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Autore: darken_raichu    20/08/2017    0 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Fairydan, 04/05/4770, circa le 15
Eelektross si guardò intorno. Cinque soldati, probabilmente dell’esercito di Fatia. Ninetales, che sapeva essere una guerriera piuttosto famosa. La Regina, che non poteva nemmeno sfiorare se voleva vivere un altro giorno. Erano tutti insieme nemici troppo forti per lui. Perciò doveva usare la diplomazia.
«Mia regina, buongiorno. Cosa posso fare per lei?» Chiese. Chiaramente, sapeva benissimo cosa voleva la Pokémon, era stata fin troppo chiara. Ma fingersi calmo e sorpreso era la prima cosa da fare, quando si aveva a che fare con qualcuno di superiore.
«Non sono la tua regina. Adesso ascolta. So cosa vuoi fare, ma te lo impedirò. Non lascerò che mia figlia sposi un plebeo. Specialmente uno come te.»
«Mia regina, Garde stessa ha affermato di essere disposta a lasciare il proprio titolo nella dinastia. Sua figlia Kirlia, che è di sangue nobile, diverrà la seconda in linea di successione, e lei lascerà la corte. Non mi aspetto guadagni economici o altro. Voglio solo sposare la Pokémon che amo.»
La regina lo fissò, sorpresa forse dalla abile parlantina del Pokémon Elettro. Ma la sorpresa durò solo un momento, poi la Pokémon scosse la testa. «No Eelektross, tu non sposerai mia figlia. E il motivo è semplice. Mia figlia Gardevoir, l’erede al trono, è morta questa mattina dopo mesi di malattia. Gli unici membri rimasti della famiglia sono Garde, Kirlia e Gallade, che tuttavia rifiuta qualunque forma di contatto con le persone. Le uniche che possono portare avanti il nome della famiglia reale sono quindi Garde e Kirlia. Credi che possa lasciare che il nobile sangue dei Vorid si estingua dopo quattrocento anni di governo su Fatia? No Eelektross. Mia figlia sposerà Alagad Dreiven, il figlio del Duca di Fationer.»
Un Gallade si fece avanti, con un inchino «Ti ringrazio per esserti preso cura della mia futura moglie, Eelektross. Adesso però è giunto il momento che tu ti faccia da parte.»
Bastarono quelle parole a far andare il sangue del Pokémon alla testa. Si scagliò contro il Gallade con un Fuocopugno.
Alagad sbadigliò, e con tutta calma sollevò il braccio, deviando il Fuocopugno, per poi colpire con Breccia al fianco scoperto dell’avversario. Eelektross si ritrovò a volare contro la parete a destra, schiantandovisi contro.
«Un semplice plebeo pensa di potermi sconfiggere?» Chiese Alagad, ridacchiando «Molto bene. Mia regina, lascerebbe che sia io ad insegnare a questo individuo il suo posto nella società? Avrei preferito non ricorrere alla violenza, ma come può vedere questo popolano selvaggio merita una lezione.»
«Indubbiamente.» Rispose la Pokémon «Solo, ti prego di non ucciderlo.»
«Sono una persona civile, mia regina. Una volta che avrà capito il suo posto, prenderò ciò che è mio per diritto.»
Eelektross, nel frattempo, si era rialzato.
«Tuo per diritto?» Chiese infuriato «In che modo Garde sarebbe tua per diritto? L’hai mai incontrata? Ci hai mai parlato? Cosa sai di lei?»
«Non mi servono queste cose. Lei sarà mia moglie perché è questo che è stato deciso. Ma immagino che per voi plebei sempliciotti la ragion di stato sia un concetto troppo elevato.»
Eelektross schioccò le dita e scagliò un Tuono. In risposta, Gallade balzò di lato, schivando l’attacco e usando la parete come piattaforma per saltare e colpire Eelektross al volto con Psicotaglio. Eelektross si pregò per schivare ma l’avversario era troppo veloce. Il colpo lo centrò al volto scagliandolo di nuovo via.
“È… Forte…” Pensò Eelektross, rialzandosi. Aveva sconfitto decine di avversari, ma Alagad era su tutto un altro livello. Eelektross non era semplicemente allo stesso livello.
«Quindi, ti arrendi? Sarebbe saggio da parte tua, plebeo.» Commentò il Gallade «Altrimenti, nonostante la richiesta della regina potrei ucciderti per sbaglio.»
«Anche se dovessi morire qui, non mi arrenderò.» Rispose Eelektross. Poi una serie di sfere di vapore uscirono dalle sue mani, formando una nuvola sopra di loro. Pioggia cominciò a cadere. «Vediamo se ti piace questo.» Disse, e un Tuono piombò su Alagad. Il Pokémon fu centrato in pieno.
Il Gallade incassò. E senza particolari problemi. Quando la scarica elettrica si disperse, il Pokémon era ancora in piedi, solo un poco danneggiato. E molto arrabbiato.
«Voi plebei siete tutti così.» Commentò Alagad «Bene, lascia che ti insegni una lezione.»
 
Quello che venne dopo fu un massacro a senso unico. Eelektross fu sconfitto completamente. La peggior sconfitta della sua vita, e il suo più grande fallimento dopo l’incidente di Elettria.
Quando fu soddisfatto del ‘combattimento’, Alagad lasciò un Pokémon sconfitto. Un braccio rotto, due artigli spezzati, tre denti persi. E la regina lo fece portare via. Due soldati lo caricarono svenuto su un carretto. Quando si svegliò, era al confine di Normalia. I soldati lo scaricarono lì, dicendogli che se si fosse fatto rivedere la regina non sarebbe stata così gentile. Ed Eelektross, distrutto, obbedì. Per quel che lo riguardava, aveva fallito per la seconda ed ultima volta. Ci volle quasi un anno prima che la notizia di una grossa banda criminale di Normalia che minacciava gli interessi di Kyum e la sua sezione di Fatia lo risvegliassero dal suo torpore. A quel punto, però, Eelektross decise che non avrebbe avuto più niente a che fare con l’amore. Aveva sofferto per amore per la seconda ed ultima volta. Avrebbe messo da parte ogni emozione non necessaria, da quel momento in poi.
E mantenne questa promessa. Anche dopo essere uscito dalla Scuola delle Trecento Arti, dopo aver formato il suo regno del Crimine, quando fu certo di aver ormai raggiunto il livello di Alagad, decise di lasciar perdere. Non avrebbe avuto senso tornare a Fatia. Non avrebbe avuto senso attaccare il re, a meno che non avesse deciso di morire.
 
Fairydan, 02/07/4783, circa le 22
«Mia madre… Alagad…» Poi si girò verso Ninetales «E tu! TU lo sapevi! TU avresti potuto dirmi la verità!»
Ninetales arretrò di un passo «Mia regina, mi era stato ordinato di non dirle nulla. Non posso disobbedire agli ordini della sovrana.»
«E allora perché non mi hai mai detto nulla?»
«Io… Io…» Poi Ninetales alzò lo sguardo. Aveva un’espressione disperata «Era per il bene del mio paese. Se lei avesse sposato Eelektross, non possiamo sapere cosa sarebbe accaduto. Oggi ci sono quattro eredi al trono, e la principessa Kirlia si sposerà tra un anno. Ma senza di lei, oggi Kirlia sarebbe sul trono, probabilmente un burattino in mano alla famiglia del suo promesso sposo. Avrebbe preferito questo destino?»
La regina strinse il pugno. Era vero, lo sapeva. Eppure, il trono ed il paese valevano davvero tutto quello che aveva patito? Aveva perso il secondo pokémon che aveva mai amato. Alagad non era un cattivo marito, ma era sempre stato freddo. Non c’era amore tra di loro, solo la maledetta ragion di stato a tenerli insieme. Gli aveva dato dei figli, ma non era servito a rendere il rapporto tra loro più stretto. Con gli anni il Gallade si era fatto vedere sempre meno, sempre più distante, e ormai si dedicava quasi solo a giocare al soldato, combattendo i pirati del Draak a sud. Il Re di Fatia era praticamente sparito dalla corte in cui l’aveva rinchiusa, lasciando la Regina da sola al governo. Se ne era fatta una ragione, ma a volte si era chiesta come sarebbe stata la sua vita se le cose fossero andate diversamente. E adesso scopriva che quella sua occasione di felicità era stata distrutta da sua madre, suo marito e la Pokémon che considerava l’unica amica leale.
Per qualche minuto, fu sull’orlo del pianto. Fu solo per il fatto che era una regina davanti a inviati stranieri, anche se uno di essi aveva un tale legame con lei, che riuscì a resistere. E infine parlò «Bene. Bene. Eelektross…» La Pokémon lo guardò. Per un solo attimo, un solo battito di ciglia, lui vide di nuovo la principessa ribelle, lei l’unico Pokémon che le aveva fatto pensare di poter uscire da una vita di doveri. Ma un momento dopo, erano di nuovo la regina di uno stato e l’ambasciatore di un altro.
«Da quel che ho capito, è vostra intenzione ottenere un incontro ufficiale.» Disse la regina.
«Sì, maestà.» Rispose Eelektross.
«Molto bene. Saprete che di solito gli abitanti di un paese straniero dovrebbero prima partecipare al combattimento rituale con un soldato di Fatia.»
«Certo. Si tratta di una legge introdotta dalla regina Gardevoir III, che decise che il modo migliore per impressionare i paesi confinanti, gli unici a inviare ambasciatori, fosse mostrare la propria forza, per mezzo dei soldati che…» Iniziò Abra, poi notò lo sguardo del resto del Gruppo e ammutolì.
«Bene. Ma avete quella lettera di mio fratello, dico bene?»
«Esatto.»
«Posso vederla?»
Raichu annuì e le porse il documento, che la pokémon lesse con attenzione. Dopodiché lo porse di nuovo al Pokémon Elettro ed annuì.
«Molto bene. In considerazione del messaggio di mio fratello, il principe Gallade, vi sarà permesso incontrarmi domani mattina, alle otto in punto.» Rispose la regina, per poi girarsi ed avviarsi verso il palazzo. Lasciandosi alle spalle Eelektross. E forse, lasciandosi alle spalle almeno in parte quella lunga sofferenza che per anni le aveva attanagliato il cuore.
 
Eelektross la guardò allontanarsi, e quando sparì si voltò verso il resto del Gruppo.
«Bene, siete contenti? Avete qualcosa in più da raccontare ai Generali quando tornate. Diamine, con queste informazioni potreste diventare ricchi. La regina ha quasi sposato un plebeo. Ci sono nobili che farebbero carte false per averla.»
«Per chi mi hai preso, Eelektross? Non sono certo qui per spiarti. Te l’ho detto all’inizio del viaggio, e te lo ripeto ora: finché siamo in questo viaggio, io sono tuo alleato, non tuo nemico.» Rispose Raichu «Inoltre, questi sono tuoi affari personali. Non ci riguardano minimamente.»
«Mio padre era uno del popolo, pur se di cultura, prima di diventare Re. Non ci vedo nulla di male nel matrimonio tra un nobile e un plebeo.» Commentò Abra.
«E in ogni caso, non mi divertirei a guadagnare in questo modo.» Concluse Gliscor, quello su cui Eelektross aveva più dubbi.
Il Pokémon Elettro annuì «Bene. Adesso, però, torniamo alla locanda. Kyum avrà sicuramente abbastanza letti.» Concluse. Poi si avviò, seguito dal Gruppo, lasciandosi alle spalle la via in cui era sparita la seconda ed ultima Pokémon che aveva mai amato. E forse, lasciandosi alle spalle anche il peso che aveva portato con sé per tutti quegli anni.
 
Strada di Arceus, 02/07/4783, circa le 22
«Per… ché…» Chiese il Ditto, guardando i pokémon intorno a lui, quelli che avevano viaggiato con lui fino a quel momento. Soltanto lui e Persian restavano in piedi. Gli altri erano crollati, feriti o morti.
«Ma che domande, avete sconfinato. E io vi sto punendo.»
«E questa ti sembra una punizione?! Hai ucciso alcuni di noi! Fondamentalmente, siamo tutti…»
«Dalla stessa parte? Credi davvero che sia così semplice?» Rispose Florges «Il Consiglio è stato chiaro, lo sconfinamento deve essere severamente punito. E io l’ho punito. Perciò, direi che abbiamo concluso. Potete andare.» Concluse la Pokémon, girandosi.
«Credi davvero che potremmo andarcene così?» Rispose Ditto «Dopo tutto il tempo e le energie spese per inseguirli fin qui.»
«Ve ne do atto, siete stati bravi. Ma ditemi, perché non ci sono i vostri superiori con voi. Se ci fossero stati loro avreste avuto una minima possibilità.»
«Con chi credi di avere a che fare? Noi eravamo tra i migliori cacciatori di taglie di Normalia prima di unirci a loro!»
«Immagino i peggiori.» Rispose Florges «Ascoltatemi bene. Vi do due giorni per lasciare Fatia. Sono abbastanza per tornarvene verso Normalia. Ma se tra due giorni sarete ancora qui» e si avvicinò ai due pericolosamente, senza che quelli potessero pensare di muovere un dito «prometto che vi ucciderò tutti.»
Ditto e Persian attesero l’attacco, ma quello non arrivò. La Florges si limitò ad allontanarsi. Non disse nulla, semplicemente sparì com’era arrivata.
Quando se ne fu andata, Persian crollò al suolo, esausto.
«Pensavo che sarei morto. Quelli di Fatia sono di tutt’altra pasta.» Commentò il Pokémon.
Ditto annuì «Sveglia i feriti. Curali. Seppellite i morti. Dì loro che se vogliono tornare indietro possono farlo.»
«Hai davvero intenzione di andare avanti?» Chiese Persian.
Il Ditto si girò a fissarlo «Prima di entrare in questo gruppo, di incontrare coloro che ne fanno parte, la mia vita non aveva valore. Se devo morire, preferisco farlo per mano di essa portando avanti la missione che mi è stata data piuttosto che vivere nella vergogna di essere tornato indietro per paura.»
Persian sospirò «Immaginavo che lo avresti detto. Bene, almeno non sarò l’unico.» Disse. E i due si misero a controllare i feriti.
 
Espia, Fiume Draak, 02/07/4783, circa le 23
«Sei sicuro che sia la strada giusta?» Chiese Crult, controllando la rotta. Arrivati ad Espia, il Patrat li aveva fatti spostare in uno stretto braccio laterale del fiume.
«Siamo quasi arrivati.» Rispose il Patrata, annuendo.
«Lo spero per te.» Replicò il Tentacruel, puntandogli contro minaccioso un tentacolo «Mi stanno ricrescendo diversi tentacoli, e vorrei proprio provarli.»
«Trovati qualcun altro, non sono interessato.» Gli disse Part «Io vi ho portato fin qui alla condizione che mi lasciaste in vita. Questo è quanto.»
Il Tentacruel annuì. Poi, quasi di riflesso, parlò ancora «Sai, ho visto tanti Pokémon nella mia vita. Tanti pirati. Ma uno come te è il tipo più raro. Sei fedele a quel tuo capitano. Hai accettato di essere venduto come schiavo, ben sapendo che le probabilità che Rose ti ‘salvasse’ davvero erano pochissime. E non avevi la certezza che i tuoi compagni ti avrebbero salvato se ciò non fosse successo. E anche dopo essere stato salvato da Rose, ti sei sempre ricordato a chi andava davvero la tua fedeltà. Perché arrivare a tanto?»
Part scosse la testa, e si allontanò «Ci sono cose che un Pokémon deve fare. Questo è quanto.» Rispose. Aprì la porta, poi sembrò sentire qualcosa. La sua coda si raddrizzò, e si girò «E a quanto pare siamo arrivati.»
E subito dopo si sentì l’inconfondibile rumore di un abbordaggio: grida ed esplosioni di mosse.
Part e Crult si precipitarono sul ponte, dove diversi Pokémon stavano rispondendo al fuoco. Dall’altro lato del fiume si trovava infatti una baia nascosta, da cui era emersa una grande nave con l’inconfondibile Jolly Roger del pirata che stavano cercando: una lunga lingua sopra due ossa incrociate. Da essa volavano verso di loro diversi Pokémon volante e attacchi a distanza.
«Ci stanno attaccando?» Chiese Crult. Rose e Marsh si avvicinarono, per capire cosa stava succedendo.
«No, quegli attacchi sono per spaventarvi. Non possono colpirci a questa distanza. E i Pokémon Volante stanno venendo a chiedervi cosa volete.» Rispose Part «Ci penso io.»
Poco dopo cinque Pokémon Volante atterrarono sul ponte della nave, mentre altri volavano intorno alle altre.
Un Oricorio viola si fece avanti «Salve. Cosa ci fate qu… Part?» Chiese, notando il Patrat.
«Ehi Orio, come va?» Chiese il Pokémon «Non ci vediamo da un pezzo.»
«Se sei qui immagino ti abbiano scoperto. Ci hai tradito?»
«Non essere stupido, piuttosto mi facevo buttare nel fiume. Siamo qui per una questione parecchio più complicata. I pirati qui con me vogliono parlare col capitano.»
«E perché mai?» Chiese Orio, fissando i Pokémon presenti. I suoi occhi si fermarono su Crult «Lui lo conosco. Era un membro della Fratellanza. Cosa ci fa qui?»
Part sospirò «Dal mio ultimo messaggio è passato parecchio, vero?»
«Mantine vi ha persi quando avete attraversato il Lago delle Lame. E poi non ti sei più fatto sentire. Abbiamo sentito che è successo qualcosa al Cornoalto, ma noi preferiamo tenerci fuori da queste cose.»
Marsh ripensò a quello che avevano detto Rose, Crult e Wamps quando Part aveva rivelato loro chi era. Gli avevano chiesto come facesse a credere davvero che per tutto il tempo in cui era rimasto con Rose qualcuno avesse davvero raccolto i suoi messaggi. Eppure ecco la prova.
Poi Part iniziò a spiegare al Pokémon l’intera situazione. Ci volle relativamente poco, ma quando ebbe finito l’Oricorio viola annuì.
«Bene.» Poi si girò verso gli altri Pokémon «Dite al capitano che ci sono dei nuovi Non Allineati che vogliono incontrarlo. E che il suo vice crede sia una buona idea.» E si rivolse di nuovo ai capitani, salvo tornare a girarsi subito «Ah, e che Part è tornato. Sarà felice di saperlo.» Concluse, facendo un occhiolino al Pokémon, che sorrise, per la prima volta da quando Marsh lo conosceva.
«Bene.» Disse poi Orio, stavolta ai capitani «Se il capitano vorrà incontrarvi o meno, lo sapremo presto. Ma credo di sì, non è il tipo da rifiutare una buona offerta.»
Per qualche minuto nessuno parlò, in attesa. Poi uno Swanna scese dal cielo ed atterrò accanto ad Orio.
«Il capitano dice che ne incontrerà quattro. Che mandino i più convincenti. E che venga anche Part.»
«Sentito? Scegliete i quattro e andiamo.» Disse il Pokémon.
Crult annuì «Andremo io, Rose e Marsh sicuramente. Escluderei Wamps. E Rygo, il suo modo di parlare potrebbe portare all’esasperazione qualcuno. Va a chiamare Simipour.» Rispose Tentacruel. Uno dei Pokémon lì vicino annuì e si diresse a nuoto verso altre due navi. Poco dopo, Simipour balzava a bordo.
«Pronti? Molto bene.» Rispose Orio, alzandosi in volo «In marcia.»
I Pokémon annuirono. Crult, Marsh e Simipour si gettarono in acqua, mentre Rose saltò sulla testa che Crult aveva lasciato emergere apposta dall’acqua. Part fece lo stesso sulle spalle di Marsh, che sbuffò. Per fortuna era diventato un po’ più forte da quando viaggiava con Rose e i suoi.
“E adesso vedremo.” Pensò. E sorrise. Se tutto fosse andato bene, avrebbe potuto aiutare il Gruppo anche senza essere con loro. In fondo, ormai aveva capito che non si sarebbe riunito a loro. Erano troppo lontani, senza avere idea di dove fossero era impossibile raggiungerli.
“Perciò, anche se sono lontano, farò del mio meglio. Sono certo che loro stanno facendo altrettanto. E sono certo che lo sta facendo anche Toto.” Pensò.
E non sapeva quanto aveva ragione.
  
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