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Autore: Eeureka    19/08/2017    4 recensioni
– [[ мιnaĸυra ; нaмaнaya ]] [[ angѕт ; ѕenтιмenтale ; ιnтroѕpeттιvo ; oneѕнoт dιvιѕa ιn dυe parтι ]]
– daʟ тeѕтo: Ci sono volute cinque chiamate a vuoto prima di convincersi che Atsushi non sarebbe venuto, che avrebbe saltato come sempre un altro dei loro appuntamenti e che l'indomani - o forse più avanti, chissà quando si sarebbero rivisti - gli avrebbe rifilato una delle sue solite scuse come "impegni con il lavoro" e cose del genere. La prassi è sempre quella, a distanza di anni si sente ancora come il ragazzino delle medie abbandonato dal suo migliore amico: solo, stupido, ingenuo [...]"
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hamano Kaiji, Hayami Tsurumasa, Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salvare le apparenze
Ti odio e ti amo
ti chiederai come faccia
non so, ma avviene
ed è la mia tortura.
— Catullo.



Ci sono luci psichedeliche che rimbalzano da una parete all'altra, colorano e illuminano i visi delle persone e rendono la situazione, già di per sé confusionaria, ancora più caotica. La musica si diffonde rapida, colpisce come una bomba con la sua potenza, sembra trapassare i muri di quella sala. In quell'ammasso di gente ubriaca e di frenesia i corpi si muovono in modi diversi gli uni dagli altri: c'è chi si limita a saltare, chi ha abbandonato il ballo per altro; chi ancora si muove rigidamente, temendo di essere notato e giudicato, e non manca chi, probabilmente per stanchezza, riposa tranquillo seduto al bancone.
Il bancone, ecco. È lì che vorrebbe trovarsi Minamisawa in questo momento, ma è troppo lontano e un mucchio di persone lo dividono da esso, spintonandolo prima di qua, poi dall'altro lato. E lui, accerchiato da quelli che sono i suoi amici, sorride. Sorride nel modo più falso che conosce, quello che ha imparato da piccolo e dal quale non si è più liberato.
Di tanto in tanto sussulta sentendosi addosso mani sconosciute e corpi che – spera con tutto il suo cuore, involontariamente - si strusciano contro il suo. Gli sale un conato di vomito guardandosi intorno e incrociando solo sguardi pervertiti e idioti, e per l'ennesima volta soppesa l'idea di andare via con una scusa qualunque, che sia credibile o no.
Nessuno lo penserebbe mai, ma Minamisawa Atsushi – il modello, il ragazzo figo, l'amante delle feste, del sesso, dei soldi... Non è che un altro Minamisawa Atsushi che mente agli altri da così tanto tempo da aver scordato la sua vera identità lui stesso. Non sa perché indossi questa maschera, c'è da dire che però è questo suo carattere fasullo e apparentemente frivolo che lo ha reso ciò che è adesso: popolare, famoso, ammirato, invidiato. Ormai, a dire il vero, questi suoi comportamenti, queste sue bugie, queste affermazioni a cui nemmeno lui crede, non li considera più una mera falsità; la maschera si è saldata al suo viso, diventando parte integrante del suo vero carattere. Non se ne vuole liberare.
Una ragazza si fa spazio tra la folla e gli si avvicina sorridente, ed è ben facile immaginare dove voglia andare a parare. Ha i capelli castani e gli occhi azzurri, la pelle abbronzata che gli ricorda quella di qualcun’altro. Minamisawa le sorride di rimando e quando questa attacca bottone non si tira indietro, le parla interessato – ma in realtà non gli interessa quasi nulla di lei. La sua coscienza, nel mentre, gli urla contro di smetterla e di andare via se gli rimane almeno un briciolo di buon senso, ma lui non la ascolta. I pensieri sono soppressi dalla musica e offuscati dall'alcol. Così come lo è lo squillo di quel cellulare nella tasca dei suoi pantaloni: potrebbe continuare a suonare all'infinito, il trambusto eliminerà le sue urla e Atsushi non risponderà.
∞- —


Con un sospiro e i denti digrignati Kurama chiude la chiamata. Abbassa lo sguardo, distrutto: i pugni gli tremano, le unghie affondano nella pelle e le nocche gli stanno sbiancando, e non manca molto prima che il telefono venga scaraventato violentemente sul pavimento.
Ecco il primo singhiozzo che rompe il silenzio; gli arriva alle orecchie bruscamente, rendendo viva la spiacevole realizzazione che per l'ennesima volta sta piangendo per lui. Lo odia, si dice nella sua mente. Lo odia con tutto il cuore, si ripete ancora. E realizza di odiare anche se stesso per continuare ad andargli dietro nonostante tutto quello che Minamisawa gli ha fatto e che continua fargli.
Ci sono volute cinque chiamate a vuoto prima di convincersi che Atsushi non sarebbe venuto, che avrebbe saltato come sempre un altro dei loro appuntamenti e che l'indomani – o forse più avanti, chissà quando si sarebbero rivisti – gli avrebbe rifilato una scusa come "impegni con il lavoro" e cose del genere.
La prassi è sempre quella, a distanza di anni si sente ancora come il ragazzino delle medie abbandonato dal suo migliore amico: solo, stupido, ingenuo... E le promesse e le parole prive di significato che rimbombano nella mente sono ancora le stesse.
Continueremo a sentirci, aveva detto Atsushi. Non perderemo i contatti, altra sua frase. Non ti abbandonerò.
E la peggiore: Ti amo.
Minamisawa è riuscito a coronarare un sogno che può soddisfare e sfamare il suo ego smisurato: da un paio di mesi ha iniziato a fare il fotomodello per una rivista non poco famosa. Da quando è successo ha iniziato a farsi sentire sempre di meno, preferendo passare le giornate – e anche le nottate, Kurama non ne dubita – con altri modelli e modelle, magari ricchi e di grande fama.
Ormai, Norihito lo sa, Atsushi può avere quel che vuole e questo gli basta: moltitudini di ragazze e ragazzi che cadono ai suoi piedi, ammiratori a non finire e una schiera di amici ricchi e falsi che alle spalle gli calzano a pennello.
Lo ha dimenticato ancora una volta, ed è per questo che Kurama lo detesta. Al tempo stesso, però, non può far a meno di continuare ad amarlo; ogni attimo che passa senza di lui, con la consapevolezza che Minamisawa sia con qualcun'altro e non gli sfiori nemmeno la mente il suo nome, è un ago che s'infila lentamente nell'anima. Questa è la tortura lenta e dolorosa di cui non può fare a meno: sa che continuare a essere il fidanzato – fidanzato? Loro sono fidanzati? – di Atsushi equivale a proclamarsi un masochista di prima categoria, ma non può farne a meno. Non può cancellare quei famelici e intriganti occhi color ambra, né il tocco gentile e raffinato che proviene dalle sue dita affusolate, né i capelli color porpora che, quand'è sdraiato, gli ricadono scompigliati sul viso, rendendolo più bello e affascinante di quanto già non sia. Non può scordare nemmeno la sua, incredibile ma vero, gentilezza e il suo essere, a suo modo, premuroso nei suoi confronti. Anche il suo carattere intrigante è irremovibile dalla memoria, e il suo potere di attirarlo come la luce fa con le falene né è la prova.
Norihito si asciuga le lacrime e cerca di darsi un contegno. Scivola lentamente con la schiena alla parete e circonda le gambe con le braccia una volta seduto a terra; poggia delicatamente la guancia sulle ginocchia e, sconsolato, prende a osservare il pavimento.
Di tutte le persone di cui poteva innamorarsi, ha scelto un cinico ed egocentrico bastardo.
∞- —


La musica ora non c'è più e i pensieri sono più forti che mai. Minamisawa sta tornando a casa, con lo sporco annidato dentro di sé. Sono le due del mattino e i sensi di colpa che vorticano nella sua mente reclamano la libertà all'altezza del suo stomaco – gli viene quasi la nausea, al pensiero di quel che ha fatto.
Non è la prima volta che succede, prova a consolarsi, ma il tutto ha l'effetto contrario, lo fa sentire solo una persona orribile. Ha già tradito Kurama e, soprattutto, lui e Norihito non hanno una vera e propria relazione: non possono definirsi fidanzati, è più attrazione fisica quella che c'è tra loro, e quel che fanno assieme è tutto legato a un tacito accordo che nessuno dei due ha mai contrastato.
Allora perché si sente in colpa? Perché gli pare di avergli fatto un torto? Lui non appartiene a Norihito, di conseguenza non dovrebbe farsi problemi, anzi, non dovrebbe nemmeno sfiorarlo il pensiero di poterlo ferire. Specie perché l'azzurro gli ha più volte ripetuto di non provare nulla per lui.
In un modo o nell'altro, nell'ultimo periodo, gli sembra che i suoi pensieri tornino sempre su quel piccoletto, ma ammettere di esserne innamorato è l'impresa più ardua che si sia mai trovato ad affrontare. Minamisawa non ha mai pensato di legarsi a una sola persona, il pensiero di ritrovarsi ufficialmente fidanzato è lontano anni luce dalla sua logica e non gli è mai interessato. Non riesce a comprendere il perché inizi a provare qualcosa di diverso dalla comune attrazione fisica verso Kurama, e la sola idea che sia effettivamente così lo terrorizza. Insomma... È uno spirito libero, lui; le sue relazioni durano sì e no una settimana o due, e mettersi con Kurama comporterebbe a uscire dalla sua vita per sempre una volta finita.
Atsushi continua a camminare per la strada buia, con l'unica compagnia della luce emanata dai lampioni e dei suoi pensieri come sottofondo. Praticamente nessuna stella è visibile nel cielo a causa dell'inquinamento luminoso; è un manto oscuro, quasi nero, quello che lo avvolge, molto simile al suo animo in quel momento. Mentre la luna, unica fioca speranza, probabilmente si rifugia sotto una coperta di nuvole.
A un certo punto il viola svolta a destra e si ritrova finalmente davanti alla sua palazzina. Prende le chiavi e apre il portone, per poi salire le due rampe di scale che lo dividono dal suo appartamento. Sale, sale e sale; si ferma a qualche gradino prima della porta, notando la sagoma di una persona a lui ben conosciuta seduta lì davanti. Avanza ancora, verso quella, chiedendosi che ci faccia lui lì, se lo stesse aspettando e per quale motivo. Avvicinandosi, la fioca luce del corridoio inizia a definire i tratti del ragazzo e, non si sa perché, un Hayami assopito è seduto davanti a casa sua. Minamisawa alza un sopracciglio, perplesso, prima di smuovere il corpo dell'altro con il piede – non si scomoda neanche ad abbassarsi e a toccarlo con la mano – per svegliarlo.
Tsurumasa spalanca gli occhi e salta in aria, poi sembra rendersi conto della situazione bizzarra e di dover giustificare la sua presenza. «Minamisawa! Oh- ehm, ciao! Ehm... Ecco... devo parlanti.»
∞- —


Il campanello suona e Kurama drizza la testa. Non riesce a credere alla possibilità che si tratti di lui, non riesce a immaginare che Minamisawa alla fine abbia deciso di mantenere la promessa e venire all'appuntamento che si erano dati. Si alza faticosamente in piedi, le gambe gli tremano. Dopo aver deglutito e raggiunto l'ingresso, inizia a meditare su tutto quel che dovrà fare una volta che se lo ritroverà davanti.
Dopo minuti di elaborazione, concorda con se stesso di mostrare il suo reale stato d'animo: liberare la propria rabbia e fargli capire che non può continuare così. E forse... Forse dovrebbe anche rinunciarci, dovrebbe lasciarlo.
Degluisce e, senza chiedere chi è – vuole che sia una sorpresa, se si tratta di una delusione scoprirlo un minuto prima o dopo non cambierà nulla – apre la porta.
«Kurama!» è Hamano. Solo Hamano; il suo vecchio amico delle medie, con cui ha continuato a sentirsi – potrebbe considerarlo il suo migliore amico, a dire il vero.
Una risata isterica vibra nella mente di Norihito, e per l'ennesima volta della giornata maledice la sua stupidità.
«Oh, Kurama... Di nuovo?» Chiede Hamano accorgendosi evidentemente dei suoi occhi arrossati. È una domanda stupida quella che ha appena fatto e se ne rende conto ben presto da solo. Lui è l'unico assieme al suo ragazzo, Hayami, a conoscere la situazione di Kurama: loro sono i soli con cui, non si sa come, ha trovato il coraggio di confidarsi e sfogarsi ignorando la sua indole solitaria e riservata.
Norihito, nonostante la resistenza iniziale, scoppia a piangere, neanche riflettendo su quello che sta facendo e alla vergogna che proverà quando si renderà conto della situazione.
«Quello stronzo... Quel maledetto stronzo» mormora tentando di giustificarsi, mentre un Hamano mortificato agita nervosamente le braccia per tentare di calmarlo.
«Ohi, senti, non si può continuare così.» attira l'attenzione del più piccolo. L'azzurro alza gli occhi verso di lui, incuriosito e dubbioso.
«Eh?»
«Non voglio che questa situazione continui. Ho qualcosa da dirti.»
Kurama non riesce a immaginare cosa abbia da dirgli l'altro. Esclude a priori che si tratti di qualcosa per tirarlo su di morale, considerando che quando si tratta di empatia, di consolare la gente e cose del genere, chiunque potrebbe essere più utile di Hamano. Nonostante ciò il suo animo s'infiamma di curiosità, e spostandosi sulla sinistra invita l'altro ad entrare dentro casa.
«Dimmi.»





Blaterazioni:: L'avevo scritta tempo fa per un contest su wattpad che alla fine non ha mai visto luce, e rivedendola mi pareva ottima come ultima fic da postare su questo fandom. In origine doveva essere una oneshot, ma superando quasi le 5000 parole ho preferito dividerla in due parti (so bene che le storie troppo lunghe spaventano i lettori di efp, lol)
Spero che finora vi sia piaciuta, tra circa una settimana posterò la seconda e ultima parte.
- Eeureka
  
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