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Autore: Asayuna    20/08/2017    0 recensioni
Ed eccomi qui, seduta al solito caffè, con il solito cappuccio sul tavolino, e il solito libro fra le mani, aspettando lui, Luca, che, ridendo fino a farsi uscire le lacrime dagli occhi, si siede davanti a me e, gustandosi la sua crema al caffè, mi dice:
“Hai ancora la schiuma sul labbro!”
È proprio vero, ciò che diceva Giuseppe Avigliano nella sua lettera, i libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami.
La storia di un amore nato per volere del Destino.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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La storia di un libro mai riconsegnato




 

I libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami.
(Giuseppe Avigliano)

 

Seduta al solito caffè, con il solito cappuccio sul tavolino, e il solito libro fra le mani. Sfoglio le pagine ingiallite di quel racconto ormai da decenni, ma procediamo con ordine.

Il mio nome è Elena. Per una coincidenza fortuita mi trovo qui, a Milano, dove ho conosciuto l’uomo con cui ho condiviso il mio passato, condivido il mio presente, e spero anche il futuro.

Per spiegarvi il perché di questa storia, devo tornare indietro di due mesi quando, per colpa della mia mancanza di attenzione, ho incontrato lui, Luca, l’uomo in questione.

Era un caldo giorno di Giugno, e la brezza mattutina stava svanendo con la venuta dei primi raggi di sole: io ero in ritardo, e correvo per via Adamello in direzione della piazza ove si collocava la mia università; anche quel giorno m’ero svegliata tardi, e rischiavo di non arrivare in tempo per l’esame che mi attendeva.

All’altezza del centro estetico, andai a sbattere contro un uomo, belloccio, forse della mia età, che aveva fretta pari alla mia. Balbettai qualche scusa, afferrando velocemente i quaderni caduti ai suoi piedi, incrociando il suo sguardo non appena mi porse una serie di appunti scivolati dalle pagine di uno dei vari libri che sorreggevo fino a qualche istante prima; i suoi occhi erano di una gradazione di verde fortemente scura, che ricordavano il mirto, nei quali m’incantai per innumerevoli secondi che sembravan ore. Di tutta risposta, lui abbozzò un sorriso, innocente come il suo sguardo, e si presentò. Perdemmo qualche minuto per i convenevoli e anche più finché, al sentir una delle mie tante sveglie sul telefono, entrai in uno stato di panico pre-esame, che lo fece ridere di gusto. Gli accennai del mio Corso in Mediazione linguistica e culturale, e fuggii verso l’istituto, sentendo il suo sguardo su di me. Eppure, quando mi voltai, lui non era lì.

Passarono giorni da quel bizzarro incontro, e ancora una volta la Fortuna bussò alla mia porta: nella stessa strada, davanti allo stesso centro estetico, c’era lui, il belloccio, intento a sorseggiare un the, che sfogliava le pagine di un libro. Dapprima non ci feci caso ma, riconoscendo il mio segnalibro (ed ero SICURISSIMA che fosse il mio), mi avvicinai incuriosita a lui. Ebbene sì, al nostro primo incontro avevo lasciato incustodito il mio libro preferito, e grazie al cielo lo aveva preso lui: e grazie a quella copia de “Il fu Mattia Pascal”, incontrai un ragazzo fantastico. E così, dopo il nostro secondo incontro, iniziammo a sentirci ogni giorno, ed uscivamo spesso e volentieri, si può dire che eravamo migliori amici.

Non voglio annoiarvi con tutti i dettagli della storia, quindi andiamo avanti di un mese, precisamente il 16 Luglio. Capirete poi il perché.

C’eravamo dati appuntamento allo Studio Caffe', a Piazza Indro Montanelli, situato alle spalle della mia università; locale molto particolare, spazioso e moderno, ed uno dei miei preferiti soprattutto per la sua terrazza, dato che è l’ideale per sopravvivere al caldo torrido. Il cappuccio era un pochino più amaro del solito, ma a compensare c’era il suo sorriso, caldo come il sole. Mi ricordo ancora cosa ordinò, la crema al caffè, a detta sua “un toccasana nelle calde giornate estive”.

Parlammo del più e del meno, citando qualche frase del Pirandello, ormai noto come mio scrittore preferito.

E lì, in quel piccolo caffe’, tra qualche risata, che mi chiese dove avessi comprato quel libro che ci aveva legati. Dapprima non seppi cosa rispondere, dopotutto ne ignoravo la provenienza. E fu allora che Luca mi raccontò di un giorno di Dicembre, nel quale aveva conosciuto una bambina, minuta e pacata, che camminava sempre con un libro in mano, preso in prestito dalla libreria della scuola. Quel libro era “Il fu Mattia Pascal”, scritto da Luigi Pirandello, e quella bambina si chiamava Elena. Sbigottita, gli chiesi tutti i dettagli di quel giorno, del nostro primo vero incontro e, forse per ricambiare lo stupore, lo baciai, forte, lasciando lui stavolta senza fiato. Ci guardammo per lunghi attimi, e ridemmo, ridemmo tanto, fin quando non venne l’ora di salutarci, stavolta in modo diverso, stavolta con un bacio, stavolta da fidanzati.

Ed eccomi qui, seduta al solito caffè, con il solito cappuccio sul tavolino, e il solito libro fra le mani, aspettando lui, Luca, che, ridendo fino a farsi uscire le lacrime dagli occhi, si siede davanti a me e, gustandosi la sua crema al caffè, mi dice:

“Hai ancora la schiuma sul labbro!”

È proprio vero, ciò che diceva Giuseppe Avigliano nella sua lettera, i libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami.

   
 
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