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Autore: SophLandd    19/08/2017    0 recensioni
«Derek, promettimi che troverai qualcosa per non mollare.
Promettimi che troverai qualcuno da amare. Promettimelo.»
Gli scongiura Stiles, sull'orlo delle lacrime.
Derek aumenta la stretta, sorpreso dalle sue parole.
Non si volevano sucidare dopo tutto questo?
E adesso lo sta pregando di vivere?
«Io...te lo prometto, Stiles. Ma solo se tu farai altrettanto.» Sospira.
Le loro mani si illuminano di rosso, e Stiles sorride tristemente, annuendo.
«Te lo prometto anch'io, Derek.»
E scioglie le loro mani, alzandosi di botto, e scappando da quel posto, dopo essersi infilato velocemente la maglia. Derek non riesce a dire nulla, e pensa che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel ragazzino.
Oh, quanto si sbagliava.
// Tratto dal Capitolo 2.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Derek si alza dal letto, dirigendosi in cucina a prepararsi qualcosa. 
È domenica, quindi ha tutta la giornata libera.

È a petto nudo, con solo dei boxer, e i capelli arruffati. 
Si prepara il caffé, mentre sbadiglia sonoramente, nonostante siano le undici di mattina.
Il sole filtra attraverso le tende delle vetrate del loft, finendo sul corpo di Derek.

«Anche per me, grazie.» 
Parla una ragazza bionda, entrando nel salone. Derek annuisce. 
É Erica, una ragazza che ha conosciuto qualche mese fa in un pub, e lui le ha fatto subito intendere di non volere una relazione seria. 
Lei era stranamente d'accordo con lui, accettato di fare questi incontri saltuari, si definiscono diciamo 'friends with benefits'.

A Derek dispiace che la ragazza voglia perdere tempo con lui, é molto bella e anche intelligente, oltre che ad avere un buon carisma. Potrebbe trovarsi un vero fidanzato in meno di un attimo, ma non si è mai voluto impicciare in queste cose personali.

Diciamo che Erica è la persona più vicina ad un'amica che ha, ed ha solo due anni in meno rispetto a lui.

Non ha mentito a Stiles quando gli ha detto di non chiamare quasi mai le ragazze che gli lasciano il numero, e non solo perchè se vuole può tranquillamente chiamare Erica, ma anche perchè la maggior parte le incontra in palestra, e non vuole poi avere discussioni in pubblico o non poter più frequentare la palestra per malintesi.

Derek ha anche lui bisogni fisici come tutti, ed é più che normale senta il bisogno di soddisfarli.

Derek non vuole relazioni, non vuole impegnarsi nè affezionarsi a qualcuno, e non crede cambierà mai idea.

«Come va con la scuola? 
Gli studenti ti creano problemi?» 
Parla la ragazza, per fare conservazione, in una leggera canotta, seduta sul tavolo di fronte a lui.
Derek beve il suo caffè.

«No, nessun problema, solo troppe ragazze che ci provano di continuo, e non solo.»

Erica ride, anche se non sembra affatto sorpresa.

«Stranamente me lo aspettavo! 
Che vuol dire 'e non solo'?»

Derek sospira.

«Anche un ragazzino ci ha provato esplicitamente, quando l'ho incontrato in palestra.»

Erica si fa curiosa, interessata.

«È bello almeno?»

Derek annuisce, indifferente alla cosa.

«Ti sei fatto qualche amico? Anche tra professori, non so.»

Lui avvampa.

«Diciamo che ho conosciuto un ragazzino, niente di che insomma, penso di...poterlo considerare una specie di amico.» Borbotta, non volendo specificare come l'ha conosciuto.

«Per 'una specie di amico' intendi come noi?» Fa Erica maliziosa, e anche con tono scherzoso.

Derek quasi si strozza con il suo caffè.

«No, Er! Insomma, parliamo ogni tanto, niente di che. É complicato.» 
Cerca invano di spiegarsi, e Erica fa finta di capire.

Eccome se è complicato, pensa Derek. Sembra sempre che entrambi abbiano un continuo bisogno di scambiarsi parola, nonostante fuori da scuola non si frequentino, e quindi il loro rapporto non si può proprio definire con la parola 'amicizia', non che Derek si intenda poi così tanto di queste cose.

Derek pensa che è partito tutto dal loro primo incontro, anche se non sa bene come, ma sente che tutto è collegato a quello che hanno condiviso insieme quella sera.

«Io vado Der, ci risentiamo, stammi bene, okay?» Dice Erica subito dopo colazione, con voce premurosa. 
Lei ci tiene davvero al ragazzo, e vorrebbe solo che lui si fidasse più di lei. Non le interessa se il suo comportamento è burbero o così misterioso. 
Di sicuro c'è dietro un motivo, e spera che prima o poi lui si confiderá con lei.

Derek appena lei si riveste e se ne va prende il telefono, come se si aspettasse un certo messaggio da una certa persona, e scuotendo la testa decide di uscire. 
Una bella corsetta non gli fará di certo male, in palestra preferisce non tornarci per un pò.

---

Prende un sentiero vicino al bosco che di solito non fa quasi mai. 
É nascosto, e ad un occhio poco attento potrebbe diventare come invisibile.

Eppure è immerso nella natura, e sembra quasi che lì il paesaggio è magico.

Il sentiero inoltre é solcato da un ruscello, la quale acqua scorre impetuosa, interrotta dal cinguettio di qualche uccello.

Derek comincia a correre, con una canotta bianca e con dei pantaloncini elastici, forse anche troppo stretti, mentre arriva alla fine del percorso, che porta poi ad un vasto prato circondato da alberi.

Derek sbuca così sull'erba soffice, e decide di fermarsi un attimo, quando sente dei rumori alla sua destra. 
Sa che c'é un piccolo campo da basket, c'è sempre stato.

Si gira, per capire chi diavolo c'è a quest'ora, e quasi salta sorpreso.

Un ragazzino è girato di spalle, con la palla in mano, e la lancia verso il canestro, centrandolo in pieno.

«Stilinski.» Dice semplicemente Derek, poco distante da lui. 
Stiles si gira improvvisamente, sussultando. 
Derek nota che ha le solite occhiaie, anche se oggi forse più evidenti del solito.

«Dio, ma tu sempre i colpi devi farmi prendere? Potresti che ne so avvertire? Magari da lontano, tipo!» Inizia a parlare a vanvera, leggermente sudato. Stiles indossa una divisa rossa, e dei pantaloncini elastici abbastanza larghi.

«Che fai qui?»

C'è il cemento sotto ai loro piedi, quasi in contrasto al prato che li circonda. 
Il sole lancia riflessi dorati sui due, riscaldando i loro corpi.

Stiles sorride ironicamente.

«Direi che sto contemplando il canestro, é molto bello, sai?» Ironizza, mentre Derek lo guarda male.

«Come sai di questo posto?»

Stiles palleggia la palla a terra, tenendo lo sguardo fisso su Derek.

«Ci vengo quando non ho niente da fare, quando voglio stare da solo.»

«Ti...ti devo lasciare solo?» Chiede Derek con voce insicura.

Stiles sorride leggermente.

«No, puoi restare. Tu invece come sai di questo posto? É piuttosto isolato...»

Derek abbassa un secondo lo sguardo.

«Venivo qua quando ero piccolo.»

Giá, Derek si allenava qui fuori da scuola, prima che i suoi genitori e sua sorella morissero. 
Anche perché dopo ha cambiato città.

«Dormi poco ultimamente, Stiles.» Gli fa notare il più grande, mentre il ragazzino fa un altro canestro, con una concentrazione che Derek non può che ammirare. Ha i capelli sudati, e alcune ciocche gli scendono sulla fronte.

«Quasi sempre in realtá.»

«È successo qualcosa?»

«In realtà stamattina ho solo avuto una piccola discussione con mio padre, mangia troppe schifezze, e gli fa male al colesterolo. Non vuole proprio capirlo.» Si sfoga, fermandosi un attimo.

Derek accenna un sorriso, osservando meglio quel ragazzino. 
Chissà perché dorme così poco, ma non si sente di chiederglielo. 
Sono cose molto personali, immagina.
Forse più avanti...

«È buffo come ti preoccupi così tanto degli altri ma mai di te.» Se ne esce Derek. 
Stiles dischiude la bocca, perdendosi nei suoi occhi verdi.

Se si preoccupasse davvero di sè non avrebbe quelle occhiaie così evidenti, e quella sera non sarebbe stato lì sul ponte. Per quel preciso scopo.

«Come puoi dirlo?» Mormora, mentre Derek si avvicina di più.

«Perchè si vede che sei preoccupato per tuo padre, e perché quella sera...quella sera mi hai fatto promettere di non mollare, di non...uccidermi...»

'E neanche mi conoscevi', vorrebbe aggiungere.

Stiles sorride, palleggiando di nuovo la palla con agilità, quando Derek di scatto gliela ruba, per poi fare un canestro a dir poco difficile. 
Si gira alzando un sopracciglio al ragazzino, come in tono di sfida.

«Mi sono perso il momento in cui mi dici di essere non solo intelligente, bello ma anche così bravo a basket.» Si complimenta Stiles, riprendendosi la palla, per poi bloccarsi. 
Aspetta...cos'ha detto?

Derek incrocia le braccia al petto, con la canotta che lascia poco all'immaginazione.

«Bello? Uh, grazie.» Ride, godendosi l'espressione imbarazzatissima di Stiles: non lo voleva affatto dire, dannazione.

«Comunque ci gioco fin da quando sono piccolo, ma più che altro é una passione, anche se mi ha permesso di ottenere diverse borse di studio.»

E vorrebbe aggiungere che è servito molto come distrazione dai suoi problemi, dalla sua vita, ma non lo dice. Stiles é ancora rosso, e annuisce.

Stiles si sposta con il corpo più verso Derek, e il sole gli illumina il viso. 
Fa per spostarsi, infastidito, quando Derek lo blocca:

«Aspetta.»

Stiles cerca di guardarlo senza accecarsi, confuso.

«Aspetta cosa?»

Derek si avvicina al ragazzino, osservandolo attentamente.

«I tuoi occhi...» Sussurra, come incantato. Stiles continua a non capire.

«I miei occhi cosa?»

Derek sorride. Proprio come pensava.

«Hanno lo stesso colore del miele.» Mormora, per poi girarsi dandogli le spalle. Stiles è immobilizzato, senza sapere cosa dire o fare.

«E comunque anche tu non sei affatto male a basket, ci si vede, Stilinski.» Lo saluta Derek, visto che deve finire la sua corsa.

«Ne sono onorato, professor Hale!» Esclama il ragazzino, osservando il corpo muscoloso di Derek sparire oltre il prato.

--

La porta si spalanca, e un ragazzino apparentemente incazzato volge lo sguardo all'interno della stanza.

Derek e Jennifer, seduti su delle sedie, si girano di scatto, insieme agli altri professori.

Stiles Stilinski è appena entrato in aula docenti, o meglio, è sull'uscio, e sembra proprio guardare male Derek.

Derek allora si alza, perplesso:

«Ci penso io.» Dice agli altri colleghi, confuso, mentre segue il ragazzino all'esterno. 
Spera solo che nessuno vada a pensare male.

Trascina il ragazzino per un braccio dentro a quella stanzetta con i pesi e i sacchi da boxe, fiaccamente illuminata, per poi lasciare la presa:

«Stiles! Mi dici che ti prende? Piombare così in aula docenti!» Esclama, innervosito.

«Spiegami perchè diavolo risulto nell'elenco degli iscritti al corso di basket della scuola! E mi hanno detto di riferirmi a te!» Sbotta Stiles.
Sono passati un paio di giorni dal loro incontro in quel campo.

«Ti ho iscritto io, perchè so riconoscere un talento, Stiles, e tu mi servi.» Risponde semplicemente, incrociando le braccia al petto.

Stiles assume un'espressione più che confusa.

«Ti servo? Che stai dicendo?»

«Alleno io la squadra di basket della scuola, Stiles, sotto domanda del preside.» Spiega Derek, mentre il ragazzino strabuzza gli occhi.

«Beh, potevi almeno chiedermelo!»

«Mi avresti risposto di no.» Ribatte Derek, sostenendo il suo sguardo.

«Come fai a saperlo?» Chiede Stiles incredulo. Derek lo guarda negli occhi.

«Perchè hai paura, Stiles. Hai paura che possa diventare più di un passatempo, hai paura di divertirti e che potrebbe essere un qualcosa per voler vivere.»

E detto questo Derek se ne va, lasciando il ragazzino imbambolato.
Stiles si ritrova a pensare che forse quel ragazzo lo conosce meglio di quanto credesse.

   
 
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