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Autore: LatazzadiTea    18/08/2017    3 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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André decise che avrebbe parlato sia con Oscar che con sua nonna, della sua definitiva decisione di partire. Alain lo aveva messo in contatto con l'uomo di cui gli aveva parlato: una gran brutta faccia davvero, un contrabbandiere che da lì a qualche ora, sarebbe partito per Boulogne con un carico scottante. Lui avrebbe fatto parte di quella strana e pericolosa comitiva fino ad Arras, poi avrebbe dovuto arrangiarsi.

Era stato molto combattuto, ma Oscar e Alain lo aveva incoraggiato a trovare quella donna, che sebbene l'avesse abbandonato, da quanto aveva potuto appurare leggendo quelle lettere non aveva mai smesso di desiderare di rivederlo e stringerlo ancora fra le braccia. Mentre sua nonna aveva reagito piuttosto malamente alla notizia della sua partenza, facendolo sentire tremendamente in colpa per via delle sue precarie condizioni di salute. Ed infatti il cuore gli gridava nel petto di non partire, di non lasciare da sole quelle donne così uniche e importati per lui, e sopratutto in quel momento. Ma ora che un altra voce si era levata dentro di lui sentiva il bisogno di seguirla, era quella soave e dolcissima di chi ti aveva dato la vita, quella di una madre.

- Ci prenderemo cura noi di lei, sta tranquillo! - lo rassicurò Oscar.

La sua donna sembrava serena, sebbene leggesse qualcosa di strano in quello sguardo di solito limpido e privo d'ombre.

- Lo so Oscar, ma temo sia un grande errore lasciarla in questo momento così delicato per lei...-

- Non mi hai spiegato il perché di tanta fretta, invece. Non potresti aspettare la fine dei lavori dell'assemblea? Perché proprio adesso? - volle sapere Oscar versandosi un buon bicchiere di vino rosso.

- Ho un brutto presentimento, tutto qui... e poi, prima vado a risolvere questa storia, meglio sarà per tutti. Tornerò fra meno di due settimane Oscar, così avremo tutto il tempo di parlarne - Oscar si portò il calice di cristallo alle labbra e ne bevve un sorso abbondante aggrottando la fronte.

- Spiegati - lo incalzò lei poco soddisfatta di quella risposta.

- Parigi è un delirio Oscar, le cose degenerano ogni giorno di più e questo mi spaventa... non sai quanto. Ora sembra che la situazione sia stabile e devo approfittarne: voglio essere qui, quando le cose peggioreranno - le spiegò pur sentendosi ugualmente un traditore.

- Cosa credi che accadrà veramente André, cosa ti suggerisce il cuore? - Oscar abbassò lo sguardo appoggiandosi alla finestra aperta per ascoltare il dolce frusciare del vento fra le alte fronde del giardino.

- Il popolo insorgerà amore mio... lo farà di certo! E allora, dovremo decidere da che parte stare Oscar - le rispose André senza mezzi termini.

Oscar sentì il cuore rimbalzarle nel petto, e una profonda angoscia impossessarsi di lei. Avrebbe voluto gridargli di non partire, di tenerla stretta a sé per sempre e di non lasciarla senza di lui più nemmeno un istante da quel momento in poi, ma fece un passo indietro, malgrado le lacrime avessero iniziato a rigarle il viso senza che lei potesse fermarle.

- Se è quello che senti, allora torna presto André. Torna il prima possibile... - riuscì solo a dire prima che quelle labbra meravigliose le togliessero di nuovo il respiro.

- Lo farò Oscar, sarò qui prima che ti accorga della mia assenza! - le giurò con l'animo pieno di dubbi e di incertezze.

Che sciocchezza, pensò Oscar, mentre si stringeva a lui come non aveva mai fatto fino a quel momento. Lui già le mancava. Il solo pensiero di separasi dall'uomo che amava le era insopportabile, figurarsi l'attenderne il ritorno. Se solo quei tempi fossero stati diversi, se solo il pericolo non fosse stato in agguato ad ogni angolo per loro, certamente sarebbe riuscita a gioire per lui per la sua ritrovata famiglia. Poteva sacrificare quei pochi giorni di pace che restavano da passare insieme, restituendogli un po di quel tempo che lui le aveva donato in tutti quegli anni? Doveva farlo per André e per la persona che era, a prescindere dal fatto che ora fosse il suo compagno.





Quell'ultimo giorno a Parigi presso gli alloggi dei soldati, André e Alain si salutarono. Il più vecchio lo guardò con disappunto, André lo aveva pregato di prendere il suo posto al fianco di Oscar in sua assenza, e la cosa gli piacque ben poco.

- Sai che lo farei se potessi, ma diventare il suo attendente dopo i nostri trascorsi... è un po strano, non credi? - si limitò a replicare Alain.

- Me lo devi Alain! - ribatté André con un moto di disperazione nella voce.

- Farei di tutto per te lo sai, ma quella donna io... - malgrado quei conflitti iniziali fossero ormai stati superati Alain sembrava combattuto.

- Non so a chi altro chiederlo Alain, se rifiuti non potrò partire - disse André quasi supplicandolo.

- E va bene, ma solo perché sei tu a domandarmelo, e non per quella stramaledetta donna in uniforme ! - disse infine Alain arrendendosi.

André strinse la mano dell'altro così forte che Alain poté percepire tutta l'immensa gratitudine che l'amico provava nei suoi confronti, solo da quel contatto. Così fece altrettanto, giurandogli tacitamente di proteggere a costo della propria vita quella persona tanto preziosa che gli stava affidando.






André ficcò in una piccola sacca da viaggio un unico cambio d'abito, e scelse quello più nuovo ed elegante che possedeva, in vista dell'incontro che avrebbe avuto con sua madre in Belgio. Lei era una donna ricca e ben vista in quell'ambiente dell'alta borghesia di cui faceva parte; nessuno avrebbe fatto entrare uno straccione sporco e maleodorante in una casa per bene. Un aspetto ben curato e distinto sarebbe stato per lui l'unica credenziale possibile quando si sarebbe trovato a bussare a quella porta, una lezione che aveva imparato a sue spese da bambino, quando sua nonna lo aveva lavato e strigliato come un cavallo prima di permettergli di incontrare Oscar per la prima volta.

- Continuo a pensare che sia una follia... - esordì la vecchia Marie entrando inattesa nella stanza del nipote.

- Nonna? Che che fai qui, dovresti essere a letto a quest'ora! - le rispose André con tono di rimprovero.

- Dovrei essere io a sgridarti, non tu, razza di ingrato! - replicò la donna con tenero disappunto.

Marie teneva il cofanetto con le lettere di Joséphine in mano: ne conteneva ancora quasi un centinaio e malgrado avesse passato ore a visionarle, gli era stato impossibile terminarne la lettura.

- Nonna io, ti ringrazio, ma non posso portarle tutte con me. Troverò un altro modo per convincere mia madre, che sono davvero io il figlio che ha tanto cercato... - le rispose André aiutandola sedersi sul suo letto per farla riposare.

- Non ne avrai bisogno ragazzo mio, le basterà guardarti in faccia per capirlo. Tranne che per i suoi colori André, come quello dei tuoi capelli e degli occhi, tu sei il ritratto vivente di tuo padre! - gli ricordò sua nonna.

- Nonna, cos'è quell'oggetto? - André vide la donna tirare fuori una collana e un ciondolo dal prezioso cofanetto di legno che teneva in grembo.

- E' un ritratto di tua madre, si trova all'interno del ciondolo. Lo spedì a tuo padre perché te lo consegnasse il giorno del tuo quindicesimo compleanno. Forse, pensava che allora saresti stato abbastanza grande per capire e andarla a cercare, chissà... - le sentì dire sospirando.

Per Marie era come se quel piccolo quadro in miniatura con le fattezze si sua madre dipinte sopra, non avesse nessuna importanza. André glielo sfilò gentilmente dalle mani, tremando nell'attesa di trovare in sé il coraggio di aprirlo per poterne finalmente ammirare la bellezza.

Era un volto gentile quello di sua madre. In quel ritratto era ancora molto giovane, ma già poteva intravvedere la somiglianza che li accomunava: lo stesso tono smeraldino dei suoi occhi, la stessa chioma scura folta e ricciuta. Rimase un tempo indefinito ad ammirarne i lineamenti, soffermandosi su ogni piccolo particolare di quel volto, sopratutto su quelle labbra piene e delicate che probabilmente si erano posate su di lui solo una volta, il giorno della sua nascita.

- Perdonami André! Perdonami se puoi... non volevo perdere anche te. come ho perso tuo padre... - Marie si nascose il viso creo e smunto fra le mani e lui si sentì morire all'idea di averle dato un dolore così grande.

 André le afferrò i polsi con dolcezza e lei non si oppose, facendosi ricadere le mani strette a pugno in grembo. Quelle più grandi e forti del nipote le tenevano saldamente fra le sue, e mentre la osservava senza dire una parola, Marie trovò finalmente la forza di parlare di nuovo.

- Andrai da solo? - singhiozzò la donna asciugandosi gli occhi.

- No, mi accompagneranno fino ad Arras. Dopo di ché chiederò a Monsieur Sugéan di farmi accompagnare da qualcuno fino a Charleroi - le rispose André sedendole accanto.

- Potresti domandare al piccolo Gilbert, si sarà fatto grande adesso. Grazie al vostro intervento la sua famiglia sta bene ora, la sorella maggiore si è sposata, mentre quella più piccola lavora alla locanda. Sono certa che ricambieranno il favore ricevuto da madamigella Oscar quando gli parlerai delle tue condizioni - continuò sua nonna.

Gilbert Sugéan era il secondogenito di un povero contadino che si occupava dei terreni della famiglia Jarjayes, alla tenuta di Arras. Ricordava ancora quell'estate del 1775, quando per via dello scorbuto che aveva colpito Gilbert - una malattia causa dalla malnutrizione - Monsieur Sugéan aveva deciso di vendere la loro unica mucca per poterlo curare. Grazie a Oscar e all'intervento del generale Jarjayes in persona, che aveva provveduto a pagare lui stesso il medico e le cure necessarie, quel sacrificio era stato evitato, e da allora, la famiglia Sugéan aveva potuto vivere in pace e senza più l'incubo della fame. Cosa che non si poteva dire di tutte quelle migliaia di persone, Parigini compresi, che invece ormai da troppo anni, non avevano di che apparecchiare la tavola per sé e i propri figli.

Quei ricordi lontani lasciarono il passo alla cruda realtà del presente: il suo maldestro tentativo di nascondere i suoi problemi alla persona che lo aveva cresciuto, era miseramente fallito.

Forse anche per quello aveva reagito così male al pensiero di saperlo in viaggio da solo e con la vista in quello stato. Sperò di averla rassicurata in qualche modo; vista a parte non era uno sprovveduto, sapeva esattamente cosa andava fatto e non le avrebbe deluse. Sarebbe tornato dalle donne più importanti della sua vita il prima possibile, questo era certo. André aveva deciso di indossare il ciondolo della madre sotto quegli abiti vecchi e sdruciti che avrebbe messo per il viaggio: di quei tempi, con le vie pieni di disperati e rivoltosi, far pensare a qualcuno di possedere molto denaro o anche solo qualcosa di valore significava la morte.

E lui non poteva permettersi di rischiare durante quel tragitto, né tempo prezioso, né men che meno, la vita.






- Sono pronto, alla fine anche la nonna si è arresa. Prenditi cura di lei Oscar, te l'affido! -

- Non ne hai bisogno, sai che lo farò! Sai André, sembri uno appena uscito di prigione con quella roba addosso, non ti rende giustizia... - ridacchiò lei.

- Pensi che abbia esagerato? - le domandò André un po deluso.

- Un tantino - replicò Oscar avvinandosi ad un solo passo da lui.

Ma quel breve istante di leggerezza passò in un attimo e Oscar si fece coraggio, abbracciandolo un ultima volta.

- Torna presto da me André, e non lasciarmi più sola... - gli mormorò stringendosi a lui più forte.

- Chiedimi di non farlo Oscar! Ordinami di restare, e io lo farò! Ti prego Oscar, ti prego... - la supplicò André in un momento in cui la disperazione finì per prevalere su tutte le ragioni che lo avevano spinto a quella decisione.

- Non posso André. Lo vorrei, e non sai quanto, ma non posso farlo. Tu tornerai amore mio, e io sarò qui ad attenderti! - gli promise poi Oscar asciugandosi un lacrima.

Lei finì per tranquillizzarlo guardandolo finalmente con serenità, e lui iniziò a odiare quell'espressione tanto amabile che le si era dipinta in volto, non era esattamenteome un giro dietro l'angolo, ma un viaggio di giorni.

La preferiva di gran lunga quando aveva minor controllo delle sue emozioni, ma dovette ammettere che quel nuovo volto di Oscar, dopotutto, iniziava un po a piacergli.

Uscirono insieme dalle stalle e dopo aver dato un colpo di redini, il suo castrone nero partì al galoppo. Si voltò a salutarla con il braccio alzato, solo un ultima volta prima di oltrepassare quei cancelli dorati, dopo di ché, il suo André scomparve nell'oscurità di quella notte calda e senza stelle.

Qualcosa in lei reagì, paralizzandola. Infine si sentì cedere, e cadde in ginocchio mentre l'ennesimo e violento attacco di tosse la coglieva del tutto impreparata. Oscar si alzò da terra col gusto dolciastro del sangue in bocca e un fuoco impietoso nel petto, malgrado ciò, il suo unico pensiero andò a lui.

Sì ripulì le mani nella camicia di seta bianca e tornò su i suoi passi, quella notte sarebbe di nuovo stata sola nel suo letto, e certamente, si disse, senza il suo uomo ad affollare tutti i suoi sogni, non avrebbe sicuramente preso sonno.



 
   
 
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