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Autore: fanny_rimes    19/08/2017    0 recensioni
Hyuga Toru è il ventinovenne presidente della Next Innovation, azienda specializzata in IT. Makoto è una studentessa universitaria dalla prodigiosa memoria, che però non ha ancora trovato un impiego in previsione del termine degli studi. I due si incontrano-scontrano ad una sessione di colloqui della Next Innovation, in cui Makoto riuscirà in qualche modo a lasciare il segno nella vita del geniale informatico.
Personaggi e fatti non sono di mia invenzione ma liberamente ispirati al Drama giapponese "Rich man, poor woman".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Un solo click può capovolgere sogno e realtà

 

 

 

“Non ci sono molti posti come questo in Giappone: un’azienda che offre un design all'avanguardia. Per chi cerca lavoro, la nostra è l'azienda numero uno del settore. Lavorano per noi il miglior team di programmatori e una moltitudine di ingegneri affiancati dalle donne più affascinati –  Già, siamo una compagnia giapponese che cura anche questi dettagli – un mercato azionario valutato per trecento miliardi di yen1 ... la Next Innovation, la società che è sotto i riflettori dell’intero Giappone.
Toru Hyuga – a soli ventinove anni – possiede un capitale personali di venticinque miliardi di yen. Calcolato nei termini di un normale stipendio, Hyuga guadagna 6 milioni di yen2 l'ora.
Come fa a guadagnare così tanto?”
I nostri prodotti – articoli da gioco, abbigliamento per avatar, fattorie, case – non costano niente. Vendiamo l’immaginazione. Niente è reale. Una volta sviluppati, ci sono un infinita quantità di prodotti e non c’è rischio di non avere abbastanza materiale. E se un oggetto fallisce non c’è un magazzino pieno di prodotti invenduti”.
“Insieme al signor Asahina Kosuke, 8 anni fa, avviarono la loro attività in una stanza in affitto per studenti” continuò la voce fuori campo mentre una telecamera scorreva lungo i corridoi dell’azienda. “Una stanza da gioco, una caffetteria, un’aria relax immersa nel verde sul tetto dell’edificio. La creatività fiorisce in un’atmosfera rilassante. Questa è un’utopia o una meravigliosa innovazione delle strutture lavorative?”

Makoto distolse lo sguardo dall’enorme video pubblicitario in cima a un palazzo su cui veniva proiettato lo spot della Next Innovation. Si sentiva spossata: tra gli esami finali all’università, l’impiego part-time al ristorante per pagarsi gli studi e la ricerca – finora infruttuosa – di un lavoro, non dormiva da giorni.
Negli ultimi mesi aveva fallito tutti i colloqui e ora che si avvicinava la laurea lei si ritrovava senza lo straccio di un’occupazione.
Si lasciò cadere sconsolata su una panchina all’ombra di un albero di ciliegio. Alzando lo sguardo si rese conto di trovarsi proprio ai piedi dell’imponente sede della Next Innovation. Lanciò un’occhiata alle persone che gironzolavano sul marciapiede o che entravano e uscivano dal palazzo.
“Persone vestite bene e che hanno un buon lavoro” pensò. “Cos’hanno che io non ho?”
 
Asahina Kosuke sedeva sulla poltrona della study lounge mentre Yamagami ­– il manager finanziario dell’azienda –studiava alcuni resoconti.
Toru Hyuga fece scattare la serratura elettronica della stanza, poi si spostò di fronte agli altri due uomini.
«Creeremo un programma in grado di fare un censimento» esordì, l’espressione soddisfatta sul viso.
Kosuke sollevò lo sguardo curioso.
«Intendi un censimento a livello nazionale?» chiese Yamagami, mettendo da parte il dossier che stava leggendo.
Toru annuì. «Creeremo un programma nel quale ogni cittadino risulterà registrato con un numero.»
Kosuke aggrottò le sopracciglia. «E credi che basteranno tre anni?»
«Voi pensate che i numeri risolvano tutto». Toru si chinò in avanti e spostò lo sguardo da Yamagami a Kosuke. «Perché le registrazioni delle pensioni sono state cancellate?» Fece una breve pausa. «Perché l’amministrazione sta cadendo a pezzi. Le informazioni non organizzate sono inutili. Noi le useremo nel modo giusto.»
«E questo gioverà alla compagnia?» chiese Kosuke, raddrizzandosi gli occhiali.
«Io voglio solo realizzare i miei progetti. Non mi servono gli elogi.»
«E quale sarebbe questo tuo progetto?» domandò Yamagami con un certo scetticismo nel tono di voce.
Toru si mosse verso di loro, un sorriso malizioso gli curvò le labbra. «Voglio un file personale per ogni cittadino. File personali approvati dal governo e gestiti su internet, con tutti i dati dalla nascita alla morte.»
Yamagawa raddrizzò la schiena. «In questo modo non ci si dovrebbe più recare in Comune per questioni amministrative. Ma dobbiamo inventarci qualcosa per l’investimento iniziale. Non possiamo...» esordì, agitandosi sulla sedia.
Toru batté una mano sul tavolino davanti a loro. «Se aspettiamo che se ne occupi il Governo non ci sbarazzeremo mai di questo sistema ingiusto! Le persone morirebbero prima di ricevere una pensione decente!»
«Tu non hai bisogno di una pensione» disse Yamagawa con un sorriso ironico.
«Ma ho bisogno di quei file personali» concluse l’altro. «Il governo non presta attenzione alle pensioni di chi è ancora in vita né di chi è morto. Non dobbiamo più tollerare una cosa simile.»
«Non dovresti imbarcarti in un’impresa così rischiosa» lo redarguì Yamagawa.
Toru gli puntò contro un dito. «Se fosse in ballo la tua compagnia non lo faresti mai, vero? Eppure... noi lo faremo.» Voltò la testa verso il suo socio.
Kosuke annuì mentre un sorriso soddisfatto si allargava sul viso del presidente.
 
Makoto si diresse con passo incerto in direzione delle scale. Solo qualche ora prima aveva appreso che la Next Innovation aveva organizzato una sessione di colloqui e ora eccola là, proprio nella sede dell’azienda leader nel settore informatico, il trentunesimo posto in cui tentata di trovare un lavoro dopo i precedenti trenta colloqui andati male.
Si sistemò la lunga coda di cavallo bruna, lisciò un paio di pieghe sul tailleur scuro e si raddrizzo la borsa sulla spalla. I tacchi delle sue scarpe nuove ticchettavano esitanti sul pavimento mentre seguiva una frotta di impiegati e giovani alla ricerca di lavoro come lei lungo l’imponente scalinata in fondo alla sala. Le aveva comprate quella mattina con i suoi ultimi risparmi. Quelle che aveva erano ormai logore per il troppo uso. La commessa le aveva detto che aveva consumato ben tre paia di scarpe da lavoro3 prima di riuscire a trovarne uno.
Makoto prese posto in prima fila. Si sentiva tesa, emozionata e stanca allo stesso tempo. Sperava che quella fosse la volta buona.
Quando il presidente comparve di fronte a loro, nella stanza calò il silenzio.
Makoto era così tesa che non riusciva a stare ferma sulla sedia.
“Buongiorno. Sono Toru Hyuga, presidente della Next Innovation”.
Dalla sua postazione, Makoto poteva vederlo benissimo: capelli castani che gli ricadevano spettinati sulla fronte alta, occhi grandi e svegli, labbra piene che contornavano un sorriso di circostanza. Lo riconobbe all’istante.
“Parliamo di innovazione» esordì l’uomo. «Sentendo la parola “innovazione” cosa vi viene in mente?» Face una breve pausa a effetto. «Non siamo bambini sfortunati, cresciuti in una società piena di ostacoli. Ora l’impossibile è diventato possibile. I vecchi valori che un tempo credevamo incrollabili, oggi una sola persona è in grado di farli vacillare in un giorno. Negli ultimi anni si è passati da guadagnare 10 miliardi a 100 miliardi. Questa è un’epoca in cui gli esseri umani sono comuni. Chi ha immaginazione?» Il sorriso gli si allargò sul viso mentre sollevava gli indici verso i giovani di fronte a lui. «Voi. Voi avete la possibilità di scegliere. Sarete uno di quei bambini sfortunati e getterete la spugna stando a guardare in un angolo? Oppure sarete coloro che cambieranno il mondo? Allora? Quale dei due siete?» Face un’altra pausa, spostando lo sguardo sui suoi spettatori. «Vi starò annoiando con queste chiacchiere. Bene, parliamone insieme, adesso.» Si avvicinò alla prima fila. «Lei. Perché è venuto qui oggi?»
Il ragazzo di fronte a lui ci pensò su un secondo. «Vorrei lavorare con lei.»
Toru scosse appena la testa. «Quindi una volta raggiunto l’obiettivo sarà uno dei tanti che agiscono passivamente. E lei?» continuò indicando un altro ragazzo lì accanto.
«Se entrassi alla Next Innovation creerei qualcosa di nuovo.»
Toru scoppiò a ridere. «Fantastico! Si trascinerebbe per la compagnia nella speranza che succeda qualcosa di nuovo?» Tornò improvvisamente serio. «Non accadrà mai. Io pago 208 impiegati per creare delle novità.»
Riprese a vagare lo sguardo lungo la sala. Makoto si strinse nelle spalle sprofondando nella poltrona e tentando di confondersi con la tappezzeria.
«Lei?»
Scattò in piedi. «Sì.»
«Quante offerte di lavoro ha ricevuto?»
Makoto chinò la testa imbarazzata. «Ancora nessuna.»
Toru chinò la testa da un lato con una certa curiosità. «Una studentessa in una università anonima, vero?»
«Frequento la facoltà si scienze all’università di Tokyo.»
L’altro sorrise. «Capisco... questo è un chiaro esempio di quanto poco siano considerate ultimamente le università in Giappone. Ha qualche mancanza particolare?»
Makoto abbassò di nuovo lo sguardo, incapace di rispondere; l’altro si rivolse di nuovo ai presenti. «Chi fra voi non ha ricevuto nemmeno un’offerta di lavoro è pregato di andarsene.» Dalla sala si levò un brusio sorpreso. «Questa sessione è stata organizzata sulla base di questo criterio. Negli ultimi otto mesi siete stati esaminati da diverse compagnie. Hanno speso soldi e tempo e non vi hanno selezionato, quindi solo chi ha superato tutto questo ed è una persona di talento è adatto alla mia compagnia. Tra tutte queste persone io selezionerò quelle con maggior potenziale.  Perciò...» Un sorriso compiaciuto gli si allarmò sul viso. «Se volete entrare qui dovete soddisfare una condizione. Essere accettati da più di due compagnie. Solo chi ha rifiutato due precedenti offerte di lavoro può entrare nella mia compagnia, ed è pregato di restare.»
Ora il brusio si era trasformato in un coro di lamentele.
«Perché non ce l’ha detto subito?» gridò qualcuno mentre decine di giovani si alzavano in piedi per abbandonare rassegnati la sessione.
«Che sfortuna... me ne sono ricordato solo adesso» rispose il presidente allargando le spalle con finto fare dispiaciuto. «Signorina-facoltà-di-scienze è finita» aggiunse in direzione di Makoto che non si era ancora mossa. «Grazie per avermi informato sulle sue qualifiche scolastiche.»
La ragazza lo guardò per un istante, poi fece per allontanarsi.
«Lei» esordì Toru in direzione dei presenti indicandola con un dito, «è l’esempio vivente del fallimento del sistema educativo giapponese. O piuttosto ne è una vittima. Ha studiato com’è stata educata a fare, eppure non è riuscita a trovare lavoro.»
Makoto si immobilizzò. Improvvisamente la rabbia, la stanchezza e la delusione presero il sopravvento. Stava denigrando tutti i suoi sacrifici, il suo lavoro, le notti passate sui libri. Lui non sapeva nemmeno chi lei fosse e la stava deridendo davanti a tutti.
«Next Innovation. Febbraio 2004: Toru Hyuga ha iniziato aprendo la sua personale pagina web. Poi, insieme a Kosuke Asahina ha iniziato a interessarsi al campo della telecomunicazione. La compagnia viene fondata nel giugno del 2004. Gennaio 2007: entra nelle liste del mercato azionario nazionale di Tokyo. 2010: entra nelle liste del mercato internazionale. Luglio 2012: capitale azionario di 300 miliardi di yen4.» Si voltò verso i tre collaboratori che assistevano alla sessione da un lato della sala. «Partendo da sinistra: il signor Yoshida Katsuo, capo programmatore, Ogawa Satoshi e Hosoki Riichi. Le vendite di questo mese di Hosoki ammontano a un valore di 1,5 miliardi, 50 milioni, 300 mila5...»
«È sufficiente, abbiamo capito» la interruppe Toru. Era rimasto impassibile per tutto il tempo e adesso un leggero sorriso  gli comparve sul viso. «Ha un’eccellente memoria per i dettagli inutili.»
Makoto lo guardò negli occhi. Qualcuno alle sue spalle rise, ma lei non se ne curò. «Prima di presentarmi qui ho studiato accuratamente la vostra compagnia perché desideravo profondamente entrarvi. È vero che non ho ricevuto offerte di lavoro, ma il fatto che nessuna compagnia mi abbia selezionata non implica che io non possa essere adatta alla vostra.» Si avvicinò di qualche passo al presidente, senza distogliere gli occhi da quelli di lui. «Crede che per trovare l’eccellenza sia sufficiente basarsi sulle risposte date nei moduli? O che rispondendo in modo brillante nelle discussioni di gruppo si dimostrino le proprie capacità? Sicuramente la capacità comunicativa è una dote indispensabile, ma lei vuole essere circondato solo da questo tipo di persone? Io sono una persona goffa, ma solo lavorare diligentemente. Mi dicono che sono strana, perché non si sa mai a cosa sto pensando, e quando sono in un gruppo mi scontro con le atre persone.  Ma questo non genera quanto meno energia?»
«Sei una perdente! Tornatene a casa!» gridò qualcuno nella sala.
Makoto avvertì le lacrime salirgli agli angoli degli occhi ma non se ne curò. «Dovrebbe studiare attentamente ogni singola persona, anche se ci fossero migliaia di candidati.»
Toru unì le mani dietro alla schiena, la testa inclinata da un lato e il solito sorriso beffardo. «Sì. Ma anche se ci fossero migliaia di richieste, voi troverete lavoro l’anno prossimo.» La maggior parte dei presenti rise. «Comunque» continuò il presidente, «il suo carattere ribelle è un pregio. Le persone che hanno cambiato il mondo erano dei ribelli. La sua rabbia non è un difetto...» commentò, avvicinandosi a lei e piegandosi in avanti finché non furono a pochi centimetri di distanza, «signorina-facoltà-di-scienze.»
«Il mio nome non è “facoltà di scienze”» sbottò lei. «Io mi chiamo Sawachi Chihiro.»
Toru spalancò gli occhi, poi raddrizzò la schiena e fece un passo indietro. «Lei... è Sawaki Chihiro?»
«Perché?» chiese l’altra impassibile.
«Niente. Ricorderò il suo nome... anche se probabilmente dimenticherò il suo viso,» rispose, poi si voltò e tornò di nuovo al centro del palco per continuare la sua sessione.
 
Qualche ora dopo Toru, Kosuke e Yamagawa discutevano del nuovo progetto nella study lounge.
Toru inserì nel campo di ricerca del proprio cellulare il nome di Sawaki Chihiro. La scritta “nessun elemento trovato” comparve un secondo dopo sullo schermo. Sospirò, massaggiandosi una tempia con la mano libera.
«Che succede?» chiese Kosuke.
«Niente» rispose l’altro, infilandosi il cellulare nella tasca dei pantaloni.
«Bene, continuiamo. Il progetto dei file personali è molto ambizioso, ma il profitto sarebbe altissimo. Incorporando la nostra tecnologia al censimento nazionale, con il nostro sistema di sicurezza e i nostri aggiornamenti, dovremo stipulare un contratto permanente con il Governo.» Fece una breve pausa. «Non siamo l’unica compagnia ad ambire a un contratto con il Governo. Dovremo rivolgerci al Ministero degli interni e a quello delle comunicazioni. In questo modo... aumenteranno i nostri profitti.»
«E il vice dipartimento? La donna con cui Hinata ha discusso?» intervenne Yamagawa.
«Detesto quella donna» sbottò Toru, mentre Kosuke sollevava gli occhi al cielo. «La donna dei compiti a casa!» Si alzò in piedi, raddrizzando la schiena e sollevando il mento. «Ragazzi? Avete fatto i compiti?» la scimmiettò. «E pensare che dalla sua presentazione la credevo più sveglia.»
«Non le vai a genio, semplicemente» riferì Kosuke ridendo.
«Vacci accompagnato da una donna» propose Yamagawa.
«Presentarle il nostro staff?» commento Kosuke. «No, no, no. Non le piacerà.»
Toru sollevò la mano per interromperlo. «Un momento. Mi sembra di aver incontrato qualcuno come la donna dei compiti a casa.» Raggiunse lo schedario dove erano raccolti i curriculum dei giovani che si erano presentati al colloquio di quella mattina. «Questa ragazza!» disse indicando la foto di Makoto che stava in cime alle altre.
 
Makoto spostò il cellulare da un orecchio all’altro. «No, nessuna offerta di lavoro» riferì Makoto alla sua amica Haruka mentre si dirigeva alla Next Innovation.
«Be’, visto che ti hanno chiamata andrà tutto bene. Sarai assunta, no?» la incalzò lei.
Makoto sorrise. «Vedremo» disse senza troppa convinzione. «Ci sentiamo.»
“Avrà ragione?”, si chiese mentre chiudeva la telefonata.
In piedi, di fronte alla sede dell’azienda, le tornò in mente la domanda che si era posta qualche giorno prima, proprio in quello stesso posto.
“Cos’hanno loro che io non ho?”
«Niente» si rispose, poi si incammino con passo deciso verso l’entrata.


                                                                                                                                                                                                             


1 250 milioni di euro
2 60 mila euro
3 In Giappone è di uso comune indossare un certo tipo di abbigliamento (completo nero con camicia bianca su scarpe nere) per presentarsi ai colloqui.
4 3 miliardi di euro
15 milioni e 500.000 euro

 

 

 
 
   
 
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