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Autore: nikita82roma    18/08/2017    7 recensioni
È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione
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Rick sollevò il volto di Kate. Sorrideva emozionata mentre lui avrebbe tanto voluto ma non riusciva a farlo. Si sentiva la persona peggiore del mondo nel vedere i suoi occhi brillare e non saper cosa dire, non trovare le parole adatte per scusarsi, forse non esistevano. Si era fatto vincere dalla paura, dalla paura di perderla ed aveva smesso di ragionare, di ascoltare, di fare qualsiasi cosa. Non le aveva dato fiducia, nemmeno il beneficio del dubbio che stesse facendo qualcosa che non poteva o voleva dirgli.

A Kate non sfuggì il suo sguardo malinconico e colpevole.

- Non sei felice, Rick? - Gli chiese tremante sfiorandogli con le dita gli angoli della bocca.

- Troppo. Sono troppo felice. Più di quanto meriterei di essere. - Le prese le mani e gliele baciò.

- Shhh non lo dire.

- Mi dispiace. Mi dispiace per oggi. Io ho avuto paura… - Le confessò senza riuscire a guardarla.

- E di cosa? - Le fece tenerezza mentre ammetteva le sue paure.

- Io… ti ho vista strana in questi giorni ed ho avuto paura che tu… non lo so, quando Ryan ha detto che non dovevi lavorare e non sei tornata a casa io ho pensato che tu fossi con un altro e mi vergogno per questo Kate.

- Beh, in effetti a quanto pare se ero strana in questi giorni era effettivamente colpa di un altro, quello con il quale sono stata stanotte. - Rick la guardò e lei invertì la presa delle loro mani e se le portò sul ventre. - È anche un po’ colpa tua della sua presenza, ne sei consapevole?

Kate provò a farlo sorridere ma lo vide solo emozionarsi di più.

- Ascoltami Castle. Parleremo di tutto quello che è successo stamattina, dei tuoi dubbi, delle tue paure, ma domani. Ora, per favore, vuoi essere felice con me?

Rick guardò le sue mani sul corpo di Kate, le accarezzò dolcemente la pancia, poi la guardò.

- Sono immensamente felice. Non riesco ancora a crederci.

- Credici Rick, è vero. Aspettiamo un bambino. - Si appoggiò di nuovo a lui. Stanca, sfinita emotivamente e fisicamente.

- Tu come stai? - Le chiese abbracciandola ancora.

- Felice e stanca. - Rispose Kate sincera.

- Andiamo in camera? Così ti riposi, che dici? - Kate annuì sulla sua spalla. Il loro letto e lui era veramente tutto quello che voleva in quel momento, tutto quello di cui aveva decisamente bisogno.

Castle prese la scatola e ci mise dentro il test di gravidanza guardandolo ancora e chiedendosi se era possibile che due lineette cambiassero la vita così e facessero essere così felici.

- La mettiamo a posto, che dici? - Chiese a Kate che sorrise, era esattamente quello che si aspettava che facesse e quello che voleva anche lei. Se conosceva un po’ suo marito sapeva perfettamente che lui quel bambino già lo amava, come lo amava lei e l’amore era più forte della paura, era incontrollabile, era tutto quello che la ragione le diceva che non doveva essere eppure l’amore se ne fregava della ragione e seguiva logiche tutte sue. Quel test positivo, quegli asterischi su un foglio di carta a segnare un valore più alto del normale, erano già il loro bambino.

 

Quando furono nello studio, come Rick abbassò lo sguardo per aprire lo sportello e riporre la scatola, notò subito vicino alla scrivania l’ecografia che era caduta la sera prima a Kate.

La prese in mano e la guardò, sospirando profondamente.

- Stanotte quando sono tornata a casa ho sentito il bisogno di salutarlo, di dirgli che non cambiava nulla, che non l’avrei dimenticato. Deve essermi caduta ed al buio non mi sono accorta… - si giustificò Kate - È stupido ma…

- Non è stupido. È bellissimo. È… sei tu, Kate. C’è tutto il tuo amore in quel gesto, tutto quello che sei, tutto quello che amo. - Le accarezzò il viso e Beckett chiuse gli occhi godendosi il contatto con la sua pelle e quel gesto di conforto, poi Rick mise via quell’ecografia e la nuova scatola.

 

- Da quanto lo sai? - Rick era sdraiato al fianco di Kate e non riusciva a togliere mai la mano dal suo ventre e a lei piaceva che lui la tenesse lì, la faceva sentire protetta ed era la cosa della quale aveva più bisogno di tutto.

- Quando hai detto che mancavano due giorni al tuo compleanno ho realizzato che avevo un ritardo. Credo di averlo capito in quel momento. Ieri poi sono andata a fare le analisi e poi ho fatto il test e... era positivo. Ed anche le analisi che ho preso questa mattina lo hanno confermato. - Gli raccontò.

- Perché non me lo hai detto subito? - Chiese perplesso

- Volevo farti una sorpresa e volevo dirtelo solo quando ne fossi stata più che certa, non volevo che tu rimanessi deluso se poi non fosse stato vero. - Kate mise una mano sopra quella di Rick.

- La sorpresa è stata il miglior regalo di compleanno di sempre, però… Se non fosse stato positivo, avresti affrontato la delusione da sola? Io ci sono Kate, anche per questo.

- Lo so, ma per una volta volevo essere io a fare qualcosa per te, ma non sono abituata a fare sorprese ed ho fatto un casino, non è vero? - Si morse il labbro inferiore in quel gesto che lasciava trasparire tutto il suo imbarazzo.

- Scusami, è che io ho solo avuto paura ed ho pensato cose assurde…

- Non ce la fai vero ad aspettare domani per parlare di questo? - Gli chiese con un sorriso e Rick scosse la testa - Ok… Parliamone allora.

Kate si mise seduta sul letto e Rick la imitò, tenendo una mano sulla sua gamba, quasi avesse paura di perdere il contatto con lei.

- Ti ho sentita diversa in questi giorni, sfuggevole. Io ho avuto paura che ci fosse qualcosa tra noi, che tu non volevi dirmi.

- C’era lui. - Gli disse ancora sorridendo Kate prendendo la sua mano e portandosela sul ventre, come aveva fatto anche prima. Ricordava quando Rick timidamente lo faceva, con la paura di invadere i suoi spazi, senza mai osare troppo. Dopo quella notte a Los Angeles tra loro non c’era stato più alcun contatto fisico e ricordava come Castle si sentisse timoroso ad avvicinarsi al suo corpo. Ora non era così, lui la conosceva forse meglio di se stessa e voleva che da subito lui si sentisse sicuro, anzi voleva fargli capire che lei amava quel tipo di contatto, che la faceva stare bene, sentire protetta e amata.

- Già… io però avevo paura che il lui in questione fosse un po’ più grande.

- Pensi veramente che io potrei tradirti? Che potrei amare qualcun altro? - Glielo chiese quasi inorridita.

- Sì, cioè, no. Razionalmente no, lo so. Però la paura a volte non ti fa ragionare.

- Sai di tutto questo è la cosa che mi ha fatto più male. Che tu possa veramente pensare che io possa volere qualcuno che non sei tu, che possa tradirti, per qualsiasi motivo. Perché tu sei subito saltato a conclusioni sbagliate, pensaci Castle, avrei potuto fare un’operazione della quale non potevo informarti, può succedere.

- Non sei l’unica ad avere le tue paure, Kate. Ce le ho anche io. Ho paura che ti possa accadere qualcosa, sempre. Ho paura che non sarei capace più a vivere senza di te.

- Non accadrà. Non per mia volontà, Castle.

- La tua paura di svegliarti sola è la mia paura che tu un giorno possa dirmi di non volermi più vicino a te, che mi allontanerai di nuovo. Ho passato tanto tempo a desiderarti vicino a me che ancora oggi, alcune volte, mi sembra che tutto questo sia impossibile, che sia un sogno.

- È  tutto vero Rick. Io e te. Noi. Castle io non so cosa accadrà e non ti nego che ho paura. Ho paura che tutto si possa ripetere, che un sogno diventi ancora una volta un incubo. Però adesso so che qualsiasi cosa accadrà ci sarai tu nella mia vita, il mio punto fermo.

- Kate…

- No, aspetta fammi finire. Io e te siamo una famiglia Rick e te lo dico oggi che so che potrebbe suonare strano, soprattutto detto da me. Però lo siamo a prescindere da tutto il resto, lo siamo noi. Ieri notte mentre giravo in macchina, prima di venire qui, mi sono trovata a pensare al nostro bambino. So che non dovrei farlo, che non dovrei adesso già immaginarlo perché… è troppo presto… però la ragione non può nulla in questi casi, io già lo amo Rick.

- Anche io. - Castle riuscì a dire solo questo prima che Kate riprendesse a parlare

- Sai quando lo penso io lo immagino come te, una tua piccola copia e sai perché? Perché credo che sia normale volere che il proprio figlio assomigli alla persona che amiamo di più e se avesse tutti i tuoi pregi accetterei anche tutti i tuoi difetti. - Kate sorrise e Rick fece lo stesso.

- Per me è lo stesso. Vorrei una piccola te, un’altra Beckett da amare. - Si guardarono negli occhi. Non avrebbero avuto bisogno di dirsi altro, ma quella sera Kate sembrava invece aver bisogno di parlare.

- So che ti ho fatto soffrire tanto quando ti ho allontanato. Ma credimi, non ho mai smesso di amarti, mai. Quando sei tornato ed io ogni giorno stavo meglio e sentivo di amarti esattamente come prima, mi sono fatta più volte una domanda, se quello che provavo era realmente amore o qualcosa di diverso, gratitudine, riconoscenza… ma più passavano i giorni, più mi rendevo conto che se tu mi avevi salvato dal baratro in cui ero finita era solo perché ti amavo, perché non avrei permesso a nessun altro di fare quello che hai fatto tu.

- Sono uno stupido Kate, ma ti amo così tanto, ti amo come non ho mai amato nessuna prima di te.

- Vorrei dirti anche io che ti amo più di quanto non abbia mai amato nessuno, Castle, ma non sarebbe vero, perché credo di non aver mai realmente amato nessuno, prima di te. Perché se questo è amore, non è mai stato amore per nessun altro.

Rick si avvicinò baciandola con tenerezza e lei si lasciò andare appoggiandosi a lui che la strinse a se, continuando quel bacio. Accarezzava le labbra e le loro lingue sembravano danzare al ritmo della più antica danza del mondo, quella dell’amore. Quando si separarono le loro bocche Kate gli accarezzò il volto e poi tenne la sua mano accostata a lui.

- Ti prego non dubitare mai più, non di me, ma del mio amore. Non è stato facile per me accettare di amare qualcuno come ti amo e nemmeno di essere amata come mi ami tu. Ti prego, non farlo più.

Beckett chiuse gli occhi appoggiandosi sulla sua spalla e l’abbraccio di Rick divenne ancora più protettivo mentre lentamente lasciò che scivolassero sui cuscini. Kate chiuse gli occhi, sembrava esausta e mise la testa sul petto di Castle abbracciandolo.

 

- Tre settimane. - Gli disse ancora con gli occhi chiusi dopo che furono per un po’ in silenzio.

- Tre settimane cosa? - Chiese Rick.

- Lui. Sono incinta di tre settimane. - Questa volta fu Rick a portare la mano sul suo ventre facendole venire dei brividi per l’emozione.

- Hai pensato a quando potrebbe essere successo? - Gli chiese curioso e così Kate si tirò su guardandolo.

- Castle, credo che capire quando sarà impossibile… ci siamo… ehm… impegnati molto ultimamente.

- Uhm già… Però secondo me quella sera che eravamo soli, sul divano… è stata una bella sera, molto impegnativa… Ci sono buone possibilità, visto che abbiamo fatto due round che dici?

- Sono stati tre round Castle! - Rise lei.

- Wow, te lo ricordi bene! Vuol dire che ti è rimasta impressa, quindi può essere. Mi piacerebbe che fosse stato in uno di quei round.

- La sera dopo che abbiamo fatto il bagno insieme nella vasca. - Disse Kate.

- Lo abbiamo fatto anche nella vasca! - La corresse lui.

- Sì ma… dopo, è stato più… romantico, intimo. - Kate disegnò dei cerchi con le dita sul suo petto e Castle ripensando a quella sera la accarezzò languidamente sulla schiena.

- Ogni volta è speciale con te. Hai ragione è impossibile dire quando. Però se quando crescerà amerà i peperoni, sarà stata la sera dopo il messicano! - Rise Rick ricordando come quella sera faticarono ad arrivare in camera dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo tra birra e tequila e dopo essersi stuzzicati in taxi ed aver cominciato a scambiarsi effusioni in ascensore, finirono per fare l’amore in piedi proprio dietro la porta di camera, reggendosi in piedi a mala pena.

- Hai scelto la serata meno romantica in assoluto Castle! - Rise anche Kate poi lo vide tornare serio.

- Lo hai detto a qualcuno? Dico, a parte il dottor McLeay…

- No. Dovevi essere tu il primo a saperlo Castle. Non lo sa nessuno. - Lo vide sorridere con gli occhi prima che con le labbra.

- Quando hai fatto il test?

- Ieri sera, al distretto. Non ce la facevo ad aspettare i risultati. Avrei voluto farlo prima ma è stata una giornata complicata.

- Avrei voluto vedere che faccia avevi mentre aspettavi il risultato.

- Ero al bagno del distretto. Ero nervosa, agitata però sorridevo, perché stavo pensando a te. - Gli disse Kate.

- A me? - Chiese perplesso

- Sì, ti sembra strano? Insomma, eri responsabile al 50% di quella situazione. Comunque non pensavo a te per questo, ma a quando ero lì e tu ti eri arrampicato per spiarmi mentre leggevo il tuo libro, la famosa pagina di Nikki Heat.

- La pagina 105! Rimane una delle preferite da tutti i fan della saga, lo sai? - Gli disse soddisfatto.

- Chissà perché… - Sorrise furbescamente.

- Comunque ora te lo posso confessare, quando l’ho scritta, già pensavo a te. A tutto quello che avrei voluto fare con te e quello che ho scritto erano solo le cose raccontabili. - Le disse scendendo maliziosamente ad accarezzarle il fondoschiena.

- Direi che noi abbiamo fatto molto peggio o molto meglio di Nikki e Rook, a seconda dei punti di vista. - Gli ricordò mordendosi il labbro.

- Decisamente molto meglio. Molto molto meglio.

Kate si strinse a lui affondando con la testa sul suo petto.

- Andrà tutto bene questa volta Beckett. Lo so. Perché tu te lo meriti, perché noi ce lo meritiamo.

La sentì sospirare e stingerlo di più. Castle ne era convinto, sarebbe andato tutto bene.



Mi prenderò una piccola pausa con questa storia, non so ancora di quanto. Intanto li lasciamo così, felici, insieme. Tutti e due, anzi tutti e tre.
   
 
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