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Autore: Sugakookie    22/08/2017    5 recensioni
Hoseok e Yoongi sono migliori amici da quando hanno iniziato il liceo. Quando Hoseok si rende conto che qualcosa nel loro rapporto è cambiato, decide di parlarne con l'amico. Ma non sa quali saranno le conseguenze della sua decisione...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Together, somehow
 
 
 
 

Durante l’ultimo anno di liceo, Hoseok aveva capito che la sua amicizia con Yoongi era cambiata. Erano amici da tanto tempo, e in apparenza sembrava che il loro rapporto fosse rimasto lo stesso. Ma un cambiamento era avvenuto, ed era stato talmente graduale ed impercettibile che all’inizio non se n’era reso conto. Quando Hoseok aveva finalmente capito come stavano le cose, si era chiesto come dovesse comportarsi. Aveva esitato a lungo, ma adesso si era deciso.
 
Voleva parlarne con Yoongi, perciò gli aveva chiesto di raggiungerlo nella biblioteca della scuola, dopo le lezioni.
 
 
*
 
 
Era iniziato tutto il primo giorno di scuola, quando Yoongi si era ritrovato seduto da solo all’ultimo banco. Quello accanto a lui era l’unico posto rimasto libero. Quando Hoseok entrò in classe tutto trafelato, appena prima del suono della campanella, individuò subito il posto vuoto e vi si diresse con passo scattante. Yoongi era seduto a testa china, con i capelli castani scompigliati sulla fronte. Nonostante Hoseok fosse ancora affannato per la corsa, riuscì comunque ad esibire un gran sorriso, prima di dare un colpetto sulla spalla del ragazzo.
 
«Ciao, posso sedermi qui?» chiese Hoseok, con voce squillante.
 
Yoongi alzò gli occhi su di lui, e lo guardò perplesso per un attimo. Il ragazzo dai capelli neri che lo stava fissando aveva il sorriso più ampio e luminoso che avesse mai visto, il che stonava non poco con il fatto che era il primo giorno di scuola, e che aveva chiaramente dovuto correre per non arrivare in ritardo.
 
«Non ci sono altri posti liberi» rispose Yoongi, facendo spallucce. «Devi sederti qui per forza, direi».
 
«Già, hai ragione» disse Hoseok ridendo, mentre si sedeva. «Comunque mi chiamo Hoseok, molto piacere» gli tese la mano, sempre con un gran sorriso.
 
Yoongi gliela strinse. «Piacere, Yoongi» si presentò, e la sua espressione seria fu addolcita da un lieve sorriso di cortesia.
 
 
*
 
 
A partire da quel primo giorno, Hoseok non aveva mai smesso di dispensare chiacchiere allegre, ampi sorrisi e fragorose risate, finché Yoongi non aveva deciso che tutta quell’energia e quella positività non gli dispiacevano affatto.
 
Yoongi, d’altra parte, aveva continuato a vestirsi di calmi silenzi, sguardi seri e sorrisi appena accennati, e Hoseok ne era rimasto colpito fin dall’inizio; ammirava quella capacità dell’altro di rimanere calmo e distaccato in qualsiasi situazione.
 
Erano diversi, ma si piacevano, e ben presto erano diventati migliori amici. Passavano insieme intere giornate, a casa dell’uno o dell’altro. Facevano spesso i compiti insieme e poi se ne stavano semplicemente seduti a parlare, oppure guardavano un film, o ascoltavano la musica. A volte uscivano anche con altri ragazzi, con cui andavano al cinema o in sala giochi, o a mangiare fuori, ma molto spesso erano solo loro due.
 
Era andata avanti così per tutto il primo anno di liceo, ed erano rimasti amici anche negli anni successivi, diventando sempre più uniti.
 
 
*
 
 
Quando studiavano insieme, spesso Yoongi si addormentava. Di solito Hoseok non se ne accorgeva subito, perché erano concentrati ciascuno sul proprio libro, in silenzio, seduti l’uno di fronte all’altro al tavolo della cucina. Quando alzava lo sguardo e vedeva che Yoongi era crollato con la testa sul libro, gli veniva sempre da ridere. Non lo svegliava mai. Rimaneva ad osservarlo, pensando ogni volta a quanto gli faceva tenerezza, con la faccia sepolta in mezzo alle braccia. Hoseok riusciva a vedere solo la massa disordinata di capelli castani, e il profilo di una guancia liscia, dalla pelle candida. Il resto del volto era nascosto dalle braccia incrociate a mo’ di cuscino.
 
Quando Yoongi si svegliava, sollevando lentamente la testa dal libro e guardandosi intorno disorientato, Hoseok lo prendeva sempre in giro.
 
«Ah, Yoongi, ti sei addormentato di nuovo!» esclamò una volta ridendo forte, e battendo le mani divertito.
 
«Sei un idiota» si lamentò Yoongi, con espressione imbronciata. «Perché non mi hai svegliato? Devo studiare ancora un sacco di pagine! Se prendo un brutto voto sarà colpa tua».
 
«Ehi! Guarda che stavo studiando anch’io, non mi ero accorto che dormivi» si difese Hoseok, sorridendo ancora divertito. «Non posso mica stare sempre a guardare se dormi, sennò mi distraggo».
 
«Bugiardo, te n’eri accorto eccome che stavo dormendo!» lo accusò Yoongi. «Te ne accorgi sempre e ogni volta rimani lì a sghignazzare finché non mi sveglio, così dopo puoi prendermi per il culo».
 
«Non è vero» protestò Hoseok. «Non ti sveglio perché quando dormi sei carino».
 
«Smettila di prendermi per il culo» sibilò Yoongi, tirandogli un pugno leggero sul braccio. Poi abbassò lo sguardo sul libro per riprendere a studiare.
 
 
*
 
 
Hoseok stava aspettando Yoongi nella biblioteca della scuola, passeggiando nervosamente tra gli scaffali. Dopo qualche minuto, attraverso uno spazio vuoto tra i libri, scorse una massa di capelli castani tutti scompigliati. Sbucò da dietro lo scaffale e si ritrovò davanti la figura esile di Yoongi, di spalle, che si stava guardando intorno con calma. Hoseok strisciò silenziosamente verso di lui, ma prima che potesse fare alcunché, Yoongi si voltò e lo vide.
 
«Ah, eccoti» fece Yoongi. «Non dirmi che volevi spaventarmi, ti prego».
 
«In realtà, sì» ammise Hoseok, ridacchiando.
 
«Sei pessimo» Yoongi scosse la testa con disapprovazione, ma un piccolo sorriso si formò agli angoli della sua bocca. «Come se avessi potuto spaventarmi, poi».
 
«Non credi che ci riuscirei?» chiese Hoseok, in tono di sfida.
 
«Non credo proprio, no» rispose Yoongi, ridendo. «Sei tu quello fifone».
 
Hoseok rise a sua volta, sapendo che l’altro aveva ragione.
 
 
*
 
 
Erano a casa di Yoongi, seduti sul divano del salotto a guardare un film. Nonostante fosse un horror di quelli penosi, a Hoseok faceva paura lo stesso. Ad una scena particolarmente spaventosa, sobbalzò sul divano e lanciò un urlo stridulo. Poi si girò verso Yoongi e gli strinse forte il braccio con una mano, scuotendolo leggermente.
 
«Ma come fai a rimanere così impassibile?» si lamentò. «La prossima volta lo scelgo io il film!».
 
«Sei un fifone» disse Yoongi, continuando a fissare lo schermo con espressione imperturbabile.
 
Hoseok smise di scuoterlo, ma continuò a tenere la mano stretta intorno al braccio dell’amico. Ad un certo punto si coprì gli occhi con l’altra mano, per evitare una scena particolarmente cruenta.
 
«Yoongi, dimmi quando è finita la scena» lo supplicò Hoseok, in tono piagnucoloso.
 
Passarono diversi secondi, ma Yoongi non diceva niente.
 
«Yoongi?» lo chiamò Hoseok. «Dai, è finita? Dimmi se posso guardare».
 
Hoseok iniziò ad abbassare la mano dagli occhi con cautela, quando sentì un peso contro la spalla. Girò la testa e vide una massa di ciocche castane premute contro il proprio braccio. Yoongi si era addormentato, crollando con la testa su di lui. Hoseok sentì il profumo del suo shampoo, e per un attimo ebbe l’impulso di accarezzargli i capelli, passando le dita tra le ciocche morbide. Udendo il respiro tranquillo di Yoongi, ebbe un moto di tenerezza, e considerò per qualche istante di lasciarlo dormire. Poi, però, un urlo improvviso proveniente dallo schermo della tv lo fece trasalire, e si ricordò di quanto il film gli facesse paura.
 
«Yoongi, svegliati» lo chiamò Hoseok in tono agitato, scuotendo il braccio dell’amico.
 
Yoongi si risvegliò con un sussulto, e sollevò la testa. «Hoseok, non hai proprio capito quand’è che devi svegliarmi» borbottò in tono spazientito. «Te lo spiego di nuovo: se mi addormento mentre studio, mi devi svegliare. Se mi addormento mentre…».
 
«Chissenefrega» lo interruppe Hoseok. «Non puoi costringermi a guardare un film spaventoso, e poi addormentarti lasciandomi a guardarlo da solo! Lo sai che mi fanno paura».
 
Yoongi sospirò. «Va bene, la prossima volta ti faccio scegliere il film».
 
Hoseok lanciò un urlo di trionfo, e si gettò sull’altro, stritolandolo in un abbraccio.
 
Yoongi tentò invano di liberarsi dalla stretta. «Lasciami, prima che cambi idea» mugugnò contro la maglietta di Hoseok, strattonandogli un braccio nel tentativo di allontanarlo.
 
«Va bene» disse Hoseok, ridacchiando. E finalmente lo lasciò andare, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi luminosi.
 
*
 
 
«Comunque, di cosa volevi parlarmi?» chiese Yoongi, con sguardo interrogativo.
 
Hoseok si guardò intorno nervosamente prima di rispondere. Forse non aveva scelto il luogo più adatto, ma del resto anche a casa, con sua madre in giro, non si sarebbe sentito del tutto a suo agio. Per fortuna la biblioteca era quasi vuota, e le poche persone presenti erano sedute ai tavoli, concentrate sui libri.
 
«Vieni» disse, afferrando Yoongi per un polso e trascinandolo in mezzo a due scaffali, dove nessuno poteva vederli.
 
Yoongi gli lanciò un altro sguardo interrogativo. «Che sta succedendo?» chiese. «Sembra una roba top secret».
 
Hoseok si strofinò un braccio nervosamente, rendendosi conto che non sapeva cosa dire. Non aveva pianificato nessun discorso, e all’improvviso fu assalito dai dubbi. Si chiese se il cambiamento non fosse avvenuto solo nella sua testa. Magari per Yoongi non era cambiato niente, forse era solo lui a percepire la loro amicizia in modo diverso.
 
«Hoseok?» lo chiamò Yoongi, vagamente preoccupato.
 
L’altro si schiarì la gola. «Yoongi, hai presente quando ti addormenti mentre studi, e quando ti svegli io sono sempre lì a fissarti?» iniziò, evitando di guardarlo negli occhi. «E quando l’altro giorno, in classe, stavi guardando fuori dalla finestra e quando ti sei girato ti stavo fissando di nuovo? E poi…».
 
«Dove vuoi arrivare?» chiese piano Yoongi, spalancando leggermente gli occhi.
 
Hoseok rimase in silenzio.
 
Non sapeva come proseguire, perciò si avvicinò e strinse delicatamente le braccia intorno al corpo esile dell’altro, poggiando il mento sulla sua spalla. Yoongi non lo respinse, ma rimase perfettamente immobile. Dopo un po’, sollevò le braccia esitante e circondò la vita dell’altro, posando i palmi delle mani sulla sua schiena. Hoseok sollevò il mento dalla sua spalla e chinò la testa, posando le labbra sul suo collo. A quel contatto, Yoongi si irrigidì leggermente tra le sue braccia, ma ancora una volta non lo respinse. Hoseok gli stampò qualche bacio leggero sul collo, e poi sulla guancia, premendo le labbra con più decisione sulla pelle liscia. Si scostò leggermente per guardarlo in faccia. Erano ancora abbracciati, i loro visi a pochi centimetri l’uno dall’altro, e Hoseok stava per baciarlo, quando all’improvviso si bloccò.
 
Un rumore leggero di passi si stava avvicinando. Hoseok e Yoongi si staccarono bruscamente, e in fondo alla corsia tra i due scaffali, videro una ragazza che li fissava. Rimase immobile a guardarli per qualche secondo, poi infilò il libro che aveva in mano sullo scaffale, e si voltò per andarsene.
 
 
*
 
 
Per il suo compleanno, Yoongi aveva ricevuto una nuova macchina fotografica. Disse a Hoseok che voleva provarla, così andarono in montagna, scegliendo un sentiero piuttosto in alto dove c’era un bel panorama da fotografare. Tutto intorno si vedevano distese di verde in diverse sfumature, formate dagli alberi che coprivano fitti fitti il pendio della montagna, e in basso si intravedeva la valle rivestita di fiori rossi e gialli. Yoongi scattò un paio di foto e si fermò per controllare come erano venute. Hoseok era poco più avanti lungo il sentiero, intento ad ammirare una farfalla dai colori sgargianti.
 
Yoongi alzò lo sguardo dalla macchina fotografica, e cercò l’amico. «Hoseok, vieni qui» lo chiamò.
 
Hoseok girò la testa verso di lui. «Che c’è?» chiese, mentre tornava indietro per raggiungerlo.
 
«Facciamoci una foto» propose Yoongi, indicando il panorama alle proprie spalle.
 
«Oh sì, ottima idea!» concordò l’altro in tono entusiasta, sfoderando un ampio sorriso. Si avvicinò ulteriormente finché non furono fianco a fianco, con il paesaggio alle loro spalle.
 
Hoseok era più alto di lui, perciò Yoongi porse la macchinetta all’amico in modo che potesse inquadrare bene tutto. «Tieni, scattala tu».
 
«D’accordo, ci penso io» disse Hoseok, prendendo la macchina fotografica. Si passò una mano tra i capelli neri e lisci, ravviandoli, e le ciocche ricaddero in due ciuffi ordinati ai lati della fronte. Poi passò un braccio intorno alle spalle di Yoongi e sfoderò di nuovo il suo sorrisone, guardando verso l’obiettivo. Anche Yoongi guardò nell’inquadratura, sfoggiando un sorriso più timido ma comunque radioso. Si sentì un click, e Hoseok abbassò la macchinetta per vedere il risultato. Iniziò a ridere tra sé.
 
«Che c’è?» chiese Yoongi, perplesso.
 
«Guarda» ridacchiò Hoseok, indicando l’immagine. «Sembri proprio piccolino accanto a me».
 
Yoongi esaminò la foto. «Non sono così basso» disse imbronciato. «È colpa dell’angolazione».
 
«Però siamo venuti bene» commentò Hoseok, in tono soddisfatto.
 
Yoongi continuò a fissare l’immagine, i loro sorrisi smaglianti e il braccio di Hoseok che gli cingeva le spalle, con la testa inclinata verso la sua. Mentre guardava la foto, le sue labbra si incurvarono in un lieve sorriso. «Sì, siamo venuti bene».
 
 
*
 
 
Yoongi teneva quella foto in una semplice cornice a giorno, in camera sua. Aveva preso l’abitudine di spostarla spesso, a seconda di quello che stava facendo. Quando stava sul letto teneva la foto sul comodino, mentre quando era seduto alla scrivania la teneva lì sul ripiano di legno, accanto ai libri e al computer.
 
Tutto questo finché un giorno sua madre non manifestò una certa perplessità, e anche un po’ di malcelata preoccupazione, per l’attaccamento del figlio a quella foto. Gli disse che era contenta del fatto che avesse un amico così stretto, ma lo esortò ad uscire di più anche con altri compagni di classe.
 
«Ma usciamo già con loro, mamma» ribatté Yoongi.
 
«Lo so» disse sua madre, con un sorriso. «Sto solo dicendo che dovreste farlo più spesso».
 
Yoongi non capiva. «Qual è il problema?».
 
«Nessuno, tesoro» replicò la donna. «Semplicemente non voglio che ti ritrovi da solo. Pensa se tu e Hoseok doveste litigare: è sempre meglio avere anche altri amici, non trovi?».
 
Yoongi annuì in modo poco convinto, rimanendo in silenzio.
 
«E potresti anche uscire con qualche ragazza» aggiunse sua madre. «Sei abbastanza grande ormai» gli rivolse un sorriso incoraggiante, prima di uscire dalla stanza.
 
Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Yoongi prese di nuovo in mano la foto e la osservò pensieroso. Alla fine la tolse dalla cornice, e la infilò sotto il cuscino.
 
 
*
 
 
«Accidenti, c’è mancato poco!» disse Hoseok a bassa voce, tirando un sospiro di sollievo.
 
Yoongi non fece in tempo a ribattere che un ragazzo comparve in fondo alla corsia, nel punto dove poco prima era sparita la ragazza. Camminò con andatura spedita verso di loro, e si fermò a pochi passi di distanza, incrociando le braccia. Era alto quanto Hoseok, forse anche qualche centimetro in più.
 
«Che stavate facendo, voi due?» chiese il ragazzo, in tono di scherno.
 
«Cosa vuoi che facciamo in una biblioteca?» ribatté Yoongi, sarcastico. «Cerchiamo dei libri».
 
«Non è quello che mi ha detto la mia ragazza» disse il tipo, lanciandogli uno sguardo gelido.
 
«La tua ragazza ti avrà detto una cazzata» replicò Yoongi, impassibile.
 
Il tipo lo afferrò per la maglia, dandogli uno strattone. «Guarda che ti spacco la faccia, ragazzino».
 
«Ehi, lascialo stare» si intromise Hoseok. «Lui non ha fatto niente».
 
Il ragazzo lasciò la presa sulla maglia di Yoongi, e si girò a guardare Hoseok. «Ah, quindi sei stato tu? Vai in giro a molestare i ragazzini?» disse beffardo.
 
«Lui non mi ha…» provò a dire Yoongi, ma Hoseok lo zittì con una pacca sul braccio.
 
«Vattene via, Yoongi» gli intimò, lanciandogli un’occhiata preoccupata.
 
«Sì, vattene, ragazzino» ripeté il tipo, ghignando. «Così do una bella lezione al tuo amico, e vedrai che non ti disturberà più».
 
«No» disse Yoongi, in tono fermo. «Ce ne andiamo tutti e due» proseguì, tirando Hoseok per un braccio, ma l’altro rimase immobile.
 
«Da quant’è che va avanti questa storia, eh?» li interruppe il ragazzo, con un’espressione disgustata.
 
«Non c’è nessuna storia» dichiarò Hoseok e pensò che, ironicamente, era vero. Non era mai successo niente tra lui e Yoongi, non prima di quel giorno almeno.
 
 
*
 
 
Ripensandoci, Hoseok si chiedeva come avesse fatto a rimanere inconsapevole tanto a lungo. Per tutto quel tempo, era stato amico di Yoongi senza rendersi conto dei propri sentimenti, e poi, all’improvviso, gli era bastata una frazione di secondo per capire.
 
Hoseok seppe di amare Yoongi quando un giorno si presentò a casa dell’amico senza avvisare. Ad aprire la porta fu proprio Yoongi. Una scintilla di sorpresa brillò nei suoi occhi neri, che si fecero più grandi, e subito dopo il suo volto si illuminò e si distese in un ampio sorriso, tutto denti e gengive. A quella vista, Hoseok sentì un calore inaspettato inondargli il petto. Yoongi stava sorridendo come se gli avessero fatto la sorpresa più bella della sua vita, e quella sorpresa era lui. Hoseok si sentiva come se il cuore stesse per scoppiargli in petto, e in quel momento capì.
 
Voleva rivedere quel sorriso, quell’espressione di pura gioia sul volto di Yoongi, ancora e ancora, e voleva essere sempre lui la causa di quel sorriso.
 
 
*
 
 
«Non c’è nessuna storia?» ripeté il ragazzo, inarcando un sopracciglio. «Quindi ti diverti a importunare ragazzini a caso, brutto schifoso?».
 
All’improvviso, in fondo alla corsia comparve un’altra figura. Era la bibliotecaria, che intimò loro di stare zitti o di andare a discutere da un’altra parte. Yoongi ne approfittò subito per tirare di nuovo il braccio di Hoseok, trascinandolo fuori dagli scaffali e poi verso l’uscita.
 
«Ci sta seguendo» disse Hoseok a bassa voce, girandosi a guardare. Il ragazzo era dietro di loro, mentre lasciavano la biblioteca e si dirigevano verso l’uscita della scuola. Li seguì anche fuori, e li raggiunse al centro del cortile deserto, per poi afferrare Hoseok da dietro costringendolo a fermarsi.
 
«Ehi, dove pensi di andare?» lo schernì.
 
Hoseok non ebbe il tempo di rispondere che il ragazzo lo afferrò per i capelli, costringendolo a girarsi, e in un lampo gli sferrò un pugno in faccia. Hoseok barcollò sotto la violenza inaspettata del colpo, ma riuscì a recuperare l’equilibrio e a bloccare il braccio dell’altro, prima che il suo pugno si schiantasse di nuovo sul suo zigomo.
 
Yoongi pensò di esplodere per la rabbia. «Fermati, stronzo» ruggì, gettandosi sul ragazzo che era già pronto a colpire ancora. Ma Yoongi era più basso di lui, e anche più esile, perciò l’altro se lo scrollò di dosso in pochi secondi e poi diede una spinta violenta a Hoseok, facendolo cadere a terra.
 
Yoongi sentì gli occhi riempirsi di lacrime, e strinse forte i denti. Mentre il tipo iniziava a sferrare calci a Hoseok, che era rannicchiato per terra, Yoongi si scagliò di nuovo su di lui, stavolta saltandogli sulla schiena. Gli strinse un braccio intorno al collo, mentre con l’altra mano cercava di colpirlo in faccia, graffiandolo.
 
«Togliti, ragazzino» ansimò il ragazzo, semisoffocato dalla presa sul suo collo.
 
Nel frattempo, Hoseok si rialzò lentamente e guardò la scena sconvolto. «Yoongi, scendi!» gli gridò.
 
Yoongi era ancora aggrappato alla schiena del ragazzo, che cercava di liberarsi tirando colpi a vuoto. Mentre l’altro cercava di colpirlo, Yoongi gli morse forte una mano, facendolo urlare di dolore, e solo allora scese dalla sua schiena. Mentre il ragazzo gemeva ancora per il dolore, Hoseok afferrò la mano di Yoongi e iniziò a correre, trascinandoselo dietro. Continuarono a correre per un bel pezzo, finché Yoongi non si accorse che Hoseok faceva fatica ad andare avanti, e aveva una smorfia di dolore dipinta in viso. Yoongi rallentò, girandosi per guardare indietro, e notò che la scuola non si vedeva più, né c’era alcuna traccia del ragazzo. Per fortuna si erano già allontanati parecchio, così si fermò.
 
«Cosa fai?» ansimò Hoseok, fermandosi a sua volta. «Dobbiamo andare…» gli mancò il fiato.
 
Yoongi lo guardò preoccupato. «Ti ha fatto molto male?» chiese, avvicinandosi. Gli tastò cautamente un braccio, dove il ragazzo gli aveva sferrato un calcio, e Hoseok fece una smorfia.
 
«Sto bene» lo rassicurò, cercando di sembrare convincente.
 
«Non è vero» sussurrò Yoongi, con espressione triste. Sollevò una mano e posò le dita sulla guancia di Hoseok, dove si stava già formando un livido. «Avrei voluto ucciderlo» disse a bassa voce, sentendo crescere di nuovo la rabbia.
 
Hoseok toccò la mano che gli stava accarezzando la guancia, e avvolse le dita intorno al suo polso sottile. «Yoongi, ti prego» disse, con voce stanca. «Portami a casa».
 
 
*
 
 
Quando arrivarono davanti a casa di Hoseok, Yoongi si fermò bruscamente.
 
«Che c’è?» gli chiese l’altro, con espressione interrogativa.
 
Yoongi esitò. «Che cosa diremo a tua madre?» chiese, mordicchiandosi il labbro nervosamente.
 
«Che un idiota mi ha colpito, per qualche ragione altrettanto idiota» tagliò corto Hoseok.
 
Yoongi lo guardò spaventato. «Ma farà un sacco di domande» obiettò. «E vorrà sicuramente dirlo ai professori, che parleranno con quello stronzo, e lui potrebbe dirgli cosa stavamo facendo…».
 
«Non lo farà» lo rassicurò Hoseok. «Li conosco gli idioti come lui, probabilmente non vuole che gli adulti si immischino, perciò se ne starà zitto. L’intera storia verrà catalogata come una rissa tra ragazzini, una delle tante, e finirà tutto lì».
 
Yoongi stava per ribattere, quando la madre di Hoseok li chiamò dalla finestra della cucina, invitandoli ad entrare in casa. I due ragazzi si avviarono verso la porta d’ingresso, e non appena furono vicini abbastanza perché si notassero i lividi, sua madre iniziò a dare di matto come previsto.
 
«Per l’amor del cielo, Hoseok, che cosa ti è successo?» urlò sconvolta.
 
«Mamma, possiamo parlarne dopo? Vorrei andare a riposarmi» disse Hoseok stancamente.
 
Continuarono a discutere, sua madre che chiedeva spiegazioni, e lui che continuava a pregarla di lasciarlo andare in camera. Yoongi si intromise, mormorando qualche scusa in tono mortificato; disse che aveva provato a difendere Hoseok, ma non ci era riuscito.
 
La donna lo guardò dolcemente. «Oh, Yoongi, non è certo stata colpa tua».
 
Siccome la donna continuava ad insistere per avere spiegazioni, le diedero una versione molto generica dei fatti. Dissero che un ragazzo di un’altra classe li aveva aggrediti all’improvviso, e dato che non c’era nessuno in cortile si erano dovuti difendere da soli. La madre di Hoseok scosse la testa con disapprovazione, ripetendo tra sé che la scuola doveva prendere provvedimenti, ma finalmente li lasciò andare. Li spedì in camera di Hoseok con un ultimo sguardo preoccupato e una scorta di ghiaccio.
 
 
*
 
 
Hoseok se ne stava steso sul letto con gli occhi chiusi, e Yoongi era seduto accanto a lui sulla sponda. Mentre gli teneva il ghiaccio premuto contro lo zigomo, con lo sguardo fisso sul suo volto ferito, Yoongi sentì improvvisamente un groppo in gola, e i suoi occhi si inumidirono. Proprio in quel momento, Hoseok aprì lentamente gli occhi, e lo guardò con espressione triste.
 
«Perché piangi?» chiese dolcemente, posando il palmo sulla mano che Yoongi teneva adagiata in grembo.
 
«Per tutto» rispose Yoongi, evitando il suo sguardo. «Perché quel tizio ti ha fatto male, e io non ho potuto difenderti, e poi perché non possiamo…» la voce gli si spezzò.
 
«Non possiamo cosa?» chiese Hoseok, accarezzandogli dolcemente la mano.
 
«Noi due… i miei genitori non…» iniziò Yoongi esitante, guardandolo finalmente negli occhi. «Non credo che approverebbero».
 
Hoseok ricambiò il suo sguardo, e sospirò. «Nemmeno i miei, probabilmente».
 
Rimasero in silenzio per qualche secondo, non sapendo più cosa dire, e Hoseok continuò semplicemente a tenerlo per mano.
 
«Hoseok» disse Yoongi, rompendo il silenzio. «Tu quando l’hai capito?».
 
Hoseok sorrise, intuendo subito a cosa si riferisse l’altro. «C’è stato un momento…» iniziò a raccontare. «Una volta sono venuto a casa tua senza avvisarti. Tu mi hai aperto la porta e mi hai guardato con un’espressione sorpresa, e poi hai sorriso, e sembravi così felice di vedermi… e in quel momento, ho capito».
 
Yoongi lo guardò, e nonostante avesse gli occhi ancora umidi, il suo volto si distese in un sorriso dolce. Ci fu una pausa di silenzio, in cui continuarono a guardarsi teneramente.
 
«Per me è stato quando mi hai insegnato a pattinare» disse poi Yoongi, sorridendo al ricordo.
 
 
*
 
 
«Dove vai?» chiese Yoongi, preoccupato. «Guarda che cado, non sono ancora capace».
 
Hoseok rise divertito. «Va bene, ti tengo ancora per un po’» disse, tornando indietro.
 
Raggiunse Yoongi e gli prese entrambe le mani, mettendosi in posizione di fronte a lui. Poi iniziò a pattinare all’indietro, tirando l’altro in avanti e costringendolo a seguirlo. Yoongi si lasciò trascinare, provando di nuovo a muoversi sui pattini nel modo giusto, mentre stringeva saldamente le mani dell’altro per non cadere.
 
«Adesso ci fermiamo» lo avvisò Hoseok.
 
«Ma io non so…» iniziò a dire Yoongi, senza avere il tempo di finire.
 
Hoseok si fermò all’improvviso, e Yoongi continuò a scivolare sui pattini, andando a sbattere addosso a lui e rischiando di perdere l’equilibrio. Hoseok lo afferrò per la vita, tendolo fermo, e Yoongi si aggrappò istintivamente alle spalle dell’altro.
 
«Dicevo, che non so frenare» sbuffò Yoongi.
 
«Scusa» disse Hoseok, ridendo. «Dai, adesso prova da solo».
 
L’altro esitò. «E come mi fermo dopo?».
 
«Vieni verso di me, poi ti fermo io» lo incoraggiò Hoseok. Si allontanò, fermandosi a una certa distanza dall’altro, e tese le braccia facendogli cenno di andare verso di lui.
 
Yoongi iniziò a pattinare nella sua direzione, e notò che lo stava raggiungendo senza troppa difficoltà. Solo all’ultimo, però, si rese conto che aveva preso troppa velocità.
 
«Non riesco più a rallentare» urlò preoccupato, mentre si avvicinava sempre di più.
 
«Tranquillo» disse Hoseok, e aprì le braccia per accoglierlo. Yoongi continuò a scivolare sui pattini rapidamente, fino a che non finì tra le braccia dell'altro, ed iniziò a ridere contro il suo collo. Hoseok era riuscito effettivamente a fermarlo, stringendolo saldamente in un abbraccio. Sentendo che l’altro rideva tra le sue braccia, gli spuntò in faccia un sorriso soddisfatto.
 
«Hai visto?» disse compiaciuto. «Te l’avevo detto che sarebbe stato divertente».
 
«Sì, okay» concesse Yoongi, sorridendo. «Però devi insegnarmi anche a frenare».
 
 
*
 
 
Hoseok sorrise, ripensando a quel giorno. «Come mai l’hai capito proprio allora?» chiese.
 
«Beh… in realtà, non volevo che mi insegnassi a frenare» ammise Yoongi, con una risata sommessa.
 
«Perché?» chiese Hoseok, incuriosito.
 
«Perché finché non ero capace, tu mi facevi da freno e mi abbracciavi. E…» Yoongi abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente. «E mi piaceva. Così ho capito».
 
Hoseok si illuminò, sfoderando un ampio sorriso. «Voglio essere di nuovo il tuo freno, Yoongi» disse, ridacchiando.
 
«Adesso non iniziare con le frasi romantiche» rise Yoongi. «Dai, alzati, ho bisogno di frenare».
 
«Okay» fece Hoseok, ridendo a sua volta. «Ti aiuto subito» e si alzò a sedere sul letto. Strinse Yoongi in un abbraccio, e iniziò ad accarezzargli piano la schiena. Yoongi posò la guancia sulla sua spalla e chiuse gli occhi, con un lieve sospiro. Hoseok intrecciò le dita tra le ciocche castane dell’altro, accarezzando i capelli soffici, mentre l’altra mano era ancora sulla sua schiena.
 
«Non voglio smettere mai più di frenare» mormorò Yoongi, con un sospiro soddisfatto.
 
«Non avevi detto niente frasi romantiche?» gli ricordò Hoseok.
 
«Ho detto che tu non dovevi dirle» lo corresse Yoongi. «Non sei abbastanza serio per questo genere di cose. Sono io quello romantico».
 
«Mmh, se lo dici tu» Hoseok rise divertito. «E io cosa sono, allora?».
 
«Mi sembra chiaro» disse l’altro. «Tu sei quello fifone».
 
«Ehi!» esclamò Hoseok. «Basta con questa storia».
 
«Sei anche quello divertente» aggiunse Yoongi.
 
«Così va meglio» commentò Hoseok soddisfatto, riprendendo ad accarezzargli i capelli.
 
Dopo un po’, Yoongi alzò la testa dalla sua spalla e si scostò leggermente. Un’ombra di tristezza aleggiava nei suoi occhi neri.
 
«Che c’è?» chiese Hoseok, portando una mano sul suo viso e carezzandogli la guancia con il pollice.
 
«Hoseok, che cosa dobbiamo fare?» disse Yoongi, preoccupato. «Se ci dovessero scoprire… e se ti picchiassero di nuovo?».
 
«Non lo so» sospirò Hoseok. «Ma ti prometto che troveremo un modo per stare insieme».
 
Guardò Yoongi con un sorriso rassicurante, poi si chinò in avanti per baciarlo. Ma a pochi centimetri dalle sue labbra fu costretto a fermarsi, perché un improvviso toc toc alla porta lo fece trasalire. Per la seconda volta quel giorno, Hoseok e Yoongi si allontanarono bruscamente l’uno dall’altro.
 
«Tesoro, tutto bene?» chiese la madre di Hoseok, aprendo la porta. «Ti senti meglio?».
 
Hoseok annuì, con un sospiro. «Sì, mamma, ora sto meglio».
 
 
*
 
 
Il giorno dopo, a scuola, scoprirono che il ragazzo che aveva picchiato Hoseok era stato sospeso. Per il momento, sembrava che non avesse detto niente ai professori, su ciò che stavano facendo loro due tra gli scaffali. Ma erano comunque preoccupati, soprattutto Yoongi. Per tutto il giorno, non osarono sfiorarsi, nemmeno per sbaglio. Hoseok continuava a lanciare occhiate furtive a Yoongi, che era seduto accanto a lui, con il mento poggiato sul palmo della mano. Percepiva la sua preoccupazione, e gli spezzava il cuore sapere di non poterlo confortare in alcun modo.
 
Non era giusto. Non sopportava il fatto che dovessero nascondersi. Erano stati migliori amici per anni, e nessuno aveva avuto niente da ridire finché i loro abbracci erano stati amichevoli. Ma non appena si erano trasformati in qualcosa di più, era diventata una cosa inaccettabile. Come poteva essere sbagliato? Hoseok voleva solo continuare a stare insieme a Yoongi, come aveva sempre fatto. Voleva condividere la sua vita con lui. Voleva rendere felice la persona che amava. Come poteva tutto questo essere sbagliato?
 
 
*
 
 
Quel pomeriggio, Yoongi disse che voleva andare al fiume. Ascoltare il mormorio dell’acqua in movimento lo calmava. E poi lì non li avrebbero visti. Era autunno inoltrato, e nessuno sarebbe andato a bagnarsi nell’acqua gelida in quel periodo. Quando arrivarono, infatti, erano soli. Si sedettero sui ciottoli bianchi, sulla sponda, proprio davanti all’acqua.
 
Yoongi prese la mano di Hoseok nella sua, tenendo lo sguardo fisso sull’acqua chiara. «Non trovi che sia assurdo?» mormorò, quasi tra sé.
 
«Che cosa?» chiese Hoseok, girandosi a guardare il profilo dell’altro.
 
«Il fatto che le persone vivano tranquille, nonostante le cose orribili che succedono nel mondo… ma poi si agitano tanto, solo perché due ragazzi vogliono stare insieme» disse Yoongi, con un filo di amarezza.
 
«Sì, è assurdo» rispose Hoseok, in tono triste. Rimase in silenzio a guardare l’acqua che scorreva lenta, increspandosi in piccole onde schiumose contro i sassi sporgenti.
 
Dopo un po’ si girò di nuovo a guardare Yoongi, e un sorriso speranzoso emerse sul suo volto. «Yoongi».
 
«Dimmi».
 
«Sai, se l’anno prossimo andiamo lontano da casa, per l’università, non dovremo più nasconderci dai nostri genitori almeno. Certo, ci sarebbero comunque tutti gli altri, però…».
 
Yoongi si girò a guardarlo a sua volta, con un sorriso triste. «Anche se dovessi nascondermi per sempre, non vorrei stare con nessun altro».
 
Ci fu una pausa di silenzio.
 
Hoseok emise una risata nervosa. «Accidenti, non scherzavi quando hai detto che sei quello romantico!».
 
Yoongi abbassò lo sguardo, con un sorriso imbarazzato. Hoseok gli poggiò un dito sotto il mento, costringendolo ad alzare di nuovo gli occhi su di lui. «Anch’io non vorrei stare con nessun altro» disse piano.
 
Poi avvicinò il viso a quello dell’altro, e Yoongi chiuse gli occhi. Hoseok inclinò leggermente la testa di lato, e finalmente lo baciò, posando le labbra su quelle morbide di Yoongi.
 
   
 
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