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Autore: I_love_villains    22/08/2017    0 recensioni
Non sempre le cose vanno come programmato.
Dal testo:
Mr. Widemouth se ne stette buono i primi tre giorni, guadagnandosi la fiducia della bambina. Cosa che non era stata poi tanto difficile. Kelly non aveva la minima paura di lui e poi all’essere non dispiacevano i suoi giochi.
Genere: Commedia, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mr. Widemouth saltò la siepe con unico, agile salto. Si avventurò lungo il giardino finché non fu sotto la stanza della bambina. Si arrampicò rapidamente sulla grondaia e sbirciò dalla finestra. Riusciva a vedere solo i lunghi capelli viola della piccola, seduta a disegnare. Mr. Widemouth si sedette sul davanzale. La bambina non si accorse subito di lui. Finì il disegno, lo contemplò soddisfatta e si alzò. Si rese conto che sul davanzale c’era qualcosa. Forse un nuovo peluche? Un paio di curiosi occhi verdi incontrarono quelli grandi e gialli dell’essere.
“Ciao, bella bambina” la salutò garbatamente lui.
La piccola lo fissò sorpresa. Si avvicinò cautamente.
“Ciao. Cosa sei?”
“Il tuo nuovo amico.”
“Che bello! Sentito, Abigail? Abbiamo un nuovo amico!”
La bambina si era rivolta ad una bambola di pezza abbastanza consumata con croci al posto degli occhi ed un vestitino che ricordava quello di una donna medievale. Aveva i capelli rossi.
“Ti piacciono i giocattoli vecchi?” domandò divertito mr. Widemouth.
“Sì. Sono più resistenti, carini e ci gioco meglio!” elencò lei gioiosa. “Anche tu sei carino” aggiunse.
“Lo pensi davvero?” domandò la creatura.
Lei annuì energicamente. Fece qualche altro passo in avanti.
“Grazie. Come ti chiami?”
“Kelly. E tu?”
“Puoi chiamarmi mr. Widemouth.”
“Hai un sorriso enorme” notò sorridendo Kelly.
“Perché sono sempre felice. Allora, cosa ti piace oltre le vecchie bambole?”
“Disegnare e guardare i cartoni e ballare.”
“Tante belle cose ...”
Mr. Widemouth scese dal davanzale e osservò da vicino i disegni di Kelly. Doveva ammettere che rispecchiavano i suoi gusti: erano principalmente neri e rossi, un po’ inquietanti. Quello non era forse un unicorno decapitato?
“Sei molto brava” si complimentò.
“Grazie!”
“Quanti anni hai?”
“Sei.”
“Ed i tuoi genitori ti hanno lasciata sola?”
“Beh, papà è a lavoro e la mamma in garage. Ti va di conoscerla?”
“Oh, no, io non posso farmi vedere dai grandi.”
“Perché no?”
“Perché loro reagiscono in maniera strana. Si spaventano e cercano di scacciarmi. Non vuoi che ci separiamo già, vero?”
“No” rispose subito la piccola. Prese un libro dalla sua mini-libreria. “Sai, sto imparando a leggere e scrivere a scuola. Tu lo sai fare?”
“Certo che sì.”
“Allora mi puoi aiutare! La maestra vuole che scriviamo un nome per ciascuna lettera dell’alfabeto. Mi mancano ancora tante caselle da riempire.”
Leggendo le parole già scritte - agonia, dolore, paura, oscurità, sangue, terrore, veleno - lui acconsentì ghignando. Gli erano già capitati bimbi strani, ma mai una così.
Mr. Widemouth se ne stette buono i primi tre giorni, guadagnandosi la fiducia della bambina. Cosa che non era stata poi tanto difficile. Kelly non aveva la minima paura di lui e poi all’essere non dispiacevano i suoi giochi: saltare la corda, disegnare, ballare, far saltare la testa ai suoi peluche e fare l’inquisitrice. Ma adesso cominciava il vero divertimento per il diabolico furby.
“Kelly, ti va di giocare?” chiese non diversamente dal solito.
“Sicuro!” rispose felice lei.
“Bene. Sotto la tua finestra ho messo un trampolino speciale. Con quello potrai arrivare a toccare le nuvole” le spiegò lui usando il suo tono più persuasivo.
“Wow” esclamò Kelly, immaginando la scena. “Quindi scendiamo in giardino?”
“No, o il salto non sarebbe abbastanza potente. Devi saltare da qui.”
La bambina si affacciò alla finestra.
“È alto” osservò incerta.
“Serve essere in alto per saltare ancora più in alto. Non vuoi vedere cosa c’è oltre le nuvole, Kelly?”
“Salti con me?”
“Io salto dopo di te. Avanti, sei abbastanza coraggiosa per farlo da sola.”
“No, da sola no. Posso farlo con Abigail?”
“Sì, tanto lei è leggera.”
La piccola salì sul davanzale e guardò giù. Con una mano si teneva alla finestra, con l’altra stringeva a sé la sua bambola.
“Mr. Widemouth, è buio. Da che parte devo saltare?”
“Proprio di fronte a te, cara.”
Kelly lasciò andare il suo sostegno, barcollando un po’ per tenersi in equilibrio. Il ghigno di mr. Widemouth si ampliò. Ancora pochi istanti e …
“Kelly, la cena è pronta!”
La bambina scese in fretta dal davanzale, un po’ spaventata.
“Sarà per la prossima volta” commentò, non notando il ringhio contratto del suo amico, che, calmatosi, le diede mentalmente ragione.
Quando lei tornò in camera lui non c’era. Ne fu dispiaciuta, ma non era colpa sua se doveva obbedire alla mamma. Il mattino seguente, un sabato, mr. Widemouth si presentò da lei con dei fiammiferi.
“Sono pericolosi!” lo avvertì Kelly. “I miei non me li fanno ancora usare, come i coltelli.”
“Ma sei con me, ed io sono grande. Non li vuoi accendere? Se lo fai prima che la mamma alzi la tapparella sarà più bello.”
La piccola si lasciò convincere. Prese un fiammifero, sfregò la capocchia e … niente. Ci riprovò con più energia, ma il fiammifero si spezzò.
“Non sono capace” piagnucolò.
“Dai qua” fece mr. Widemouth, sorridendo impaziente.
“La conosci la favola della Piccola Fiammiferaia?” domandò intanto lei.
“No.”
“Te la racconto? È triste, però.”
“Ecco, guarda che bella luce.”
Kelly guardò il fuoco. Avvicinò una mano, scaldandola. Mr. Widemouth soffiò sulla fiamma prima che gli bruciasse le dita.
“Riprova, vedrai che adesso ce la farai.”
In quel momento entrò il padre della bimba. La creatura si precipitò sotto il letto. Per (s)fortuna l’adulto non si avvide di lui.
“Avevo sentito puzza di fumo ... Kelly, sai che non puoi prendere i fiammiferi!”
“Ma papà, io non li ho presi! Non li so nemmeno accendere” si difese la piccola, la vocetta più acuta del solito.
“E questo, allora?” chiese il genitore, raccogliendo il fiammifero bruciato.
“Non sono stata io!”
“E chi allora? Forza, Kelly, non si dicono le bugie.”
La bambina sospirò. Non poteva raccontare di mr. Widemouth, o non lo avrebbe più rivisto … e poi avrebbe tanto desiderato bruciare Abigail accusandola di stregoneria.
“Scusa, papà …” mormorò mogia, abbassando la testa.
“Adesso ci siamo. Prometti di non farlo più?”
“Prometto.”
“Brava, altrimenti avrai una punizione.”
Se ne andò. Mr. Widemouth uscì da sotto il letto.
“Fiù, c’è mancato poco” disse, facendo finta di asciugarsi il sudore.
Kelly rise. Tentò di toccarlo ma lui si tirò indietro: odiava i contatti fisici.
“Non ti posso abbracciare? Scommetto che sei coccoloso!”
“No, non sono un animaletto qualsiasi.”
“Lo so, però io abbraccio mamma e papà. Neanche loro sono animali.”
“Oggi non ci vai a scuola, giusto?” cambiò argomento lui.
“Sì! Possiamo giocare tutto il giorno!”
“Allora preparati. Ti porto nel bosco.”
“A casa tua?”
“No, quella è lontana.”
Più tardi la bambina seguiva diligente la creatura. I genitori le avevano dato il permesso di andare, a patto che riuscisse sempre a vedere la casa e tornasse entro un’ora. D’altronde non le avevano regalato un orologio per niente. Ovviamente lei si era portata dietro Abigail.
“Come mai sei voluto venire qui, mr. Widemouth?”
“Beh, io mi sono fatto un’idea di come vivi, volevo che te la facessi anche tu.”
“Oh. Riesci a parlare con gli animali?”
“No.”
“Peccato.”
L’astuta bestiolina si fermò vicino a delle bacche: rosse, invitanti e velenose. Kelly lo guardò in attesa.
“Guarda, non ti sembrano appetitose?”
“Fanno male.”
“Lo … sai?” fece lui, nascondendo la delusione.
“Faccio spesso gite nel bosco, soprattutto con mamma. Poi ho visto il loro effetto quando il cane le ha mangiate assieme alle crocchette” gli spiegò Kelly con la sua vocina dolce.
“Ah …”
Maledizione! Quella era la terza volta che falliva! Quella ragazzina aveva una fortuna sfacciata!
“Ok, allora che ne dici se ci arrampichiamo su un albero e ci conosciamo meglio?”
Così potrò sfruttare le tue debolezze per farti fuori” pensò malignamente.
“Va bene, ma dopo o mi sgridano” lo salutò la bimba, ignara delle sue oscure macchinazioni.
Quel pomeriggio mr. Widemouth notò che Kelly non era un granché ad arrampicarsi, ma si impegnava molto. Alla fine riuscì a sedersi alla prima biforcazione di due rami. Lui la raggiunse.
“Sei una bambina decisa ... non ti arrendi facilmente, eh?”
“Non lo so ...”
“E Abigail non c’é?”
“No, lei sorveglia il Leone Codardo, deve essere processato. Sai che è un traditore?”
“Adesso sì.”
“Tu conosci tante cose e mi capisci, sei molto intelligente!”
“Diciamo che ho una certa esperienza con i bambini.”
“Allora hai tanti amici.”
“No ... o meglio, uno alla volta ...”
“Che cosa buffa.”
“Tu invece che altri amici hai?”
“Oltre te e Abigai ci sono i miei cugini, ma voi siete i migliori!”
“Sei sempre allegra, cosa ti rende triste?”
“Mmh ... se mamma e papà mi rimproverano. Qual è il tuo colore preferito?”
“Il rosso” rispose mr. Widemouth, pensando: “Rosso come il sangue. Sangue di bimbo.
“Io preferisco il nero o il grigio. Perché sei venuto da me?”
“È stato l’istinto.”
“Cos’è l’istinto?”
“Non ti è mai capitato di fare una cosa senza che ci hai pensato? Tipo qualcuno fa finta di lanciarti dell’acqua e tu ti ritrai anche se sai che la bottiglia è chiusa? Ecco, l’istinto funziona più o meno così. Senti dentro qualcosa che ti spinge ad agire.”
“Sai tante cose … però adesso dimmi che ti piace mangiare.”
“Mi accontento di quello che c’è … mi vuoi preparare da mangiare?”
Lei annuì. Quindi anche la bambina stava raccogliendo informazioni!
“Sai una cosa? Vado a preparare tutto! Tu non venire a sbirciare! È una sorpresa!”
La piccola scese goffamente dall’albero. Lui rimase seduto sul ramo.
“A domani, mr. Widemouth!”
“A domani, piccina” la salutò lui.
Ma il giorno dopo lui non si presentò, e nemmeno quello dopo ancora. Passò una settimana prima che Kelly lo rivedesse.

Kelly si svegliò presto, eccitata com’era al pensiero di come avrebbe reagito il suo amico nel vedere la sorpresa che gli aveva preparato. Corse in giardino con Abigail. Le parlò seduta su un tronco tagliato: “Sarà tanto stupito, non credi? Oh, non vedo l’ora che arrivi! Quanto pensi che gli piacerà?”
Non vedendolo arrivare, il suo entusiasmo scemò. Si disse che era impegnato. La bambina attese tutto il pomeriggio. Aveva forse avvertito le sue intenzioni? Rientrò in casa pensierosa. Non le pareva. Si era comportato come al solito. Poteva essere furbo e malvagio, ma non poteva prevedere il futuro. Era impossibile che sapesse che aveva progettato la sua morte, completa di tortura.
Non trovandolo in casa nemmeno lunedì, al ritorno dalla scuola, cominciò a preoccuparsi. Certo mr. Widemouth era intelligente, si disse, ma era piccolino e il bosco era un posto pericoloso. Si decise quindi a cercarlo. Fino a venerdì cercò verso nord-ovest, accompagnata dalla sua bambola preferita. Per non perdersi aveva raccolto dei sassi: in questo modo poteva allontanarsi di più da casa. Purtroppo nessuno rispose ai suoi richiami. Se lo immaginò dilaniato da un lupo, o sbranato da un orso, o punto da decine di vespe, o …
Da sabato mattina si avventurò nella zona sud-est, precedentemente esclusa perché più vicina alla città. Il pomeriggio le sue ricerche ebbero fortuna. Mr. Widemouth la udì e chiamò a sua volta. Kelly lasciò cadere i sassi tutti insieme e corse verso la sua voce.
Ecco perché non veniva: è caduto in quel buco!
La bambina si inginocchiò accanto una buca profonda circa tre metri e dal diametro di due. Capì subito di essersi sbagliata quando i suoi occhi si abituarono alla penombra.
“Mr. Widemouth, ma cosa ti è successo?” domandò con un filo di voce.
La creatura era legata ad una catena. Il pelo, sporco ed arruffato, nascondeva alcune contusioni. Sembrava sciupato.
“Kelly ... brava bambina ... dammi dell’acqua” disse lui, quasi supplicandola. “Porta anche da mangiare. E qualcosa per questo dannato lucchetto!”
Lei annuì emozionata. Corse più veloce che poteva verso casa, lasciando Abigail di guardia alla buca. Svuotò il suo zainetto, lo riempì con acqua, frutta e merendine e corse nuovamente dalla creatura. Quanto al qualcosa per il dannato lucchetto, non aveva la minima idea di cosa fosse. In tutto ci mise mezz’ora.
“Mr. Widemouth, sono tornata. Sta’ attento, adesso ti lancio lo zaino.”
La creatura si scansò, per poi bere avidamente e abbuffarsi. Kelly si stese a pancia in giù.
“Credevo fossi morto” ammise la piccola, un po’ impressionata dalla sua voracità.
“Da quanto sono qui? Sette giorni?”
“Sì.”
“Beh, ho mangiato solo pane e tre mele.”
“Ma come ci sei finito lì?”
Il furby spazzolò quanto restava dei viveri portati dalla bimba e le raccontò cosa era successo, tralasciando alcuni particolari dannosi per la sua immagine di miglior amico.
Una settimana prima, dopo essersi congedato da lei, era andato a caccia di cibo. Si era appostato su un albero fino a che un coniglio ci era passato proprio sotto. Mr. Widemouth aveva cercato di saltargli addosso, ma evidentemente la sua fortuna era in vacanza in quei giorni. Infatti mancò il roditore, che si diede alla fuga. Lui lo inseguì, e proprio quando stava per prenderlo, tre luci abbaglianti lo accecarono. Il coniglio continuò la sua corsa. Mr. Widemouth invece fu ghermito da un paio di mani umane. Tre adolescenti lo fissavano meravigliati. Quando se ne rese conto, era troppo tardi per fuggire in maniera animale.
“Ehi, Jim, cosa cazzo è questa cosa?”
“Ed io che ne so? Ma gli avete visto la bocca?”
“Inquietante. Ragazzi, facciamoci un selfie e poi lo imbalsamiamo. Ho qui il coltello e ...”
“Fermi” aveva gridato lui, dopo aver tentato inutilmente di graffiare chi lo teneva.
I tre ragazzi si erano ammutoliti, increduli. Per poco Jim non lo aveva mollato. Per poco ...
“Oddio, parla!”
“Sarà alieno?”
“Somiglia a quel coso ... Gizmo ... un fottuto gremlin, ecco!”
“Ci faremo una fortuna!”
“Mike, prendi il cellulare e filma!”
“Io allora non spiccicai più parola. Uno dei tre idioti si è ricordato di questa buca, così mi hanno imprigionato dopo aver fatto una colletta per la catena. Da allora mi hanno lanciato sassi e un po’ di cibo. Non hanno ancora deciso che fare di me.”
“Imbalsamarti non era una cattiva idea” commentò Kelly con gli occhi luccicanti. “Oppure vivisezionarti!”
“Non ti ci mettere anche tu!”
“Beh, in fondo mi fa piacere che sei vivo. E poi non sei di quei tre scemi.”
“Così va meglio … Mi devi aiutare Kelly. Serve una chiave o qualcos’altro per …”
“Guardate, una bambina ha trovato il nostro mostriciattolo” disse uno dei tre adolescenti.
“Esplori tutto il bosco da sola, piccola? Non sai che è pericoloso?”
“Già, guarda in che creature puoi imbatterti!”
Kelly li guardò disgustata: erano tre, giovani, forti, stupidi e completamente fatti.
“Datemi la chiave per liberare Mr. Widemouth” ordinò allungando una mano.
I tre scoppiarono a ridere. Uno di loro estrasse qualcosa dalla giacca. Era una pistola, ma la bimba non si lasciò impressionare. Il ragazzo le si inginocchiò accanto e gliela mostrò.
“Sai come funziona, piccola?”
“Sì.”
“Bene. Può sparare fino a sei colpi, ma io ci ho messo solo tre proiettili. Sai perché?”
“Avete capito che esseri come voi non meritano di vivere?”
Mike fissò sorpreso la bambina. Lo sguardo di lei era curioso, ma anche stranamente freddo.
“Fila a casa” intervenne Dave.
“Faremo saltare le cervella a Gizmo!” ululò Jim, eccitato. “Oppure no. Dipende dal caso. Non è strafigo?!”
“Se lo fate lo dico a mamma e papà” fece Kelly.
Incrociò le braccia con aria di rimprovero. I tre risero nuovamente. Mike si rialzò.
“No, cara, non dirai niente a nessuno. Scendi nella buca.”
“Ma Mike, fratello, quel coso …” protestò Dave, ma fu zittito dall’amico.
“Nella buca? Io non scendo lì, scemo!”
“Hai paura del mostriciattolo? Allora faccelo uccidere in pace e smamma.”
“Io non ho paura di niente, semplicemente non obbedisco a te, idiota!”
“È la seconda volta che mi insulti, giuro che se continui …”
“Cretino, stupido, incompetente, sciocco, ignorante!” urlò lei, senza sapere se era più arrabbiata o divertita.
Jim e Dave risero dell’amico. Mike arrossì. L’afferrò per un braccio, strattonandola malamente.
“Ahi! Mi fai …!”
“Ti farò molto più male se non vai giù subito!”
Kelly lo guardò offesa, ma non aprì bocca. Si avvicinò alla buca, raccolse Abigail e si rivolse di nuovo al ragazzo che la minacciava.
“Come scendo?”
“A sinistra c’è una scala, è quasi nascosta dal terreno.”
La piccola gettò Abigail in avanscoperta, rintracciò a tastoni la scala, scese lentamente e strinse la bambola, col faccino rivolto in su. I ragazzi la osservarono per un po’, poi si allontanarono per discutere sul da farsi.
“E ora?” domandò Kelly.
“La tua bambola …” mormorò Mr. Widemouth. “Ha due fermacapelli. Con quelli posso forzare il lucchetto.”
“E poi? Le pistole fanno male, sai?”
“Se lo distrai posso attaccarlo.”
“Mh … non è che invece vuoi scappare e lasciare me a quelli?”
“Cosa te lo fa pensare, Kelly? Noi siamo amici.”
“Beh, volevi uccidermi.”
Si guardavano negli occhi. In questo modo capire se qualcuno mentiva era più facile.
“Cosa te lo fa pensare?” ripeté l’essere, senza sbilanciarsi.
“Avverto l’intento omicida” gli sorrise lei.
“Cosa?”
“Dai che sei sveglio! Hai visto cosa mi piace fare e che disegno. Hai notato poi che intorno alla casa non ci sono animali per un bel po’ di metri?”
Lui annuì, riflettendo. Ghignò.
“Anche tu volevi uccidermi, eh?”
Lei rise divertita.
“Sì, ma sei sparito. Credevo che o eri già morto o c’entrasse il tuo istinto, invece …”
“Invece sono stato imprigionato. Cosa sei?”
“Mezzo demone” rispose Kelly passandogli un fermacapelli.
“Da parte di?” chiese Mr. Widemouth mettendosi a lavoro.
“Mamma. Papà è un satanista. Si sono conosciuti durante un sacrificio, non è romantico?”
“Molto. Ehi fatto, è stato facile.”

Mike e Dave stavano discutendo di come liberarsi dei due piccoli prigionieri, mentre Jim sosteneva sia l’idea di Mike, ovvero uccidere il mostro e spaventare la bimba, che quella di Dave, ossia lasciarli in pace. Improvvisamente qualcosa colpì Mike in faccia: era Abigail. Dave urlò ed estrasse il coltello. Non fece in tempo però a ferire Mr. Widemouth, che riuscì ad azzannargli un braccio prima di mordergli la gola. Un fiotto di sangue inzuppò l’essere. Dave cadde tamponandosi la gola con le mani.
“No Mike, non ci pensare” disse Kelly inespressiva quando il ragazzo puntò la pistola verso il furby.
Abigail lievitò davanti a lui, impedendogli di prendere la mira. Mike si voltò verso la piccola.
“Così sei un mostro anche tu … Dovevo aspettarmelo! La pagherete per Dave!”
Kelly piegò la testa, esprimendo curiosità anche se gli occhi erano vuoti. Mike sparò. Il proiettile la mancò di ben trenta centimetri. Lei rise, una risata candida e malvagia: le era venuta un’idea su come ucciderlo. Avanzò piano verso di lui con un vacuo sorriso sulle labbra. Mike premette il grilletto, ma il caricatore girò a vuoto. Lo premette nuovamente e stavolta il proiettile rimbalzò su una barriera creata attorno alla bambina e si conficcò nella gamba di Jim, che fino ad allora aveva assistito ad occhi sbarrati a tutta la scena. Jim cadde urlando, ancora incerto se fosse tutto reale.
Il terzo proiettile non fu esploso. Mike lasciò cadere la pistola, sentendo un dolore incredibile alla testa. Vide sfocatamente la bambina rivolgergli uno sguardo di disappunto, poi però capì dove sbagliava e si concentrò più a fondo.
Seduto sul cadavere di Dave, Mr. Widemouth pensò alle bottiglie di champagne quando vengono agitate e poi stappate: il tappo vola via e la bevanda fuoriesce in uno schiumoso zampillo. Più o meno la stessa cosa era accaduta a Mike: la testa era volata via e il sangue fuoriusciva in un caldo zampillo.
Kelly si spostò appena per non sporcarsi. Batté le mani allegra quando il corpo cadde. Voltandosi verso il superstite incrociò lo sguardo di Mr. Widemouth.
“È divertente, vero?”
“Guardartelo fare sì, ma io seguo altri metodi.”
“Già, non sei violento.”
“Mh, preferisco che i bambini si facciano male con le loro stesse mani.”
“Sì, è un bel gioco anche quello.”
La bambina prese la pistola, stupendosi della sua pesantezza. Però voleva lo stesso provare a sparare a qualcuno. Ricordò come facevano i cowboy e come suo padre prendeva la mira per vincere gli orsacchiotti al luna park. Kelly allargò le gambe, tenne la pistola con entrambe le mani e cercò di farla stare ferma mentre puntava verso Jim. Premette il grilletto ed il rinculo le fece alzare le braccia e cadere per terra. Rise udendo che dopotutto il colpo era andato a segno. Si rotolò sull’erba a guardare il ragazzo agonizzante. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva torturato qualcosa di vivo e si trattava solo di un animale. Ma adesso era stanca, come sempre dopo l’utilizzo dei suoi poteri.
“Mr. Widemouth, che facciamo con quello?”
“Questo qui aveva un coltello, lo vuoi?”
“Ok.”
“Vieni, ti insegno un cosa che fa un noto killer.”
Interessata la bambina assistette a come l’essere tagliava le guance di Dave, prolungandogli il sorriso.
“Uhm, carino. Mi ricorda qualcosa …”
“Lo fa Jeff the killer.”
“Stavo per dire Joker.”
Kelly provò a fare la stessa cosa con Jim, solo che lui si muoveva e la scacciava con il braccio destro, il sinistro reso inservibile per colpa dello sparo. Stufa lei lo sgozzò. Quando anche lui fu morto lei recuperò Abigail e prese sottobraccio anche Mr. Widemouth, che non protestò solo perché era molto stanco anche lui.
“Sai, conosco altri due mezzi demoni.”
“Davvero?”
“Sì. Jack è grande, ma Lazari è una bambina. E ci sono molti altri killer alla Slender Mansion.”

Era notte. Mr. Widemouth si svegliò sorpreso, vergognandosi di essersi addormentato in braccio a lei. Era stato sistemato su un cuscino vicino al letto. Lui si arrampicò sul comodino e osservò la bimba dormiente. Nemmeno lei si era ancora lavata. Mr Widemouth desiderò farsi un bel bagno, mangiare e riposare ancora, ma non in quella casa. Nonostante i genitori di Kelly dovessero averlo già visto, preferì uscire dalla finestra. Sollevò con qualche sforzo il vetro.
“Te ne vai?” domandò la piccola con la voce impastata di sonno.
“Sì, io … non mi sento a mio agio nelle case degli altri … e sai che non mi piacciono i bambini.”
“Ma avevi promesso di farmi conoscere i killer” si lamentò lei.
“E lo farò. Torna a dormire, una di queste notti ti ci porto.”
Ricambiò il suo sorriso gioioso spontaneamente. Kelly si alzò e lo guardò solennemente.
“Mr. Widemouth, sai cosa faccio io ogni giorno?”
“No” rispose lui, visto che la bambina faceva molte cose.
“Cresco. Divento sempre più grande. Forse ti starò più simpatica da adulta, ma vorrei che fossimo partner negli omicidi già ora.”
Il furby rifletté pensieroso, evitando quegli occhi supplicanti da cucciolo.
“Proveremo” sospirò alla fine.
Lei lo abbracciò di slancio, separandosi subito dopo.
“Sì, sì, che bello! Guarda, abbiamo già un trofeo!” urlò entusiasta indicando la mensola, sulla quale giaceva la testa imbalsamata di Mike.
“Carina … beh, ciao Kelly.”
“A presto Mr. Widemouth.”
La bambina tornò a letto sorridendo. Finalmente qualcuno con cui giocare e che la capiva! Immaginò cosa avrebbero potuto fare a quei patetici esseri umani lei ed il suo nuovo amico.
Mr. Widemouth corse verso casa sua sorridendo. Finalmente aveva incontrato qualcuno che gli stava simpatico! Immaginò che se le cose fra loro fossero andate male uno dei due sarebbe morto. In ogni caso, il divertimento era assicurato.

   
 
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