Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: samv_s    18/08/2017    1 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La signora Park aveva scattato qualche altra foto a tutti loro mentre erano intenti a consumare le rispettive fette di dolce, il tutto in totale silenzio. Ognuno di loro stava cercando di metabolizzare il fatto che Park Jimin e Min Yoongi si erano appena scambiati un bacio con la “B” maiuscola. Più di tutti, Kim Taehyung ci stava pensando.
La sua mente non faceva che riproporgli gli istanti di poco prima: immagini su immagini delle mani del grigio che accarezzavano i fianchi di Jimin, le bocche di entrambi che provocavano schiocchi rumorosi ma non osceni, gli sguardi carichi di sentimento che si erano rivolti alla fine del bacio.
Tutte cose che avrebbe voluto fare lui, che avrebbe dovuto fare lui quella sera alla maledetta festa. La sua gelosia, in quel momento, aveva toccato il picco più alto: aveva sentito le dita formicolare ed il forte desidero di colpire il suo migliore amico con un pugno. Ed il fatto che avesse pensato una cosa del genere gli fece comprendere quanto irrimediabilmente fosse innamorato di Park Jimin.
Lo stesso Park Jimin che aveva appena finito di limonare davanti ai suoi amici e a sua madre – che sembrava essere la sostenitrice numero uno di quella strana coppia – e che non faceva altro che illuderlo con tutti quei suoi sorrisi dolci e messaggi carini.
Lo stesso Park Jimin che, adesso, guardava di sottecchi Yoongi.
Lo stesso Park Jimin che a quel punto, il rosso avrebbe conquistato a tutti i costi.

 
***

Sapeva fosse estremamente tardi – aveva controllato l’orario sul telefono nascosto precedentemente sotto il cuscino – ma del sonno non vi era nemmeno l’ombra. Avvolto nel suo sacco a pelo, Jimin continuava a pensare a ciò che era accaduto. Min Yoongi lo aveva baciato. Lui aveva baciato Min Yoongi. E ciò che più di tutto stonava in quella situazione, era il fatto che il bacio gli era…piaciuto.
Ormai non poteva mentire a sé stesso: quando aveva sentito le mani del grigio posarsi delicatamente sui suoi fianchi, il corvino aveva sentito un brivido attraversargli la spina dorsale ed un calore confortevole avvolgerli il petto. Quindi, allacciare le sue braccia al collo di Yoongi, era risultato un gesto così meccanico. Semplice, quasi un’abitudine. E quell’ultimo pensiero, più di tutti, lo terrificava: non poteva collegare Yoongi ad una abitudine. Non doveva.
Ma ciononostante, le immagini delle loro labbra che si sfioravano e delle loro lingue che si cercavano, continuavano a ritornare prepotenti ogni qual volta Jimin provasse a chiudere gli occhi. Ne seguiva il battito accelerato del suo cuore ed un forte disappunto: alla fine, quello era stato il suo primo bacio. Lo stesso primo bacio che aveva giurato a sé stesso di dare a Taehyung.
“Stupido. Sei uno stupido Park Jimin.” Si sussurrò sbuffando contrariato. L’indomani, quando ognuno sarebbe tornato a casa, avrebbe parlato con Yoongi. Se dovevano continuare con il piano, dovevano prefissare dei paletti: il maggiore non avrebbe più potuto fare di quei gesti senza il suo consenso.
Si, quello gli sembrava un buon piano.

 
***

La mattina successiva, l’imbarazzo fra i ragazzi sembravano essere scomparso quasi del tutto. Certo, la colazione era avvenuta in religioso silenzio – nemmeno la signora Park aveva cercato di dire nulla – ma al momento dei regali, le cose erano leggermente cambiate. La curiosità di sapere cosa gli altri avessero regalato Jimin, aveva fatto sì che il silenzio terminasse in contemporanea con il primo pasto della giornata.
Così, tutti si erano riuniti attorno al corvino che, felice, apriva il secondo regalo: Jungkook gli aveva regalato un paio di scarpe che da tempo voleva, mentre la busta che adesso stava aprendo era un pensiero da parte di Namjoon e Seokjin. Aperta la confezione, il contenuto si rivelò un bellissimo borsone nero di marca.
“Hyung, è bellissimo!” Esclamò contento Jimin, facendo sorridere soddisfatti i due ragazzi che si guardarono per una frazione di secondo, prima di distogliere gli sguardi imbarazzati.
“Sapevamo che avevi bisogno di un nuovo borsone per le tue prove di danza, siamo contenti che ti sia piaciuto.” Aggiunse Seokjin poco dopo essersi schiarito la voce. Sul tavolo, adesso, rimaneva un solo pacchetto da scartare: il regalo fatto da Taehyung, Yoongi ed Hoseok.
Jimin allungò la mano portandoselo vicino ed esaminando l’oggetto ben impacchettato. Si capiva fosse una scatola abbastanza capiente, ma il corvino non aveva assolutamente idea di cosa potesse esserci dentro.
“Dai su, scarta!” Lo incitò euforico Hoseok sorridendogli sornione. Jimin non se lo fece ripetere due volte e ruppe velocemente l’involucro di carta regalo, rivelando così uno scatolino in velluto blu. Jimin aprì lo scatolino e notò che al suo interno vi era un orologio sportivo verde militare. Sgranò gli occhi incredulo e allo stesso tempo felice.
“Ragazzi, è meraviglioso! Grazie mille.” Disse Jimin, lo sguardo ancora fisso sull’orologio. Lo estrasse con delicatezza e se lo girò fra le mani, studiandone i particolari curati nel minimo dettaglio. Sembrava essere fin troppo costoso, non meritava un regalo simile.
“L'ha scelto Taehyung. Era sicurissimo che ti sarebbe piaciuto.” Aggiunse Hoseok, e Jimin rivolse a tutti e tre un sorriso ampio e sincero.
“Grazie, grazie mille a tutti quanti.” Ed il suo sguardo cercò, per un breve istante, quello di Yoongi. Quando i loro occhi entrarono in contatto, il sorriso del corvino si fece più ampio.

 
***

“Grazie a tutti per essere venuti, è stato un compleanno bellissimo!” Jimin salutò i suoi amici, inchinandosi per quella che sembrava la centesima volta. Era grato di avere persone così al suo fianco, ed era ancora più felice di aver passato con loro il giorno del suo compleanno.
“Basta inchini, hyung. – Scherzò Jungkook, facendo ridere i presenti. – Ci vediamo!” Concluse, seguito dai saluti degli altri prima che questi percorressero il sentiero in ghiaia lasciando così casa Park. Quando vide le cinque figure sparire dietro il cancelletto principale, Jimin chiuse la porta principale e si diresse in cucina: qui, ad aspettarlo, c’erano sua madre e Yoongi. La prima, non faceva che osservarli con uno strano sorrisetto in volto.
“Mamma, puoi lasciarci un momento soli per favore?” Chiese il figlio, sbuffando spazientito quando la donna lasciò la stanza ed uscì di casa avvisandoli che sarebbe andata a fare la spesa. Jimin aveva subito riconosciuto il tono che la donna aveva usato: quello di una che ha ben capito la situazione.
Ma in realtà, sua madre di sbagliava di grosso.
“Di cosa volevi parlarmi?” Chiese Yoongi, arrivando subito al nocciolo della questione.
“Volevo parlarti di ciò che è accaduto ieri. Non puoi fare ciò che ti pare, quando ti pare.” Spiegò Jimin prima di posare lo sguardo sul maggiore, notando il suo sorriso divertito.
“A cosa ti riferisci? Non ricordo.” Quella era una frecciatina in piena regola, e quel ghigno divertito sul viso del grigio lo confermava.
“Sai bene a cosa alludo. Non dovevi baciarmi in quel modo davanti a tutti, è stato imbarazzante!” Concluse il corvino, adesso rosso in volto mentre ripensava alle sue labbra su quelle di Yoongi. Scosse energicamente la testa: non era il momento adatto per pensare a quelle cose.
“Imbarazzante, dici? Eppure non ti sei lamentato mentre ti ficcavo la lingua in gola anzi, mi ha morso anche il labbro. Gesto audace per uno che dava il suo primo bacio.” Affermò Yoongi canzonandolo e avvicinandosi al viso del minore. Jimin indietreggiò, come scottato da quegli occhi piccoli: il volto ormai era rosso come un peperone.
“Adesso non importa! Ciò che conta e che tu mi chieda il permesso: ti ricordo che abbiamo un piano da seguire.” Gli fece notare Jimin.
“Lo so, è proprio per quello che ti ho baciato. Taehyung è geloso marcio, questi sono piccoli gesti che prima o poi lo faranno cedere. Se tutto procede per il meglio, prima delle feste natalizie starete facendo i piccioncini. In più, anche Hoseok sembrava turbato: li abbiamo in pugno.” E con quelle parole, Yoongi mise fine a quella conversazione. O almeno così credeva, prima che Jimin aprisse nuovamente bocca.
“Non mi interessa! – Sbraitò alzando la voce e sorprendendo il maggiore. – Il piano sta procedendo bene, ed hai ragione. Ma sono stufo di essere trattato come un maledetto oggetto, sono stufo di dover stare alle tue idee strampalate. Taehyung ed Hoseok stanno cedendo? Ottimo. Ma non continueremo a farlo a modo tuo, non più: se vuoi che io ti dia una mano, dovrai stare a ciò che ti dico. Se ci sarà bisogno di darsi la mano, lo decideremo assieme; se ci sarà bisogno di baciarsi, lo decideremo assieme. Siamo in due, Yoongi. Non dirigi solo tu i giochi, non più.” E Yoongi rimase lì, fermo, senza nulla da aggiungere: gli occhi ancora strabuzzati e l’espressione piacevolmente sorpresa. Poi sorrise ed annuì piano.
Jimin aveva cacciato fuori nuovamente quel suo lato, aveva messo da parte ancora una volta quel suo lato troppo timido.
Jimin, lo aveva sorpreso una seconda volta.
“Va bene, faremo come dici tu.” Gli rispose e quella volta, lo credeva sul serio.

 
***
 
“Grazie per il passaggio, ci vediamo lunedì!” Jungkook salutò ancora una volta i due suoi hyung prima di spingere la porta e sparire tra le mura della sua abitazione. In quel preciso istante, Seokjin e Namjoon erano rimasti soli nell’auto del più grande.
“Ti porto a casa tua?” Chiese il biondo, e l’altro annuì semplicemente. Il silenzio calò nell’abitacolo della vettura, un silenzio imbarazzante e che metteva a disagio i due giovani. Ma nessuno dei due, per tutta la durata del viaggio, aveva provato ad aprire bocca: non avevano idea di come iniziare quella conversazione poiché sapevano che in ogni caso, sarebbe finita male.
“Io vado allora, ciao.” Fu Namjoon a parlare, il tono della voce piatto. Privo di qualsiasi sentimento. Mentre questi scendeva dalla macchina, Seokjin gli afferrò un braccio, facendolo voltare.
“Aspetta, dobbiamo parlare.”
“Hyung…” Ma il biondo non volle sentire altro, e tirò maggiormente il braccio di Namjoon. Questi sbuffò appena, prima di riprendere posto sul sedile. Si accomodò ed aspettò che fosse il maggiore a parlare per primo: dopotutto, si meritava delle scuse.
“Nam, io non avrei voluto dirti che mi piace Jungkook in quel modo. So di averti ferito, e so anche che sono scappato lasciandoti solo e con mille domande senza risposta. Ma avevo paura: ero terrorizzato all’idea di poterti perdere, e pensavo che agendo da vigliacco avrei fatto qualcosa di buono. Ma mi sbagliavo, perché tu hai smesso di parlarmi e stai soffrendo a causa mia. Ed io non voglio che tu soffra Namjoon, non per uno come me: un codardo come me. Il tuo gesto, il fatto che tu mi abbia aperto il tuo cuore, è qualcosa che avrei avuto apprezzare e non temere. Voglio chiederti scusa, sono un pessimo amico. Arrivati a questo punto, so che ritornare come prima sarà difficile, ma io voglio provarci. Mi spiace non poter ricambiare i tuoi sentimenti Nam, ma ciò nonostante non voglio perdere la tua amicizia. Potrai perdonarmi?” Con quella domanda, Seokjin abbassò il capo dispiaciuto. In quei giorni in cui lui ed il minore non si erano parlati – o se lo avevano fatto, si erano limitati a brevi discorsi inerenti la scuola – aveva riflettuto sull’enorme cazzata che aveva commesso: dopo le loro dichiarazioni, era fuggito via impaurito della reazione che avrebbe seguito le sue parole. Sapeva di aver ferito il suo migliore amico con una semplice frase, ma in quel frangente non s’è n’era importato più di tanto. Aveva preferito fuggire piuttosto che affrontare la situazione di petto.
Ma adesso che aveva capito di aver fatto un madornale errore, aveva preso coraggio e aveva parlato con Namjoon. Perché, mettendo per un momento da parte la sua cotta unilaterale per il maggiore, rimaneva pur sempre il suo migliore amico. E Seokjin non avrebbe mandato a puttane anni ed anni di amicizia. A quel punto, quindi, non gli restava che aspettare la risposta dell’altro.
“Ho bisogno di tempo, hyung.” E così dicendo, Namjoon scese frettolosamente dalla macchina del maggiore. Seokjin non seppe mai che durante la sua corsa fino all’ascensore, lacrime amare bagnarono le guance del minore.





 
​No, non è un miraggio provocato dall'uscita del nuovo video della BigHit snake. 
Sto seriamente aggiornando prima del previsto!
​Prima di iniziare, mi scuso per eventuali errori (ed orrori): pubblico di fretta e non ho modo, al momento, di ricontrollare.
​Per mia fortuna, l'ispirazione mi ha colpito manco fosse una macchina a tutta velocità (non mi sto riferendo alla ragazza legata a Jin nel video, niente affatto), e mi ha portato a concludere il capitolo prima del previsto.
​Ma meglio còsì, dato che nel weekend sarò fuori e non avrei avuto modo di pubblicarlo da computer.
​Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate e grazie infinite a chiunque recensisca
​o inserisca la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Sono super contenta del fatto che la storia vi stia piacendo!
​Un bacione, e alla prossima.
​Sam.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: samv_s