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Autore: Maka03    21/08/2017    2 recensioni
In un tranquillo quartiere di San Francisco, Jane Anderson e Bryan Mitchell, vicini di casa, vivono la loro vita indisturbati entrambi dalla presenza dell'altro.
Solo sguardi furtivi e nessuna parola, tra questi due ragazzi tanto differenti;
se dalla porta rossa di Jane entrano un paio di amiche e i componenti del club del libro, in quella di Bryan oltrepassano solo la soglia, le ragazze, i suoi amici e delle lattine di birra.
Ma cosa succederebbe se si conoscessero, questi che sono stati fin'ora dei "perfetti sconosciuti"?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi svegliai di soprassalto, sentendo la musica ad alto volume che si disperdeva per la casa. «Mamma spegni la musica» biascicai insonnolita. Poi mi sopraggiunse il pensiero che fossi da sola in casa, visto che i miei genitori mi avevano lasciato in autonomia per una settimana, cioè il tempo della loro mini vacanza alla casa sul lago. Aprii lentamente gli occhi e vidi delle sfere di lucine colorate che macchiavano l'oscurità in cui speravo di trovare la mia stanza. Mi alzai di scatto capendo subito la causa della musica e delle luci. Andai verso la finestra cercando di non inciampare mentre controllavo l'orario sul mio cellulare. Erano le tre e ventidue. Arrivata alla finestra scostai la tenda bianca e scossi la testa guardando la casa accanto alla mia. Si, tutto ciò proveniva da lì. La dimora sotto la mia finestra era diventata uno specie di club notturno dove ragazzi, tutti con il bicchiere in mano, ballavano, ridevano e si strusciavano in modo osceno tra di loro. E peggio, alcuni vomitavano. Afferrai il cardigan grigio fumo posto sull'attaccapanni e scesi di fretta le scale. Oh adesso avrei dimostrato a tutti di che pasta ero fatta. Se fosse stato un giorno di weekend avrei lasciato correre, ma non questa notte. Domani avevo scuola, una giornata davvero pesante tra verifiche e interrogazioni di recupero e se la mattina successiva non mi sarei svegliata, la professoressa Brown mi avrebbe bocciato nella sua materia. Matematica. Odio la matematica. Uscii di casa e sbattei forte la porta e mi diressi a gran carriera dal mio vicino di casa: Bryan Mitchell. Mitchell era un tipo davvero odioso, da quel che potevo notare. Era piú grande di me di quattro anni e aveva già terminato gli studi. Non era però andato al college, decidendo di lavorare come barman in una discoteca, e per altro aveva lasciato la casa di famiglia per trasferirsi nella villetta accanto alla mia. E lì era iniziato l'inferno; ogni giorno quando rientravo da scuola, vedevo sempre ragazze diverse entrare nella casa del demonio. Mi domandavo se ogni poverina sapessse dell'esistenza delle altre. Probabilmente no. E poi le feste, la musica ad alto volume. No, non poteva funzionare. Ero l'unica che poteva far finire tutto ciò, poiché le altre famiglie del quartiere e anche la mia, lo adoravano. Il piccolo e ingenuo angioletto Bryan riservava piaceri a destra e a manca, in modo si che il vicinato chiudesse un occhio quando organizzava una delle sue "grandiose feste" come le definiva Sophia. Finalmente arrivai nel suo giardino e scansando tipi ubriachi, riuscii a entrare in casa. Trovarlo non sarebbe stato così facile come pensavo; centinaia di persone era ammucchiate tra di loro e nell'aria aleggiava odore di fumo e alcolici. Presi un respiro profondo e mi buttai nella mischia. Scansando gente, mi guardai in giro per vedere se riuscivo a vedere la sua bella faccia da schiaffi, ma purtroppo niente. Ad un certo punto mi sentii spingere all'indietro e confusa cercai di capire cosa stesse succedendo; i ragazzi avevano creato un cerchio vuoto nella stanza, spingendo così le persone, tra cui io. Quando la musica si fece piú forte tutti si buttarono nel cerchio, spintonando anche me al suo interno. Chiusi di scatto gli occhi quando ricevetti una forte gomitata in bocca. Mi fermai un attimo mentre intontita mi tastavo i denti sperando chi ci fossero tutti. Poi il sapore ferroso del sangue mi fece capire che mi ero spaccato il labbro inferiore. Cazzo. Perché tutte a me?! Incazzata come non mai, cercai la prima faccia che mi sembrasse un tantino sobria. «Sai dov'è Bryan Mitchell?» Domandai al ragazzo che portava degli occhiali giganti verde fosforescente. «Mm Bryan...» strinse gli occhi e posò una mano al mento. «Si, lo conosci?» sbuffai spazientita. Il ragazzo sgranó gli occhi mentre un sorriso soddisfatto li aleggiava in viso. Certo, sobrio eh... «Sisi, è al piano di sopra!» mi urlò nell'orecchio per sovrastare la musica assordante. Lo scansai senza neanche ringraziarlo e salii al piano di sopra. Mi trovai in un corridoio vuoto, pensando che fosse strano che non ci fosse nessuno. Incomincia ad aprire tutte le porte, ma Bryan non c'era. Avanzai verso l'ultima porta quella in fondo al corridoio. La schiusi lentamente, trovandomi in una stanza buia, illuminata solo dal lampione di fuori. «Ciao» una voce mi fece sobbalzare dallo spavento facendomi girare verso il letto, su cui era stesa, appoggiata alla tastiera, una figura. Finalmente lo avevo trovato. Anche se non lo vedevo bene e distinguevo a malapena il suo corpo, sapevo che era lui. «Buonasera, sono Jane Anderson, vivo nella casa qui accanto e sono...» «So chi sei.» mi interrompé. Strinsi i pugni e cercando di essere educata, continuai. «Sono venuta qui per chiederti di far finire questa festa, è irrespettoso da parte tua...» Troncai il mio discorsi quando sentii provenire dalla sua bocca un gemito di...piacere. Cosa? «Mindy adesso basta, sto parlando non vedi? Giusto come fai a vedere da là sotto.» rise di gusto mentre io non capivo cosa stesse succedendo. Poi una risatina femminile si aggiunge alla sua roca. Ma... cosa? Quando poi le lenzuola si sollevarono e ne uscì l'ombra di una ragazza mi fu tutto piú chiaro. Sgranai gli occhi confusa e schifata mentre vedevo la ragazza depositare un bacio sulle labbra di Bryan e salutarlo. La seguii con lo sguardo finché non mi passò accanto. Era davvero bassa. «Ciaoo» salutò anche me con la sua piccola e delicata manina. Oddio che schifo. Rimasi a fissare il corridoio ormai vuoto dalla sua presenza quando la voce del porco mi arrivò troppo vicina alle orecchie. «Allora cosa volevi vicina?» girandomi mi trovai i suoi addominali davanti alla faccia. Indossava soltanto dei boxe neri. «J-jane» distolsi la mia attenzione dal suo imponente fisico e lo guardai in viso. È la prima volta che parliamo. «Sono qui per far finire questa festa. Domani devo svegliarmi presto quindi sarei grata se facessi andare via tutti, altrimenti sarò costretta a chiamare la polizia.» affermai risoluta con l'intenzione di andare a letto presto, non certa che avrei piú dormito. Lui alzò le mani in alto ridendo. «Okay, okay. Scusami sul serio. Domai dovrai andare a scuola e le medie sono piuttosto stressanti, ti capisco.» Lo seguii mentre si incamminava nel corridoio, il suo fisico alla luce, beh come dire, era una dura prova per i miei poveri e stanchi occhi. «Io non faccio le medie. Sono al quqarto anno di liceo!» io non avevo di certo l'aspetto di una ragazzina di tredici anni. «Tu piuttosto, anche se non ci conosciamo. Di cervello ne dimostri minimo tre.» Mi domandavo come potesse piacere a tutte le ragazze e anche alle loro mamma. Poi il mio sguardo cadde sulla schiena muscolosa, sulle sue possenti gambe e... trovai la soluzione al problema. Scossi la testa cercando di rimanere lucida. «Sei una noia sai.» sospirò mentre io aprivo la bocca sorpresa. «Ho parlato con te per due minuti e già mi hai stancato.» «Ma come ti permetti?!» urlai arrabbiata. Maleducato e maiale, se ripensavo alla scena di prima... «Shh, sei fastidiosa, una zanzara. Sai che hai interrotto una fantastica serata?» «Si, me ne sono accorta... » mormorai schifata. Quando arrivammo al pian terreno, finalmente il mio vicino di casa ordinò a tutti di uscire, e alla fine tra lamentele e saluti, la casa era finalmente vuota e in silenzio, e soprattutto molto disordinata. L'orologio alla parete segnava dieci alle quattro. Sospirai scocciata. Avrei dormito a malapena due ore. Mi avviai verso la porta di ingresso. «Bene, grazie Bryan. Spero che questo non accadrà mai piú, buonanotte.» Lui mi scoppió a ridere in faccia. «Parli come una vecchia.» Io non parlavo come una anziana. Mandai gli occhi al cielo mentre uscii dall'inferno ormai dalle fiamme spente. Lo sentii gridare un: "buonanotte vicina!" Scossi la testa e mi avviai verso casa mia, felice di ritornare nel mio amato letto. Peccato che la porta di ingresso non si apriva e io avevo lasciato, sfortunatamente, le chiavi nel mio salone. Che notte di merda. *Disponibile su wattpad*
   
 
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