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Autore: SophLandd    19/08/2017    1 recensioni
«Derek, promettimi che troverai qualcosa per non mollare.
Promettimi che troverai qualcuno da amare. Promettimelo.»
Gli scongiura Stiles, sull'orlo delle lacrime.
Derek aumenta la stretta, sorpreso dalle sue parole.
Non si volevano sucidare dopo tutto questo?
E adesso lo sta pregando di vivere?
«Io...te lo prometto, Stiles. Ma solo se tu farai altrettanto.» Sospira.
Le loro mani si illuminano di rosso, e Stiles sorride tristemente, annuendo.
«Te lo prometto anch'io, Derek.»
E scioglie le loro mani, alzandosi di botto, e scappando da quel posto, dopo essersi infilato velocemente la maglia. Derek non riesce a dire nulla, e pensa che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel ragazzino.
Oh, quanto si sbagliava.
// Tratto dal Capitolo 2.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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«Stiles! Cosa ci fai qui?» Esclama Scott, vendendo il ragazzino entrare nello spogliatoio della scuola.
Stiles sospira, posando il borsone su una delle panche, mentre alcuni studenti si stanno cambiando.

«Mi hanno segnato al corso senza dirmi nulla, e se lo salto proterebbero anche sospendermi.» Dice semplicemente, mentre Scott lo guarda ancora più confuso.

«Chi ti ha segnato?»

Stiles avvampa, mentre si cambia per mettersi la divisa.

«Il professor...Hale.»

Scott capisce ancora di meno.

«Cosa c'entra lui? E come fa a sapere che sei bravo?»

Stiles evita lo sguardo dell'amico, mentre un chiacchiericcio si diffonde sempre di più all'interno dello spogliatoio. 
È quasi ora di andare in palestra.

«Mi ha visto diciamo giocare, in un posto.» Si mantiene sul vago.

«Non capisco, dove?»

«È un posto dove di solito vado quando voglio stare da solo.» Spiega brevemente. 
Non vuole rivelarlo. 
Lui in realtà ha diversi posti dove potersi rifugiare.

Rifugiarsi da certi pensieri, che minacciano di farlo impazzire.

«Va bene, ma ricordati una cosa Stiles.» Il tono di Scott si fa serio.

«Cosa?»

«Stai con Malia.»

Stiles annuisce, dandogli le spalle, e ritrovandosi poco distante un'altra persona, alla quale associa subito un nome, sussultando.

É Theo Raeken.

Lo stesso che ci aveva provato con Derek in palestra, e il migliore del loro corso. Infatti interveniva spesso durante le lezioni.

«Ciao Stilinski.» Lo saluta lui, notando di essere fissato, con un sorrisino strafottente. Ha anche lui una divisa rossa, e le braccia abbastanza muscolose sono in evidenza.

«Ciao Raeken.«

«Quindi saresti un tipo sportivo, tu?» Lo deride Theo, avvicinandosi. 
Scott resta in silenzio senza capire cosa stia succedendo, e Stiles chiude le mani a pugno.

«Sì, e sai chi afferma che ho talento? 
Il professor Hale, in persona.» Sorride alzando un sopracciglio al nominare Derek, e l'altro pare innervosirsi leggermente.

Theo gli si avvicina sempre di più, sussurrandogli qualcosa all'orecchio che può sentire solo lui:

«Prima o poi Hale me lo porto a letto.» E detto questo esce dallo spogliatoio, mentre Stiles rabbrividisce.

«Stiles? Che diavolo succede? 
E hai le nocche completamente rosse!» Esclama Scott, catapultandosi di fronte al suo migliore amico.

Stiles abbassa il volto, dischiudendo il pugno, e notando che in effetti ha stretto anche troppo.

«Niente, Scott, solo qualcuno che mi sta sul cazzo.» Replica Stiles, come se fosse una cosa normale.

«Ma a te non sta mai antipatico nessuno.» Gli fa notare Scott, e Stiles non ribatte. 
Entrambi, cambiati, si dirigono verso la palestra, notando però di essere tra gli ultimi arrivati.

Infatti al centro della grande palestra si è già formato un gruppo di studenti.

«Stilinski, MacCal, siete in ritardo.» Tuona una voce, poco distante dai ragazzi.
Stiles e Scott sussultano, borbottando delle scuse.

Stiles non riesce inoltre a togliere lo sguardo da Derek: ha una divisa nera e rossa, dei pantaloncini neri e una banda che gli tira su i capelli, e che risalta quegli occhi verdi.
Il fisico è fin troppo evidente, dannazione.

«Ovviamente come stavo dicendo siamo troppi, e ci saranno delle selezioni, a partire da oggi.» Spiega Derek, con tutti intorno.

Cominciano prima di tutto a fare qualche esercizio fisico, sotto lo sguardo vigile di Derek, per poi mano a mano prendere la palla.

A fine allenamento Derek decide di organizzare una mini partita a squadre, e Stiles si ritrova in squadra con Scott.
Entrambi sono parecchio stanchi, e Stiles si ritrova spesso senza volerlo a fissare quelle braccia muscolose, per poi scuotere la testa e tornare a pensare al basket. 
Basket e solo basket.

La partita la sta vincendo la squadra di Stiles, quando ad un certo punto Theo gli intercetta la palla. 
Sono in due squadre opposte. 
Theo guarda il ragazzino con un ghigno, per poi correre verso il canestro, evitando gli avversari. 
Stiles lo guarda fare canestro senza poter farci nulla, ma dopo riprende subito la palla.

Theo lo segue, dandogli improvvisamente una spinta, e Stiles si ritrova caduto a terra, mentre Theo procede spedito con la palla.

«Raeken! Ti sembra questo il modo di giocare?» Grida Derek, fermando il gioco. Poi si dirige verso Stiles, il quale lo guarda imbambolato, porgendogli la mano.

Stiles l'afferra senza esitare, e si ritrova in piedi in pochi secondi. 
Theo sembra molto innervosito.

«Prof, l'ho sfiorato! Se è così leggero non ci posso far nulla!» Cerca di giustificarsi Theo, allargando le braccia.
Stiles quasi ringhia.

«Basta così, l'allenamento è finito.» Dice freddamente Derek, interrompendo sia la discussione che le selezioni. 
Stiles si dirige verso lo spogliatoio insieme agli altri, quando si gira un' ultima volta a guardare Derek.
Lo sguardo del ragazzo era già su di lui.

---

Derek é tornato al loft, e si fa una doccia veloce, uscendo in accappatoio, quando una voce maschile lo fa sussultare, e quasi pensa possano essere entrati i ladri.
Poi riconosce la voce, sospirando.

«A cosa devo la tua visita?» Brontola Derek, mentre Peter si accomoda sul divano. Ha una maglia verde a V.

«Volevo sapere come stava il mio nipote preferito.» Fa lui con innocenza.
Derek lo guarda scettico.

«Dimmi perchè sei qui.» Va dritto al sodo.

«Sei sempre il solito, comunque volevo avvertirti che fra due o tre settimane verrá Cora, e sarebbe carino se organizzassimo una cenetta tutti insieme.»

Derek improvvisamente si ricorda che tra più o meno un mese c'è l'anniversario della morte dei suoi genitori e di sua sorella Laura. Rabbividisce, irrigidendosi.
Scaccia via i ricordi, che tanto tra non molto torneranno a tormentarlo.

«Ho capito, e intendi organizzare qualcosa qui? Al loft, giusto?» Intuisce Derek. Peter annuisce, contento.

«Sì, c'è molto spazio qui, e a Cora piace il posto, forse è solo un pò troppo...anonimo.» Dice Peter. 
Derek sbuffa, tra lui e sua sorella non ha contato lo volte che gli hanno ripetuto di rendere familiare questo posto. 
Eppure lui qui non si sente mai davvero a casa, ed è giusto resti così.

Sente vibrare il telefono, e controlla il messaggio che gli é appena arrivato:

"Ehi Der, ti va di andare ad un'inaugurazione, stasera? 
Erica."

«Chi é?» Si impiccia Peter, notando che il nipote sta fissando lo schermo in silenzio.

«Non sono affari tuoi, e comunque un'amica, o almeno credo.» Borbotta Derek in risposta.

«Hai un'amica? Sono contento per te, nipote.» Eppure il modo in cui hai detto la parola 'amica' lascia alludere molte cose.

«Mi ha chiesto di andare ad un'inaugurazione con lei, ma non so cosa rispondere.» Si confida Derek.

«É un'amica o qualcosa di più?»

«Lo facciamo ogni tanto, ma é prevalentemente un'amica. 
Non credo riuscirei ad innamorami di lei.»

'come di nessun altro', vorrebbe aggiungere, ma resta in silenzio.

«Derek, dille di sì. Bisogna tenerseli stretti gli amici, sai.»

Derek alza un sopracciglio, sorpreso delle parole di suo zio.

«Inoltre quando si hanno certi bisogni, e sai bene cosa intendi, fanno davvero comodo.» E dopo questo Peter fa a Derek l'occhiolino.

---

Derek indossa una giacca nera aperta davanti con sotto una maglia bianca, piuttosto stretta. 
Dei jeans invece attillati il giusto. 
Si è anche fatto leggermente la barba, lasciandone quel pò che serve.

Adesso sta aspettando Erica nella Camaro, davanti al suo appartamento. La vede scedere con un vestitino rosso, che le sta davvero bene, e le fascia perfettamente le forme.

Lei entra davanti, sorridendo a Derek.

«Hai capito dov'è il pub? È un posticino elegante, come ti avevo accennato.» Comicia a parlare, mentre Derek parte.

«Stai davvero bene, e comunque sì, ho capito dov'è tranquilla.» La ferma Derek.
Erica sorride di nuovo.

«Ci conosciamo da diversi mesi Derek, e, nonostante siamo usciti come amici poche volte, ti voglio bene, e ci sono per qualsiasi cosa, ricordatelo.»

Derek alle sue parole resta ammutolito. Non riesce quasi a credere che la ragazza si sia davvero affezionata a lui. La guarda di nascosto: forse dovrebbe davvero cominciare a fidarsi? 
Eppure l'idea di affidarsi ad una persona lo spaventa così tanto.
E non sa proprio come si comportano gli amici, non sa nulla di rapporti, soprattutto nell'ambito di amicizia.

Eppure la sensazione di contare qualcosa per qualcuno è davvero bella.

Derek guida per una ventina di minuti, fino a che non arrivano quasi in cima ad una collina, con il buio che costringe Derek ad accendere i fari.
Parcheggia vicino al locale, e scorge nell'oscurità dei laghetti, poco lontani.

Diciamo che sono abbastanza immersi nella natura, e c'è diversa gente che chiacchiera nel giardino, illuminato fiaccamente da lampioni. 
Derek e Erica entrano all'interno, notando che nonostante non sia così grande è tutto molto elegante.
Il bancone da dove ordinare bibite o alcolici è davvero grande, e i tavolini di un nero lucido sono graziosi.

Delle luci colorate illuminano il tutto, e da una parte c'é un piccolo palco, dal quale sta parlando un ometto, probabilmente per inaugurare il pub.

Derek resta vicino a Erica, senza sapere cosa fare o dove andare, rigido. Erica lo porta al bancone, e prendono due alcolici leggeri per iniziare la serata.

La musica non c'é ancora, anche perché più che altro il pub è stato costruito per accogliere piccole band e per mangiare veloci piatti.

Ad un certo punto Erica adocchia un ragazzo:

«Derek, ti dispiace restare un attimo qui? Cerco di estraporale il suo numero!» Gli fa, e Derek annuisce, anche se appena se ne va si sente abbastanza perso.
Si appoggia al bancone, quando una voce dietro di lui lo porta a sobbalzare:

«No, non ci credo.»

Derek si gira di scatto, e vede una persona illuminata da una luce fucsia.
No, non é possibile.

«Stiles?» Mormora, incredulo. 
È incredibile come incontri quel ragazzino ovunque. 
Stiles lo guarda leggermente a bocca aperta, e indossa una camicia a quadri.

«Cosa ci fai qua?» È in grado di parlare.

«Potrei chiederti la stessa cosa.» Gli fa notare Derek, alzando un sopracciglio.

«Mio padre conosce e il proprietario, e mi ha tipo obbligato a venire, perchè secondo lui esco troppo...poco.» Stiles pronuncia l'ultima frase come se gli pesasse. 
Come se gli pesasse che suo padre si preoccupi per lui, e che debba fingere vada tutto bene.
Come se gli pesasse proprio tutto, in realtà.

Ad un certo punto Erica arriva accanto a Derek, quando si accorge troppo tardi della presenza del ragazzino:

«Derek! Io...uh, no, niente, vedo che sei impegnato. Ci risentiamo dopo.» 
E torna dal ragazzo di prima, non senza aver fatto a Derek un occhiolino.
Comincia ad odiare gli occhiolini, in realtà.

«Ecco, io sono venuto con lei.» Fa Derek, imbarazzato.
Stiles annuisce, pensieroso.

«É davvero bella, complimenti, io allora vado...» Fa, per poi girarsi, quando Derek con uno scatto gli afferra il braccio.

«È bella, sì, ma è solo un'amica, e adesso, visto che sembra molto impegnata con un ragazzo, puoi...restare....»
A Stiles si illumina lo sguardo, che prima era completamente spento, e ordinano due alcolici non troppo pesanti, visto che Stiles ancora non é maggiorenne.

Ad un certo punto sentono qualcuno chiamare Il ragazzino. 
Stiles intanto nasconde il bicchiere vuoto, assumendo un'espressione innocente.

«Papá.» Dice semplicemente, sorridendo. Derek nota che in realtá è un sorriso forzato, finto.

E appena Derek si gira si ritrova davanti lo Sceriffo. 
Ha un maglione rosso, e guarda i due con una strana espressione, soprattutto Derek.

Derek sente improvvisamente dei ricordi tornare a galla, e sente un vuoto nel petto. 
Non pensava facesse così male rivedere lo Sceriffo, che per lui è stato come un secondo padre, soprattutto nei cinque mesi dopo la morte della sua famiglia, prima che lui e Cora partissero con Peter.

Poi hanno perso i contatti, e non pensava l'avrebbe mai incontrato di nuovo. Derek in realtá non pensava neanche che sarebbe ritornato prima o poi a Beacon.

Lo Sceriffo guarda Derek sorpreso, e con gli occhi quasi lucidi:

«Non puoi essere tu...» Semplicemente dice, mentre Stiles guarda i due senza capire.

«Sono proprio io, John.» Sussurra Derek.

Lo Sceriffo lo abbraccia di slancio, e Derek stranamente ricambia, rendendosi conto di quando gli fosse mancato. 
Appena si staccano lo Sceriffo é sul punto di piangere:

«Sei così cambiato, Derek, per un attimo non ti riconoscevo...quando tempo è passato, Dio!» Esclama. 
Derek sorride.

«Dieci anni più o meno...»

«Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?» Interviene Stiles, più che confuso. John sembra accorgersi della presenza di suo figlio solo ora.

«Tu e Stiles vi conoscete?» Fa incredulo a Derek, il quale avvampa.

«É il mio insegnante di matematica, e allenatore da oggi di basket, ero venuto da lui per...parlare dei prossimi allenamenti.»

Lo Sceriffo sembra crederci:

«Diciamo che le nostre famiglie erano molto unite, vero Derek? 
Facciamo una cosa, oggi è giovedì? Sabato sera sei invitato a casa mia a cena, e non accetto un no.»
Parla lo Sceriffo, sorridendo, ancora emozionato nell'aver ritrovato Derek.
Non gli sembra reale.
Stiles adesso sembra davvero curioso.

«Verró sicuramente.» Afferma Derek.

«Perfetto! Allora vi lascio parlare delle vostre cose, ragazzi.» E detto questo se ne va, lasciandoli soli.

«Mi sto annoiando qui dentro, ti va di andare fuori?» Propone Stiles a Derek, il quale a sua volta ammette che tutte queste luci colorate lo stanno stancando.

«Certamente, ragazzino.» Risponde, senza neanche pensarci.

   
 
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