Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: vivienne_90    21/08/2017    5 recensioni
Akashi e Kuroko stanno insieme da diverso tempo quando quest'ultimo parte all'improvviso senza avvisare nessuno, costruendosi una nuova vita a Los Angeles.
Adesso, otto anni dopo, Kagami e Kuroko stanno tornando a Tōkyō, ognuno con le proprie preoccupazioni, chi l'aereo e chi una determinata persona, inizia tutto così...
Dal cap 5
"Il ritorno di Tetsuya metteva in discussione ogni cosa, ogni equilibrio che si era creato, si stava per rompere, perché guardare nei suoi occhi era come ammirarsi in uno specchio che non rifletteva mai l'immagine originale [...] Aveva sempre avvertito quelle piccole, grandi, differenze. Era come se una sottile parete trasparente li dividesse e Seijuurou, incurante, la buttava giù ogni volta, perché sapeva che al di là di essa avrebbe trovato Tetsuya, che lo avrebbe abbracciato, che lo avrebbe fatto sentire a casa."
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AkaKuro || AkaMayu || KagaKuro || MidoTaka || MuraHimu || AoKi || Past!AoMomo || Past!KagaHimu ||OOC!Mayuzumi || No!Bukushi/Oreshi || Future!AU
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chihiro Mayuzumi, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia. 









 

Seduto sul letto, Kuroko si prese del tempo per sé, per permettere alla propria mente di registrare gli ultimi avvenimenti, riassumendoli in silenzio: Seijuurou sapeva tutto ed era andato a Kyōto; la storia con Kagami aveva raggiunto il capolinea.
Al contrario di quello che si potesse pensare, Kagami per lui non era mai stato un ripiego, anzi, voleva che fosse un nuovo inizio, se solo non avesse detto niente — No, non era così, Kuroko lo sapeva bene, dopo tutti gli avvenimenti e i trascorsi con Seijuurou, non sarebbero riusciti a rimettere in piedi la loro relazione.


ʻSai cosa significa amare una persona, amarla tanto e vedere, sentire, che non sarà mai completamente tua?ʼ.
 

Certo che lo sapeva, insomma, non era forse per colpa dell'amore impossibile che provava nei confronti del fratello se si era ritrovato in quella situazione? —
Kuroko si perse nei pensieri e nei ricordi. La prima volta che lo vide – all'inizio della scuola media – fu durante le selezioni di basket, per decidere in quale fascia sarebbero stati smistati: lui finì nella terza squadra; invece cinque ragazzi talentuosi, si rivelarono talmente bravi e capaci da essere ammessi subito nella prima squadra, ancora non poteva sapere che i suddetti ragazzi sarebbero diventati la sua famiglia, che Seijuurou sarebbe stato l'amore della sua vita — Perché è così che funziona, quando un qualcosa inizia, non si può mai sapere come andrà a finire; fu grazie ad Aomine che riuscì a parlare con Seijuurou – per puro caso – , che poté giocare a basket insieme a loro; fu grazie a lui che trovò una splendida famiglia su cui poter fare sempre affidamento.
L'azzurro non sapeva spiegare le emozioni che provò quel giorno, si stava allenando con Aomine quando l'arcobaleno illuminò la palestra desolata, incuriosito aveva voltato lo sguardo e lui era lì: ʻAkashi Seijuurouʼ, già vice capitano della squadra di basket, nonostante fosse al primo anno; rimasti soli discuterono prettamente di basket, eppure Kuroko non riusciva ad ignorare la strana sensazione, come se lo avesse sempre conosciuto, provava una specie di inspiegabile attrazione nei suoi confronti. Il rapporto che li legava mutò in fretta, sembrò naturale per entrambi e in poco tempo, troppo poco tempo, Seijuurou divenne la sua casa, la sua scuola, conoscerlo aveva cambiato la sua vita, divenne tutta la sua vita. Stare senza di lui era una cosa a cui non voleva minimamente pensare, fino a quando Kuroko non fu costretto a farlo, a lasciarlo da solo.

«Oi Tetsu è pronta la colazione.».

La porta della sua stanza venne aperta di botto facendolo sobbalzare internamente, mentre dall'esterno appariva impassibile come sempre — «Aomine-kun, impara a bussare per favore.».
«Sì sì come vuoi.», comprensivo l'indaco si sedette sul letto accanto all'amico, «Ryouta ha preparato il milkshake alla vaniglia, il tuo preferito, anche se ha ridotto la cucina ad uno schifo.».
«Ringrazialo, ma non ho molta fame ora come ora, scusa.».
«Sai, non dobbiamo parlarne per forza se non vuoi, però stare chiuso qui dentro a deprimerti non ti aiuta Tetsu.», impaziente Aomine si alzò, forzando l'altro a fare lo stesso, «Non ti serve pensare in questo momento, devi mangiare e stare in compagnia, quello stupido ha fatto tutto un programma per la giornata, attaccherebbe un piagnisteo infinito se ti rifiutassi.».
Un piccolo sorriso divertito si fece strada sul suo volto, «Aomine-kun, non è carino insultare così apertamente il proprio fidanzato.».
«È Ryouta che se le cerca, non dare la colpa a me.», ridendo gli scompigliò la chioma azzurra sapendo quanto gli desse fastidio, «Adesso andiamo o ce lo ritroveremo qui tra tre secondi.».

Sospirando Kuroko acconsentì; si sentiva agitato, con quali occhi l'avrebbero guardato i suoi amici? Sarebbero stati diversi nei suoi confronti? — Aomine sembrava essere sempre lo stesso, ma gli altri? Lo avrebbero giudicato? —

«KUROKOCCHI ~ ».
«Kise-kun, un giorno i tuoi abbracci finiranno con l'uccidermi.», riuscì a bofonchiare senza fiato; il biondo lo stava stringendo ancora una volta con troppa energia, forse alla fine niente era cambiato, si sentì sollevato e grato per questo.
«Scusa ~ », Kise sorrise lasciandolo andare, «Ho preparato il tuo milkshake preferito!», prese per mano l'amico facendolo sedere davanti alla tavola imbandita.
Le gemme azzurre osservarono ogni tipo di pietanza, spaziava dalla tradizionale colazione giapponese a quella occidentale, «Sembra ottimo.».
«Grazie Kurokocchi, ho preparato tutto io sai? — Tranne i croissant ovviamente ~ ».
«Midorima-kun, se dovessi sentirmi male mi affido a te.».
«Nessun problema.».
«PERCHÉ SIETE SEMPRE COSÌ CATTIVI CON ME ~ ».
«Hai quasi trent'anni Kise-kun, potresti anche evitare di dire ʻcattiviʼ, comunque Aomine-kun ha detto che hai fatto un programma, di che si tratta?».

Non lo avesse mai chiesto. Il famoso ʻprogrammaʼ era stato scritto su un grande cartellone, rosa, decorato con lustrini, brillantini e stelline, cuoricini e probabilmente le foto più ridicole che avessero scattato ai tempi della scuola.
Perplesso guardò il migliore amico dal volto affranto, «Aomine-kun?».
«Non chiedere Tetsu, la notte è lunga, i konbini sempre aperti e dovevo tenerlo impegnato.».
Con la luce negli occhi Kise iniziò a spiegare la sua opera d'arte, «Per adesso faremo colazione, poi Kurokocchi si farà una bella doccia e metterà dei vestiti comodi. Midorimacchi tra poco deve andare a lavoro, perciò saremo solo noi tre e andremo a fare un sacco di shopping ~ », disse contento indicando la voce ʻshoppingʼ – rigorosamente glitterata – sul cartellone, «Dopodiché pranzeremo al Maji Burger come ai vecchi tempi, sentiremo Akashicchi per farci dire verso che ora ha intenzione di tornare e, se ci avanza ancora del tempo, andremo alla tua libreria preferita Kurokocchi ~ Infine, ma non meno importante, stasera ceneremo tutti insieme! Allora? Che ne dici? ~ ».

Midorima ringraziò di avere il turno in ospedale, Aomine e Kuroko invece non ebbero scampo. Kise rispettò ogni punto sulla lista, sopratutto lo shopping: saltellava da un negozio all'altro uscendo sempre carico di buste; Aomine decise di dargli un freno quando vide il compagno particolarmente interessato ad un tavolo di design, ʻrazza di idiota una cosa del genere nemmeno ci entra nel nostro appartamentoʼ e lo trascinò fuori dalla struttura.
Come promesso mangiarono al fast-food dove erano soliti andare da adolescenti, non ci fu bisogno di chiamare Akashi perché li anticipò mandando un messaggio a tutti, informandoli che avrebbe preso il treno delle quattro e sarebbe arrivato intorno alle sette di sera; quindi avendo ancora diverse ore, i tre ragazzi andarono in libreria – e lì a lasciarsi andare a spese pazze fu l'azzurro – .
Terminato il tour de force tornarono a casa, il primo ospite ad arrivare fu Murasakibara, gli venne spiegata tutta la situazione mentre Kuroko era in bagno. In realtà non aveva bisogno di farsi un'altra doccia, ma sapeva che l'amico andava informato e non voleva essere presente, perciò la utilizzò come una scusa per farli parlare; Midorima fu il secondo a presentarsi.
Il citofono suonò di nuovo e l'azzurro si tese come una corda di violino, poteva solo essere lui e Kuroko non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi, era tutto così surreale.

«Tetsu rilassati, è solo una cena okay?».

Annuendo si fece coraggio e andò ad aprire la porta trovandoselo davanti, trattenne il respiro per qualche istante, iniziò a studiarlo: portava dei vestiti diversi e aveva gli occhi leggermente arrossati e gonfi, segno che avesse pianto, forse era quel dettaglio a renderlo perfetto al suo sguardo indagatore.
Come avrebbe dovuto salutarlo? Cosa avrebbe dovuto dirgli? — Avrebbe voluto abbracciarlo, poteva farlo? Sarebbe stato un abbraccio diverso? Fin dove poteva spingersi? — Troppe domande, troppa confusione.

«Sei tornato.».
«Te l'avevo detto che l'avrei fatto Tetsuya, posso entrare?».

Gli stessi quesiti che passavano per la testa dell'azzurro, avevano invaso anche la mente di Akashi; entrambi si chiedevano quale fosse la linea di confine, se sarebbero mai riusciti a rispettare i limiti, se ci fossero effettivamente dei limiti da non dover superare.
La cena risultò piacevole, eppure nonostante nessuno tirò fuori l'argomento che aveva portato tanto scompiglio, i due fratelli non riuscirono a godersela fino in fondo, per ovvi motivi; si sedettero vicini ma non si parlarono, tanto meno incrociarono lo sguardo. Tetsuya resistette alla tentazione di poggiare la testa sulla sua spalla, Seijuurou soffocò il suo bisogno di cercare un contatto fisico, entrambi si accontentarono di piccoli sfioramenti casuali, quasi casuali.
Un po' alla volta gli amici tornarono ai loro appartamenti e alla propria vita, fino a quando il rosso e l'azzurro non rimasero da soli, facendo cadere la casa nel silenzio, non poteva andare avanti così.

«Ti serve una mano per sistemare Tetsuya?».
Avrebbe voluto dire ʻsì, grazieʼ, ovviamente rispose il contrario, «No, non preoccuparti Aka— Sei-kun, se vuoi puoi andare.» — Andiamo, chi chiamava il proprio fratello per cognome? —
Seijuurou lo guardò interdetto, possibile che non se ne fosse accorto? — «Non vado da nessuna parte, non stanotte, non hai notato la borsa quando sono arrivato?».
No, no che non l'aveva notata, «Ah va bene.».


Alla fine si ritrovarono a pulire i piatti insieme, Tetsuya lavava e Seijuurou asciugava, avrebbero potuto usare la lavastoviglie, ma fondamentalmente cercavano solo una scusa per poter stare più vicini.

«Com'è andata a Kyōto?».
«Bene direi, ho parlato con mio padre. Vuole che sposi una certa Suzanne.».
Il bicchiere che Tetsuya teneva in mano gli scivolò dalle dita per la sorpresa, senza guardarlo iniziò a raccogliere i frammenti sparsi nel lavandino, «Immagino che c'era da aspettarlo... ».
Al contrario Seijuurou non riusciva a staccare gli occhi dal cielo che amava, «Ovviamente ho risposto che non intendo sposare nessuna delle sue proposte.».
«Dovresti iniziare a pensare al tuo — Ahi... », d'istinto si portò il dito alle labbra, era riuscito a tagliarsi grazie ad un piccolo frammento di vetro.
«Ti sei fatto male, fammi vedere.», ignorò i suoi ʻnon è niente di cheʼ osservando la piccola ferita, «Sì, non è niente di grave.».
«Te l'avevo detto Sei-kun.», ribatté quasi offeso, «Piuttosto, avete parlato solo di matrimoni?».
«Ovviamente no, abbiamo discusso dell'adozione, anche se non gli ho detto di te.», piegò appena le labbra in un sorriso per poi continuare, «Sostiene di non aver trovato niente riguardo i nostri genitori biologici, sa soltanto che con molta probabilità sono stati loro a darci i nostri rispettivi nomi.».
Le gemme azzurre si fecero curiose, «Come fa ad esserne sicuro?».
«L'adozione aveva una clausola se così la si può definire.», sospirò finendo di asciugare l'ultima stoviglia, «Il nostro nome non poteva essere cambiato.».
Tetsuya annuì decidendo alla fine di cedere, da quando l'aveva visto ogni fibra del suo corpo lo spingeva ad abbracciarlo, a sentirlo vicino, a stare con lui, quindi decise di assecondare il proprio istinto; lo strinse a sé gentilmente sentendo l'altro ricambiare, «Cosa facciamo adesso?».
Seijuurou non conosceva la risposta, sapeva solo che averlo tra le braccia fosse la cosa più bella e rilassante che potesse esistere sulla faccia della terra, «Tu cosa vuoi fare Tetsuya?».
«Voglio guardare un film con te, poggiare la testa sulle tue gambe mentre mi accarezzi i capelli.», ammise a bassa voce.
«Ricordo che lo facevamo spesso e che ti addormentavi sempre.».
«Non è vero.».
«Sì che è vero, hai già scelto il film?».
«Per me va bene tutto, lascio a te l'onore.».

Nessuno dei due prestò realmente attenzione alla televisione, Tetsuya era concentrato sulle abili dita che scorrevano senza intoppi fra la chioma azzurra, Seijuurou era concentrato sui suoi pensieri e non si rese conto di averne espresso uno ad alta voce — «Non posso vivere senza di te.».
Sentendo l'affermazione piena di verità, Tetsuya si alzò decidendo di cambiare posizione, si sedette su di lui accoccolandosi sul suo petto, posando la testa sulla sua spalla, mentre distrattamente, con un dito, iniziò a disegnare svariati ghirigori lungo il collo dell'altro — «Mi sono informato.», soffiò piano con rassegnazione, «Questa cosa che ci è successa ha un nome, si chiama ʻattrazione sessuale geneticaʼ, può capitare tra parenti che non si vedono da molto tempo o che proprio non si conoscono, come noi due.», sospirò chiudendo gli occhi rilassato «Inconsciamente hai riconosciuto in me delle caratteristiche fisiche che vedi in te stesso, io ho fatto la stessa cosa, per questo siamo così attratti l'uno — ».
«Io non sono attratto da te perché mi somigli Tetsuya, non mi importa che ci sia una definizione per descrivere la nostra situazione.», continuò pacato, «Io ti amo, non c'è un'altra spiegazione, è solo questo.».
«Anche io ti amo.», ammise con sicurezza, «Per questo tornerò a Los Angeles, sappiamo entrambi che non saremo in grado di trasformare il nostro rapporto.».
Con la morte nel cuore, Seijuurou annuì, lo avrebbe lasciato andare, dovevano almeno provare a far andare bene le cose, «Ho una condizione però, poi potrai recarti ovunque vorrai.».
Tetsuya riaprì gli occhi guardandolo confuso, «Quale condizione?».
«Voglio rifare il test del DNA, voglio scoprirne con te il risultato e finché non sarà pronto staremo insieme.», gli carezzò dolcemente la guancia senza distogliere lo sguardo, «Per qualche giorno ci dimenticheremo di tutta questa storia, torneremo indietro, a prima che tu partissi, che ne pensi Tetsuya?».
In risposta Seijuurou vide solo il ragazzo farsi più vicino, sentì le punte dei nasi sfiorarsi, fino a quando le labbra dell'altro non trovarono il giusto posto, sulle sue — «Va bene, Sei-kun.».

Si meritavano un attimo di tregua. Una piccola tregua in mezzo a quell'enorme disastro, se l'erano meritata.

 

*


Entrambi mantennero la promessa fatta, andarono in ospedale consegnando i campioni in laboratorio e Seijuurou si trasferì a casa dell'amato.
Era bello vivere con Tetsuya, era bello poter stare di nuovo insieme, senza alcuna preoccupazione. I risultati sarebbero stati pronti in cinque giorni e non ne sprecarono nemmeno uno, facendo quello che più gli piaceva fare, semplicemente amarsi e prendersi cura l'uno dell'altro. Mentre era a lavoro, Tetsuya impiegava il tempo sistemando casa – non che ci fosse molto da fare, l'azzurro l'aveva tenuta attiva per tutto il tempo, Seijuurou non voleva nemmeno sapere quanto gli fosse costata un'impresa del genere – e al suo ritorno lo accoglieva con un bacio accompagnato da un gran sorriso; insieme preparavano la cena il rosso si scoprì piacevolmente compiaciuto di quanto Tetsuya fosse migliorato ai fornelli – , per poi rilassarsi insieme con un bagno caldo di fine giornata. Alcune notti le passavano avvolti dalla passione, altre a leggere un buon libro o a vedere un film, altre ancora Seijuurou conduceva Tetsuya nel sonno più profondo leggendogli le poesie che più amava, lasciandolo in seguito alle cure di Morfeo.
Era la vita che avevano sempre voluto, avrebbero potuta averla, avrebbero potuto avere tutto, vivere realmente il loro sogno se non fosse per quel piccolo dettaglio — Se non fosse per il fatto di essere stati messi al mondo dalla stessa donna.
Seijuurou non si permise di sperare in un risultato di verso, intento a guardare il panorama dall'ampia vetrata del suo ufficio pensò che sarebbe stato inutile illudersi, avrebbe fatto solo più male.

«Forse ho veramente sbagliato tutto questa volta.», mormorò tra sé e sé, con evidente amarezza, ammettendo la sconfitta.

Era stato lui a proporre a Tetsuya di vivere i pochi giorni a disposizione insieme, di fuggire dalla realtà e nascondersi nella loro bolla di perfezione, perché voleva sentirlo, voleva sentirsi nuovamente completo, ma a che pro? — Il risultato non sarebbe stato differente e Tetsuya sarebbe tornato a Los Angeles, come se non bastasse Seijuurou glielo avrebbe permesso, perché era giusto così. Poi il dubbio lo assalì, infondo era davvero giusto così? —


«Sei-chan, una visita per te ~ ».

Tornando alla realtà si voltò verso il segretario, anche se la sua attenzione fu catturata da quello che l'amico dai capelli verdi teneva in mano, «Shintarou, che sorpresa trovarti qui, Reo lasciaci soli per favore.».

Rimasti soli Seijuurou fece segno all'altro di sedersi, accomodandosi a sua volta al proprio lato della scrivania, «Sei portatore di buone notizie vedo.».
Midorima si aggiustò sulla poltrona consegnandogli il referto sigillato che aveva con sé, «Non so se siano buone o meno, comunque i risultati erano pronti e mi sono permesso di portateli.».
«E di questo ti ringrazio.», rispose educatamente mettendo la busta nella sua ventiquattrore, «Stasera leggerò il verdetto con Tetsuya.», aggiunse con velata ironia.
«Non voglio che ti illuda Akashi, la percentuale del test precedente era alta, temo non cambierà.».
«Nessuno dei due sta facendo questo grave errore Shintarou, posso assicurartelo, Tetsuya ha già comprato il biglietto.».
Midorima annuì silenziosamente, «Lo so, ci ha chiesto di accompagnarlo in aeroporto, tu verrai?».
«No, non credo di poter sostenere una situazione del genere.», ammise senza vergogna, «E sono sicuro che Tetsuya la pensi allo stesso modo, altrimenti lo avrebbe proposto anche a me.».
«Kise, Aomine e Murasakibara sono preoccupati per te Akashi.».
«Oh, tu no Shintarou?», chiese con una nota di divertimento.
«Io confido nella tua intelligenza.», sospirò aggiustandosi gli occhiali sul naso, «Non sei più un adolescente, hai delle responsabilità che non puoi trascurare, sicuramente adesso potrai analizzare meglio il contesto e riuscirai a prendere la tua decisione.».
«Sì, con la differenza che non c'è una decisione da prendere.».
«Quello che è successo a te e Kuroko non è tanto insolito quanto pensi Akashi, diverse coppie hanno anche avuto dei figli e — ».
«Tetsuya vuole fare le cose in maniera corretta e ha tutte le ragioni, non può stare qui, entrambi non riusciremmo a gestire la situazione.».
Midorima si lasciò scappare un sospiro incrociando le braccia al petto, «Voglio solo che tu sappia questo, nessuno di noi vi giudicherebbe se doveste decidere diversamente... Comunque se siete sicuri della vostra scelta immagino che vada bene.», terminato il motivo della sua visita si alzò, ricordandosi di prendere con sé l'oggetto fortunato del giorno – una sveglia – , «Ora devo tornare in ospedale, ci vediamo Akashi.».
«Sicuro, sono tenuto a concederti la possibilità di rivendicare il tuo onore a shogi.».
Con una smorfia contrariata Midorima lasciò l'ufficio dell'amico, prima o poi sarebbe riuscito a vincere una partita e gli avrebbe cancellato dalla faccia quel ghigno irritante.

La giornata lavorativa continuò tranquilla, senza intoppi e per l'ora di cena Seijuurou riuscì ad essere a casa, venendo accolto con lo stesso calore di sempre.
«Ben tornato Sei-kun.», Tetsuya lo baciò e gli sorrise, «Com'è andata a lavoro?».
«Il solito direi.», con una mano allentò la cravatta e posò la ventiquattrore per terra, «La tua giornata invece?».
«Sono andato a trovare mamma e papà, poi sono stato con Kise-kun e Aomine-kun.».
«Sei andato al cimitero ogni giorno vedo.».
«Beh non ho potuto farlo per otto anni e poi — », si bloccò, i patti erano che non avrebbero parlato di partenze imminenti, sarebbero semplicemente tornati indietro nel tempo, restandoci il più possibile.
«Puoi dirlo, che partirai a breve.», nostalgico gli carezzò il volto, si accomodò sul divano e l'azzurro lo raggiunse poggiandosi a lui, «Shintarou mi ha portato i risultati.».
«Beh, non dobbiamo leggerli proprio adesso no? — Ho preso gli ingredienti per una cena speciale stasera.».
Divertito Seijuurou posò le labbra sulla fronte dell'amato, «Una cena speciale? — Mi fai incuriosire Tetsuya, di che si tratta?».
«Del tuo piatto preferito, yudofu.» — Tetsuya sapeva quanto Seijuurou amasse la zuppa di tofu, per questo quella mattina si era alzato e aveva deciso che l'avrebbe preparata apposta per lui.

Insieme cenarono conversando piacevolmente, fecero il bagno e si rilassarono guardando un film, entrambi avrebbero voluto rimandare all'infinito il triste momento, con la consapevolezza di non poterlo fare.

«Non sei da solo Tetsuya, ora ci sono io con te.», per infondergli coraggio, il rosso gli strinse la mano riflettendosi nel suo sguardo limpido, «Non aver paura, siamo pronti, lo sappiamo già.».
L'azzurro annuì leggendo i risultati ad alta voce e ovviamente non fu diverso dal responso di otto anni prima; nonostante tutto nessuno pianse, anche se non smisero di stringersi la mano, con forza.
«C'è qualcosa che avresti voluto fare in questi giorni e non ci è stato possibile realizzarla, Tetsuya?».
«Mi sarebbe piaciuto suonare con te, solo che il pianoforte è scordato e il mio violino è inutilizzabile.».
«Sì, lo stavo pensando anche io.», con il pollice gli carezzò il dorso della mano specchiandosi poi nelle iridi color cielo, «Shintarou mi ha riferito che hai chiesto ai nostri amici di accompagnarti all'aeroporto, quando hai il volo?».
«Ho considerato i tempi delle analisi, parto domani mattina.».
«Ti dispiace se non ci sarò?».
«Non voglio che tu ci sia Sei-kun.», chiuse gli occhi raggomitolandosi di più contro il rosso, «Non sono così masochista.».
«Lo so che non lo sei, tanto meno lo sono io, andrò via stanotte se per te va bene.».
Tetsuya annuì, «Va bene.».

Non volevano salutarsi, non per cattiveria, non per non accettazione, semplicemente sarebbe stato estremamente doloroso per entrambi, non sapevano nemmeno come avrebbero dovuto dirsi addio; Tetsuya non avrebbe sopportato vedere Seijuurou varcare la porta di casa per non tornare più, Seijuurou non avrebbe sopportato vedere Tetsuya sparire dietro la dogana. Era semplicemente un peso troppo grande da sostenere, per lo stesso motivo quella sera non fecero l'amore; si misero a letto tenendosi stretti, il rosso accompagnò per mano l'azzurro nei meandri di un piacevole sonno e lo affidò a Morfeo.
Prima di lasciare l'appartamento però, Seijuurou non resistette alla tentazione di lasciargli un biglietto, eppure gli occhi color cielo decisero di non leggere cosa ci fosse scritto, non in quel momento, si mise in tasca il pezzo di carta e insieme agli amici raggiunse l'aeroporto.


«Dove è diretto?».
Le gemme azzurre guardarono sorprese il tassista, giusto stava partendo «All'aeroporto di Narita, per favore.».
«Per le vacanze invernali vai a fare un viaggio con i tuoi amici? Dove andate di bello?».
«In un posto che non conosco.», si limitò a dire chiudendo la conversazione.
Non era mai stato a Los Angeles, non sapeva se gli piacesse o meno, se si sarebbe trovato bene o meno, comunque di una cosa era certo, lì avrebbe ricostruito la sua vita, partendo da zero l'unico vantaggio che avesse era la sua buona conoscenza dell'inglese – .
Arrivato a destinazione pagò la corsa e una volta dentro la struttura si sentì perso. Non era la prima volta che prendeva l'aereo, sapeva cosa dovesse fare o cercare, solo che in quel momento sembrò che la sua mente avesse deciso di non svolgere il proprio lavoro.
Inspirò profondamente riordinando le idee, poteva farcela, doveva farcela; sicuro di sé imbarcò il bagaglio e una volta alla dogana iniziò a guardarsi intorno, quella era la linea di non ritorno e non solo per l'azzurro: poteva vedere persone dirsi arrivederci con un grande abbraccio, ʻdivertitevi mi raccomandoʼ; una coppia scambiarsi effusioni, ʻtorna prestoʼ; tante persone si stavano salutando e Tetsuya si rese conto di essere solo, nessuno l'avrebbe abbracciato, nessuno era lì per lui ed era stata una sua scelta, avrebbe dovuto farci i conti prima o poi, che gli piacesse o no
.


«Mi raccomando Kurokocchi, fa buon viaggio okay? ~ », Kise strinse l'amico non riuscendo a trattenere le lacrime, «Ogni volta che passerò per Los Angeles verrò a trovarti, quindi tieni il letto pronto ~ ».
«Ryouta non sta andando in guerra sai?».
«Solo perché tu sei un insensibile Daikicchi!».
Invece adesso era diverso, i suoi amici erano lì, non avrebbe più dovuto fare a meno di loro; sorrise ricambiando l'abbraccio del biondo, «Ti ospiterò volentieri Kise-kun, ognuno di voi, sarete sempre graditi ospiti.» — Finalmente riuscì a liberarsi della stretta e guardò tutti i suoi amici, «Grazie per avermi accompagnato.».
«Non dire sciocchezze Tetsu! Piuttosto sta' certo che io e Ryouta questa estate verremo di sicuro.», Aomine chiuse la mano a pugno tendendo il braccio e sorrise quando il migliore amico rispose al loro personale saluto.
«Kuroko questo è il tuo Lucky Item del giorno, non perderlo.».
L'azzurro accettò l'oggetto fortunato e per fortuna questa volta non si rivelò niente di imbarazzante, un semplice accendino, «Grazie Midorima-kun.».
«Kuro-chin questa è per te ~ », gli passò una busta piena di snack che aveva preparato appositamente per lui, «In aereo si mangia di schifo, questi sono più buoni ~ ».
«Grazie Murasakibara-kun, grazie davvero a tutti voi, avrei solo una richiesta da farvi.», li guardò con un piccolo sorriso per poi prostrarsi in un inchino, non troppo rigido, né troppo formale: la schiena piegata leggermente in vanti, le mani s'incontravano al centro del proprio corpo e il capo basso — «Per favore, prendetevi cura di Sei-kun.».
«Alza la testa Tetsu prima che ti meni.», borbottò Aomine guardandolo, «So che vuoi essere un bravo fratello per Akashi, ma così esageri.», rise prendendolo in giro, poi il suo volto assunse un'espressione dolorosa, senza esitare Kuroko l'aveva colpito sul fianco — «Okay, capito, troppo presto per scherzarci su.».
«Mine-chin è stupido ~ ».
«Ahomine.», Midorima sospirò, era davvero senza speranza, «Comunque non preoccuparti Kuroko, Akashi non è un bambino, sa prendersi cura di sé adesso.», lo rassicurò come poté quando venne interrotto dall'altoparlante, «È il tuo volo giusto?».
«Ah sì.», raccolse tutte le sue cose e li salutò per l'ultima volta prima di valicare nuovamente la linea di non ritorno, questa volta però era diverso. Si sentiva più sereno.

In aereo non prestò attenzione alle hostess, come suo solito. Non voleva essere scortese nei loro confronti, solo che aveva sempre qualcosa di più importante per la testa, questa volta il biglietto che Seijuurou gli aveva lasciato.
Voleva davvero leggerlo, eppure decise di aspettare che l'aereo decollasse non sapendo quale sarebbe potuta essere la sua reazione.
Aspettò. Aspettò. Aspettò. Arrivò alla conclusione che il maledetto aereo non volesse proprio accontentarlo.

«Signore stiamo per decollare, per favore allacci la cintura di sicurezza.».

Cordialmente Tetsuya rispose al sorriso cortese della ragazza e fece quanto gli era stato chiesto; dopo poco finalmente partirono e il segnale delle cinture si spense una volta raggiunta la giusta quota.
Timoroso estrasse il pezzo di carta dalla tasca e gli occhi azzurri si riempirono di lacrime silenziose — «Sei proprio uno stupido Sei-kun.».


 

ʻSe leggi questi versi dimentica la mano che li scrisse: t'amo a tal punto che non vorrei restar nei tuoi dolci pensieri,
se il pensare a me ti facesse soffrire. — William Shakespeare.

Ti auguro buon viaggio, Tetsuya.ʼ.










 

Angolino dell'autrice, si fa per dire u.u


Eccoci alla fine del ventiquattresimo capitolo! SONO TORNATAAAAAAA YAY!! Allora io ci ho provato ad aggiornare ma come previsto il pc che ho portato ha deciso di morire perciò mi è stato impossibile, comunque adesso sono qui e come promesso ho aggiornato <3

TORNIAMO AL CAPITOLO!

Possiamo notare come questo sia un falso calmo capitolo, o meglio spero vi sia arrivata tutta la tensione e l'incertezza che provano sia Akashi che Kuroko. Non sanno che fare né come comportarsi. È come se si studiassero cercando di capire chi sia realmente l'altro e fin dove ci si possa spingere.
La mia adorata Kiseki si mette all'opera per accompagnare i due amici in questo arduo percorso, li tranquillizza come può (vedi Midorin con Akashi), si rende disponibile e regala ad entrambi piccole certezze, rassicurando Kuroko che non sarà più solo, ma che andranno a trovarlo.
Kuroko è più che deciso a partire (e infatti lo fa) mentre Akashi chiede un compromesso, della serie “okay vai dove vuoi ahdare ma prima stai con me perché ne ho bisogno” e Kuroko acconsente perché anche lui avverte questa necessità. Infatti stanno insieme, fanno quello che amano fare, si godono il tempo che gli rimane e insieme leggono il secondo verdetto. Nessuno dei due aveva sperato troppo in un diverso risultato, ma sicuramente c'è un pizzico di delusione da parte di entrambi.
Perciò questa è la situazione al momento: Kuroko è partito portando con sé il biglietto che gli aveva scritto Akashi (trovatemi un uomo così vi prego); Akashi è rimasto a Tōkyō a vivere la sua vita. E voi mi state odiando io lo so :v

Bene, credo di aver detto tutto, se avete ancora domande non esitate a chiedere. Spero che i personaggi siano IC come sempre, chiedo scusa per eventuali errori di battitura. Leggete e lasciate una recensione se vi va in modo da poterci confrontare sulla fic, adoro le vostre teorie <3


Ci vediamo mercoledì con il prossimo capitolo, se vi va ~

Ja ne ^_^

  
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