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Autore: killian44peeta    19/08/2017    0 recensioni
Non sapeva con che forza di volontà si fosse avvicinato.
Sapeva solo che lo aveva visto lí, intento a guardare le crépe di riso, con sguardo attento al di sotto di quegli occhiali spessi.
Aveva visto la velocità con cui si era cacciato una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Erano di un color nero seppia, probabilmente un po' fastidiosi, tanto che non smetteva di spostarli, forse per via della facilità con cui gli si agitavano, finendogli sugli occhi alla benché più minima raffica di vento, mostrando il simbolo di credenza, in bella vista sulla sua fronte.
Era piuttosto magro, la figura slanciata e quasi femminile avvolta nella tunica arancio aragosta.
Doveva essere cinese, si vedeva dalla differenza di pelle.
- Hai intenzione di squadrare soltanto i Bahn Khot o vuoi che te ne offra uno?- chiese improvvisamente, passando dietro di lui e facendolo sussultare dalla sorpresa.
Beh, di forza di volontà ne doveva aver avuta davvero tanto per flirtare in una maniera così incapace, ma fortuna volle che il ragazzo lo fissó incuriosito per poi soffocare una risata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sapeva con che forza di volontà si fosse avvicinato.

Sapeva solo che lo aveva visto lí, intento a guardare le crépe di riso, con sguardo attento al di sotto di quegli occhiali spessi.

Aveva visto la velocità con cui si era cacciato una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Erano di un color nero seppia, probabilmente un po' fastidiosi, tanto che non smetteva di spostarli, forse per via della facilità con cui gli si agitavano, finendogli sugli occhi alla benché più minima raffica di vento, mostrando il simbolo di credenza, in bella vista sulla sua fronte.

Era piuttosto magro, la figura slanciata e quasi femminile avvolta nella tunica arancio aragosta.

Doveva essere cinese, si vedeva dalla differenza di pelle.

- Hai intenzione di squadrare soltanto i Bahn Khot o vuoi che te ne offra uno?- chiese improvvisamente, passando dietro di lui e facendolo sussultare dalla sorpresa.

Beh, di forza di volontà ne doveva aver avuta davvero tanto per flirtare in una maniera così incapace, ma fortuna volle che il ragazzo lo fissó incuriosito per poi soffocare una risata.

-É un modo un po' strano per cercare di attirare la mia attenzione ma... fai pure, non ti diró di no- lo scrutó con un lieve sorriso sulle labbra, gli occhi simili alla notte più scura e profonda, un cielo privo di stelle -Sono Shèng zí, comunque- gli porse la mano e il secondo ragazzo la accettó con un sorriso imbarazzato.

Ω

Il silenzio calava sulla stanza come il velo sulla testa di una sposa in quel giorno.

Ánh Sáng strinse le mani tra di loro, fremendo un poco, guardando la figura stesa nel letto che gli sorrideva debolmente, quasi allo stremo, il corpo immobile e pallido sotto le coperte decorate da continue immagini di Con Long, il drago simbolo, il protettore della sua casa.

Quello stesso protettore che aveva smesso di comportarsi come tale nei confronti dell'uomo che amava.

Buddha stesso sembrava averlo abbandonato nel momento esatto in cui aveva preso il Colera.

Era così magro, ancora di più rispetto alla sua forma fisica normale, troppo.

Lo era così tanto che ad un movimento soltanto pareva si potesse spezzare e questo lo uccideva internamente.

Lasció che una delle due mani, prima intrappolate in una presa di ferro, andasse a carezzare la guancia del corvino, il quale fremette al tocco, nonostante sarebbe dovuto essere l'altro a farlo.

Era maledettamente gelido, freddo come il ghiaccio.

Il suo sguardo aveva un che di sofferente che era capace di calpestarlo, siccome quella stessa sofferenza era seguita da un amore illimitato che, quello davanti al letto, ricambiava con tutto se stesso.

Non voleva che soffrisse.

Se proprio doveva morire, voleva che fosse come se cadesse addormentato, non con quegli attacchi di vomito, non con le gambe che gli tremavano appena provava a tirarsi su.

Non così.

-Ti... ti ricordi quando siamo andati a vedere una delle montagne più alte dello Yennan?- sussurró in un filo di voce Shèng, inghiottendo a vuoto per la più totale mancanza di saliva, allungando faticosamente una mano, facendo poi una smorfia.

Ánh Sáng la afferró subito, impedendo che potesse anche solo sfiorare minimamente il materasso, sentendo la sua pelle un po' secca e ruvida.

Si limitó ad annuire prima di iniziare a parlare senza neppure rendersene conto.

-Dicevi che avrebbe fatto bene alla tua spiritualità, che ti avrebbe portato più vicino alla natura- accennó un sorriso, stringendo delicatamente la presa delle dita attorno alla mano dell' altro.

-E... abbiamo trovato il villaggio di Simao... c'era più caldo del solito, infatti solo con la tunica stavi iniziando a farti aria con quel ventaglio -

-Se... se non sbaglio lo avevamo preso dalla donna del Dan ty ba*- chiuse faticosamente le palpebre, inghiottendo ancora, probabilmente senza saliva per la seconda volta  -Suonava proprio bene- fece una pausa, respirando a fatica, mentre il suo petto si alzava e si abbassava tra lievi spasmi agitati.

Il castano posó un bacio sulla sua mano d'istinto e per qualche istante valutó l'idea di rimanere lí, immobile, con le labbra appoggiate delicatamente a quella pelle disidratata, trattenendo l'istinto di piangere.

Ma poi bastó udire il suo nome scivolare dalle labbra di Shèng per alzare la testa.

-Ti ri...- si interruppe, prendendo a tossire, piegandosi su se stesso, portando le braccia dell'altro ad avvolgerlo mentre faticosamente rigettava i succhi gastrici, per la ormai totale mancanza di cibo nel suo stomaco, contando che ogni sostanza si trovasse a toccare anche solo con la lingua lo portava a tale punto.

Smise dopo diversi secondi, preso da brividi e fremiti discontinui.

Dalla sua espressione stravolta, il castano riusciva a trovare il suo desiderio di continuare a parlare.

Il corvino voleva dirgli qualcosa e per quanto gli avesse intimato di tacere e risparmiarsi la fatica per evitare inutili sofferenze, sapeva benissimo che non lo avrebbe ascoltato.

Sapeva essere decisamente testardo e lo amava anche per questo.

Prima che l'uomo nel letto riuscisse a riprendersi seriamente dall' ennesimo attacco di vomito, ci vollero diversi minuti.

-Ti... ricordi quando eravamo seduti al tempio a vedere i...-

-I fuochi d'artificio-

Egli agitó la testa con fin troppa rapidità, mentre l'altro lo sdraiava nuovamente, adagiandolo con dolcezza, portando la mano precedentemente intrappolata tra le due del compagno ad aggrapparsi alla stoffa della sua maglia, intimandolo ad avvicinarsi.

Ánh Sáng, prima di fare ció che l'altro gli aveva richiesto, rimosse la coperta sporca di vomito, cambiandola con un altra ed infilandosi sotto di essa, andando ad avvolgere con il proprio corpo quello dell' altro, stringendo le braccia attorno alle sue spalle.

Di tutta risposta, il corvino appoggió la testa all'incavo del suo collo, stringendo la stoffa della sua maglia nelle dita, le quali erano tornate a riacciuffarla appena avevano potuto, lasciando che la morbidezza di essa giocasse con il suo tatto.

Percepí invece le dita del castano infiltrarglisi tra i ciuffi di capelli, accarezzandoli e si lasció trasportare dal suo odore inebriante.

I suoi sensi scombussolati per la debolezza, a momenti, sentivano solo quello, ma a lui andava bene.

Gli ricordava quando avevano fatto l'amore per la prima volta, quando si era unito a lui per poi, nonostante la fine di tale rapporto, non uscire più per davvero.

In quel momento aveva sentito tutto il proprio mondo venir stravolto dalla certezza dell'essere più insieme che mai, più una cosa sola di quanto fosse mai stato con nessuno.

L' unica cosa che avrebbe voluto era sposarsi con lui.

Dopotutto, a Luglio* mancava poco, se non si fosse ammalato, avrebbe potuto diventare suo marito per davvero.

-Sai... io avrei... a-avrei voluto cristallizzare quell'attimo-

Tremó, sentendo il respiro mancargli -Sono felice di aver passato la... la...- un altro spasmo gli trattenne il fiato, impedendogli di concludere la frase in immediato, portandolo ad aspettare qualche secondo -...La mia vita con te-

L'ultimo pensiero che gli attraversó la mente, fu la propria gratitudine nei suoi confronti.

Lui stesso aveva chiesto di non essere portato all'ospedale.

Preferiva morire tra le braccia della persona che amava piuttosto che essere circondato da sconosciuti, senza vederlo per una vera, ultima volta.

Lasció che i sensi gli si annerissero, isolandolo da tutto, mentre un ultimo -Ti amo- approdava fuori dalle sue labbra.

Ω

-Ehi, così ti sporchi tutto! Vacci piano- disse subito il castano, avvicinandosi con una mano al labbro inferiore dell'altro, pulendolo dalla salsa.

-Guarda che lo sto facendo, é questo che cola fin troppo- indicó la pietanza che aveva morso, guardando l'altro -E poi parla per te, sei pure più macchiato-

A confermarlo era la salsa che scivolava lungo il mento del castano, il quale mise il broncio a tali parole, facendo ridere Shèng.

A volte Ánh Sáng era proprio un bambino, anche se teoricamente era più grande di lui di due anni.

A distrarli dalla conversazione, vi fu l'improvviso scoppio di un petardo.

-Stanno per iniziare!- commentó tutto eccitato il ragazzo, stringendo la mano del più piccolo, il quale ricambió la stretta, appoggiando il cibo nel piatto, congiungendo le proprie falangi con quelle del suo compagno, alzando gli occhi verso il cielo.

Era di un blu tendente al nero, magnifico ed indescrivibile come un dipinto, con la luna che ancora non era visibile.

In cambio, visibile fu la traccia colorata all' enbesimo scoppio, simile ad un colpo di pistola, mentre il fuoco d'artificio veniva sparato verso l'alto, tracciando una linea che sembró tagliare il buio dell' infinito, portando l'esplosione e quindi lo sparpagliarsi di giochi do colori a cerchio, mentre un secondo lo susseguiva con un altro botto profondo, portando l'inizio della carica dei fuochi d'artificio.

Sembravano lottare per fare più rumore, sorpassandosi a vicenda.

Shèng sorrise istantaneamente, osservando il tutto ammirato, notando improvvisamente che il castano lo stava guardando.

E lui lo prese per il mento, posandogli un delicato bacio sulle labbra che sapeva di casa.

Ánh era la sua casa.

Ω

Non era rimasto null'altro se non la bara nera che veniva sepolta nel terreno, mentre la pala cacciava il terreno nella buca, cercando di toglierla dalla sua vista.

Rimase in silenzio, incapace di dire qualcosa di normale che sembrasse sensato, mentre il dolore sordo gli opprimeva il petto.

Le lacrime presero a bagnargli le guance ancora prima che potesse rendersene conto, mentre guardava le pochissime persone presenti.

Non c'erano i genitori, non c'erano mai stati, ricordava perfettamente quando lui glielo aveva detto.

Lo avevano cacciato di casa dopo poco aver scoperto che era gay, trovandolo inappropriato e inadatto.

Le uniche persone che stavano lí, insieme a lui, al suo funerale, erano la sorella minore e i due migliori amici.

Nessun'altro.

Ma forse era bene così, dopotutto, o così lo avrebbe visto Shèng.

C'erano le persone che contavano, quelle che veramente gli avevano voluto bene.

Ne sarebbe stato felice.




 

*Dan ty ba - liuto a quattro corde

*Luglio - la storia é ambientata nel 2011, ovvero il periodo in cui tre persone del Vietnam sono state affette di Colera, nel 2012, precisamente nel Luglio del 2012, é stato reso possibile il matrimonio gay. A questo si faceva dunque conto.

 

  
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