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Autore: Tota22    22/08/2017    2 recensioni
Estate 1998. Costretta a delle "vacanze forzate" con sua madre e sua sorella, la silenziosa Alice si ritrova bloccata per tre settimane in un paesino sperduto, bagnato dallo Ionio e baciato dal sole rovente del sud.
A farle compagnia soltanto il suo walkman, una macchina fotografica polaroid e un libro letto troppe volte. Ma sarà davvero così? L'estate porta cambiamento, incontri e forse permetterà ad Alice di ritrovare qualcosa che ha perduto da molto tempo: la sua voce.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



Alice Rossi smise di parlare il 13 giugno 1995, all'età di tredici anni.

Non le successe nulla di traumatico. Non le accadde nessuna esperienza sconvolgente che la spinse a non pronunciare più parola. Non aveva nemmeno subito un incidente che le avesse impedito fisicamente di usare le corde vocali.

Alice aveva proprio deciso di non parlare più. 

Ricordava perfettamente la mattina del 13 giugno, quando appena sveglia quest'idea si era insinuata nella sua testa come il vento freddo che d'inverno filtra dalle imposte chiuse. Era martedì, non c'era scuola e la casa era immersa nel silenzio sonnecchiante tipico dell'estate.

Il letto di sua sorella Selvaggia era vuoto, dalla cucina non arrivava il tintinnio di tazze e cucchiaini, la radio dei vicini era spenta. Forse erano già usciti tutti.

L'assenza di suoni riempì Alice di una strana sensazione di disagio e pace. 

A quel punto si chiese cosa sarebbe successo se avesse smesso di parlare. Sarebbe cambiato qualcosa? Qualcuno se ne sarebbe accorto? Ben presto quello che era iniziato come un gioco era diventato realtà.

Alice era di per sé una ragazza silenziosa e meditativa, non amava stare al centro dell'attenzione ed esprimeva le sue opinioni con pacatezza e di rado.   

Forse fu anche per questo che la sua famiglia ci mise ben nove giorni a capire che Alice era diventata muta.

Sua madre poi era presa dal lavoro, sua sorella dalla normale vita di un'adolescente in vacanza, tra uscite e sospiri al pensiero del sorriso del cantante di turno, suo padre era già da un mese in un'altra casa con un'altra donna.

Una volta compresa la situazione Luisa, la madre di Alice, aveva attraversato diverse fasi: incredulità, rabbia, frustrazione, per arrivare all'accettazione per sfinimento. Selvaggia invece liquidò la cosa come un capriccio da bambini per attirare l'attenzione e assicurò che ben presto Alice si sarebbe stufata e avrebbe ripreso a parlare.

Invece da quel giorno erano passati più di tre anni e Alice era rimasta muta come un pesce.

Era contenta così. Ormai per lei parlare era diventato inutile, dal momento che non c'era mai stato nessuno  a parer suo che l'avesse ascoltata veramente, anche quando usava la voce.

Non era mai stata brava con le parole quanto con gli sguardi e i gesti. Era diventata un'esperta di comunicazione non verbale e all'occorrenza aveva sempre in tasca un quadernino e una matita.

Nonostante la sua eloquenza in fatto di occhiatacce e scuotimenti di testa, Alice non era riuscita a convincere sua madre a lasciarla a casa a Milano per le vacanze estive. 

Selvaggia, Luisa ed Alice erano già da otto ore in viaggio in un'angusta cuccetta di un  treno intercity notturno, Milano centrale-Reggio Calabria.

La famiglia avrebbe passato tre settimane in un delizioso paesino sullo Ionio: natura spettacolare, sole, mare, buon cibo e relax... che per Alice e soprattutto per Selvaggia erano sinonimo di noia mortale.

Selvaggia aveva protestato ancora più ferocemente di Alice all'idea di quella vacanza. Per una volta le due sorelle, che di solito erano sempre pronte a saltare alla gola l'una dell'altra, avevano fatto fronte comune per convincere la madre a lasciarle a Milano.

Luisa però era stata intransigente e aveva contrattaccato con la scusa che finché fossero state minorenni avrebbero fatto quello che diceva lei, punto e basta. Questa affermazione aveva fatto infuriare ancora di più Selvaggia, che avrebbe compiuto diciotto anni il 29 agosto, proprio il giorno in cui era previsto il ritorno a Milano.  

Alla fine le due ragazze si erano viste costrette a fare le valige e partire, il 25 luglio 1998.

Nello scompartimento faceva un caldo micidiale.

La cuccetta era in pratica uno spazio di pochi metri quadri in cui erano infilati una coppia di letti a castello e poco più che fosse utile per un viaggio notturno in treno. I bagni erano in fondo alla carrozza e dopo averli visti Alice decise di bere il meno possibile per evitare di doverci andare.

Alla partenza Luisa si posizionò in un letto di sotto mentre Selvaggia, da solita prepotente, aveva occupato il letto di sopra. Dato che nell'altro letto sopraelevato c'era una signora sconosciuta che divideva con loro la cuccetta  e che in tempo zero si era già addormentata,  Alice si dovette accontentare del letto di sotto rimanente.

Si stese sulle lenzuola bianche con impresso sopra il simbolo delle ferrovie, che al tatto ricordavano il cartoncino e che avevano un odore misto di detergente e polvere. Per coprire la musica assordante che proveniva dalle cuffie di sua sorella maggiore, probabilmente qualcosa del festivalbar compilation rossa, Alice tirò fuori il vecchio walkman che le aveva regalato suo cugino Fabrizio e mise le cuffie. La voce di Morrissey degli Smiths, calda e nostalgica, l'avvolse come una coperta e Alice si addormentò davanti al finestrino: l'ultima immagine prima di sprofondare nel sonno fu una costellazione di luci nel buio appartenenti ad una città e nelle orecchie le note di There is a light that never goes out.

 

  
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