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Autore: Crystal Aerya Faery    18/04/2005    1 recensioni
Il suo destino, è mantenere l'Equilibrio. Ma non è così facile, quando incontri uno Spettro, la luce del sole brucia la tua pelle come gli oggetti sacri, e sei alla ricerca di un passato dimenticato, e della via che prota ad una catena di eventi sovrannaturali. Avete paura del buio? Credete alle storie di fantasmi? Tranquilli...andate a letto. Al resto, ci pensa Keira.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Keira Faery - L'uomo della biblioteca

E' buio, ma la luna risplende nel cielo. Questo mi da forza e coraggio, ora che sono più vicina, sempre più vicina alla verità Potrei fuggire, perché no? Dare le spalle a quell'impervia via che graffia l'aria con le sue foglie secche, davanti a me. Darle le spalle, e fuggire via, verso le case. Ma non scoprirei, non troverei quello che cerco, e allora, avrebbe senso tutto ciò che ho passato? Io voglio solo poter capire…
"Signorina?"
"Keira. Keira Faery."
La tessera della biblioteca di Hollow Town venne fatta passare su un apparecchio tutto sfrigoli e lampeggi, che gracchiò un acuto fischio, minaccioso, ma che significava il riconoscimento della carta. "Chiudiamo tra mezz'ora." disse un'annoiata Belle Margherita, la Bibliotecaria, che fumava una sigaretta. La biblioteca era silenziosa, opprimente il suo respiro antico trapelava da ogni tomo, messo in mostra negli scaffali tarlati. A Keira piaceva quel posto, lo adorava. Era un culto silenzioso e nascosto il suo: andava alla Biblioteca una volta a settimana, e sempre verso le 8.30, più o meno a quell'ora. Mezz'ora prima della chiusura non c'era mai nessuno in giro, e la penombra che veniva a crearsi tra gli alti ripiani colmi di libri inquietava gran parte della gente, facendola demordere e tornare a casa. Invece, a lei, quell'oscurità piaceva. Piaceva come i libri, e come la Biblioteca. Molto meno, però, le piaceva Margherita...e ancor di meno il suo puzzo nauseabondo. "Non si preoccupi..." la rassicurò, prima di sgattaiolare via, il più lontano possibile dalla nube cancerogena e putrescente di fumo. Gli scaffali erano prorompenti e addormentati, come colpiti da un magico incanto, per sempre. Lo scricchiolio continuo che dal legno proveniva non la faceva trasalire: erano le tarme che rosicchiavano, sempre più a fondo, Keira lo sapeva. *Prima o poi qui crolla tutto* si disse scuotendo il capo, e salendo le scale a chiocciola che portavano al piano superiore. La Biblioteca di Hollow Town era stata costruita nel lontano 1863, dal sindaco di Hollow Town di quel periodo: Braveheart Faery. Si, esattamente: era stato il bisnonno di Keira a dare inizio alla grande raccolta di tomi sul misticismo occulto, le leggende e i miti, la raccolta di libri sull'alchimia, lo studio dei cristalli e delle erbe. Difatti la biblioteca, nei primi anni di vita -allora nessun tarlo mordicchiava i bordi laccati degli scaffali in mogano- era stata utilizzata solo per raccogliere tutte quelle stramberie legate al 'paganesimo' e alla ricerca magica. Poi, quando la gestione della Biblioteca era passata di mano in mano ad altri sindaci -ed infine a quell'essere insignificante quale Belle Margherita-, ecco il luogo si era trasformato, diventando una normale biblioteca, con libri di ogni genere e 'intoccabile e veritiero' contenuto. Nonostante tutto però, Keira aveva opposto forza al cambiamento, ed era riuscita a far mantenere i libri legati all'occultismo nella parte superiore della Biblioteca. Ed era lì che intendeva recarsi, per immergersi in una qualche interessante lettura. Mentre saliva gli scalini malmessi -sbagliava o li usava solo lei?- pensava agli eventi recenti, a tutto e a nulla. Keira Faery era una 'normale' ragazza di sedici anni che viveva con la madre ad Hollow Town. Ottima studentessa, intelligente creatura, purtroppo la gente sembrava non amarla come lei amava il mondo. Tutti si tenevano alla larga da lei, dalle sue idee geniali ma altamente 'strampalate'. Una volta addirittura le era capitato di dover fare delle sedute con una psichiatra -che a parer suo, era più fuori di lei- ma si era ripresa ottimamente, negando ogni cosa riferita sul suo conto. Purtroppo era così, la sua vita: un eterno giustificarsi a tutti che non era matta, che stava bene. 'E' tutto okay' forse era la frase più usata da lei da quando aveva imparato a parlare. Il mondo la cingeva, la opprimeva, eppure lei ne era affascinata. Lo adorava in ogni forma, ma la forma che più le piaceva era quella oscura, celata a chi non è deciso a vedere luce, ma che si mischia nella nebbia di tutti. Un 'asociale', qualcuno la definiva così, più per invidia che per altro. Keira in realtà sorrideva sempre, e aiutava quando poteva il prossimo, nonostante il prossimo le desse sempre le spalle. Cosa avrebbe letto quella sera? Leggende Mistiche delle Montagne ? No... lo conosceva a memoria... Baughes ender Baughes, ovvero Storia delle Storie. Neanche quello: un tarlo aveva mangiucchiato alcune pagine, e le dava il nervoso sentirlo canticchiare mentre leggeva a lume di candela. Indecisa, propose a se stessa di andare a naso, e prendere il primo tono che le capitava a tiro. Poi, ecco, l'ultimo scalino. La scarpa che tocca la fine e l'inizio, e la sensazione che non si è soli, nella stanza. La luce della candela era già accesa. Tremolava lontano, come una fiammata rossa sulla parete dall'intonaco color crema. Qualcuno, tra gli alti scaffali -che formavano in quell'area della biblioteca una sorta di labirinto- aveva già scelto la sua lettura serale. Keira non seppe se l'inquietudine che si prese possesso di lei fu il sapere che nessuno, da quando era nata, vissuta ad Hollow Town, si era mai presentato al piano superiore o il riconoscere che la magia e la tenebra dei libri magici, maledetti, eretici, che l'avviluppavano era una magia nera. Camminando piano, stando attenta a non fare rumore,. Keira penetrò ancor di più nella stanza. I tarli non cantavano più. Fu tentata di chiamare ad alta voce la 'cosa' che reggeva la candela, ma allo stesso tempo, uno strano timore le aveva paralizzato la lingua. Non ci fu bisogno, in fondo, di fare nulla. La creatura comparve appena dopo che Keira ebbe girato a destra di un imponente scaffale malignamente silenzioso, e poco ci mancò che la ragazza ci andasse a finire proprio addosso. Reggendo la candela, chinato al livello inferiore dello scaffale, un giovanotto dal volto pallido e gli occhi di un vivido azzurro, sembrava intento a cercare il titolo in lettere dorate o argentate sulla copertina dei tomi polverosi. Quando i loro sguardi si incontrarono, Keira ebbe difficoltà a credere che un attimo prima lo aveva rassomigliato ad uno spettro, o a un'entità maligna. Era fatto di carne, per prima cosa, e affatto maligno. *Ma chi cavolo è questo qui?* si chiese, sbattendo le palpebre.
"Ciao." disse lui. La sua voce aveva qualcosa di anomalo. Sembrava lontana, sfumata, incrinata. Non era come tutte le voci, era diversa. "C...ciao." fece Keira, indietreggiando di un passo, e rimanendo a guardarlo. "Mi serve una mano, puoi?" chiese il ragazzo. Aveva lunghi capelli biondi tenuti legati con una coda di cavallo, anche se qualche ciuffo gli imperversava con ardore sulle guance dipinte di lentiggini.
"Cosa stai cercando?" chiese Keira, per niente sicura. "Un tomo. Storia delle Storie." spiegò il ragazzo, e perse attenzione per lei, tornando a guardare con cipiglio i libri penombrosi.
"Ci credo che non lo trovi..." sorrise Keira. "Devi andare alla B. Il titolo esatto è Baughes ender Baughes." e poi rimase a guardarlo, studiandolo alla fioca luce della candela. Era vestito di nero, completamente. Da capo a piedi. *Un ombra dal volto di angelo...* disse, e poi si sentì stupida, perché non aveva senso fare affermazioni del genere in quella data situazione.
"Grazie. Mi chiamo Teathron, e tu?" chiese il ragazzo, alzandosi in piedi, e fissandola con l'occhio di ghiaccio, perforante come quello di un aquila. *Cavolo quanto è alto...* "Sono Keira. Vieni, ti porto allo scaffale che cerchi..." tagliò corto. Teathron la inquietava, ora che le camminava dietro, sempre più rassomigliabile ad un ombra. Le metteva i brividi, e a lei nulla metteva i brividi. Lei nelle cose di paura, di mistero, ci viveva, ci sguazzava dentro, eppure lui, il ragazzo con l'occhio di zaffiro, la faceva sentire nervosa. I due si fermarono davanti allo scompartimento 'B'. "Qualsiasi cosa, io sono lì." e Keira indicò un tavolino, affiancato all'unica finestra del piano. Teathron annuì, senza sorriderle -invece Keria un sorriso lo aveva abbozzato- e tornò concentrato sui tomi. Keira rimase accanto a lui per qualche secondo, poi andò a sedersi al suo posto, afferrando dai libri 'D' un volume. Lo aprì, senza però staccare gli occhi dal ragazzo. *Su, chiedigli che ci fa qui, a quest'ora.* le ordinò una vocina di domandare. Ma Keira aveva paura, si sentiva stranamente agitata. Le dita lunghe, bianche, sfogliavano meccanicamente il libro, per il solo sfizio di produrre un rumore diverso dal silenzio angosciante. "Sei nuovo di Hollow Town?" e la voce era come un soffio. Teathron non rispose, fino a quando ebbe preso il volume che cercava. *Chissà quanto ci metterà a capire che è mezzo mangiato e mezzo illeggibile...* pensò Keira fra se e se, fissandolo ancora.
"Si. Lo trovo un posto interessante." *Hollow Town interessante? Svegliati ragazzo mio...* pensò divertita, mentrt un po' della tensione andava via. "Già... Certo, certo." balbettò indecisa, mentre lui teneva il volto chino sul libro. Sembrava che capisse perfettamente quello che c'era scritto.
Keira, non avendo altri argomenti da srotolare per mantenere un discorso, si limitò ad abbassare il capo sul libro che aveva preso dallo scaffale. Coalizione dei Draghi Rossi... Quel libro non lo aveva mai visto. Aveva grandi immagini dipinte su carta, con enormi creature sputafiamme. Teathron chiuse di botto il libro, e Keira sobbalzò, sulla sua sedia. "No. Non è neanche questo." sibilarono le labbra del ragazzo. Keira fece in tempo ad alzare un sopracciglio nero, prima che Teatrhon si chinasse a rimettere al suo posto 'Storia delle Storie'. "Arrivederci Keira." Disse lui, e le sue iridi cristalline le perforarono di nuovo l'anima, facendole mancare il respiro. "Ci rincontreremo, spero." *E perché vorresti rincontrarmi?* si chiese allibita la ragazza, che era rimasta zitta. *Perché è strano. Molto più strano di me.* si rispose da sola. "Io sono qui tutti i mercoledì, alle 8.30." disse alla fine, e non sapeva neanche perché stesse dando quell'informazione a Teathron. Oltretutto, lui era anche cosparso di quell'alone di ostilità e tenebra che la facevano diventare…scema dalla curiosità.
"Bene." fece semplicemente lui, e poi scese gli scalini della scala a chiocciola. Quando Keira, forse per curiosità, forse per un sesto senso che le si era risvegliato in petto, si sporse oltre le scale per vederlo uscire dalla Biblioteca...
Non vide altro che le ombre del piano di sotto.
Di Teathron non c'era traccia.

Quando quella sera tornò a casa, una leggera pioggerellina stava carezzando la città, rendendo i colori e le luci simili a tratti sfocati di acquerello. *Teathron… ho già sentito da qualche parte questo nome…* pensò, mentre camminava a testa bassa, senza ombrello, immersa nella fluidità della notte. Le macchine, sulla strada, apparivano e scomparivano a tratti come ballerine di luce. I fari illuminavano la piogerellina, facendola sbriluccicare come polvere di fata. *Ma dove? Su un libro, forse?* ipotizzò, continuando a pensare agli occhi azzurri del ragazzo e al suo portamento inusuale. *Keira hai trovato uno come te…uno che legge della Biblioteca! E ti fai scrupoli?* Un'altra vocina, che trillava di felicità, ad un lato dei suoi torbidi pensieri.
E gli scrupoli doveva farseli, eccome. Era troppo strano… Un ragazzo che leggeva i tomi oscuri era da mettere sotto provetta.
*Vedremo cosa cercava…* si disse, e toccò soddisfatta la rilegatura in pelle del libro che aveva sotto la felpa, per proteggere le pagine dall'antipatica umidità, mentre la pioggia e il suo corpo erano la stessa cosa, lì sul ciglio della strada nera.

Entrò in casa, cercando di far meno rumore possibile. Sua madre non c'era. Un biglietto, sul tavolo della cucina, parlava per lei: 'Tesoro, sono fuori città fino a venerdì sera. Perdonami se non ti avevo avvertita, ma è un servizio scottante! Da prima pagina, vedrai. Ti ho lasciato i soldi sotto il vaso rosso, e nel forno c'è la cena. Dovrai arrangiarti… Fai la brava. Ti voglio bene. Mamma.'. Annalise Brightside (evviva i the killers ^^ NDCRYS) era una giornalista. Lavorava per l'Hollow News nella pagina dedicata al cinema. Era anche una brava grafica, e molte volte si divertiva assieme a Keira a creare locandine per varie associazioni della città o di fuori. Keira era abbastanza negata con la pittura, il disegno e i colori, però la sua creatività riusciva sempre a fruttare qualche geniale idea. *E lei se ne va a spasso..* pensò cupamente. Annalise soffriva di una malattia mentale molto rara e sconosciuta. Una sorta di assuefazione leggera delle capacità mnemoniche. I suoi ricordi iniziavano dall'età di vent'anni. Oltre quella soglia, non c'era che l'oscurità. Non conoscendo il suo passato, era poco propensa a vedere il futuro come un luogo accogliente. Purtroppo i dottori che l'avevano presa in cura avevano detto che l'amnesia poteva riprendere possesso delle facoltà di Annalise. Non sapevano quando, ne in quali circostanze, ma il cervello di sua madre era difettoso, e prima o poi si sarebbe resettato di nuovo. Provò un senso di struggimento a quei turbinosi pensieri, e li scacciò via. *Ora non è tempo per questo* mormorò a se stessa, e ciabattò fino al forno. Dentro c'erano un pollo ambrato, patate lesse e un tortino di funghi. Ottima cucina da fast food, si disse sorridendo. Sua madre era negata a cucinare… Andò in camera sua, si tolse i vestiti bagnati di dosso. Mentre lo faceva le capitò di guardarsi allo specchio. Grandi, enormi occhi grigi. Grigi come l'acciaio, profonde pozze di atonalità, di riverberi argentei. Lunghi, sfilacciati e bagnati capelli castano scuro. Grandi labbra rosee, a cuore, un naso aquilino. Poche, graziose lentiggini sulle guance arrossate. Un corpo esile, filiforme. La canottiera che pendeva sulla spalla sinistra, gli slip grigi calati dietro, i piedi piccoli bianchi e freddolosi. *Uffa.* pensò solamente, schifandosi dell'immagine, e buttandoci la felpa zuppa sopra.

"…Ma la principessa si rifiutò di amarlo. 'Non amo i cuori di cristallo!' aveva gridato, dall'alto del suo castello. E così, l'aquila calò sul suo corpo, e la uccise, senza alcuna pietà. Così seguì, per sette principesse dei sette reami, fino a quando l'ultima principessa si trovò dinanzi all'aquila. 'Amami, e ti darò ogni bene, ogni male, ogni cosa.' E la principessa, sporta dalla sua finestra dai veli bianchi, bisbigliò all'aria. 'Io non so amare. La mia anima è di ghiaccio, e i miei occhi sono di lama fredda.'. Quando l'aquila queste parole ebbe udite, ecco volò via, e lasciò liberi i reami, poiché l'amore non esisteva per lui…"
*Ma cosa cercavi, eh Teathron?*
Keira mangiucchiava in vestaglia le patate lesse. Le ossa spolpate del pollo brillavano di lattee luminescenze alla luce della bijour sul tavolinetto accanto al divano. La ragazza, stesa su quest'ultimo, con le caviglie incrociate e un grande libro aperto davanti agli occhi, leggeva silenziosa.
*Non ha senso. Lui non voleva questo libro, lo ha detto prima di andare via, ma COSA lo ha spinto a cercare in questo qui?* Domandò alle pagine, mentre con cipiglio sempre maggiore cercava di capire, di prendere le redini dell'intrico filo di lana.
*Bha… forse dovrei solo aspettare il prossimo mercoledì.* sbuffò, dato che le era venuto mal di testa, ed erano le due passate. Il temporale si era momentaneamente placato, e lei si era letta tutto d'un fiato l'eterno libro 'Storia delle Storie'. "Credo di vederci doppio" bisbigliò, chiudendo gli occhi, il volto rivolto al soffitto.
*Okay, hai vinto tu, dannatissimo libro. Ma scoprirò chi è quel ragazzo.* E dopo essersi fatta questa tacita promessa, sbattendo contro il bicchiere d'acqua, riuscì alla fine a spegnere la luce fievole sul tavolino. Le tenebre l'avvolsero, placandole lo spirito inquieto, e facendola scivolare nel sonno.

Giovedì sera. La pioggia era tornata, ora più potente e insidiosa, e di nuovo si era trovata zuppa fino alla radice. Rimase sotto la plastica trasparente della cabina telefonica per quasi dieci minuti, in attesa che la pioggia smettesse un po' di fare i capricci.
*Sembra furiosa…*
E furiosa era. Ma poteva il cielo essere furioso? Non ne aveva idea, e scoprì con annoiato disinteresse che non le importava. *Ho freddo.* Si. Quella era la priorità, al momento.
*Ma perché non mi porto mai un ombrello appresso?* ringhiò a se stessa, sbattendo un piede. Nell'acqua. Gli schizzi le inzupparono i pantaloni jeans, facendola rabbrividire. "Cavolo!" mormorò irrigidita dal gelo. Un vento freddo si stava alzando dal bosco, vicino alla città, e ora carezzava le vie, rendendole luoghi inospitali, tetri, scroscianti. Tutto il suo essere, tutto il suo corpo, i suoi pensieri, il suo respiro, il suo cuore. Tutto si bloccò, nell'esatto istante che i suoi occhi grigi si alzarono dagli scarponcini neri, per guardare verso Everet Street. Teathron era in mezzo alla strada, avvolto in un…mantello? Si…In un mantello nero. Il suo volto, bianco, latteo, era visibile a quella distanza come un uovo. I capelli biondi erano sciolti, e il vento li muoveva avanti e indietro, mentre la pioggia gli arrivava addosso. Era impassibile, immobile, gli occhi azzurri puntati verso l'ignoto, lì' al centro della strada. "Ma che fa?" e lo disse ad alta voce, tanto era sgomenta. Dopo qualche altro secondo, Teathron iniziò a camminare nella sua direzione. L'aveva vista? Probabilmente si. L'aveva riconosciuta? Sperò con tutta se stessa di no. Non le piaceva molto quel ragazzo, e incontrarlo al freddo e al gelo, in mezzo alla furia degli elementi non era proprio quello che avrebbe desiderato. "Ciao Keira." Disse risoluto il ragazzo. Solo quando fu a pochi passi da lei, poté distinguere nettamente i suoi perfetti lineamenti, giovani ma virili allo stesso tempo, e lo sguardo gelido, atono, che non sembrava umano. "Ciao…" fece titubante lei, stringendosi le spalle con le braccia, tremando di freddo. "Perché stai qua sotto?" domandò Teathron, inclinando di lato il capo. Un tuono saettò e brillò nel cielo, come una frusta di addestratore rabbioso. "Piove." Disse semplicemente la ragazza, e lanciò una rapida occhiata al cielo, che borbottava come un bambino col mal di pancia.
"Hai freddo." Ed era una constatazione. *Ma bravo, ci sei arrivato…* fece sarcastica nel suo petto, e poi con orrore vide che lui entrava nella cabina, accanto a lei.
Non era bagnato. Non una sola goccia gli aveva toccato il corpo. Questa fu la prima cosa che la fece rabbrividire, quando lui le fu al fianco. "Come fai?!" fece con voce stridula la ragazza, scostandosi da lui, riferendosi al fatto che non aveva una goccia che era una tra i capelli. I suoi bellissimi, lunghi capelli dorati erano mossi dal vento, sciolti. Puliti, lucenti. Non raggrinziti e arruffati come quelli chiusi come in gabbia nella treccia di Keira. "Casa mia è oltre l'angolo di Everet Street. Ti va di venire?" chiese lui, fissando fuori la cabina, imperterrito. Probabilmente neanche l'aveva sentita la domanda. *E' una specie di invito?* fece la vocina trillante di gioia nella sua testa, che venne soppressa subita con ira crescente. *Ma che cavolo… non si è bagnato! Come ha fatto? COME?*
"Okay." *No, dannazione!*
"Seguimi." E lui tornò fuori.
Keira per un attimo si illuse di non sentire la pioggia cadere su di lei. Credette possibile che la pioggia fosse fermata prima di toccarla dallo stesso sortilegio che era applicato su Teathron.
Poi, quando il vento, l'acqua, i tuoni, la stordirono in un rombo di gelo e umidità, dovette ricredersi, e seguì il ragazzo annaspando, sotto il temporale minaccioso.

"Bevi."
Keira bevve. Il cioccolato caldo le entrò nella gola, come una carezza sinuosa, e le mise subito rossore sulle guance. La felpa bagnata e i pantaloni zuppi erano stesi sulle sedie del tavolo della grande cucina. Addosso aveva una vestaglia, che la smagriva ancora di più.
"Grazie" mormorò la ragazza, che si sentiva un po' a disagio, a casa di un estraneo, completamente bagnata, instupidita dal temporale e piena di inquietudine.
"Ho ricambiato il favore." Fece Teathron, che dopo essersi tolto il mantello, si era messo a prepararle la calda bevanda. Ora la fissava dall'angolo cottura, appoggiato lì come uno stupendo animale esotico. Keira si rese conto solo allora, che non aveva mai visto sorridere il ragazzo da quando lo conosceva. *Sembra triste* "Frequenti il Braveheart Istitute?" domandò, ma sapeva già la risposta. *Questo qui farà l'università…*
"No. E' una scuola?"
*Si. Ci vado io* e poi corresse il filo dei pensieri. *No. Mentigli.* "Si, è un ottimo istituto."
Keira guardò l'orologio sulla parete. Le otto e mezza. Sarebbe dovuta tornare a casa. Ma sua madre non c'era, e nessuno pensava a lei. Tanto valeva restare ancora un po'.
Teathron colse il suo sguardo.
"E' ora di cena" fece il ragazzo.
"Già, è meglio che vada… *Ma non volevi rimanere?*
"Se vuoi puoi rimanere" *Ecco, meno male…*
"Ma no…non voglio disturbare…" quello era un invito a cena? Da parte di un ragazzo! Era da mettere sull'Hollow News, in prima pagina: Keira a cena con un ragazzo…
"Non disturbi, se sai cucinare" ed era un sorriso, su quel viso bianco, pronunciato dalle labbra rosse. Teathron si illuminò, con quel fugace, divertito, malizioso sorriso. Eppure, quanto gelo, in quel volto. Neanche sorridendo, la cupezza dei suoi occhi si dissolse.
"Meglio che ordiniamo una pizza, allora" *Bella battuta, Keira. Ora ci mettiamo a fare le simpatiche…* e anche lei si ritrovò a sorridere. Tale madre, tale figlia.
Keira e i fornelli?
Meglio tenere le due cose su mondi diversi.

"E così… da quanto sei qui ad Hollow Town?" Teathron rimase a bocca chiusa tutta la sera. Solo quando -dopo non aver toccato affatto cibo, poiché affermava di non avere fame- passarono al dessert, decise di sbloccarsi. "Da ieri." Disse con molta semplicità, e bevve un sorso del suo bicchiere di vino. Keira si era astenuta da prendere alcolici. *Okay rimanere a cena, ma niente droga, sesso o alcolici, è la regola* e si immaginò sua madre che glielo ricordava scherzando. Anche perché non aveva mai valutato l'idea che veramente Keira potesse essere invitata a cena da un ragazzo. Keira era la ragazza complessata, un po' schizzo, che tutti tenevano alla larga. "Oh… e come mai?" domandò, guardandolo di sottecchi. Le piaceva guardarlo, quando sembrava così normale. Molte volte Teathron le era sembrato troppo…strano.
Lui a quella domanda aveva corrucciato la fronte bianca, aveva fissato i resti della pizza, e poi dopo un attimo di esitazione silente, l'aveva guardata. Pareva confuso, sbiadito. "Dovevo venire qui per cercare una cosa alla Biblioteca" fece infine, riacquistando il suo tono distaccato.
"Ah…si ricordo." E Keira sorrise appena.
"Non ho ancora trovato quello che cercavo, però." Ammise Teathron, la voce molto sicura adesso, non incrinata nella confusione e cupezza di tre attimi prima. "E' così grande quella biblioteca!"
"L'ha fondata mio nonno." Fece sapere Keira, e si raggomitolò sulla poltrona riservata a lei. Sul bracciolo rosso scuro stava un pezzo di pizza mordicchiato. Tra le mani aveva un bicchiere di vetro pesante, con dentro dell'acqua gassata. Le bollicine le pizzicavano l'indice, sospeso a mezz'aria , che poi roteava sul limite del bicchiere, carezzandolo per alleviare i nervi tesi. "Conosco quella biblioteca come le mie tasche" *Su, fai la domanda che ti interessa. Falla dannazione!* "Se mi dici che cosa stai cercando…" "In realtà." Teathron le troncò la domanda, ancor prima che potesse essere formulata. Il temporale bombardava le finestre ogni tanto, facendo tremare i vetri. "Non so neanche io cosa sto cercando. Non perfettamente, ecco." "Bhe,. È difficile trovare qualcosa, se non si sa cosa sia." Ridacchiò Keira, e poi lanciò un'occhiataccia al bicchiere. Non è che quel ragazzo le aveva macchiato l'acqua di tequila? Perché stava davvero dicendo una marea di cretinate una dietro l'altra.
Lui non sorrise. Si limitò a rimanere zitto, a guardarla. Keira si domandò se stesse cercando di impararla a memoria, la sua figura, tanto l'aveva guardata quella sera. *Forse gli piaccio…* e poi si ricordò che quello sguardo non era proprio uno sguardo piacevole. Era qualcosa come…odio? Invidia? Gelido…uno sguardo così gelido che la fece rabbrividire. "Andiamo in biblioteca." Annunciò alla fine, dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio.
*Che? *"Come scusa?" domandò la ragazza, alzando un sopracciglio scuro. "Si. Vieni, in camera mia ci sono degli abiti asciutti. Devo prendere un libro." "Adesso?" e Keira guardò l'orologio. "Sono le 10.00. La biblioteca è chiusa…" *Ma questo non basterà a fermarti, vero Teathron?* sbuffò una vocina incupita dentro di lei.
Lui si era già alzato in piedi, e aveva posato con un tintinnio il bicchiere di vino mezzo pieno sul tavolo di marmo bianco della cucina. Poi le fece cenno di seguirlo su per le scale. *Dannazione, Keira! Ti stai per cacciare in guaio…* fece la stessa vocina di prima. *Avevo detto che avrei scoperto chi e cosa voleva questo ragazzo. Bhe ora che posso mi tiro indietro?* e questa era una voce scocciata. Con un sospiro, la ragazza con la treccia e gli occhi di nuvola si alzò dalla poltrona, e con i piedi scalzi che toccavano i morbidi tappeti e poi le scale di legno lucido, fu in camera.

Un tuono. Il lampo che lo aveva preceduto aveva fatto socchiudere gli occhi a Keira, lasciandole sfuggire un leggero sussulto. "Non ti piacciono i temporali." Dovette dire Teathron. Guidava silenzioso, da quando erano usciti da casa sua, ma sembrava allo stesso tempo molto concentrato su di lei. La strada era deserta. Hollow Town era molto superstiziosa, nonostante l'odio sviscerato per la parte oscura della Biblioteca. Una notte di temporale così feroce…era sinonimo di cena alle 7.00 e a letto con le galline. "Non mi hai ancora detto come faremo ad entrare." Disse Keira, con un misto di inquietudine ed emozione. Stava trasgredendo un bel po' di regole, e la cosa -si trovò a scoprire.- le piaceva. Come la notte, come la biblioteca, come la magia…come Teathron. "Non preoccuparti per questo. Hai detto che conosci molto bene la Biblioteca." Teneva tutte e due le mani sul volante, ma sembrava molto rilassato. Se non fosse stato per il suo volto puntato sulla strada illuminata dai fari, Keira avrebbe potuto benissimo dire che stavano discorrendo come a casa sua. Keira annuì, guardandolo, studiandolo. Non riusciva a staccare gli occhi dai suoi capelli biondi -troppo biondi? *Forse se li è tinti*- e dal suo profilo perfetto. Di nuovo le venne in mente il nome Teathron. *Dove l'ho gia sentito?* Perché lo aveva già sentito, da qualche parte, ne era certa. "E se ti… ti dicessi una frase. Tu potresti trovare il libro che contiene questa frase?"
*Ma per chi mio ha preso, per un computer portatile?* E poi capì.* Sono un mezzo. Non gli piaccio affatto* "Forse." Mormorò e staccò gli occhi da lui, delusa da se stessa.

Quando furono davanti alla Biblioteca, il vento infuriava sulla città, scuotendola come la stesse schiaffeggiando con ferocia. L'acqua era un tripudio di lamenti, mescolata ai borbottii e agli schioppi dei tuoni. Keira si strinse addosso il mantello nero che Teathron le aveva prestato, e tenne alto l'ombrello, cercando di non farlo acchiappare dai refoli ghiacciati. Il ragazzo era sotto all'ombrello assieme a lei, e il vento lo toccava con dolcezza, al contrario di come sballottava Keira a destra e a sinistra. Stavano attraversando rapidamente il viale di ghiaia che portava all'ingresso del grande edificio tarlato e scricchiolante, quando l'ombrello scuffiò. Le sue asticelle di ferro si piegarono con facilità sotto la pressione del vento, e poi Keira fu scaraventata all'indietro.
"Accidenti!" gridò con paura, mentre mollava la presa sull'ombrello appena in tempo per non essere trascinata nella bufera anche lei. Il telo nero si perse nell'infinità della notte gorgogliante, oramai appartenente al cielo.
Teathron era rimasto fermo nel punto del viale dove Keira si era trovata prima dell'imprevisto. La guardava senza espressione, il mantello che gli sfrusciava dietro, gonfiandosi e sgonfiandosi. Di nuovo, Keira poté vedere sotto la luce dei lampioni elettrici, che l'acqua sembrava non colpirlo. Lei, invece, si trovò di nuovo zuppa, nel giro di pochi secondi. "Dobbiamo entrare!" gracchiò infreddolita, correndo accanto a lui. Assieme percorsero l'ultimo tratto, e si fermarono davanti alle porte -chiuse ovviamente- della Biblioteca.
"C'è un'incasellatura alla base della porta di sinistra e su, in alto…" e poi Teathron si chinò. Armeggiò per qualche secondo con la porta, e poi Keira sentì uno schiocco leggero. Lui tornò al suo livello, e la guardò negli occhi con ferma sicurezza. "Ti prendo in braccio e sblocchi l'altra. Basta che la tiri verso l'alto." Non le chiese affatto 'Credi di potercela fare?' o 'Non ti spiace se ti prendo, vero?'. Si limitò ad abbassarsi, e poi le cinse le gambe con le braccia. Keira sentì come un riflesso condizionato, il rossore avvampare sulle sue guance. Non l'aveva mai toccata un ragazzo. Le braccia le strinsero le esili gambe, e poi Teathron la issò su, vacillando appena, mantenendo l'equilibrio ondeggiando. "La vedi?" domandò, la testa appiccicata alle sue cosce. Keira non si sentiva molto bene. *Aria, ho bisogno di aria. Soffoco…svengo…Io svengo…* e un bello schiaffo da parte della voce seria, nella sua testa *Cretina, rispondi!* Keira si sporse un po', fino ad appoggiarsi alla porta di vetro scuro. C'era un dislivello di due centimetri tra la fine della porta e il muro superiore. E in quel dislivello…
"La vedo!" fece ad alta voce, per farsi sentire oltre il trambusto degli elementi. Si tolse una ciocca ribelle e bagnata dalla bocca, e poi infilò la piccola mano bianca nel dislivello. Tastò lì dentro: era umido, e freddo. Alla fine trovò una sorta di bozzo circolare. Lo prese con le dita e lo tirò su. Emise un leggero schiocco, e Keira seppe che la porta era aperta. "fatto!" fece entusiasta per la sua opera riuscita. Un tuono, forte. Era come il rumore di una lattina, scaraventata a terra con rabbia. Quanta rabbia, nel temporale…
Teathron sciolse appena appena la stretta, e lei scivolò a terra. I loro volti rimasero vicini. Keira sorrideva, e lui sembrava confuso, gli occhi di gelido azzurro che la scrutavano penetranti. Rimasero in silenzio per quei pochi attimi, senza dire nulla. *Chissà cosa gli passa per la testa.*
"Entriamo." Sussurrò alla fine il ragazzo. Mentre Teathron spingeva la porta per entrare nella Biblioteca, Keira chinò il capo, e si fissò la mano destra. Teathron gliela stringeva con la sua.

La Biblioteca Oscura aveva già di per se il suo alone misterioso, tetro, ovattato. Ma quella notte, clandestina, bagnata, assieme ad un ragazzo che era più mistero che verità…Keira sentiva la biblioteca di suo nonno come un film di horror, un dark ben congegnato, con effetti sonori davvero da urlo. I tarli, che non smettevano di mordicchiare neanche di notte, cantavano le loro note graffianti, mentre i tuoni facevano il resto. Accesero due candele con i fiammiferi che proprio Keira aveva comprato e lasciato nascosti tra due tomi pesanti nello scompartimento 'F', e poi rimasero al centro della stanza, fuori dal labirinto di scaffali, un attimo silenziosi. "Allora, dimmi questa frase." Mormorò la ragazza infine. "Hai freddo?" chiese Teathron, e quella domanda la stordì più di un ceffone. *Questo è un tono preoccupato o sbaglio?* "Un po'" ammise Keira, che sgocciolava sul pavimento, mentre il ragazzo era asciutto. La cosa sembrava non inquietarla più adesso. *Voglio la verità* era questo che importava adesso. "Spogliati." Disse sicuro lui, e Keira sgranò gli occhi grigi, leggermente scossa. *O santo cielo…* "P..perché?" "Stai tremando. Potresti prenderti un influenza. Spogliati e avvolgiti addosso il mio mantello." E fece già per toglierselo. "No…Non ce ne è bisogno" balbettò imbarazzata la ragazza. "Ma prenderai l'influenza." Esordì lui con logica, e alzò un sopracciglio biondo. Era perplessità, quella nei suoi occhi di ghiaccio? *Ma lo ha capito che sono una ragazza? Ho i capelli lunghi, Teathron. Ho un nome da femmina. E le femmine non si spogliano così…davanti ad un ragazzo.* pensò sbattendo le palpebre. *Come faccio a districarmi dalla cosa?* si chiese tristemente, presa in trappola. Lui posò il mantello per terra, da un lato, e si voltò. Keira rimase immobile per un attimo, a fissare le spalle del ragazzo. La luce delle candele, rossa, calda, le disse di fidarsi. Si slacciò i pantaloni, e li piegò, mettendoli sul tavolino dove si sedeva a leggere. Poi sfilò la maglietta -che le stava enormemente larga- e la appallottolò, perché faceva troppo freddo per permettersi del tempo a piegare anche lei. I piedi sguazzavano in una poltiglia di suola e pioggia. *Bleah…* fu l'unico pensiero, mentre toglieva gli scarponcini neri, seduta sulla seggiola del tavolo da lettura. Teathron rimase immobile, senza accennare mai un solo istante a volersi voltare. Lei si mise attorno il mantello, lo chiuse sul suo corpo gracile e bianco, e slegò i capelli, sgrullandoli. "Puoi voltarti." Fece a bassa voce, quando fu pronta. Lui si voltò, e perse un secondo a guardarla. I suoi occhi ora erano se possibile ancor più rigidi, di cristallo. Keira si sentì trafitta dall'occhiata, e abbassò il capo. "Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere." Disse lentamente Teathron, e ogni parola scosse sempre più maggiormente Keira.
"E' questa la frase." spiegò Teatrhon, e rimase in attesa, silente, pacato. *E' la Bibbia.* Pensò con perplessità. E poi iniziò a ragionare. *Ricorda una frase della resurrezione di Cristo, a memoria…ma non ricorda il titolo del libro! Dannazione, è la Bibbia… La Bibbia la conoscono tutti. Bhe, non proprio tutti…però se sa quella frase a memoria, deve sapere del libro. E' una contraddizione.*
"E' la Bibbia, il libro sacro del Cristianesimo." Spiegò Keira, con un soffio di voce. "Bibbia…B…" e Teathron la superò, andando a guardare nello scompartimento con i Tomi che avevano il titolo per iniziale B. Keira rimase al centro della stanza, respirando piano, inquieta.
"Puoi darmi una mano?" domandò il ragazzo, e si volse a mandarle un'occhiata di aiuto. Ma Keira era paralizzata. Qualcosa, si era allacciato nel suo cervello. Ora si ricordava… si ricordava dove aveva già sentito il nome Teathron.

"Morto?"
"Si… l'hanno buttato giù da un ponte. L'acqua del fiume lo ha travolto, facendolo annegare…Davvero una brutta storia."
Keira aveva inzuppato la ciambella nel caffè e latte.
"Hanno dato a Charles l'articolo, ma vogliono che sia io ad occuparmi dell'impaginazione, e della fotografia. Parto per Darlah domani mattina. Vieni con me?"
"Un omicidio non è una cosa emozionante, mamma."
"Bhe… lo so."
"Come hai detto che si chiamava?" aveva domandato Keira con poco interesse. "Goffreud Malloy. Gli amici però lo chiamavano Teathron"

*E' morto da un anno*
Nell'esatto istante che lei lo capì, Teathron anche se ne rese conto. Keira rimase immobile, a fissarlo, il fiato mozzato, mentre sentiva le gambe tremarle. Ora gli occhi del ragazzo sembravano pozze di acqua sporca. Pozze di cristallo glaciale che si scioglie. Capì perché aveva paura di lui. Capì perché l'acqua non lo toccava. Capì perché appariva e scompariva, così, dal nulla. Capì perché non lo aveva visto mai prima di allora.
"Tu… come è possibile…" mormorò, e la sua voce suonava lontana. "Devi aiutarmi." Ripeté lui, senza alzarsi dallo scaffale, gli occhi che scintillavano alla luce della candela.
"Dimmi cosa sei." E Keira guardò le scale. Voleva scappare da quell'incubo, ma Teathron era -nonostante morto- fatto di materia. E se l'avesse rincorsa? *Perché vuole il libro…perché vuole il mio aiuto?* e di nuovo, come un grido che gli straziava i timpani interiori *Cosa è questo ragazzo?*
"Se non mi aiuterai, loro torneranno a prendermi."
"Loro chi?" e Keira indietreggiò, verso l'oscurità delle sue spalle. "Sei l'unica… L'unica che può vedermi." E Teathron si alzò in piedi. Alto, col volto da Achille. Keira tremò.
"Perché ti serve il libro?" continuò ad indietreggiare, sempre più rapidamente. E lui la seguiva.
"Per essere libero da loro." E poi Teathron alzò un braccio, allungò una mano, e cercò di carezzare la guancia di Keira. Ma Keira era lontana mille miglia, adesso. "Tu…tu sei morto, dannazione! Tu non puoi essere lì dove sei… Sto… sto impazzendo davvero. La dottoressa Dubleye aveva ragione, tutti avevano ragione, io sono matta…" disse velocemente Keira, mentre gli occhi di nuvole vacillavano, e la schiena andava a sbattere contro lo scaffale. *Chiusa in trappola.* "Non sei pazza." Disse Teathron, e riuscì a toccarla. La sua mano, solo ora la ragazza la sentì con nitidezza, era ghiacciata. Le carezzò il viso, lievemente, poi sfiorandolo soltanto, palpandone il calore vivo. "Aiutami e me ne andrò." *E se io non volessi aiutarti?* e poi focalizzò il vero problema. "Tu sei vero. Ma se sei vero.. allora sei morto. E io… perché riesco a vederti? Insomma, gli spettri non sono fatti di carne. La cosa non ha senso" "Scoprirai Keira che molte cose non hanno senso." Sorrise Teathron, e poi fece un passo indietro, distanziandosi di nuovo. "Sono stato…molto tempo solo. A vagare per la città dove sono nato, alla ricerca di qualcosa. Poi non so perché, ho sentito che dovevo venire qui. E qui, ho visto la biblioteca. Mi sono detto 'forse lì troverò qualcuno che può aiutarmi'. E ho trovato te."
*Cosa può significare morire e poi vivere in un mondo che ci ha dimenticati?* Keira non lo sapeva, ma sentì un grande vuoto azzannarle il cuore. Come era possibile? Quello che le si presentava davanti agli occhi era la verità. Era ciò che sarebbe accaduto a lei, dopo morta? Era ciò che accadeva ad ogni persona che moriva, oppure si stava inventando tutto il suo cervello malato? "Perché ti serve il libro." Ripeté la stessa domanda di poco rima, con più fermezza. "Per essere libero."
"Non mi basta." Quasi ringhiò Keira. Paura, tristezza, confusione le annebbiavano gli occhi e la voce.
"Loro mi hanno detto che se non avessi trovato te… mi avrebbero portato all'Inferno. Dovevo trovarti, prendere il libro e poi andare nel posto deciso." "Quale è il posto deciso?" chiese la ragazza. "La mia tomba."

Ora che erano di nuovo in macchina, silenziosi, Keira poté fare lucidità nella sua testa. Il temporale era cessato d'improvviso, e le stelle brillavano nel cielo, appena coperto a tratti da veli nuvolosi. La luna, grande e piena, irradiava la sua luce spettrale alla cittadina dormiente.
*Sono in macchina con un morto. Questa è bella.* fece sarcastica, e strinse al petto l'enorme libro millenario, con più copie al mondo: la Bibbia. *Teathron, come mai non ci sono arrivata subito, invece di finire in questo pasticcio?* Si maledisse, socchiudendo gli occhi. *Perché riesco a vederlo solo io? E chi sono 'Loro'? Ho come la brutta sensazione che non ci vorrà molto per scoprirlo.*
"Non ricordo nulla della mia vita." Disse d'un tratto Teathron, mentre la macchina sfrecciava sulla strada, diretta a Darlah nel pieno della notte. "Solo una cosa so per certa. So che sono morto, so dove sono morto. So dove mi hanno seppellito. Ma di me rimane solo questo nome…Teathron. E nient'altro."
"La casa. Di chi era?" volle sapere Keira.
"Credo fosse mia. Avevo le chiavi, così sono venuto a stare lì, quando ho capito che era ad Hollow Town che avrei trovato quello che cercavo, ho deciso di restarci."
"Tu… sai perché io ti vedo?" domandò Keira, e la sua voce era divenuta bassa, mentre malinconica fissava fuori dal finestrino. Il suo respiro lo appannava, in grigio colore, pallido sbuffo di brina che si congela al contatto. "No." Ammise il ragazzo.
*Naturalmente.*
"Però so che sei il mio angelo."
"Gli angeli non avevano le ali?" chiese con uno sbuffo sarcastico Keira, che si sentiva sempre più sprofondare nell'oblio del malumore.
Hollow Town scomparve alle loro spalle. La statale si allargò davanti ai loro occhi. Un cartellone, in alto, si avvicinava: "Darlah City 10 km"
"Mi dispiace averti incontrata da morto" disse il ragazzo, continuando a guardare la strada. Keira si volse verso di lui.
*Anche a me*

E' buio, ma la luna risplende nel cielo. Questo mi da forza e coraggio, ora che sono più vicina, sempre più vicina alla verità
Potrei fuggire, perché no? Dare le spalle a quell'impervia via che graffia l'aria con le sue foglie secche, davanti a me. Darle le spalle, e fuggire via, verso le case. Ma non scoprirei, non troverei quello che cerco, e allora, avrebbe senso tutto ciò che ho passato?
Io voglio solo poter capire…
Lui cammina al mio fianco. E' impassibile, muto come la pietra, bello come le tenebre. Una chiara patina di luminescenza gli circonda il volto. Lo fa brillare appena, come fosse fatto della stessa sostanza della luna. E forse, è così. Teathron, così ti chiamavano. Teathron così ti chiamo io. Ma tu chi sei veramente? Spettro silente, cuore di cristallo, occhio di zaffiro. Ragazzo confuso e disperso, morto e risorto, per essere visto da me. E io… io chi sono?
Se questa storia è vera, e ne dubito altamente, allora troverò la risposta solo portandoti dove tu mi hai chiesto. Solo allora, forse, potrò capire.


Quando lui si fermò, come cristallizzato, Keira capì che erano arrivati. Che effetto faceva, vedere la propria lapide? *Come ti senti, Teathron? Come fai a rimanere impassibile, mentre io tremo? Forse* si disse cupamente, fissandolo di sottecchi, mentre il vento le baciava il corpo raggelandola *Forse lui non sente nulla.*
"Eccomi qui." Disse, e la sua voce fu una campana nel corpo di Keira. Din, la scosse. Don, la fece vacillare.
"Cosa devo fare?" chiese. Le nuvole erano anche nel bosco accanto al cimitero. La nebbia era un manto bianco, posato con delicatezza. Ombre sinistre si muovevano, o era solo la sua immaginazione?
"Devi mettere la Bibbia sulla terra davanti alla lapide. Così mi hanno detto Loro." Spiegò lentamente Teathron, che guardava la pietra. 'Goffreud Malloy' scritto in lettere grandi e perfette.
"Loro chi sono? Puoi dirmi almeno questo?" e poi sentì un brivido sulla schiena. C'era qualcun altro lì vicino, appiattito nella foschia di perla. "Loro non sono ne di sopra, ne di mezzo, ne di sotto. Loro hanno il governo su quelli come me. Ci ricattano, in cambio della risposta….la risposta che ci renderà liberi, e non più dannati." Disse con enfasi sottile Teathron, e gli occhi gelidi scintillarono di nuovi, colti da una frenesia ed eccitazione che Keira percepì vivida e lucente come una saetta.

Loro mi hanno detto che se non avessi trovato te… mi avrebbero portato all'Inferno.
"Sono qui." Mormorò Teathron, alzando di scatto il viso, puntando la nebbia del bosco.
*Loro vogliono me.*
  
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