. Lei veniva sempre, era una ragazza molto giovane, lo avrà avuto a tredici, quattordici anni. L'ha tenuto con sé finché ha potuto, poi probabilmente per assicurargli un pasto caldo e un tetto sulla testa, l'ha portato al monastero.-  
Kai si incupì. -Così giovane....-
-Già! Così giovane....- ripeté Ari senza tradire l'ombra di una emozione. Si voltò verso di lui e ghignò divertita. -Ma a te bruciava troppo che a lui la sua bella mammina lo venisse a trovare sempre e a te no. Ti partiva l'embolo, si vedeva proprio che ad un certo punto qualcosa ti scattava nella testa e dovevi fargliela pagare!-
-Cielo.... Dovevo essere proprio stronzo!- disse tornado a premere il panno sul viso.
-Non usare il passato, lo sei ancora!- altra frecciatina, anche se non avvertì lo stesso astio di prima, sembra più confidenziale. -Poi di punto in bianco non venne più a fargli visita. Sarà morta all'angolo della strada dove batteva, e lui povero coglione che ancora aspetta che la sua mamma lo venga a prendere!-
Rimasero in silenzio. Non c'era nulla da commentare, Kai preferiva tacere.  
Ari gli prese il bicchiere e lo riempì con altro scotch, ma invece di passarglielo bevve lei un lungo sorso per poi storcere la bocca in una smorfia amara.
-Che vita infame!- esclamò a denti stretti. Non sapeva se fosse rivolto più a sé stessa o a quella ragazza che non era arrivata neanche a vedere un barlume di serenità prima di crepare come una puttana. -Basta con questi discorsi del cazzo, mi fanno deprimere!- disse risoluta tornando a guardarsi attorno con un interesse eccessivo.
-Ari... Mi hai perdonato o sei semplicemente allegra per il regalo di Claire?-
Già, il regalo di Claire! Un giocattolino che poteva raggiungere i 220 km/h in mano ad Ari.... Pura follia! Aveva avuto più volte l'impulso durante la notte di prenderla e fargliela sparire, e poi andare da quella papera e dirgliene quattro per quella geniale idea!   
-Mah... alla fine che sei stronzo l'ho sempre saputo, tenerti il muso non avrebbe molto senso, ti pare?-  
-Ari....-
Che cosa avrebbe voluto dire? Che avrebbe dovuto dirle? Ari sei importante per me? Ti voglio bene? Ma che roba assurda gli aveva messo in testa Takao?! Come minimo, se si fosse azzardato a dirle cose così melense, gli avrebbe spaccato la testa col casco come aveva fatto quella mattina con la guardia del corpo che le aveva mandato suo nonno.  
La faceva facile Takao, voleva proprio vedere se lui queste menate sentimentali aveva il coraggio di dirgliele!  
Sospirò affranto. Molto probabilmente sì, lui non era un tipo che si risparmiava su queste cose, e forse pensandoci bene un po' di fastidio lo provava all'idea che fosse così libero di essere espansivo e sincero con lei. Forse era solo questo il suo problema, non essere libero.
-Che c'è, ti sei incantato?-
-Io non... mi dispiace veramente per quello che ho detto.-
Una piegolina sulla fronte della ragazza gli fece capire immediatamente che forse avrebbe fatto bene a tacere. Ari reagì bruscamente e alcune teste si voltarono verso di loro per quell'improvvisa agitazione. Per fortuna stavano parlando in russo!
-Mi hai rotto il cazzo con 'sta storia! Giuro che se ne parli ancora ti do una pedata sui denti che te li faccio cadere tutti! Tagliala Kai, non ti sopporto più! Chiudiamola qui e basta!-
Kai dopo un attimo di sbigottimento, le scoppiò a ridere in faccia.
-Che cosa diavolo hai da ridere!?- gli chiese burbera.  
-Hai veramente un caratteraccio però hai anche una gran fantasia, almeno sei divertente!-
Ari scoccò la lingua. -Stai iniziando a dare i numeri, avrai perso troppo sangue. Andiamo, ti riaccompagno a casa che poi devo tornare alla BBA a lavorare! Mi hai già fatto perdere un casino di tempo!- si alzò e gli fece segno di seguirlo. -Finisciti lo scotch prima, sarà un bel problema infilarti il casco col naso così!-  
Bevve tutto lo scotch rimasto e la segui. E in effetti fu un vero problema riuscire a mettere il casco col dolore al naso e lei che, invece di dargli una mano, lo faceva innervosire ridendo.  
E un problema fu pure toglierlo una volta arrivata davanti casa Kinomiya. Lì riuscì ad aiutarlo, visto che le sue imprecazioni e i suoi lamenti rimasero soffocati all'interno del casco, evitando così di distrarla e permettendole di concentrarsi sul problema.
Dopo averlo mandato di nuovo cordialmente al diavolo per averle fatto perdere tempo, Ari mise in moto e se ne andrò via sgommando, lasciandolo nella stradina desolata, col casco sotto braccio a fissare la curva dove era appena scomparsa.  
-La tua cattiva ragazza ti ha riportato a casa! Ti è piaciuto il giretto in moto?-  
Kai sospirò e si voltò. Rei era fermo sulla soglia, e non appena lo vide in faccia il sorrisetto scomparve.  
-Avete... avete mai pensato a fare terapia di coppia?- chiese sgomento Rei notando anche il sangue su sciarpa e maglia.
-Ahah! Veramente divertente, Rei!- fece sarcastico, scansandolo e entrando.
-Ti assicuro che questa non era una battuta!- disse seguendolo.
-E per la cronaca, è stato Boris!-  
 
 
 
 
 
 
 
L'uomo in grigio le richiuse la porta alle spalle e la seguì senza fiatare, posizionandosi alle spalle del presidente Hiwatari.  
Ariel avanzò con passo sicuro nel grande ufficio, dritto fin davanti alla possente figura autoritaria del presidente. Lui era seduto rigido dietro la grossa scrivania in legno scuro, e la guardava con uno sguardo penetrante e severo.  
-Puntuale!-  
-Puntuale o prevedibile?- ribatté accomodandosi sulla poltroncina di fronte e lasciando scivolare il casco a terra.
Hito Hiwatari scrutò con interesse la ragazza. Non c'era ombra dell'atteggiamento sfrontato di quella mattina anche se conservava un qualcosa di estremamente minaccioso.  
-Tanaka, vai pure.- disse congedando l'uomo senza nemmeno voltarsi a guardarlo.  
Quest'ultimo parve preso alla sprovvista. Guardò prima il presidente e poi la ragazza incerto sul da farsi.  
-Ma signore... ne è sicuro?-  
Ma non ebbe nemmeno il tempo di spiegarsi, che Hiwatari lo fulminò con un'occhiata raggelante, proprio come tre anni prima, quando aveva avuto l'ardire di fargli presente quanto potesse essere azzardato slegare e avvicinarsi così tanto ad un soggetto tanto instabile. Quindi non aggiunse altro e si limitò ad uscire mortificato da quel silente rimprovero.
Il presidente Hiwatari non la temeva, sapeva perfettamente come trattare con lei, e non appena la porta fu chiusa continuò.
-Avevi già detto di avere delle domande e delle questioni da chiarire. Ebbene, io ho alcune cose da mostrarti.-
Ari tirò fuori dall'interno del giubbotto qualcosa, si sporse in avanti e lo poggiò sulla scrivania, proprio davanti al presidente.
-Bene, allora partiamo dalla donna che mi ha dato questo beyblade e del perché si faceva chiamare zia Anya!- iniziò reggendo il suo sguardo. -Che tipo di rapporto legava lei e mio padre?-
Hiwatari si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto.
-Dritti al punto! Ho apprezzato questo di te sin dal primo momento, sei diretta e sveglia. Mia nuora, Anastasia Romanova, era erede e penultima custode della Fenice di fuoco. Quando il Leviatano creò Black Dranzer all'inizio del diciannovesimo secolo, la Fenice divenne vulnerabile e la sua famiglia fu quasi del tutto annientata. Fu un attacco devastante che li costrinse a nascondersi, a far perdere le proprie tracce, e per evitare lo stesso destino, anche le altre famiglie fecero lo stesso. Ma oramai il danno era stato fatto, Black Dranzer era stato creato e il Leviatano continuava a rappresentare una minaccia per la Fenice, e così una potente famiglia di antichi guerrieri, loro stessi custodi di un animale sacro, si offrì di difenderla e proteggerla. E tuo padre era l'ultimo discendente di questa famiglia, così come Anya lo era della sua.-
Ariel ascoltava ogni parola con attenzione, in assoluto silenzio.
-Da che è stato creato Black Dranzer, la famiglia di tuo padre e dell'Aquila Bianca, hanno giurato fedeltà assoluta alla Fenice e ai suoi custodi, con l'obbiettivo di proteggerli e tenerli lontani dal pericolo rappresentato da questa infida organizzazione.-
-Quindi era questo che legava mio padre a Anya.- disse Ari più a sé stessa. -Per questo mi ha donato questo beyblade....-  
-Esatto. Per decenni il Leviatano non si fece vivo, sembrava scomparso, fino a venti anni, quando tornarono di nuovo all'attacco. All'epoca era Anya la custode, e volle a tutti i costi che suo figlio venisse allevato e addestrato per essere in grado di affrontare questo pericolo, così come tuo padre lo volle per te. Come risposta io creai la Borg sia con lo scopo di preparare lui e una squadra in grado di combattere contro questa organizzazione, che per nascondere Kai in un luogo sicuro per quando Anya gli avrebbe passato la custodia della Fenice, cosa purtroppo che accadde molto presto.- Hiwatari fece una pausa. Aprì un cassetto e tirò fuori un telecomando che puntò verso l'enorme schermo sulla parete di lato, accendendolo.  
-Tuo padre deve averti istruito affinché continuassi la sua missione in quanto erede dell'Aquila Bianca e della missione, ma evidentemente eri troppo piccola, anche se sono più che convinto che tu non abbia dimenticato nulla di tutto ciò di cui ti ho parlato. Semplicemente avevi bisogno di aiuto per ricordare.-
La luce si spense e lo schermo si illuminò. Apparve una stanza che Ariel riconobbe immediatamente. Era un ufficio tetro e austero. L'inquadratura prendeva la parte centrale, di spalle alla scrivania e all'uomo che vi era seduto, ma non aveva bisogno di vederlo in volto per sapere chi fosse. Si muoveva sistemando distrattamente alcuni oggetti sulla scrivania.
-Vorkof aveva l'abitudine di registrare ogni incontro con i bambini appena arrivati, ma conservava solo quello che si rilevavano interessanti.- spiegò il presidente Hiwatari guardando lo schermo. -Salvò il tuo ritenendolo uno di questi, e aveva ragione.-  
La porta si aprì e una guardia fece entrare una bambina dai folti e scompigliati capelli scuri, in disordine e vestita poveramente, con un pesante cappotto grigio e una vecchia tuta consunta. Il suo sguardo non aveva nulla di infantile: era altero e borioso che nascondeva a stento una punta quasi ferina e indomita. Ma era proprio lei, era il suo sguardo quello, che negli anni non aveva fatto altro che incattivirsi.  
Avanzò nell'ufficio in silenzio e senza mostrare il minimo timore, fermandosi davanti alla grossa scrivania dietro la quale c'era quell'uomo.
-Quale è il tuo nome?-  
Sentire di nuovo quella voce la fece fremere.  
-Ariel Mayer, signore, figlia di Friedrich Mayer, ultima custode della nobile Aquila Bianca.- la voce era chiara e sicura.
-Quindi sei tu.... Ti aspettavo giorni fa, pensavo fossi morta!-  
Quindi la stava aspettando.... La stavano portando lì!
-I tuoi genitori sono morti tre giorni fa in un incidente stradale, lo sai?-
-Sì, signore!- rispose senza dare segno di vacillare a quella notizia. E l'uomo doveva essere rimasto sconcertato per la fermezza dimostrata dalla bambina, perché fece una lunga pausa.
-Come hai fatto ad arrivare fin qui? Sono tre giorni che siamo bloccati dalla tempesta di neve!-  
-L'ho attraversata.-
-L'hai... attraversata? Che significa? Come hai fatto a trovare il posto? Chi ti ci ha portato?-
-L'Aquila Bianca. Mi ha indicato la strada.-
-L'Aquila Bianca.... Tu sai perché sei qui?-
-Sì signore!- la piccola annuì seria e gonfiò il petto. -Sono qui per imparare a combattere e adempiere alla mia missione!-
Vorkof fece una pausa studiandola con attenzione.
-E quale sarebbe la tua missione?-  
-Proteggere la principessa, signore!- rispose prontamente la bambina.
Vorkof si prese un'altra lunga pausa e si mosse a disagio sulla sedia e sospirò.
-Purtroppo arrivi tardi, la principessa è morta. È stata uccisa due giorni fa.-
Quelle parole sembrarono scalfirla, ma non come si sarebbe aspettato, perché lo sorprese ancora prendendo un forte tono di rimprovero e di disprezzo.  
-La principessa non può essere uccisa! Portatemi da lei e limitatemi a darmi i mezzi per adempiere alla mia missione!-
Vorkof batté irato un pugno sulla scrivania che non la intimorì minimamente.  
-Non osare darmi ordini, mocciosa!- ma, vedendo che non abbandonava quell'atteggiamento di sfida, premette un pulsante dell'apparecchio di fronte a lui e immediatamente nella stanza entrò la guardia.  
-Portala via, e falle tagliare quegli orribili capelli!- ordinò risoluto mentre la guardia afferrava per un braccio la piccola e orgogliosa Ariel. -Mettila nella stessa cella di Hiwatari! Voglio vedere se è veramente così forte come ha detto Anya!- disse con una punta di cattiveria, forse sicuro che non sarebbe stata all'altezza di tener testa al piccolo Hiwatari, mentre l'uomo la trascinava via.  
Il video terminò e le luci furono accese.
-Un video interessante non trovi?- chiese Hiwatari alla ragazza che aveva osservato il tutto in silenzio. -Come mai eri tanto convinta che Anya non fosse morta?-
Ari lo guardò a lungo pensierosa, poi guardò di nuovo lo schermo nero.
-Perché non era lei la principessa alla quale mi riferivo, ma la Fenice.- spiegò seria proprio come la bambina nel video. -La Fenice ricopre la figura della principessa, mentre il Drago Azzurro è l'imperatore.-  
Ecco perché la parola "principessa" non aveva fatto altro che vorticarle nella testa ininterrottamente nelle ultime ventiquattro ore.  
-Capisco.- Hito annuì. -E tu riuscisti ad arrivare fino al monastero da sola guidata dalla tua Aquila?-
-Evidentemente.... Io non ricordo tutto questo.- continuò a parlare con lo sguardo perso nel vuoto, rivolto verso lo schermo. -Non ricordavo questo colloquio con Vorkof. È come se mi fossi svegliata lì e da lì fosse iniziata la mia vita.-  
-Ma hai comunque conservato tutte le tue conoscenze, tuo padre ti ha istruita a dovere!-
Più che "istruita" sarebbe stato più corretto usare la parola "indottrinata", ma avrebbe avuto un'accezione troppo negativa che il vecchio Hiwatari non aveva alcuna intenzione di lasciar trapelare.
-Sì, credo di sì....- rispose lei. Era da quella mattina che ci pensava, da quando Yuri glielo aveva fatto notare prima di entrare in ascensore, perché spesso lei dava molte cose che sapeva per scontate, come se fossero gli altri troppo sciocchi a non saperle. -So cose che neanche pensavo di sapere, come se le avessi sempre sapute ed è stato mio padre ad insegnarmele.- ammise per poi tornare a guardare il vecchio davanti a lei. -E gli altri custodi non hanno dei guardiani?-
-A quanto ne so no, solo la Fenice ne ha avuto bisogno dopo quello che è successo. Fatto sta che non è servito a molto purtroppo. Questa gente è riuscita a rintracciarla e a trovare Anya, che ha avuto a malapena il tempo di passare la custodia a suo figlio.-  
-Quindi mio padre sapeva, è stato lui a mandarmi al monastero, per raggiungere Kai. E l'Aquila bianca mi ha guidato fino lì per questo, perché era il nuovo custode della Fenice.- disse con distacco.  
Si sentiva come svuotata. Avrebbe dovuto provare rabbia, una folle rabbia nei confronti di Kai, del vecchio Hiwatari, di quella fantomatica zia Anya, e ancora di più di suo padre. Ma avvertiva come uno strano senso di pace e di quiete ora, come se la mente fosse stata sgomberata da ogni cosa come il cielo pulito e limpido dopo un fortissimo vento. Il destino le aveva giocato quell'assurdo scherzo e la colpa non era di nessuno di loro ma di quella organizzazione e di Black Dranzer.
-L'Aquila Bianca, mio padre e Anya hanno fatto in modo che io arrivassi da Kai e stessi al suo fianco e Black Dranzer è riuscito ad allontanarlo da me....-  
-Credo proprio di sì, Black Dranzer ha sempre rappresentato una grande tentazione per i custodi della Fenice, esercita una forte attrazione, e Kai non ha resistito e quando lo ha lanciato lo ha quasi ucciso. Quando l'anno scorso ti ha rivisto dopo tutto quel tempo ero certo che non ti avrebbe riconosciuta né si sarebbe ricordato facilmente di te. Black Dranzer aveva intaccato la sua memora per cancellare te che avevi il compito di proteggerlo. Ma ora non c'è più tempo, la guerra sta per iniziare e ognuno deve essere pienamente consapevole del proprio ruolo. Come potrai ben immaginare il fatto che i quattro animali sacri si siano riuniti è un evento raro che non si verificava da secoli, ma tutta questa visibilità... da quando è stato creato Black Dranzer l'unica misura presa era stata quella di rimanere nell'ombra per non farsi trovare.-  
-Se finora non hanno attaccato, nonostante fossero usciti allo scoperto, è solo perché uniti sono più forti.-
-Esattamente, e tu istintivamente hai fatto in modo tale che così restassero, uniti, sapendo che è l'unico modo per rendere Kai il meno vulnerabile possibile ad altri attacchi. Se non hanno fatto nulla in tutti questi anni molto probabilmente è per prepararsi ed essere sicuri di vincere.-
-È per questo che mi ha sempre trattato con tutti i riguardi quindi, perché sapeva che un giorno avrei dovuto proteggere suo nipote!- gli rinfacciò Ariel stirando le labbra in un sorriso amaro. Passando dalla sede russa a quella canadese aveva fatto un enorme salto di qualità a livello di preparazione, ma soprattutto a livello di vita, e certo non si era scordata come l'aveva trattata al colloquio dopo il fallimento della Borg russa, e le parole che aveva usato nei suoi confronti.
Hito Hiwatari sospirò e abbassò gli occhi. -Ho un altro video da mostrarti. Sarà molto crudo ma sono sicuro che tu reggerai perfettamente.-
Lo schermo si accese e le luci si spensero. Partì un video, la qualità era bassa, non doveva essere recente, forse risaliva ad almeno una decina, massino quindicina, d'anni prima, come il primo video, ma questa volta la scena si svolgeva in un luogo chiuso e buio, illuminato da delle luci a neon. Ebbe conferma quando riconobbe la donna legata alla sedia al centro dell'inquadratura. Il viso era sfigurato, irriconoscibile, ma capì che si trattava della stessa donna ritratta nella foto del matrimonio dei suoi genitori solo grazie ai lunghi capelli argentati, lì incrostati del sangue che le scendeva dalla testa, e dall'unico occhio ametista ancora presente e aperto in una fessura sottile. L'altro le doveva essere stato cavato, e il viso era gonfio, violaceo e sporco di sangue che le sgorgava dalla bocca, dal naso, dalla cavità oculare vuota e dalle ferite. Non c'era più traccia della bellissima principessa che era stata.
Una voce fuori campo parò in giapponese. La stava minacciando, voleva sapere dove si trovavano Dranzer e Black Dranzer. La donna rimase orgogliosamente in silenzio, anche quando un altro uomo comparve nell'inquadratura e, con una grossa pinza, iniziò ad estirparle le unghie delle dita della mano destra una ad una. La mano sinistra non aveva più dita, le erano state mozzate e dai moncherini colava sangue copiosamente.  
Non un fiato, non un urlo, mantenne la bocca serrata anche se il dolore la stava facendo tremare convulsamente da capo a piedi.
E di nuovo ad insistere perché parlasse, perché dicesse loro dove aveva nascosto i due animali sacri e rispettivi beyblade e il nuovo custode. Ma era chiaro che quella tortura era oramai arrivata alla fine, il corpo era martoriato e quasi dissanguato, e che non avrebbero cavato proprio nulla da quella donna.
Andarono avanti insistendo con le domande, insultandola e torturandola, in uno spettacolo atroce e, nonostante oramai i momenti di lucidità della giovane Anya fossero rari, non si lasciò sfuggire una sola parola. Che avesse parlato o meno la sua fine era segnata.  
Le fu puntata una pistola alla tempia e l'eco dello sparo riempì il silenzio del grande ufficio del presidente Hiwatari. Gli schizzi imperlarono l'aria solo per un attimo e la giovane donna crollò morta su sé stessa.
Ari rimase in silenzio a fissare lo schermo impassibile. Hiwatari non aveva alzato gli occhi da lei nemmeno per un momento, forse per osservare la sua reazione, o forse per evitare di guardare di nuovo quel video osceno dove la nuora, alla quale aveva voluto bene come ad una figlia, veniva torturate e assassinata brutalmente.
-Ammirevole!- ad un certo punto Ariel ruppe il silenzio. -Non ha ceduto nemmeno per un momento, una resistenza invidiabile.-
Lo schermo si spense e le luci nella stanza furono riaccese.  
Hiwatari non era per nulla sorpreso che quello spettacolo mostruoso non l'avesse minimamente turbata, ma fu grato che avesse colto e apprezzato il forte temperamento di Anya.  
-Dici bene, ammirevole.... Anya era una donna forte, indomabile! È morta per proteggere suo figlio e la Fenice. Purtroppo fu mio figlio Susumu a vedere questo video per primo. L'avessi visto prima io non gli avrei mai permesso di guardarlo. Lui amava immensamente Anya, perse completamente la testa e da allora non si è più ripreso. È sempre stato un ragazzo molto sensibile.... Me l'hanno rovinato.- disse senza far trapelare il dolore di quella ferita aperta.
-Che cosa sa Kai?- chiese impietosa.
-Che sua madre è morta in un incidente e che suo padre non ha mai superato il lutto. Non so quanto sia saggio in questo momento dirgli la verità, non vorrei che si buttasse tra le fauci di questa bestia di sua spontanea volontà cercando vendetta.-  
Ariel lo scrutò con attenzione, ragionando per qualche momento su ciò che le aveva mostrato e ciò che le aveva detto. Incrociò le braccia al petto e assottigliò gli occhi.
-Ha mostrato questo video a me perché ovviamente a lui non può mostrarlo. Non vuole rischiare che perda la ragione come è successo col padre, né che si faccia ammazzare nel tentativo di vendicarsi, mentre io posso rendermi conto di quello che significa.-  
-Esattamente. Qualcuno deve essere pienamente cosciente di cosa sono capaci di fare questi animali!-
-E qui veniamo al vero motivo per cui mi ha mostrato questo video. Lei vuole sapere se io sono disposta ad affrontare tutto questo e, in caso, a sacrificarmi pur di salvare suo nipote!-
Hiwatari non si scompose, annuì grave fissandola dritto negli occhi.  
-Starei più tranquillo sentendo da te che sarà così ora che sei pienamente consapevole dei rischi della tua missione, sì!-  
Ariel soppesò le sue parole, sciolse le braccia poggiandole sui braccioli della poltroncina e lo affrontò a testa alta. 
-Finché Kai sarà il custode della Fenice avrà la mia più assoluta e cieca fedeltà e lo proteggerò fino al mio ultimo respiro. È la mia missione, sono nata per questo. Può stare tranquillo, tutto questo non mi spaventa.- il suo sguardo si incupì e la voce si fece più bassa, ma si accese una luce oscura nei suoi occhi, qualcosa di ardente. -E poi... io sono già morta! Le chiedo solo una cosa, un piccolo regalino....-  
Hito Hiwatari non ci pensò due volte su, pronto anche a darle il mondo se questo sarebbe servito a proteggere Kai.
-Puoi avere tutto ciò che desideri.-
-Voglio la vita di dieci uomini!- disse seria in maniera agghiacciante. -Quelli che lavoravano al monastero sei anni fa. Non ho potuto prendermi quella di Vorkof, ma le loro andranno più che bene.-
Hiwatari non si scompose minimamente a quella richiesta. -Si può fare, non è assolutamente un problema. Fammi sapere tutto quello di cui hai bisogno e lo avrai.-  
 
 
 
 
 
 
Eccomi qui!  
Come vi pare? Spero che il pezzo del video della morte di Anya non abbia dato troppo fastidio a qualcuno, ma vi avviso che il prossimo capitolo sarà tutto piuttosto violento.
Tornando a questo, ho tirato fuori un po' di cose sul passato di Ari, di Kai e, nel suo piccolo, anche di Boris. Non so come mai ma ultimamente mi stanno venendo in mente alcuni episodi che si sono svolti durante il periodo del monastero, quindi penso che li inserirò andando avanti con la storia. Per il resto spero che sia tutto abbastanza chiaro, purtroppo non è facile sapendo ogni particolare far raccontare a un personaggio solo ciò che lui sa senza lasciarsi sfuggire cose che non dovrebbe sapere (lo so, sto dicendo cose senza senso xD)
So che a molti sembrerà assurdo che il nonno di Kai si preoccupi tanto per il nipote, la diffidenza è normale, ma ho cercato di giustificare le sue azioni precedenti come un modo alquanto discutibile di proteggerlo da questo misterioso mostro. Poi siccome mi ha sempre affascinato black dranzer, e la sua storia non è mai stata approfondita nell'anime, ho deciso di ricamarci io su, ed ecco qui la trama!  
Se ci sono dubbi o perplessità ditemelo pure, così mi aiutate a ragionare meglio sulla piega che sta prendendo la storia.
   
 
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