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Autore: GeoFender    18/08/2017    2 recensioni
Questa storia è stata decisamente scritta di getto ma mi è stato fatto notare che mancano storie su questa coppia.
"Il freddo metallo e il familiare peso di una pistola calmavano sempre Alessandra di Nardo. Era un fatto assodato, si sentiva in una botte di ferro con un’arma da fuoco in mano e tutta la tensione accumulata durante il giorno spariva. Ma quella volta nulla poteva impedire alla sua presa di farsi meno sicura, i palmi delle mani sudavano come non mai nonostante il gelo presente nell'ampio poligono di tiro."
Coppia presente: Alex di Nardo/Rosaria Martone->Rosalex
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Rosaria Martone
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Author's Note:
Alex e Rosaria non mi appartengono, così come tutti i personaggi nati dalla penna di Maurizio De Giovanni. Quindi quest'opera non è a scopo di lucro, godetevela.

Geo



Il freddo metallo e il familiare peso di una pistola calmavano sempre Alessandra di Nardo. Era un fatto assodato, si sentiva in una botte di ferro con un’arma da fuoco in mano e tutta la tensione accumulata durante il giorno spariva. Ma quella volta nulla poteva impedire alla sua presa di farsi meno sicura, i palmi delle mani sudavano come non mai nonostante il gelo presente nell’ampio poligono di tiro. Le sue lunghe dita si serrarono attorno all’impugnatura in carbonio e il suo indice destro premette il metallico grilletto, sparando così l’ultimo proiettile presente in canna. Alex Di Nardo era però distratta e non aveva assunto la corretta postura prima di esplodere il colpo, che aveva mancato totalmente la sagoma e si era conficcato nel muro, un paio di metri da essa. In rinculo la fece sbilanciare all’indietro e il cane della pistola colpì la cartilagine del suo naso ma un paio di braccia le cinsero la vita prima che l’agente assistente potesse cadere a terra. L’arma fortunatamente rimase fra le sue mani.


“Di Nardo, pensavo che tu e le armi foste una cosa sola. Non pensavo che ci fosse qualcuno peggiore di me al poligono.” Quella voce canzonatoria apparteneva alla dirigente della polizia scientifica, Rosaria Martone. Lo stesso valeva per le braccia che avevano impedito alla giovane agente di cadere. Alex, dopo aver inserito la sicura, posò su un tavolo la sua pistola evidentemente personalizzata e si girò nelle braccia della Martone in modo di trovarsi di fronte a lei e guardarla negli occhi. La dirigente sussultò nello sfiorare il sangue fresco che stava uscendo dal naso di Alex. Lo giudicò probabilmente rotto, un'emorragia del genere era un sintomo quasi decisivo. La fece sedere con cautela sul tavolo dove precedentemente era stata posata la pistola ed estrasse dalla tasca della giacca un candido fazzoletto con le sue iniziali ricamate, utilizzandolo per tamponare l’epistassi. Non aveva altro sottomano, poteva arrangiarsi solo in quel modo.


“Ero distratta… Martone.” Per un istante Rosaria si stupì di essere stata chiamata per cognome dall’agente assistente, ma poi si ricordò del luogo in cui si trovavano e la piccola bolla che si era creata scoppiò. Normalmente avrebbe protestato e spinto Alex a non comportarsi in quel modo ma era stata nei suoi panni molto tempo prima. Ricordava bene il timore di uscire allo scoperto quando era ancora una recluta, soprattutto perché donna e in un luogo con una mentalità chiusa.


“E da quando vieni al poligono? Conosco tutti qui dentro.” La voce di Alex era lieve, causata dal duro colpo subito al naso e dalla moderata perdita di sangue. L’agente assistente si sentiva debole, come se avesse affrontato un lungo turno di notte e combatté con tutte le sue forse per mantenere gli occhi aperti. Rosaria sorrise nel vederla in quello stato, era l’unica ad avere il permesso di vederla debole in un certo senso.


“Non ne avevo dubbi, Alex. E per risponderti… sono una poliziotta anche io, devo mantenermi allenata. Ma ora ti porto a casa, vediamo di sistemarti quel naso e non farti sembrare la versione femminile di Rocky Balboa.” 
   
 
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