Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: Lupe M Reyes    22/08/2017    3 recensioni
A Blair piace fare i turni di notte alla biblioteca dell'Arca. Fino alla sera in cui il Cancelliere Jaha non si presenta alla sua porta... Per impedirgli di inviare sulla Terra John Murphy, Blair cede al ricatto e contribuisce al progetto sui Cento. Ma l'incontro con Bellamy Blake cambierà ogni equilibrio. Fino al giorno in cui non diventerà lei stessa la persona numero 101 a raggiungere la Terra.
[Arco temporale: prima stagione]
Personaggi principali: Blair (personaggio nuovo), Murphy, Bellamy, Raven, Clarke, Jaha
Personaggi secondari: Finn, Octavia, Kane, Abby, Sinclair, Jasper, Monty
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA TERRA
 
La porta viene spalancata di botto alle mie spalle, facendoci trasalire.
Raven, Raven in carne ed ossa, è costretta a sollevarsi sulla testa la maschera da saldatore per poterci salutare. Sudata e con il viso congestionato per la corsa, non molto diversa da me, si rivolge all’uomo al mio fianco:
“Sinclair! Sono nei guai?”
Lui ha difficoltà ad avere una reazione coerente con tutto quello che sta capitando.
“Reyes! Che cosa diavolo stai combinando?”,
chiede, con tutto l’autocontrollo di cui è capace adesso.
Raven lo ignora e viene da me. Si prende il tempo di osservarmi e poi sorride ancora, a fiato corto. Potrei quasi pensare che è felice di vedermi.
Mi esamina:
“Stai bene.”, è la sua prognosi. Poi aggiunge:
“Ti sono venuta a cercare, agli Uffici.”
“Ti ho vista, ma non potevo raggiungerti senza…”
“No, hai fatto bene a venire qui. Sapevo che eri abbastanza intelligente da lasciarci indietro e fare la cosa giusta.”
Nonostante mi abbia appena detto che sono un’egoista senza scrupoli, è la prima volta che mi sento stimata da Raven Reyes. Stento a crederci e a non sorriderle di rimando.
“Dobbiamo muoverci.”,
mi fa, scattando, tirandomi per un braccio. Il nostro momento è già finito.
Sinclair ci blocca il passaggio.
“Reyes, se non mi spieghi immediatamente cosa…”
“Finn è sulla Terra, Sinclair. Hai sentito cos’ha detto Blair.”
Raven cerca di scavalcarlo ma lui la blocca di nuovo.
“Ho sentito, peciò sono qui. L’abbiamo sentita tutti. Ma stento a credere che…”
“Ti fidi di me o no?”
L’attacco di Raven lo paralizza. L’ha punto sul vivo. L’ha ferito. Anche solo mettendolo in dubbio per un istante, l’ha ferito.
“Mi sono sempre fidato di te. Ti ho scelta io. Nonostante il tuo… Nonostante tutto.”
“Perfetto, allora. Sai che sto facendo la cosa giusta – e che la sto facendo bene. Lasciaci passare.”
“Raven.”
L’ha chiamata per nome e il particolare non sfugge nemmeno a me. Ora è lei a perdere fermezza.
“Ascoltami e fermati una buona volta, rallenta, ti prego! È una follia. Morirai. Morirete entrambe.”
“Andrà tutto bene, Sinclair. Ho avuto un ottimo insegnante.”
La ragazza, ancora aggrappata a me, fa del suo meglio per sostenere lo sguardo dell’uomo. Lui, dall’alto verso il basso, la ricambia con una dolcezza che disfa ogni barriera. Tant’è che persino lei, che è fatta d’acciaio, è costretta a farsi invadere dall’affetto che le viene riversato addosso. Doug non mi ha mai e poi mai guardata così.
Raven abbassa la fronte. Sto per prepararmi alle sue lacrime, quando lei mi strattona e lo supera a testa bassa.
“Sinclair, sintonizzati sulla frequenza più vicina alla Terra che trovi, appena puoi.”
Lui sta impazzendo. Si muove come un animale in gabbia. Vuole solo essere ascoltato; ma ha scelto di amare una creatura selvaggia. Cercare di domare Raven Reyes, anche solo per il tempo di convincerla di qualcosa, è un’impresa degna di un eroe. Sinclair mi sembra la cosa più vicina ad un padre che abbia visto aggirarsi intorno alla ragazza. La disperazione che lo agita ne è una prova: tiene a lei come solo il sangue può legarti a qualcuno.
“So che credi di non avere mai bisogno di nessuno, ma…”
“Ma non sono sola, vedi? Ho la bibliotecaria con me. Il volto della rivolta.”
Imbarazzata, distolgo subito gli occhi dall’uomo. Ma lui non ha mai spostato i suoi dalla ragazza; è come se non esistessi.
“Tieni la radio accesa.”,
gli ordina ancora Raven, voltandogli le spalle e congedandolo.
Nel silenzio che segue, la voce della Raven registrata è un sottofondo distante.
Lui trattiene lo sguardo sul suo cadetto ancora qualche secondo, sapendo che non si girerà, non correrà ad abbracciarlo, non gli confesserà che ha paura. Dall’ostinazione con cui Raven resta rivolta al tavolo da lavoro sento quanto le costi mantenersi fredda ora; riesco a vedere come i passi di allontanamento di Sinclair rintocchino sui muscoli delle sue spalle. Un fremito la scuote ad ogni colpo. Questo è il modo in cui Raven saluta le persone che ama. Spero sia tanto evidente per Sinclair quanto lo è per me. Spero di cuore che l’annegare nell’affetto per lei non lo privi della distanza necessaria a vedere quel che da fuori è tanto chiaro: Raven non sopporterebbe un addio, non con lui.
Sinclair esce dal laboratorio senza fare rumore. Si volta nella nostra direzione un’ultima volta ma incontra solo i miei occhi. Se lui fosse Bellamy, potrei dirgli senza parlare che a Raven ci penso io. Invece non c’è nessun canale aperto tra di noi e siamo costretti a separarci senza conforto.

Raven aspetta che la porta si chiuda prima di ricominciare a darmi ordini. Non ha mai smesso di muoversi, nel frattempo. Non mi guarda, è intenta a manipolare i suoi strumenti e a digitare istruzioni su un enorme pannello metallico, accendendone le lucine colorate, tirando leve…
Sto per chiderle di Bellamy quando all’improvviso un divisorio scorre di lato, in fondo alla stanza, rivelando un accesso che non avevo mai visto.
Una navicella dalla forma tondeggiante risplende sotto i neon. Sembra un insieme di pezzi smontati da altre navicelle e rimontati su misura. Il che è probabilmente quello che è stato fatto per metterla in piedi.
“Hai… costruito una navicella spaziale?”
“No, l’ho solo aggiustata.”
Ah, l’ha solo aggiustata.
“E… funziona?”
“Ora lo scopriamo.”
Si stacca per un momento dal pannello e va alla navicella. Io sono ancora a bocca aperta e non molto d’aiuto.
“Blair!”
“Sì?”
“Indossa questa.”
Mi sbatte tra le mani una tuta spaziale ingiallita. Intravedo delle cuciture fresche e…
“Questo è scotch?”
Lei non mi risponde, mentre sta già tirando su la zip della sua tuta. Mi passa un casco.
Dio, mentre io mi disperavo per scrivere cinquanta titoli su un foglio, questa ricomponeva una navicella spaziale, rubava equipaggiamenti tecnici e progettava uno sbarco su un pianeta sconosciuto a migliaia di chilometri attraverso lo spazio.
Mi infilo il casco e Raven me lo assicura alla tuta. Sono sigillata. Lei verifica il funzionamento del rifornimento di ossigeno indipendente che ci portiamo a tracolla.
Nel frattempo, la Raven della registrazione ha quasi finito il suo monologo. La ascolto fare un lungo sospiro, che attrae l’attenzione anche della vera Raven, che solleva la testa per guardarsi.
“Se trovate Finn, ditegli da parte mia che…”
Raven va verso la parete e spegne lo schermo.
“Glielo dico io.”
Torna da me correndo, mi supera, mi da una pacca sulla spalla. Non l’ho mai vista sorridere così tanto.
“Blair, si parte. Andiamo sulla Terra.”
 
Il viaggio verso la Terra è di gran lunga la cosa più spaventosa che mi sia mai capitata. Stretta nella navicella accanto a una Raven concentrata e silenziosa, subisco ogni smottamento della struttura, mi raggelo ad ogni segnale acceso del macchinario che non posso comprendere. La mancanza di gravità mi accelera il battito cardiaco, come se ce ne fosse bisogno.
Non riesco a guardare fuori dall’oblò. Raven ogni tanto si concede un istante di meraviglia, illuminandosi mentre lancia un’occhiata allo spazio che ci circonda. Quando vede la Terra, lancia un grido di gioia.
Il rumore della navicella che fende l’atmosfera è assordante. Nonostante il casco ovatti buona parte dei suoni che mi circondano, il tremore e il frastuono del mezzo mi stordiscono.
Raven è perfettamente nel suo elemento. Persino quando la vedo accigliarsi, il sorriso che la illumina dall’interno non la abbandona mai veramente.
In un frammento di lucidità, mi rendo conto che con il casco addosso non posso vomitare.
Non so quanto tempo passiamo in orbita, in viaggio. Mi sembra pochissimo e infinito insieme.
Ad un certo punto, Raven si rivolge a me:
“Ora ho bisogno del tuo aiuto, Blair. Dobbiamo atterrare e mi servono due mani in più.”
Detto ciò mi indica una leva maestra che finora non aveva mai toccato e mi chiede di afferrarla.
“Io devo continuare a mantenere la rotta giusta, ma mi serve che tu…”
“Freni?”
“Non è un freno, ma se ti è d’aiuto immaginartelo così, fai pure.”
Digita, ruota una manopola, segue il radar dello schermo.
“Al mio segnale devi tirarla. È molto pesante, credi di farcela?”
Penso a Bellamy. Chissà se è riuscito a raggiungere la navicella. Chissà se John e Octavia e Clarke sono lì. Chissà se sono partiti, se sono arrivati, se si sono schiantati. Chissà se ci schianteremo noi.
“Certo che ce la faccio.”,
le rispondo, già con le mani in posizione. La navicella sussulta.
Quando Raven me lo ordina, tiro la leva con tutta la forza di cui sono capace: cede sotto la mia presa con più facilità di quanta mi sarei aspettata. L’intera navicella ruggisce e dal finestrino vediamo le fiamme che ci lambiscono.
“Raven!”
“È tutto normale, Blair! È solo l’impatto con l’atmosfera!”
Stringo gli occhi fino a farmi male e resto aggrappata alla leva per cercare di non volare via dalla mia postazione. Il movimento della navicella è troppo forte, veniamo sbattute a destra e a sinistra, lanciamo grida all’impatto con il metallo; un colpo particolarmente deciso mi toglie il fiato mentre cado contro il sedile di Raven. Il rombo che ci fa tremare è indescrivibile.
Lo schianto mette fine alla nostra corsa. Perdiamo i sensi.
 
Quando mi sveglio, Raven sta già armeggiando con la mia cintura. Mi libera e mi sfila il casco. Traggo un respiro che mi va di traverso. Boccheggio. Anche lei ansima.
Ci sorridiamo. Insieme, forse per la prima volta.
“Siamo vive, Foer.”
“Ce l’hai fatta.”
Mi isso sui gomiti e vengo colta da un forte giramento. Ma non mi stendo di nuovo, non posso, non adesso.
“Blair, ora ascoltami. L’aria sulla Terra potrebbe essere ancora tossica. Dunque il modo migliore per…”
Mi alzo, scostandola, e barcollando raggiungo il portellone. Raven mi chiama. Io afferro la maniglia e la ruoto con decisione. Il portellone si spalanca, inondandomi di luce.
Prima di poter fare un passo fuori, mi schermo gli occhi. Abituata al neon da tutta la vita, la luce naturale mi acceca. Per la prima volta appoggio un piede sulla Terra.
 
Il sole.
È una enorme palla bianca nel cielo.
Il cielo è una distesa infinita e subito mi rendo conto che mi sono sempre, sempre, sempre sbagliata. Questo è il colore degli occhi di John. Il punto di celeste all’orizzonte, poco prima che si incontri con la montagna.
Tutte le parole che ho assimilato dai libri mi affiorano alla memoria con facilità, come se imparare bosco, cima, nuvola, fosse stato un apprendistato segreto della mia mente di cui nemmeno avevo coscienza. Mi sono sempre e solo preparata a questo momento. Ho imparato la parola erba e letta forse un milione di volte. Ma ora che mi trovo qui, che mi piego sulle ginocchia e mi strappo i guanti della tuta e ci immergo in mezzo le dita, capisco cosa significhi davvero. Le fotografie e le immagini che ho sfogliato per tutta la vita erano un’imitazione della brutta copia dell’abbozzo della realtà.
L’aria.
L’aria è… una mescolanza diversa di ossigeno e altre sostanze, diversa da quella sull’Arca, ne sono sicura. Si infiltra nei miei polmoni con una facilità differente, li riempie con più sapore. Li riempie meglio. Non avrò mai più un attacco di panico, con tutta questa aria pulita e fresca a disposizione dappertutto.
Raven mi ha raggiunta. È ammutolita e immobile. Solo la Terra poteva zittirla e fermarla.
Restiamo in contemplazione di quell’angolo di mondo finché non ci viene voglia di esplorarne ancora. Allora sgusciamo fuori dalle tute, ci carichiamo in spalla gli zaini con le provviste che lei aveva preparato e ci mettiamo in cammino, mentre Raven cerca di ricordarsi di abbassare ogni tanto lo sguardo sul radar che si è messa al collo. Io al collo ho ancora il Pass di Shenden.
La radiolina di Raven emette un ronzio sordo. C’è solo da sperare che non si sia rotta nello schianto e che riusciremo a metterci in contatto con qualcuno. Possiamo intercettare i Cento, se sono abbastanza vicini. Raven mi spiega che potremmo addirittura comunicare con l’Arca, con Sinclair magari, se lui le ha davvero obbedito.

Vaghiamo per giorni senza nessun segnale a guidarci, senza una meta a cui puntare. La radio resta silenziosa e piano piano anche io e Raven le facciamo compagnia. Dopo i primi giorni di euforia, ci stiamo iniziando ad allarmare. Le radiazioni sembrano averci risparmiate, ma prima o poi le nostre scorte di cibo finiranno. Raven aveva preparato i nostri zaini con troppo ottimismo, certa che non saremmo rimaste sole a lungo.
Non abbiamo visto nè sentito nessun animale, mai. Devono davvero essersi estinti tutti e non posso fare a meno di ripensare ad Ellis Fawn con rinnovata invidia. Uno dei miei sogni si è appena realizzato, ho raggiunto la Terra; e qui scopro che un altro dei miei sogni non si realizzerà mai.
Raven cammina tenendo la radio davanti a sé, come fosse una bussola capace di animarsi all'improvviso e portarci a casa.
Ma la prima voce umana che sentiamo non proviene dalla radio.
Io e Raven ci stavamo per fermare lungo il fiume a bere un po' d'acqua e ricaricare le borracce, quando una voce maschile alle nostre spalle non ci fa sussultare; ci voltiamo di scatto, in direzione del bosco.
 
Ad appena qualche metro da me, un paio di occhi azzurri affondano nei miei e capisco che mi sono sbagliata e che non c’è abbastanza aria su questo pianeta perché io riesca a respirare, non di fronte a quello sguardo.

****

22/08/17
Re-u-nion! Re-u-nion! 
Sei lieta, Pixel? (Lo sarai di più nel prossimo capitolo; sì, sono stata cattivella a chiuderlo così, ma un po' di suspance finale ci stava troppo, non odiarmi ^^).
A presto!, ma lo giuro!,
LRM
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: Lupe M Reyes