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Autore: CHAOSevangeline    19/08/2017    2 recensioni
{ Sarumi }
Sei frammenti di un piccolo mondo ormai perduto.
Momenti trascorsi e impolverati, pensieri mai espressi e ricordi custoditi con gelosia da due ragazzi che tengono l'uno all'altro più di quanto abbiano mai osato ammettere a se stessi prima che fosse troppo tardi.
Prima che la nostalgia cominciasse a lacerarli.
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I. Alone together
II. Hold on
III. Who knew?
IV. In my veins
V. Just one yesterday
VI. Lights off
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Six degrees (of separation)
 



i. alone together
“I don't know where you're going
But do you got room for one more troubled soul?
I don't know where I'm going
But I don't think I'm coming home

This is the road to ruin
And we're starting at the end"




Misaki allungò un braccio sopra di sé e osservò il soffitto attraverso gli spazi fra le proprie dita.
«Che stai facendo?»
Il rosso, fin troppo concentrato su quella semplice azione, si riscosse e guardò Saruhiko.
Erano entrambi seduti sul pavimento, il ventilatore che a malapena rinfrescava la loro pelle imperlata di sudore estivo.
«Se allunghi la mano così ti sembra quasi di poter afferrare il soffitto.»
Misaki aveva risposto con sincerità, ma già riusciva ad immaginare il sopracciglio pericolosamente inarcato di Saruhiko e il suo peculiare schiocco di lingua.
Uno schiocco.
Poi il tono di perplessa sufficienza.
Bingo.
Gongolò.
«Non capisco davvero come ti vengano certe idee.»
Misaki tentò di voltare ancor di più la testa, di intercettare con i propri occhi il volto di Saruhiko.
«Mi vengono perché guardo la vita con leggerezza, a differenza tua», ribatté fintamente offeso Misaki. «Non dirmi che non ti capita mai!»
Conosceva Saruhiko e ogni sfumatura del suo tono di voce. Stava osteggiando la sua idea, ma al contempo la trovava divertente.
«Mi capita per colpa tua, che mi attacchi la stupidità.»
«Senti…»
Le mani di Saruhiko si poggiarono sulle sue guance, obbligando il ragazzo a stare dritto. Saggiò con le dita le fossette agli angoli delle labbra di Misaki; era imbronciato, anche se non poteva vederlo.
«Ora sta fermo, se non vuoi che ti tagli.»
Il rimprovero di Saruhiko aveva zittito il rosso, ora immobile.
Se le spalle e il petto di Misaki erano coperti da un ampio asciugamano, mentre il ventilatore ormai oltremodo sfruttato tentava a fatica di rinfrescare il loro appartamento, c’era un motivo: non potevano esattamente permettersi un parrucchiere, così come non potevano esattamente permettersi un nuovo ventilatore.
Saruhiko non voleva chiedere aiuto a sua madre, non volendo essere in debito con nessuno. Misaki non voleva che la sua, di madre, scoprisse in che condizioni precarie viveva.
Una per la troppa indifferenza, l’altra per la troppa preoccupazione, non dovevano essere coinvolte.
Il terrore di perdere tutto – anche se era molto poco – ciò che avevano li terrorizzava a tal punto da renderli indipendenti: si arrangiavano, forse stentando, ma addormentarsi esausti sui loro futon, dopo una giornata di Homra e lavoretti part-time, era meglio di qualsiasi giornata avessero concluso chiudendo gli occhi nei comodi letti delle rispettive case.
Era tutto perfetto così.
«Stavo pensando…»
«Zitto.»
«Ma…!»
«Sht.»
C’era solo una regola quando Saruhiko era tanto concentrato: Misaki non doveva fiatare.
Saruhiko riusciva ad ignorarlo, di solito, ma per una mansione che rischiava di ferire il suo migliore amico aveva bisogno che non volasse nemmeno una mosca.
Così, nei dieci minuti impiegati da Saruhiko per sfoltire la sua chioma ramata, Misaki doveva rimanere zitto e immobile.
I dieci minuti peggiori della sua vita, al termine dei quali si ritrovava con ameno cinque spunti per altrettante conversazioni.
Le dita di Saruhiko gli pettinarono i capelli, scorrendo tra le ciocche appena alleggerite. Indugiarono, forse un pochino troppo, ma senza che Misaki protestasse.
Saruhiko lo faceva di proposito, Misaki sperava fosse così.
Il primo non l’avrebbe ammesso, il secondo non chiedeva per timore di sentirsi dire che quella sua speranza era sciocca come il più delle sue idee.
Non gli importava di riflettere sul perché amasse le carezze di Saruhiko tra i propri capelli: lo facevano stare bene, così come lo faceva stare bene considerarle carezze piuttosto che semplici tocchi involontari. Nella sua genuinità, a Misaki era sufficiente questa consapevolezza.
«Ho finito.»
Uno sguardo all’orologio: dieci minuti spaccati.
Misaki si voltò, un ampio sorriso sulle labbra. Non aveva nemmeno bisogno di guardarsi allo specchio per accertarsi che il suo taglio gli piacesse: si fidava troppo di Saruhiko, per metterlo in dubbio.
«Potresti farlo come lavoro. Sai, per arrotondare.»
«Certo, e tu è meglio che invece non ti avvicini più ai miei capelli con delle forbici.»
Risposta secca e cinica.
Saruhiko non pagava più le conseguenze per le velleità di acconciatore di Misaki da pochi mesi, ma ricordava ancora l’infausto periodo in cui il gel era stato un ottimo alleato per camuffare sapientemente gli errori madornali del rosso.
Misaki si imbronciò.
«Ero serio!»
«Anche io», lo provocò l’amico. «Ma non farei mai un lavoro simile. Troppe chiacchiere leggere e…» C’era qualcosa di peggio. «Odio toccare le persone.»
Silenzio da parte di entrambi.
Saruhiko era certo di essersi appena giocato i brevi momenti in cui poteva godersi un brivido al cuore toccando i capelli di Misaki. Misaki aveva appena ottenuto, anche se solo in parte, la conferma di ciò che sperava.
Non c’era nulla di imbarazzante nel modo in cui Saruhiko gli tagliava i capelli, ma in quel momento invece sì.
Un rumore inaspettato.
Grazie al cielo qualcosa che li distraesse.
Entrambi si voltarono verso il ventilatore: pale ferme e puzza di bruciato.
«… Beh, peccato: ci avresti aiutato a comprare un ventilatore nuovo.»
Nel loro appartamento, il ventilatore ormai esausto non rinfrescava più l’aria, lasciando che le goccioline di sudore sulla loro pelle si moltiplicassero.
Eppure tra uno sbuffo di risata per la constatazione di Misaki e le sue proteste verso gli sprazzi di vita saltuari dell’elettrodomestico, nessuno dei due avrebbe cambiato nulla.
Nel loro piccolo mondo, tutto era perfetto.





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Per la serie "a volte ritornano".
Se non sforno qualcosa di Sarumi ogni tot e non lo pubblico non mi reputo soddisfatta, perciò ecco qui la one-shot di apertura di questa raccolta!
Raccolta in cantiere da mesi, ma che sono riuscita a concludere solamente ieri.
Come suggerisce il titolo ci saranno un totale di sei capitoli, ognuno ispirato da un particolare verso o strofa di una canzone. Non ringrazierò mai abbastanza le autrici di AMV Sarumi e le varie canzoni più o meno adatte a loro con cui ho creato una playlist per avere sempre l'ispirazione a portata di mano.
Questo primo capitolo è basato su un'illustrazione del manga di Lost Small World, dove appunto si vede Saruhiko intento a tagliare i capelli a Misaki nell'appartamento in cui hanno convissuto.
Conto di aggiornare nell'arco di due-tre giorni, essendo appunto la storia conclusa.
Intanto spero che questo primo capitolo vi piaccia e che vi vada di dirmi, eventualmente, cosa ne pensate.
Alla prossima! <3
   
 
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