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Autore: Eeureka    19/08/2017    1 recensioni
– [[ aĸιra х тaĸιzawa ; мιnι long – qυaттro capιтolι ]] [[ Storia partecipante al contest L'oscurità prima dell'alba indetto da Ayumu Okazaki & AriaBlack sul forum di EFP ]]
Seidou questa volta ne è sicuro: studierà senza sosta e batterà Akira Mado, prendendo il massimo risultato ottenibile agli esami. O almeno così crede, prima di venire coinvolto proprio dalla sua avversaria nella sua prima indagine in assoluto.
– daʟ тeѕтo: « Cosa?! Ti sembra il caso di giocare a fare l'investigatrice? »
« Non è un gioco. »
[...] Takizawa la guardò non convinto. Non gli sembrava affatto una buona idea.
« Fa come ti pare » disse acido. « Se finisci nei guai non sarà colpa mia. »
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mado Akira, Takizawa Seidō
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01


I
l mangiatore di s
ogni
|| 02 - indagini ||
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Il soffio leggero del vento entrava dalla finestra e lo raggiungeva sul letto, dove gli solleticava la pelle. Il cuscino pareva più morbido del solito, e lui era reduce da un bel sogno, quindi non trovava proprio il bisogno di alzarsi. Gli occhi socchiusi e la mente impiastricciata di sonno gli mostravano lui e Akira che, dopo essere riusciti a risolvere un caso senza essere ancora investigatori, ottenevano lodi e riconoscimenti di ogni genere. Non era male come prospettiva, ma i gustosi residui di quella fantasia si eclissarono quando sua madre spalancò la porta della stanza.
« Seidou! » Era tutta esaltata e lo scuoteva con veemenza per svegliarlo. « C'è una ragazza qua sotto che ti cerca, è una tua compagna di classe. Mado, quella di cui parli sempre! »
Il ragazzo cercò di fare chiarezza nella sua testa, si mise a sedere e borbottò un « io non parlo sempre di lei! »

Si lavò in fretta e furia e prese i primi vestiti che gli capitarono a tiro. Quando scese trovò Akira seduta in cucina in compagnia di Seina.
« Sei in ritardo » disse Akira appena scorse la sua figura davanti alla porta.
« Non avevamo alcun appuntamento. » Il giorno prima si erano lasciati dicendosi che si sarebbero messi d'accordo, nessuno aveva accennato a lei che avrebbe fatto irruzione a casa sua alle otto del mattino.
Mado tirò fuori dalla borsa la cartella del ghoul. « Dove ci mettiamo? »
"Vieni nella mia stanza" fu la risposta più imbarazzante che potesse dire. Forse per il modo in cui formulò la frase, o per il sorrisetto malizioso che si accese sulle labbra di Seina; in ogni caso riuscì a percepire il viso andargli a fuoco.


« Allora » cominciò la ragazza, poggiando il fascicolo sulla scrivania. Seidou non la smetteva di guardarsi attorno, lieto d'esser sempre stato ordinato in vita sua. « Lo chiamano Baku perché la sua maschera ricorda un tapiro e, in particolare, il Baku della mitologia. Leggi tu stesso comunque, la CCG aveva già raccolto alcune informazioni. »
Fece come gli era stato ordinato e scoprì che i casi associati per certo a Baku erano accaduti nel corso dell'ultimo decennio. Poi erano descritti altri avvenimenti, ma si posizionavano più distanti nel passato, fino a trent'anni prima, e venivano suggeriti nel fascicolo senza alcuna certezza.
« Purtroppo » fece Akira, notando dove si erano fermati i suoi occhi, « non sono riuscita a trovare informazioni sui casi più vecchi. »
« Non c'è problema » disse Seidou all'improvviso, alzandosi e andando a curiosare nella sua libreria. Lei lo guardò interrogativa finché lui non fu di ritorno con dei quaderni in mano. Li poggiò sulla scrivania, li aprì e rivelò una quantità spropositata di ritagli di giornale. Erano catalogati per tipologia, suddivisi in base a quelli risolti e irrisolti. Alcuni articoli risalivano a parecchi anni fa, e quelli più recenti avevano come protagonista l'investigatore della CCG Kishou Arima.
« Quando da bambino ho deciso che sarei diventato un investigatore ho iniziato a cercare giornali e notizie ovunque. Li chiedevo ai vicini, ai miei zii, ai nonni, e poi passavo il tempo così. Ho ripreso a farlo quando sono entrato nell'accademia, ma concentrandomi solo sui casi riguardanti i ghoul. » Quella rivelazione lo faceva apparire un po' sfigato, così si apprestò ad aggiungere: « Sì, ero un bambino annoiato ».
Ma Akira parve non interessarsene, sfogliava le pagine rapita, concentrata, soffermandosi sui casi per cui lei non era riuscita a reperire informazioni.
« Notevole » disse poi, senza distogliere lo sguardo dal quaderno.
« Tutto qui? Sai, potresti sforzarti di più quando vuoi complimentarti con qualcuno. » Sorrise con presunzione.
« Non mi complimento con chi si mette la maglietta al contrario. » Seidou sussultò, controllò il colletto della sua polo e vi trovò l'etichetta che sarebbe dovuta essere sul retro. Sbuffò, imbarazzato. Avrebbe volentieri sotterrato la testa da qualche parte in quel momento.
« Alcuni di questi casi non parlano dell'intervento di un ghoul, ma di armi o veleni. Non capisco perché glieli abbiano associati. » Akira parve entrare in una meditazione profonda, poi scosse la testa.
« Comunque, avevo già fatto delle ricerche per conto mio e ristretto la cerchia degli indiziati a tre persone. Ci sono state delle interviste registrate, e in alcune di queste c'è stata gente presente più di una volta sullo sfondo o in primo piano. Curioso, no, trovarsi sulla scena del crimine ripetutamente? Ho chiesto in giro, ho cercato su internet, ho iniziato a indagare su di loro, ma mentre di due sono riuscita a scoprire nome e cognome – e si tratta di persone che sembrano vivere ai margini della società –, della terza, pur riuscendo ad avvicinarla – era il ragazzo con cui mi hai visto ieri – ho scoperto poco e niente. »

- —∞— -

La loro prima indiziata era una cinquantenne che viveva in un quartiere malfamato. La sua era una casa microscopica, dai muri coperti di sacchi dell'immondizia, e pullulava di gatti a destra e a manca. Indagarono a fondo, ma scoprirono soltanto che era una persona sola, tradita dal marito e abbandonata dalla figlia. La gente che la conosceva ne parlava con compassione o disgusto, ma in ogni caso non era il soggetto che cercavano.
Quello dopo era un uomo, un muratore pensionato. Scoprirono che era coinvolto in traffici di droga, lo segnalarono alla polizia dopodiché se ne disinteressarono (non era compito loro sistemare la faccenda).
E poi c'era Sanjiro, il ragazzo misterioso che in più di un'intervista appariva correre sullo sfondo. Era Akira che si occupava delle indagini su di lui, continuando a uscirci e a fingere un sentimento amoroso nei suoi confronti. Eppure al di là del nome non erano riusciti a scoprire altro. Non diceva nulla su di sé e seguirlo, considerando i quartieri e i vicoli che frequentava, era troppo rischioso.
Lavorare assieme era strano. Si trovavano quasi sempre in disaccordo, e in particolar modo Seidou non sopportava che le sue deduzioni venissero riprese da Akira in quanto inesatte. I momenti di intensa serietà si alternavano con infantili battibecchi. Eppure continuarono a darsi da fare per più di una settimana, facendo molte ricerche e ricavando tante di quelle informazioni che la CCG li avrebbe potuti assumere seduta stante.
In fondo, si ritrovò a pensare Takizawa, non era poi così male fare squadra con Akira. Ormai durante lo studio si trovava a lanciare occhiate allo schermo del cellulare in continuazione, sperando in un messaggio da lei con qualche novità sul caso o una richiesta di aiuto.
Si accorse presto di non riuscire a pensare ad altro che al caso – o ad Akira? Forse era a lei che non smetteva di pensare.


Un giorno erano assieme a quel bar a Shinagawa. Nonostante all'esame mancasse sempre meno loro erano lì a trascrivere le deduzioni e le ricerche sul caso al computer.
« Baku, lo chiamano » fece Akira sovrappensiero. Se c'era una cosa che Seidou aveva imparato era che capitava che la sua compagna di classe pensasse ad alta voce. Quando succedeva lui iniziava a osservarla in attesa.
« E intendono la creatura mitologica. Stando alla descrizione la sua maschera somiglia più a quella che a un tapiro qualunque. »
Seidou cercò nella cartella quell'informazione, come se non l'avesse già letta migliaia di volte.
« E allora? Questo lo sapevamo già. Ora stavamo cercando di capire in che modo sono collegati gli omicidi. Dopotutto, se il colpevole è Sanjiro non può aver agito trent'anni fa. »
« Appunto » disse lei. Era come se vedesse oltre un orizzonte che lui non riusciva a superare, cosa che lo irritava in continuazione. Lo faceva quasi sentire inferiore, seppur lui fosse più che certo di non esserlo.
« Sai qual è la leggenda di Baku? »
Lui annuì. « Allontana il male. »
« Sì Seidou, ma in che modo? Cos'è che elimina? »
Parve pensarci per un po'. « Gli incubi? » Disse, con tono fine e incerto.
« "Cedo il mio sogno al Baku perché lo mangi", è quel che si dice dopo un incubo per scacciarlo via. »
Continuò a guardarla senza capire.
« Forse è forzata come interpretazione, ma si può dedurre che il Baku si nutre dei sogni. E guarda un po' gli omicidi che gli sono stati associati. » Gli spinse il quaderno con i ritagli di giornale sotto gli occhi.
Natsuko Ishikawa, uccisa prima dell'inaugurazione del suo orfanotrofio. Haruki Sato, morto dopo l'apertura dell'atteso bar a Kabukicho.
Takizawa procedette con la lettura. C'era un caso su un ragazzo che aveva inventato un robot che limitava gli sprechi energetici, e anche lui, prima che il suo progetto venisse lanciato, era stato ucciso. Uno su una nuova linea ferroviaria per lo Shinkansen, il cui finanziatore aveva fatto la stessa fine. E tanti altri articoli dello stesso tipo, fino ad arrivare a quelli più vecchi che escludevano l'intervento di un ghoul. In quello più datato vi era raffigurata la foto di tre scienziati che avevano fatto un'importante scoperta. Takizawa prese a osservarla assorto.
« Tutti loro sono stati fermati prima di iniziare la loro attività. Come se avessero appena realizzato il loro sogno per vederlo svanire subito dopo. »
« Baku ha mangiato i loro sogni... » mormorò Seidou. « Che Ghoul egocentrico. »
« Così sembra. »
Sospirò e prese a guardare fuori. La sera stava calando, il cielo era tinto di arancio e viola e puntellato qua e là da cirri.
« Ma perché alcuni di questi casi parlano dell'uso di armi? Se ci fai caso gli omicidi di questo genere trent'anni fa si susseguono per dieci anni con una certa cadenza, poi si bloccano di colpo – uno stacco di quasi vent’anni – e ora riprendono sempre più assidui. Non capisco. »
Akira guardò il fascicolo. « Non lo so » fece, « ma sono abbastanza convinta che sia sempre Baku a c'entrare, me lo dice il mio istinto. »


Notato l'orario, uscirono dal bar e s'incamminarono verso la stazione, ognuno diretto verso la propria casa.
Regnava un fastidioso silenzio, ma Takizawa non sapeva di cosa potesse parlare con Akira. Dopotutto, prima che iniziassero a indagare assieme si rivolgevano la parola di rado, e quando lo facevano era per litigare. E ora il loro argomento principale erano le indagini, alternato a momenti in cui si stuzzicavano a vicenda.
Si ricordò di quanto l'avesse sempre sopportata ben poco, di come le lodi dei professori che si meritava lui le ricevesse lei, di come Akira lo battesse sul tempo ogni volta che c'era da rispondere a una domanda aperta. Non gli era mai piaciuta la sua capacità di metterlo in ombra.
Oltre all'accademia non avevano altro in comune, ma non gli pareva una buona idea chiederle come le stesse andando con lo studio, così scelse la via del silenzio, nonostante fosse la più imbarazzante.
« Senti » fece a un certo punto Akira.
« Hmm? »
« Mio padre non è a casa e non ho voglia di cucinare. Mi faresti compagnia a mangiare fuori? »
« Ehm, sì, c-certo » disse, fin troppo repentino.
Akira inarcò un sopracciglio nella sua direzione, come se non si fosse aspettata quella risposta. Dopotutto era stato troppo gentile rispetto al solito, così provò a sistemare le cose: « così possiamo, ehm, parlare del caso ».
« O potremo mangiare e basta » suggerì Akira.
« Certo. » Cos'era quella balbuzie improvvisa? Perché si sentiva tanto agitato?
Akira stava sorridendo con una punta di divertimento, cosa che lo turbò.


Entrarono nel primo ristorante che capitò loro a tiro, si sedettero, ordinarono e attesero.
Seidou si pentì amaramente di aver accettato la proposta della ragazza, perché l'atmosfera si era fatta anche più scomoda ora che si trovavano l'uno di fronte all'altra. I loro occhi si incrociarono più di una volta e altrettanto spesso si distolsero per non aumentare l'imbarazzo della situazione.
« Manca sempre meno all'esame e io non ho ancora fatto nulla di concreto » ruppe il silenzio Akira.
« Nulla? »
« Nulla. L'idea di risolvere questo caso mi ha così assorbita che ho aperto i libri sì e no due volte. »
Seidou normalmente sarebbe stato lieto di una notizia del genere, invece non sentì nessun compiacimento, come se l'idea di ottenere lui il massimo dei risultati non gli importasse più.
« Anch'io ho messo un po' da parte lo studio » rivelò. « Ora che ci stiamo occupando di questo caso, è come se tutta la teoria non servisse a niente. »
Portarono loro quel che avevano ordinato, così poterono cominciare a mangiare.
« Perché hai deciso di diventare un’investigatrice di ghoul? C'entra tuo padre? » chiese di botto.
Lei alzò lo sguardo e lo fissò.
« Anche mia madre, a dire il vero. Avrai già sentito dire il suo nome in giro, qualsiasi professore mi avrà paragonata a lei almeno una volta, ma probabilmente non sai che lei è morta. »
« Oh » fece Takizawa, come se gli avessero appena dato uno schiaffo. « Non lo sapevo, mi dispiace. »
Si sentì in colpa per aver tirato in ballo quell'argomento e distolse lo sguardo. La ragazza alzò le spalle, mandò giù un altro boccone e poi chiarì: « Non hai bisogno di preoccuparti. È una cosa più che normale morire, succede a tutti ».
Rimase interdetto. « Non è comunque una bella cosa, specie se succede a tua madre. »
Lei parve pensarci su. « Hai ragione, ma la natura ha dettato queste leggi, e certi processi si possono solo velocizzare in base alla professione che decidi di fare » pronunciò quella frase con una freddezza tale che Seidou si chiese se fosse umana. Forse dietro quello sguardo indifferente covava del dolore. Lui volle sperarci, perché non si capacitava di come potesse reagire così davanti alla morte. Takizawa, pur non avendo perso molte persone, ne era terrorizzato. Se sua madre fosse morta, neanche dopo anni avrebbe potuto parlarne così.
« Era una brava investigatrice » parlò di colpo Akira. « Per questo decise di sacrificarsi. È stato molto egoistico da parte sua, non trovi? » Mando giù l'ennesimo bicchiere di birra. Se la prima bottiglia era finita tanto facilmente e la seconda era a metà era dovuto a lei.
« Egoista? Non direi. L'ha fatto per salvare tanta gente. »
« Una donna con una famiglia non può decidere di salvare tanta gente. » Seidou scorse negli occhi lucidi di Akira quella punta di umanità che cercava. Forse l'alcol aveva risvegliato qualcosa in lei, o l'aveva resa più sincera.
« Comunque » disse, perché non gli piaceva la piega che stava prendendo la conversazione. L’idea che Akira potesse scoppiare a piangere da un momento all'altro – specie perché non la finiva più di bere – lo terrorizzava. « Anch’io ho deciso di diventare un investigatore per mia madre. Una volta una sua amica è stata vittima di un ghoul, e lei ne è rimasta piuttosto sconvolta. Nella mia mente a quel punto è scattato qualcosa, come se mi fossi accorto della spietatezza del mondo solo in quell'istante. Così ho iniziato a prestare sempre più attenzione alle notizie al telegiornale, e crescendo ho capito di voler diventare un investigatore. »
Lei neanche lo ascoltava più, guardava la superficie del tavolo come se fosse la cosa più interessante del mondo. Takizawa sapeva che la sua storia non colpiva quanto quella di Akira e mancava di dramma, ma perlomeno aveva posto fine a quella tristezza che stava per soffocarli.
Finirono di mangiare e lui si propose di accompagnarla a casa. Era un po' faticoso essere così gentile con lei (si trattava pur sempre di una persona che non gli ispirava molta simpatia), ma non poteva neanche lasciarla da sola in quello stato. Durante il tragitto parlarono poco e niente e giunsi nell'appartamento della ragazza si salutarono dandosi appuntamento al pomeriggio dopo.
Takizawa tornò a casa pensando ai suoi occhi lucidi, passò per i quartieri bui e fu contento di non trovarvi alcuna ombra sospetta. Mentre raggiungeva casa notò che il signor Nakano era affacciato al balcone della sua abitazione; aveva lo sguardo fisso nel vuoto, come se stesse pensando. Si accorse della sua presenza e lo salutò.
« A quest'ora fuori, Seidou? » ridacchiò con il suo solito sorriso affabile.
« Anche lei signore non scherza » rispose di rimando, nonostante fosse complicato conversare dalla strada con un uomo affacciato al secondo piano.
« Ho i miei buoni motivi. Sto aspettando mio figlio, è uscito senza dirmi niente. Sono così in pensiero. »
Seidou si accorse di non aver mai conosciuto il fantomatico figlio del signor Nakano, era sempre fuori per un motivo o per un altro.
Realizzò all'improvviso anche che il suo vicino non era l'unico ad aspettare il ritorno a casa di qualcuno.
« Cazzo » mormorò. Controllò il telefono e trovò trentanove chiamate perse da sua madre, cinque da sua sorella, e numerosi messaggi da entrambe.
« Arrivederci! » urlò all'uomo, prima di mettersi a correre all'impazzata verso casa.
Aperta la porta trovò la luce della cucina accesa e sua madre ad aspettarlo.
« Seidou! » urlò in tono di rimprovero. « Mi sono preoccupata! »
Lui si scusò, consapevole delle ansie che la tormentavano e che, con tutte le probabilità, aveva in parte ereditato anche lui. Dopo averla rassicurata, salì in camera sua e, nonostante l'orario, tirò fuori il libro che non aveva completato di studiare.
Accese la luce della scrivania, lo sfogliò fino a giungere alla pagina che gli interessava, cominciò a leggere e in meno di cinque minuti si addormentò.


  
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