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Autore: Alison92    20/08/2017    1 recensioni
Fra le tante attrattive della scuola privata Thomas Dreier, i cinque giorni di vacanza offerti ai migliori quindici studenti della scuola sono certamente un richiamo per tutti i giovani allievi.
Lyvia Sommers fa parte di quei quindici eletti scelti per partire verso la splendida isola di Everdove, dalle acque limpide e dal cielo cristallino.
Un'antica leggenda però si nasconde fra quelle coste, insidiandosi nelle vite serene e felici dei giovani.
La storia oscura della famiglia Rosenburg, seminata di odio e terrore, conduce Lyvia e gli altri studenti verso differenti orizzonti, verso una casa maledetta che cela un passato grondante di sangue e vendetta.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutte le paure e i timori che avevano occupato la mia mente tornarono con violenza in quel cimitero vuoto. Davanti a me la foresta, selvaggia e spaventosa come non mai. I nostri nomi erano incisi sulle bianche croci. Ben presto tutti accorsero per ammirare il macabro lavoro che, Dio solo sa cosa, aveva compiuto.
Amy Claire Morgans, Trevor Morgans, Michael Hovrel, Lilian Endlen, Mya Faceler, Auria Domin, Molly Dallen, Daria Volg, Tyler Mickelson, Dominic Fredon, Eduard Van Door, Derek Forren, Lucy Meyer, Francis Wissol, Mary Rosin e Lyvia Sommers.    
I nostri sedici nomi erano incisi su quelle lapidi, sotto la terra pronta per ospitare i nostri sedici cadaveri. Mi girai con lo sguardo smarrito in quel panorama grottesco. Avrei voluto piangere disperatamente, gridare la mia rabbia, invece caddi anche io a terra, arresa al fatto che fossi impotente contro ciò che stava accadendo. Vidi la Taller arrivare e fermarsi per osservare le croci. Mi alzai tremante e barcollai verso di lei.  
-Sarà contenta adesso. Ci dica come andarcene prima che questo cimitero si riempia.
Sembrava stupita, ma non rispose nulla.
-Perché il suo nome non c’è? Perché lei sapeva quella maledetta stori a e ha cominciato a raccontarla a tutti noi?
-Figliola, non capisco di cosa tu mi stia accusando.
Sconvolta e accecata dalla rabbia le mollai uno schiaffo sulla guancia già solcata dalle prime rughe, poi corsi via nella mia stanza. Sparsi a terra tutti i fogli e i libri che avevo preso nella biblioteca, poi ruppi il vaso decorato ricolmo di fiori. Urlai e colpii il muro chiaro con tutte le mie forze. Quando mi calmai, avevo le nocche ferite ed il viso stravolto e rigato dalle lacrime.
-Lyvia basta, ti prego.
Lucy vide cosa la mia furia aveva fatto nella stanza e corse ad abbracciarmi. Pianse con me ogni lacrima che aveva represso in quei giorni. Il mio abito era irrimediabilmente macchiato di sangue, così fui costretta a cambiarlo. Pulii il sangue dalle mie ferite e mi sciacquai il viso arrossato.
-Non diamoci per vinte, infondo siamo ancora vive.
Le dissi senza troppa sicurezza nella voce. Era come se da quando avevamo messo piede su quell’isola fossimo già morti, cadaveri con un ultimo barlume di vita in attesa di essere tumulati. L’abito che avevo deciso d’indossare era lungo, fatto con una stoffa leggera e luminosa. Tutti erano nella sala principale, accomodati sulle poltrone. All’appello mancava solo la professoressa, ma nessuno se ne curò.
-Potrei giurare che ieri pomeriggio non c’erano.
Disse Tyler ed in effetti ricordai che anche io non avevo visto nulla d’insolito lì.
-E allora chi diavolo ha avuto questa brillante idea?
Tuonò Michael. A quel punto era chiaro che ci stessimo puntando il dito contro.
-Michael, io non credo che possiamo ancora accusare qualcuno di noi. Abbiamo ben compreso che non c’è nulla di ordinario in questa casa. Non c’è nulla di umano.  
Auria era al centro della stanza e parlava con voce flebile. Michael si accasciò sul divano rosso, comprendendo le sue parole.
-Quindi siamo tutti d’accordo che noi non sappiamo nulla di questa storia?
Nessuno fiatò alla risposta di Auria, eravamo tutti consapevoli di questo.
-O siamo uniti o siamo morti.
Disse Amy, con lo sguardo perso nel vuoto. Nessuno aggiunse altro e lentamente tornammo a trascorrere la giornata come eravamo soliti, quasi come se non fosse successo nulla. Io restai lì, ad osservare Francis e Amy parlare fra loro. Il mio sguardo incontrò il suo e fui tentata di andare da lui, ma avvertendo la disperazione sul volto di Amy, decisi di andare via. Il sole stava già tramontando ed io osservai il cielo in fiamme calare sul cimitero e sugli alti alberi della foresta. Lì fuori c’era qualcosa, un cacciatore, che aspettava pazientemente di uccidermi e di seppellire il mio corpo di preda sotto la lapide che riportava il mio nome.
-Sei qui Lyvia?
Mi girai sentendo la voce di Francis. Aveva le maniche della camicia alzate e qualche goccia di sangue imbrattava il colletto bianco.
-Immagino che adesso neanche nella biblioteca si possa essere al sicuro.
Dissi più a me stessa che a lui.
-Non siamo mai stati al sicuro da quando siamo qui.
Mi avvicinai a lui, avrei voluto porgli mille domande, reclamare altrettante risposte, ma riuscii solo ad annuire e a posare lo sguardo sul suo.
-Cosa hai fatto alle mani?
Nascosi istintivamente le mie mani ferite dietro la schiena.
-Nulla, non occorre che tu te ne preoccupi.
-Cosa hai fatto?
Insistette, venendomi così vicino che potei sentire il suo respiro irregolare sul collo. Aveva i capelli biondi che gli scendevano sulla fronte e gli occhi chiari più vivi che mai.
-Avevo bisogno di prendermela contro qualcosa.
Francis aprì la bocca per dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Sospirò e mi sembrò di poter sentire il suo cuore battere contro il petto.
-Tieni gli occhi aperti Sommers, lo farò anche io.
Annuii, promettendo a me stessa di fare veramente attenzione.
-Cena alle otto, non tardare.
Mi sussurrò rivolgendomi un sorriso, poi andò in camera sua.
  
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