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Autore: Romanticgirl02    21/08/2017    1 recensioni
Appena avvertì la sua presenza la ragazza lo squadrò senza farsi vedere. Era un uomo alto dai folti capelli argentei e dagli occhi d'ambra, era elegante con un bel portamento, a prima vista si direbbe un amante della lettura, con parecchi sogni nel cassetto ancora da realizzare. Sarebbe stato l'uomo perfetto per lei, pensò all'improvviso, poi però si rese conto che quell'uomo per quanto bello e prestante fosse poteva benissimo essere suo padre...
-E lei signorina quanti anni ha? A vederla sembra molto giovane-
La ragazza colta impreparata a quella domanda gli rispose abbastanza impacciata.
-Ho 25 anni, come vostro figlio, lavoro in uno studio psichiatrico già da 4 anni...-
Una psicologa per un pazzo o per qualcuno che ha bisogno di aiuto?
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Uscita dal lavoro si diresse in biblioteca dove da lì a poco avrebbe dovuto incontrare la sua migliore amica. Che quel ragazzo le avesse messo addosso una strana preoccupazione era innegabile. Glielo si leggeva in volto. Fortunatamente la sua amica la raggiunse al più presto. Una ragazza alta dai capelli mossi castani e gli occhi del medesimo colore. Si sedette davanti a lei e notò subito che qualcosa non andava. 

-Sango... è stato un inferno- 

Incomincio Kagome mantenendo basso il tono di voce. Le raccontò di quella strana seduta avuta nella giornata e l'amica rimase ad ascoltare in silenzio. Neanche lei si sarebbe aspettata qualcosa del genere. E per di più, se era riuscito a ridurre così Kagome non volle immaginare i suoi famigliari. 

-Kagome...- fece Sango una volta che quest'ultima finì la sua storia.

-Se vuoi lasciare il caso, puoi farlo. Lo hai detto tu che ci hanno provato in molti e se è un caso irrecuperabile...- non finì di parlare che Kagome gli saltò sopra.

-Non è irrecuperabile, secondo me lui lo fa apposta! È come se sottoponesse chiunque ad una prova, se la superi puoi avere un po' di attenzione, altrimenti ti farà pentire di avergli parlato.- 

Era stanca e agitata, mai nessuno era riuscita a scalfirla così tanto. Passarono diversi minuti in silenzio poi uscirono dalla biblioteca e si diressero a casa di Kagome. Durante il tragitto Sango fece di tutto per distrarla, ma quel senso angosciante non l'abbandonava. Per amor della sua amica si sforzò di non pensarci ma quando arrivò a casa e rivide la cartella tutto le ripiombò addosso. Con lui era come se i ruoli si fossero invertiti. Lui, lo psicologo che cerca di trovare qualcosa in lei è lei la paziente da curare in questo modo orribile. Se voleva farla impazzire ci era quasi riuscito poi la ragazza riprese le redini di se stessa. Prese una decisione: non si sarebbe fatta abbattere così facilmente. Il resto della serata lo passò più rilassata in compagnia di Sango. La rassicurò in tutti i modi, dicendogli che avrebbe provato di tutto, ma mai avrebbe abbandonato il caso. Si mise a fare il conto alla rovescia fino alla prossima seduta. Sta volta l'avrebbe trovata preparata e sarebbe toccato a lui scegliere. Il giorno dopo finì di scrivere il resoconto della seduta e lo mise da parte per concentrarsi sugli altri pazienti. Poi il suo telefono squillò e con sua grande sorpresa sentì la voce del signor Inu No Tashio. Intuendo subito la ragione della chiamata Kagome lo rassicurò dicendo che la seduta era andata per il meglio. Non aspettandosi una tale risposta Inu No Tashio trattenne il fiato. Davvero era andato tutto bene? Ne chiese la conferma più e più volte ma la risposta non cambiava. Una volta salutata e ringraziata Kagome, Inu No Tashio si diresse in soggiorno dove Sesshomaru era al computer e sua moglie leggeva un libro. Alla sua entrata si voltarono verso di lui aspettandosi un'altra brutta notizia invece, non osò nascose lo stupore. 

-Ha detto che è andato tutto bene... che non poteva andare meglio...-

Rimasero tutti quanti senza parole. Erano increduli, felici, sollevati. Forse finalmente avevano trovato la persona giusta. Intanto in cima alle scale si era fermato ad origliare l'oggetto di quella conversazione che a modo suo ne rimase sorpreso. Silenziosamente tornò sui suoi passi e si richiuse nella sua stanza, buia, le finestre erano chiuse e le luci spente. Ma in quelle tenebre si potevano distinguere due occhi, due occhi di colore diverso, uno rosso come il sangue e l'altro giallo come il sole. Una risata bassa, macabra rimbombò tra muri di quella stanza. Delle parole uscirono incontrollate. All'apparenza non sembravano neanche parole, ma se ci si fermava ad ascoltare attentamente, se ci si soffermava su quelle sillabe pronunciate senza senso si poteva distinguere chiaramente un dialogo tra due persone. L'intonazione cambiava ad ogni sillaba e la voce si acutiva o si aggravava con esse. Intanto al piano di sotto, gli abitanti della casa continuavano indisturbati ignari della turbolenta lotta che si stava svolgendo in quella stanza. 

Per Kagome il tempo volò e così come era uscita da quell'ufficio piena di angoscia ci ritornò a testa alta. Questa volta si era preparata, ormai era pronta, pronta da giorni. Aveva studiato, aveva letto si era esercitata. Questa volta era sicura di poter tener testa al principale dei suoi pazienti. Quella mattina arrivò in ufficio a testa alta, con lo sguardo fiero e determinato. Si sedette sulla sua poltroncina e sistemò per bene i vari oggetti che aveva portato da casa, Eri la guardava dubbiosa ma non osò disturbarla. Appena ebbe sistemato tutto con soddisfazione guardò fuori dalla finestra, il cielo era nuvoloso e minacciava di piovere. Ma così come lei si era ricordata di prendere l'ombrello così lei avrebbe vinto quella silenziosa lotta. Si preparò una tazza di the fumante e lo sorseggio allegramente, aspettando l'arrivo di quell'ospite speciale. Quando arrivò lo fece entrare come l'altra volta. Lo guardò dritto in faccia e gli sorrise. Lo invitò di nuovo a sedersi e lui riprese l'ennesima posizione. Rimasero così fermi immobili per qualche minuto. Se era due ore di silenzio che lui voleva lei non gliele avrebbe date. Di certo non poteva parlare all'infinito e qui entrarono in gioco tutti i vari oggetti che lei si era portata da casa. 

-Allora, oggi vuole parlare?-

Siccome non ricevette risposta, si alzò dalla sua sedia e andò a stendersi sul lettino dei pazienti, portandosi con se il suo libro. Iniziò a leggerlo, a sfogliarlo. L'unico rumore che faceva, a parte respirare ovviamente era sfogliare le pagine e involontariamente si accorse di andare addirittura a tempo con l'orologio. Pian piano si dimenticò di essere al lavoro, davanti ad uno sconosciuto. Ad ogni battuta rideva con gusto, quando aveva sete si alzava e prendeva ogni volta una bevanda diversa, the, acqua, un caffè... ma mai rivolse la parola a Inuyasha. Semplicemente lo ignorò. Passata un ora decise di mettere via il libro e andò al computer. Riprese a lavorare e a mettere a posto le varie schede dei pazienti, stampando fogli, pinzandoli, andando su e giù per la stanza... In qualche modo si stava divertendo. Certo era strano fare quelle cose con naturalezza mentre si era costantemente osservati però le bastava pensare di essere a casa, da sola. Per la testa aveva un unico pensiero: voleva sapere cosa stesse pensando Inuyasha. Ma poiché lui si limitava a guardarsi intorno e ad osservarla senza cambiare espressione, non poteva immaginare minimante cosa stesse succedendo nella sua testa. Infatti in lui c'era solo il caos. Mentre tutto gli altri psicologi gli mettevano pressione, iniziavano ad impazzire in quel silenzio snervante, lei lo ignorava, completamente. E lui non voleva essere ignorato. Voleva incuterle terrore, voleva spaventarla, per poi non aver più nulla a che fare con lei. Alla fine delle due ore, quando Eri riaprì la porta, Inuyasha scattò in piedi come una molla e se ne andò. Kagome era soddisfatta. In qualche modo era riuscita a turbarlo e ne era orgogliosa. Puntualmente si appuntò qualche dettaglio della seduta e vittoriosa uscì dall'ufficio per una piccola pausa. Il resto della giornata passò serena e dopo quattro chiacchiere ad un bar, Kagome aveva deciso di coricarsi. Mentre era nel letto, ripensò di nuovo al ragazzo dai capelli tinti e gli occhi rossi. Per quale motivo si camuffava così tanto? Certo così non passava inosservato. Purtroppo anche se combative, quelle sedute non portavano a niente. Doveva sapere di più su di lui, sulla famiglia... sulle persone che gli stanno vicino. Deve sapere di più. L'indomani avrebbe dovuto organizzare qualcos'altro da fare in quelle sue ore. Questo caso le portava via più tempo del previsto. Si rigirò nel letto varie volte, il sonno non voleva arrivare. Fuori iniziò a tuonare, il vento fischiava e dei rami sbattevano sulla sua finestra. 'Dovrò tagliarli' pensò tra se, rivolse il suo sguardo sulle ombre che si proiettavano ad ogni lampo sulla sua finestra. Avrebbe dovuto chiuderla per bene, abbassando la tapparella, ma l'idea di alzarsi dal piccolo spazio caldo che aveva creato non l'allettava molto. Perciò si rigirò nuovamente. Si stava addormentando lentamente, le palpebre erano semichiuse, quando un brivido le percorse tutta la schiena. Aprì gli occhi di scatto. Si sentiva osservata. Fuori pioveva violentemente e i rami sembravano impazziti. Rimase ferma, immobile e cercò di mantenere il respiro regolare. 'Andiamo Kagome, hai smesso di aver paura del buio già da tanto tempo ormai' cercò di tranquillizzarsi ma c'era qualcosa che glielo impediva. Fu all'ennesimo lampo che un ombra fu proiettata sul muro. Si girò lentamente con gli occhi chiusi. Il cuore le batteva a mille. Dopo un po' si fece forza e aprì gli occhi. E lo vide. Davanti a lei due occhi, uno rosso e uno d'ambra la stavano fissando. Occhi che all'improvviso le furono famigliari, così diversi tra di loro ma allo stesso tempo identici. Si sedette di scatto sul letto e trattenne un urlo. Era sparito. Che fosse stata solo la sua immaginazione? Che la sua mente stanca le avesse giocato un brutto scherzo? Certo, era possibile. Però le sembro così reale. Spostò lo sguardo verso la finestra spalanca, ad aprirla poteva essere stato benissimo il vento. Prese in mano il telefono e lo strinse forte. Guardò l'ora. Erano le 2 del mattino. Provò a convincersi che era solo un allucinazione ma non riusciva a calmarsi. Perciò decise di chiamare Sango. Dopo vari squilli l'amica le rispose assonata. Kagome le raccontò velocemente della sua visione singhiozzando. Si era spaventata, troppo per dormire da sola. Sango scattò in piedi e in meno di dieci minuti fu in casa sua. Dopo una tazza di camomilla tornarono a letto e finalmente Kagome riuscì a dormire. Intanto, in un altra casa, un uomo dai vestiti gocciolanti si stava spogliando con uno strano ghigno sul volto. Il giorno seguente Kagome aveva un gran mal di testa, ma non poteva fermarsi, non ancora. Anche se contro il volere dell'amica quella mattina andò alla clinica e continuò il suo lavoro come se niente fosse. Anche se in cuor suo sentiva ancora addosso quegli occhi. Cercò il più possibile di non pensarci e di vivere la giornata al meglio. Ma a quanto pare quell'immagine non voleva lasciare la sua mente. E a rivoltare il coltello nella piaga fu proprio la presenza del signor No Tashio. A quanto pare aveva preso l'abitudine di farsi vivo il giorno dopo di ogni seduta. Kagome lo invitò ad entrare tra un cliente e l'altro. 

-Allora, come è andata la seconda seduta?-

Chiese Inu No Tashio precipitosamente. Lei si sforzò e sorrise. A giudicare dallo sguardo che gli lanciò l'uomo arrivò alla conclusione di avere un aspetto orribile. 

-Bene... è andato tutto come mi aspettavo.- 

Non poteva di certo dirgli che aveva visto suo figlio in casa sua, di notte. Però Inu No Tashio non era affatto stupido e aveva capito che qualcosa non andava. 

-Signorina, se è successo qualcosa la prego di avvertirmi. Lei è ancora giovane e forse ho sbagliato a dargli come incarico mio figlio. So quanto possa essere strano e alquanto... macabro...- 

Stava cercando le parole giuste, ma in fondo non ce n'erano. 

-Non si preoccupi- lo rassicurò prontamente lei -Sta notte ho fatto solo un brutto sogno- cercò di sembrare il più distaccata possibile ma l'uomo intuì.

-c'entra Inuyasha, non è così?- la ragazza non le rispose. A salvarla da quella scomoda posizione arrivò prontamente Eri, annunciandole l'arrivo del prossimo paziente. Il signor Inu No Tashio si alzò e con un leggero inchino la salutò. Ma prima che uscisse Kagome lo fermò.

-So che potrà sembrarle strano ma avrei bisogno di parlare con chiunque avesse rapporti con suo figlio- 

L'uomo annuì e le promise di mettersi in contatto con le al più presto. Mentre tornava a casa Inu No Tashio fece mente locale di tutte le persone con cui suo figlio aveva parlato o meglio che frequentava. Però l'unico modo per essere sicuri di includere tutti era chiamare Miroku, il migliore amico di suo figlio. Appena giunto a casa decise di parlarne prima con Izayoi e insieme giunsero ad una conclusione. Appena ideato il piano Inu mandò subito un messaggio dettagliato a Kagome, la quale sorrise a quel piccolo gioco d'astuzia. 

 

Salve.

E con questo, ecco il secondo capitolo. Spero vi piaccia!

   
 
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