Serie TV > The Musketeers
Ricorda la storia  |      
Autore: Liberty89    18/08/2017    1 recensioni
Quando si trovò davanti agli occhi acuti di Treville, il giovane capì che l’uomo già sapeva cos'era andato a chiedere. Lo stupore e la gratitudine nel vedersi approvare quella settimana di licenza furono grandi, ma lo furono anche di più quando sentì Treville chiamare gli Inseparabili per avvisarli che lo avrebbero accompagnato nel suo viaggio.
Dal testo.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Porthos
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Ritorno a casa
Autore: Liberty89
Genere: Sentimentale, Triste
Rating: Verde
Personaggi: D'Artagnan, Athos, Porthos, Aramis
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Note dell'Autore: Salve a tutti! Non so se esistano già fan fiction di questo tipo in questo fandom, in caso dovesse somigliare a qualcuna già presente nella sezione chiedo perdono e assicuro che non era mia intenzione plagiare nessuno. Dopo aver visto tutte e tre le stagioni di The Musketeers (rivedendo la prima con nonchalance) ho aperto word e ho scritto di getto. Questa breve (?) shot giace nel mio pc da settimane e non so spiegare bene perché non l'ho pubblicata subito, ma adesso è il suo momento, quindi lascio a voi il giudizio.
Buona lettura!


Ritorno a casa

Era passata solo una settimana da quando aveva ricevuto la nomina a moschettiere e forse era troppo presto, ma non poteva più aspettare. Al termine dell'adunata mattutina, che lo aveva lasciato privo di incarichi da svolgere, D'Artagnan si era diretto di buon passo verso l'ufficio del capitano, seguito dagli sguardi incuriositi dei suoi tre fratelli d'arme. Quando si trovò davanti agli occhi acuti di Treville, il giovane capì che l’uomo già sapeva cos'era andato a chiedere. Lo stupore e la gratitudine nel vedersi approvare quella settimana di licenza furono grandi, ma lo furono anche di più quando sentì Treville chiamare gli Inseparabili per avvisarli che lo avrebbero accompagnato nel suo viaggio.

L'inizio del viaggio vide D'Artagnan alle spalle del suo mentore e con Porthos al suo fianco, intento a raccontargli il suo ultimo successo nella partita a carte della sera prima. Il guascone rise di cuore delle vicende dell'amico e sembrò non fare caso al percorso scelto da Athos, che proseguiva ben lontano dalla locanda maledetta che aveva visto la morte di Alexandre D'Artagnan in quel funesto giorno di pioggia torrenziale.
Al mezzodì successivo, Aramis aveva ceduto il proprio posto al giovane moschettiere, che affiancato l'ex Conte, aveva iniziato a farsi pensieroso e poco propenso alla chiacchiera, che fosse di natura leggera o meno. D'Artagnan fece finta di nulla, ma avvertiva gli sguardi preoccupati dei fratelli puntati sulla sua schiena come se li stesse guardando in faccia. L'avvicinarsi della sua terra natia, però, l'aveva reso silenzioso e indifferente alle altrui ansie. Si era chiuso in un gelido isolamento che verso la fine del tragitto lo aveva portato a capo del gruppo, di poco davanti ad Athos, e che quasi gli aveva fatto perdere memoria dei tre cavalieri che lo accompagnavano.
Il suo cuore tremava a ogni passo della sua cavalcatura. Sapeva che la sua fattoria era stata distrutta, ma non aveva mai saputo in che misura e se fosse morto qualcuno dei braccianti che avevano continuato a lavorare per la famiglia D'Artagnan. Fu con un respiro tremolante che compì il primo passo nella Guascogna e si sorprese a trattenerlo quando giunse al sentiero che lo avrebbe ricondotto a Lupiac e al luogo in cui un tempo sorgeva la sua casa; persino la sua cavalla si era innervosita e ne diede dimostrazione con un breve nitrito e battendo due volte sul terreno con la zampa anteriore destra. Charles D'Artagnan allora tirò piano le redini e scese di sella, affiancandosi al collo della giumenta per carezzarlo, un gesto che servì a calmare lei e a dare un poco di coraggio al suo cuore impaurito. Così, cavallo e cavaliere ripresero il cammino, seguiti da un silenzioso trio che proseguì a piedi a propria volta, le redini strette tra le dita.

Isaac Shepard – Leaves In The Wind

Il sole bruciava di rosso a ovest quando D'Artagnan ebbe raggiunto la cima della collina e nulla impedì al suo cuore di perdere più di un battito. Un cumulo di resti anneriti e grigi di cenere occupava il posto in cui fino a pochi mesi prima sorgeva la fattoria della sua famiglia. Nessun edificio si era salvato dalla furia dell'incendio appiccato da Labarge: il fienile con le stalle non esisteva praticamente più, lo stesso valeva per tutto il lato sinistro della casa, mentre il destro si mostrò accasciato su se stesso, come uno stanco viaggiatore che ha ceduto al peso della fatica.
La cavalla sbuffò piano, toccando la guancia del suo padrone con il muso umido. Inconsciamente, D'Artagnan cominciò a mormorare una vecchia canzone nel dialetto guascone: era una canzone che i bambini intonavano alla fine dell'estate, per salutare i campi che si preparavano a cedere al sonno dell'inverno dopo l'autunno. Anche lui l'aveva cantata, sempre da quando aveva memoria, seduto attorno al fuoco al centro di Lupiac e poi accanto a suo padre a ogni solstizio, quando passavano attraverso i campi freddi e vuoti. Quelle parole erano un augurio per la primavera che sarebbe giunta dopo i mesi freddi, ma per lui ora erano divenute parole di cordoglio e addio, perché per la fattoria dei D'Artagnan non ci sarebbe mai più stata la primavera.
Sotto gli sguardi preoccupati e un poco confusi dei suoi compagni moschettieri, il giovane guascone avanzò da solo per il sentiero che conduceva a ciò che restava della casa padronale, la sua cavalla nitrì appena e rimase lì ad attenderlo. Sempre mormorando quelle parole nostalgiche, egli raggiunse l'aia e poi cambiò direzione, volgendo a destra per girare attorno ai resti della sua vecchia vita e arrivare a un piccolo spiazzo che non era sfuggito alle fiamme di Labarge. Esso si trovava dietro la casa, quasi vicino al fienile, e avrebbe potuto semplicemente passare attraverso il rudere per raggiungerlo ma il suo cuore gliel'aveva impedito. Vide i tre tumuli di pietra ancora saldi sul terreno bruciato, i nomi incisi si leggevano appena ma lui sapeva distinguerli e sapeva benissimo quali fossero quelli dei suoi nonni e quale quello di sua madre. La tomba di suo padre invece giaceva lontana da Lupiac, presso il cimitero di una piccola chiesa poco distante da quella locanda maledetta. Era ingiusto, forse sbagliato, ma il cuore gonfio di dolore di Charles D’Artagnan non aveva potuto fare di più.
Nell’esatto momento in cui s’inginocchiò di fronte alla tomba di sua madre, il giovane moschettiere seppe che quella sarebbe stata l’ultima occasione per dare un saluto degno e chiedere perdono, perché non sarebbe mai più tornato a Lupiac. Parlò e parlò, e non gli venne difficile parlare il proprio dialetto, raccontando ogni cosa successa negli ultimi mesi, la fortuna che aveva avuto nel trovare tre fratelli d’arme così valorosi e nobili e si scusò per aver mancato, per non essere riuscito a proteggere la sua eredità lì in Guascogna, per non aver potuto seppellire suo padre vicino ai suoi cari, al posto che gli spettava.

Era ormai l’imbrunire quando il ragazzo si fermò accanto alla sua cavalla. Le mormorò qualcosa all’orecchio in guascone e quella replicò con uno sbuffo per poi mordergli la stoffa della casacca per dispetto. D’Artagnan ridacchiò appena, dopodiché sollevò lo sguardo sui suoi fratelli che si erano accomodati alla base di una grande quercia poco lontana. Li guardò uno a uno, studiando i loro volti da lontano e loro parvero non accorgersi del suo esame, poiché presi da una fitta conversazione sussurrata, quasi fossero in chiesa e non volessero farsi sentire. Passò una mano sul collo del cavallo e ne raccolse le redini, quindi s’incamminò verso i compagni.
Athos fu il primo ad alzarsi in piedi per accoglierlo con uno sguardo intenso, che diceva tutto ciò che il moschettiere non sarebbe mai riuscito a esprimere con le parole. Aramis e Porthos si mossero all’unisono e anche loro comunicarono in silenzio il loro pensiero: lo spagnolo sollevò la tesa del cappello, mentre il secondo incrociò le braccia sull’ampio torace e semplicemente annuì. Davanti a loro, il giovane guascone si sentì più leggero, in pace con se stesso, e sorrise, grato alla vita e a Dio per avergli donato questa nuova famiglia dopo che aveva perduto la sua.
-Torniamo a casa.- disse Charles D’Artagnan prima di montare in sella e voltare le spalle al passato e a ciò che non era più.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Musketeers / Vai alla pagina dell'autore: Liberty89