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Autore: ellephedre    21/08/2017    7 recensioni
Makoto Kino è innamorata. Gen Masashi la segue a ruota.
Con una relazione nata nella battaglia, non hanno più segreti tra loro, eppure hanno ancora molto da scoprire l'uno sull'altro. E non vedono l'ora di farlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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correntenaturale - calura

 

 

Corrente naturale

di ellephedre

 

 

 

Agosto 1998 - In estate la passione

  

La beatitudine era un concetto effimero finché non si riposava sdraiati su una spiaggia, sotto il sole, con un venticello fresco che solleticava la pelle. A pochi metri di distanza lo scroscio delle onde gli cullava la mente. Gen sapeva che non sarebbe stato lo stesso senza Makoto accanto: la schiena di lei era morbida sotto le sue dita, setosa come un frutto maturo. Gli bastava aprire gli occhi per trovarsi davanti le sue natiche rotonde che tendevano il tessuto elastico di un bikini verde. Se avesse saputo cogliere l'inquadratura, avrebbe fotografato la propria mano baciata dal sole che aleggiava sulla colonna vertebrale di lei, a pochi centimetri dal costume, coi polpastrelli che giocavano coi minuscoli peluzzi visibili solo alla luce diretta del giorno. L'immagine gli avrebbe ricordato un momento di pace assoluta, di contatto. Quando toccava Makoto si sentiva vicino a lei come in nessun altro modo.

«Mi rimarrà il segno della tua mano sulla schiena...»

Il mormorio lo fece sorridere. «Per via dell'abbronzatura?»

«Già. Mi vuoi marchiare?»

«No. Adesso trovo un altro posto da accarezzare.»

Makoto si stiracchiò e si voltò su un fianco. «Sento che allarghi il palmo quando passa qualcuno, come per coprirmi.»

«Non per coprirti, per ricordare che ci sono. Lo faccio solo quando passano dei maschi.»

«Siamo sdraiati vicini. Sanno già che stiamo insieme.»

«Non riesco a trattenermi, è un istinto. Ti guardano perché non possono farne a meno, ma un'occhiata di un secondo è tutto quello che permetto. Se vogliono sbavare su un sedere da favola, è meglio che si comprino una rivista.»

Appagata dal complimento, Makoto si sedette sulle ginocchia. «Mi viene voglia di fare una cosa, per stuzzicarti.»

«Cosa?»

«Potrei slacciare il reggiseno sulla schiena. Sai, per ottenere una bella abbronzatura.»

Sarebbe stata una bella idea in una spiaggia privata. «Così farai diventare uomo il ragazzino di tredici anni a tre ombrelloni di distanza. Quando sei arrivata e ti ha visto il seno, gli stavano scoppiando gli occhi.»

«Sei un perverso! È solo un bambino.»

Meglio che non le dicesse a che età aveva scoperto la masturbazione.

Makoto si chinò a baciarlo sulla bocca. «Vado a cucinare il pranzo. Raggiungimi dopo, okay?»

Perché mai? «Vengo con te, non devi servirmi.»

«Ma a me piace.»

Gen si alzò e si sporse verso il suo orecchio. «Non sono questi i servizi che amo ricevere da te.»

Makoto rabbrividì e mentre raccoglieva le loro cose sussurrò, «In quel campo non amo solo dare.»

Lui fece per darle una pacca sul sedere, ma lei scappò veloce in avanti, ridendo, diretta al promontorio che portava all'uscita dalla spiaggia.

 

Entrando nell'appartamento che avevano affittato, Gen si lasciò sfuggire una smorfia. In casa l'aria era densa e calda, afosa. Si stava peggio dentro quelle quattro mura che fuori. Il sole del primo pomeriggio picchiava dritto su di loro.

«Meglio chiudere le ante» commentò Makoto, appoggiando borsone e asciugamano sulla sedia più vicina.

«Faccio io» disse lui, e andò a serrare le finestre di tutta la casa. Per provare a recuperare un po' di fresco trafficò col telecomando del condizionatore attaccato alla parete. Non era un aggeggio moderno, ma secondo l'agenzia immobiliare faceva il suo lavoro. Nel tempo che impiegò a farlo funzionare, Gen sentì scorrere l'acqua della doccia.

«Fai un bagno?» domandò.

«Mi risciacquo dal sale» rispose Makoto.

Hm, poteva farlo anche lui. Si mosse per raggiungerla, ma appena arrivò sulla soglia del bagno si fermò, imbambolato.

Makoto aveva lasciato la porta aperta. Sotto lo spruzzo della doccia, voltata di schiena, indossava solo gli slip del costume, il viso sollevato verso il getto d'acqua che le infradiciava la testa, scivolandole sul corpo.

Lei possedeva la curva dei fianchi più perfetta che lui avesse mai visto. Dai suoi capelli l'acqua viaggiava lungo la schiena, indugiando nella piccola rientranza delle fossette che davano inizio al suo sedere. Il lycra bagnato del costume le abbracciava le natiche. In controluce la sua pelle ricoperta da rivoli e gocce appariva dorata, più scura. Per essere più divina Makoto doveva solo essere nuda.

Gen levò la maglietta che indossava, gettandola sul pavimento. Arrivando alle spalle di lei le cinse la vita con le mani.

Con un piccolo sussulto Makoto voltò. «Vuoi risciacquarti anche tu?»

Vederla gli aveva mozzato il respiro. Il suo viso era...

«Cosa c'è?»

«Ti sei abbronzata.»

«Davvero?»

Annuì. Dentro casa si notava di più. Le labbra di lei erano più rosate e accese, i suoi denti apparivano più bianchi, i suoi occhi più verdi. L'acqua che continuava a scorrerle sul volto aveva tirato indietro la frangia, liberandole la fronte.

Makoto era bella in una maniera che si era quasi scordato di aver visto. L'immagine usciva direttamente dall'estate precedente, quando erano andati in spiaggia per la prima volta. Come aveva potuto fare a meno di vederla così?

Lei rideva. «Vieni sotto la doccia. Quest'acqua dolce è una delizia!»

Gen si avvicinò per baciare la vera delizia - lei - ma appena ricevette il getto dell'acqua in viso, gemette. Tirò indietro la testa e si lasciò sfuggire un ansito di godimento.

«È fantastica, vero?»

Lui bevette a bocca aperta gli spruzzi, beandosi del gusto fresco. Sulla pelle la sensazione era rigenerante: non aveva sentito il sale del mare addosso finché non era stato lavato via dal suo corpo.

Makoto gli causò un brivido posando un bacio sul suo collo.

«Anche tu hai preso un po' di colore, sai?»

Non era in grado di focalizzarsi sulle parole se sentiva i suoi capezzoli duri che gli premevano contro il torso.

Makoto lo distrasse ancora di più percorrendolo con le mani dal petto sino allo stomaco. Chinò la testa, sfiorando con le labbra il contorno di un pettorale.

«In spiaggia c'erano momenti in cui volevo leccarti dalla testa ai piedi.»

Gen trovò la forza di respirare. «Bastava dirlo. Tornavamo qui in meno di un minuto.»

«Ma io volevo rimanere vicino all'acqua. Sulla sabbia, sotto il sole...»

Come la capiva. «Senza il costume avrei potuto farti questo.» Le prese i seni a piene mani, usando i pollici per stuzzicare in piccoli cerchi due delle parti che preferiva in lei. Erano rosate, più scure dei monti pallidi e gonfi che gli rimpievano i palmi. Chissà come sarebbe stato vedere anche quelle punte baciate dal sole, leggermente bruciate...

Makoto aveva abbandonato la testa all'indietro, tornando a baciare e assaggiare lo spruzzo della doccia.

«Preferisci l'acqua a me.»

Lei gli offrì un sorriso beato. «Vi voglio tutti e due. È perfetto stare così.»

Oh, sì. Era l'estate al suo massimo. Come stare sotto una piccola cascata tutta loro.

Aprì la bocca su quella di Makoto, per sentire il sapore della sua lingua. Gemettero insieme nel piccolo spazio del bagno, avvolti da una nuvola di vapore fresco. Si gustarono con lentezza, riscoprendo daccapo il sapore che avevano dopo una giornata sotto il sole, mentre l'acqua si insinuava tra le loro bocche. Bevvero e si baciarono, respirando a fatica, continuando a cercarsi senza saziarsi.

Gen non aveva alcuna intenzione di smettere di adorare la bocca di Makoto, ma sentiva il bisogno fisico di averla nuda contro di sé. Trovò l'elastico del suo bikini, tirandolo giù lungo i fianchi. Spogliarla era erotico quasi quanto stringerla senza più nulla addosso.

Aggrappata a lui, Makoto insinuò le dita nell'elastico dei suoi boxer fradici. Trovò la sua erezione e la accarezzò con intento.

Per il piacere Gen serrò gli occhi.

Makoto gli sfuggì dalle braccia, scivolando coi seni lungo il suo corpo fino a fargli sentire un capezzolo contro la coscia. Vi si strofinò contro lussuriosamente mentre si inginocchiava meglio sul pavimento, accanto allo scarico. Posò baci aperti sul muscolo più basso del suo ventre mentre gli abbassava il costume.

Gen cercò di tirarla su per un braccio, ma il bollore della bocca di lei contro l'asta della sua erezione gli fece cambiare idea.

Si morse le labbra, gemendo in silenzio, diviso tra il piacere che Makoto gli stava donando e la vista del suo corpo, troppo parziale per soddisfarlo. Chinata com'era ad adorarlo Makoto era splendida, ma in quella posizione lui poteva toccarle solo il viso e se lei continuava così... Strinse i denti quando lei raccolse tra le mani i suoi testicoli. Se continuava così tutto quanto sarebbe finito in fretta, troppo in fretta.

La sollevò di peso, scuotendo la testa.

«No?» gli domandò Makoto.

«Non ora.»

Le strattonò via il bikini fino a levarglielo da sotto i piedi. Makoto cercò di aiutarlo a fare lo stesso coi boxer, ma lui ci pensò da solo. Lei gli si schiacciò contro, baciandolo dove capitava - sotto l'orecchio.

«Non mi vuoi in ginocchio per te?»

Il membro di Gen arrivò alla massima erezione.

«Non mi vuoi dentro di te?»

Gli occhi di Makoto si annebbiarono. «Contro la parete della doccia?»

Era un'idea stupenda, considerato che avevano posto. Pensandoci, era la posizione ideale anche per altre idee.

Makoto lo aiutò nel farsi sollevare fino ad avere la schiena contro le piastrelle del bagno. La presa delle sue gambe era salda e forte intorno alla sua vita, tanto che non aveva quasi bisogno di sostenerla. La schiacciò comunque contro la parete: aveva intenzione di farle perdere ogni concentrazione.

Invece di penetrarla, trovò il suo sesso con le mani. Makoto aprì le labbra, sorridendo di godimento mentre la doccia le bagnava con violenza le palpebre chiuse. Lo credeva un mero preliminare.

Lui giocò con la sua carne calda, percorrendo ogni insenatura, guadagnandosi mugolii e e carezze sulle spalle. Poi usò le dita per entrare nel corpo di lei. Dopo la morbidezza stretta degli inizi trovò una zona in rilievo ruvida, a poca distanza. La conosceva, sapeva cosa causava a Makoto. La massaggiò coi polpastrelli, causandole piccoli sussulti.

«Gen...»

Makoto si allontanò dall'acqua per respirare e lui rimase concentrato sul suo viso. Poteva baciare quelle labbra rosse. strofinare e accarezzare quelle guance, farsi guardare supplicante da quegli occhi verdi...

Andando più a fondo trovò il centro del corpo di lei con le dita, facendola irrigidire sino alla punta dei piedi. Stava toccando una protuberanza larga e rotonda, dura, che in quel momento era bassa nel ventre di Makoto. Era una parte di lei che chiedeva contatto e tanta attenzione. Lui non si fece pregare e glieli offrì.

Le provocò un sospiro di tale abbandono che il suo corpo prima si sciolse, poi iniziò a dondolare, cercando da solo altro piacere. Lui non glielo negò, ma proseguì apposta con lentezza.

Makoto iniziò a picchiarlo piano sulla spalla, girando con la testa da una parte all'altra. «Basta! Non voglio le dita...»

«Fa male?»

«No...»

Allora avrebbe subito. Gen trovò col polpastrello il piccolo foro della sua cervice, strofinandolo piano. «Ricordi quando ci baciamo in questo punto?»

Makoto ansimò in risposta, veloce. Era sempre più tesa ed eccitata.

Lui continuò a parlare al suo orecchio. «Mi muovo per incontrarti esattamente qui, perché se solo potessi entrare più a fondo dentro di te...»

Stimolò l'intera corona di quel piccolo organo, poi estrasse le dita da lei.

«No!»

Agitandosi nelle sue braccia, Makoto cercò di unire i loro bacini. Fu una lotta bloccarla dall'impalarsi su di lui e Gen la vinse solo arrivando a stimolarla sul clitoride.

Makoto trattenne a forza un grido.

Gen la schiacciò tra sé e il muro, senza smettere di muovere con insistenza le dita sulla sua piccola cresta. «Lasciati andare.» Affondò il naso nel suo collo e inebriato non riuscì a smettere di baciarla su quei lembi di pelle. Rigida, lei muoveva convulsamente le mani sulle sue spalle, rabbrividendo dappertutto.

«Lasciati venire. Fammelo sentire.»

Gli spasmi dei muscoli di Makoto raggiunsero un picco e deflagrarono, perdendosi in un ritmo incontrollato.

Il gemito lungo e acuto che le sfuggì dalla gola fu di immensa soddisfazione per lui. Seguì le ondate dell'orgasmo di lei passo per passo, guardandola in viso e rispondendo con la mano al movimento bramoso dei suoi fianchi.

La osservò di nuovo da capo a piedi mentre si dimeava - un premio per lui - poi fissò meglio i suoi seni e si ritrovò a boccheggiare. I capezzoli le erano diventati più appuntiti, gonfi e duri. Ne catturò uno in bocca, causandole un singulto che seppe di piccola protesta. Ma il ventre di lei era di altro avviso.

«Sai cosa farò adesso, vero?»

A corto di fiato, Makoto recuperò forza nelle gambe, tornando a sollevarsi su di lui. «Muoviti.»

Gen avrebbe riso se la sua erezione non fosse già affondata in lei. Quasi gridò lui stesso: Makoto era bollente e vellutata, la perfezione fatta corpo femminile. Spinse in lei coi fianchi, forte, a ripetizione, udendo un mugolio in risposta a ogni movimento. Si spostò di lato, di poco, solo perché l'acqua smettesse di colpirli.

Si appoggiò meglio contro il muro e riprese a martellare col bacino. Makoto aveva cercato di guardarlo, ma smise, gettando la testa all'indietro.

Lui decise di afferrarle le natiche, per tenerla ferma mentre cercava di posizionarsi nel modo che gli avrebbe concesso di...

«Ahh!»

Ecco. Premette in modo che la punta del suo membro incontrasse il rilievo più intimo e sensibile del corpo di lei, così puro da rimanere sempre chiuso. Poteva toccarlo solo quando Makoto era molto eccitata, baciarlo in quella maniera, e sentire l'effetto che le faceva.

Se lo godette appieno, cercando senza remore di aprirla ancora di più mentre gemendo lei sussultava e lo stringeva.

Venne mentre la faceva venire più forte che mai, non seppe nemmeno lui quante volte.

Quando smisero di muoversi, spossati, Makoto rilasciò un lamento.

Con una mano Gen serrò la doccia. «Ti... ti porto sul letto?»

«... riesci?»

Lui impiegò diversi secondi a muoversi. Si riprese solo quando Makoto fu sul punto di scendere, abbracciandola più forte per impedirglielo. «Non ti faccio cadere.»

Si sentì accarezzare la testa mentre barcollava verso la stanza.

Makoto era riuscita ad afferrare un asciugamano nel percorso, ma bagnarono comunque le lenzuola quando vi finirono sopra, spaparanzati su tutta la superficie.

Dopo un po', lui trovò la forza di allungare una mano per toccarle lo stomaco. «Non ti ho fatto male, vero?»

Makoto si sollevò su un braccio e con più energia di quanto dovesse essere possibile, apparve col viso sorridente sopra il suo. «È successo una sola volta. Ti ho quasi slussato una spalla, ricordi?»

In effetti...

«Invece adesso sei ancora tutto intero» concluse lei, chinandosi a baciarlo.

Completamente stremato e appagato, Gen accettò ogni singolo gesto di riconoscenza e affetto, senza muoversi.

Quando ebbe abbastanza forze si sollevò e la fece sdraiare, piegandosi in avanti per posare un bacio sonoro dritto sopra il suo pube.

«E questo?» sorrise Makoto.

«Ringraziavo. Se non fosse per lei...»

«Lei?»

«Sì. Lei che è imprevedibile, dolce, accoglientissima. Cambia di giorno di giorno, non è mai la stessa. Scoprirla è sempre una sorpresa. E regala a tutti e due di quegli orgasmi...»

Makoto stava avendo un attacco di risa. «Stai trattando la mia vagina come se fosse una persona?»

Lui la tenne stretta per i fianchi, per posare da fuori un altro bacio su quel fantastico organo. «Ma quale persona, è una dea. Non sminuirla.»

Ricadde divertito sul letto mentre Makoto si dimenava sull'altro lato, tenendosi lo stomaco per i sussulti.

Lui si stiracchiò, recuperando l'asciugamano e portandolo ai capelli. Iniziò a strofinare.

Makoto si colpì forte il petto prima di riuscire a parlare. «Anche io ho qualcosa da dire sul tuo coso.»

'Coso'?

Lei gli tappò la bocca con le mani, per non udire le sue risate.

«Io penso» dichiarò seria, «che lui abbia una cotta per me.» Gli liberò il viso.

«Una cotta, eh?»

Makoto annuì. «Si mette sull'attenti appena gli mostro un minimo di attenzione. Basta che io lo guardi, ma funziona anche fargli vedere la scollatura, o il sedere. A quel punto va in estasi ed è pronto a tutto. Il bello è che si comporta così solo con me.»

Gen le passò l'asciugamano sulla schiena, avvolgendole con delicatezza la testa. «Sì, il signor Coso prima era meno discriminante. Ma adesso è innamorato.»

Makoto diede una pacca al suo basso ventre. «Perché ha incontrato qualcuno alla sua altezza. Io riesco a sfinirlo e gli do tutto quello che vuole.»

Come non essere d'accordo? «Per oggi gli manca giusto la parte con te in ginocchio.»

Makoto gli rubò l'asciugamano. «Così impari a fermarmi.» Scappò in bagno e gli lanciò un altro telo con cui asciugarsi. «Vado a cucinare! Sono piena di energia!»

Lui invece voleva dormire su quel letto per almeno mezz'ora.

«Gen?» lo chiamò Makoto dalla cucina.

«Sì?»

«Ti faccio un dolce! Quale vuoi?»

Un dolce? «Non hai gli strumenti.»

«Mi arrangerò con quello che trovo! Sarà divertente.»

«E gli ingredienti?»

«Andiamo a comprarli, faccio il dolce stasera! Tutto per te!»

Gen non riuscì a rimanere sdraiato sul materasso. Quando lei gli parlava in quel modo il suo petto si espandeva, minacciava di scoppiare.

«Il pranzo invece sarà una sorpresa, okay? Ti leccherai i baffi.»

Lui si avvolse l'asciugamano intorno alla vita e la raggiunse nell'altra stanza. Rise. «Cucinerai nuda?»

Lei alzò un dito. «Giusto! Me n'ero dimenticata!»

Andandole incontro l'avvolse nel suo asciugamano, baciandola su una guancia - il punto che le piaceva di più quando si sentiva romantica. Gen voleva confessare più che mai che in quei momenti era il bacio che preferiva anche lui.

«Non cucinerai senza di me» le disse infine.

«Perché?»

Scrollò le spalle. «Prima o poi devo imparare altre ricette.»

«Ci sono già io che cucino bene.»

Certo, e non sarebbe mai arrivato ai suoi livelli, ma se preparandole un dolce un giorno aveva la speranza di farla sorridere come capitava a lui... «Lasciami fare da assistente.»

Lei se lo meritava.

Makoto si riempì di un sorriso. «Andiamo a vestirci.»

La seguì in camera.

Voleva imparare a fare tante cose per lei. Tante, troppe.

Aveva solo bisogno di tempo e di un mondo che non cambiasse troppo presto tutto ciò che erano.

Così, forse, tra loro non sarebbe cambiato niente, anche quando fosse cambiato tutto.

Le strinse la mano, ma Makoto non seppe mai perché.


  

Agosto 1998 - In estate la passione - FINE

  


 

NdA: Ecco la lemon promessa sul gruppo FB, con un mesetto di ritardo. Spero che ne sia valsa la pena, fatemi sapere :)

 

Elle

 

Il gruppo Facebook dedicato alle mie storie, con anticipazioni e curiosità, è Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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