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Autore: Chiaroscura69    23/08/2017    1 recensioni
''Non puoi fare così ogni volta... tu non vuoi che ti ami, ma non mi dai nemmeno la possibilità di non amarti'' dissi senza guardarlo negli occhi.
''Tori dimmi cosa potrei fare e lo farò''rispose quasi divertito.
''Lasciami andare e sparisci dalla mia vita una volta per tutte''.
Alessandro mi guardò il polso alla ricerca del braccialetto. Me lo coprii con una mano ma lui me la afferrò e la spinse via.
''Perchè lo hai tenuto?'' disse fissandomi attentamente negli occhi.
''E' un motivo stupido, lascia stare... Senti ho un'idea: frequentiamoci assiduamente per dieci giorni e in questi giorni mi devi mostrare i tuoi dieci peggiori difetti. In questi giorni però non dovrai mai provarci con me.
Solo facendo in questo modo forse smetterò di amarti''.
''Se questo è il tuo modo di risolvere la faccenda per me va bene. Inizia a tremare Melanzana!''
'Ecco come mi sono cacciata nel peggior guaio della mia vita' pensai.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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''Quindi adesso che esami devi dare?''mi chiese Vane mentre finivamo il nostro riscaldamento pre-corsa.
''Glottologia e Storia Greca...Non me lo ricordare! Ho una certa ansia...''
Vane mi fulminò con lo sguardo. ''Dici così ogni volta e poi li passi sempre con voti alti!'' mi prese in giro.
''Ti ricordo che...''
''Che ti hanno già bocciata in Storia Greca, sì me lo ricordo. Lo dici sempre. Ed è proprio per questo che ora prenderai il massimo!''
''Mi piace il tuo ottimismo''
''Sai benissimo che non si tratta di ottimismo ma di realismo''borbottò alzando gli occhi al cielo.
''Hai poco di cui scocciarti, ipocrita! Tu fai la stessa cosa''la punzecchiai dandole una spintarella.
Lei ridacchiò. ''Ma non è veroo!''
La guardai sorridendo e scossi la testa.
''Un giorno lo racconterò ai tuoi figli quando ti vanterai della tua preziosa laurea in lettere che sei stata bocciata in Storia Greca''continuò.
''Ehiii l'amicizia ha il segreto professionale della psicologa, lo sai?''
Vane alzò gli occhi al cielo.
''Beh, bando alle ciance. Direi che è ora di iniziare la nostra corsa''
''Io ero pronta anche mezz'ora fa''rispose facendomi la linguaccia.
''Quindi ti sei divertita a guardarmi fare il riscaldamento tutto questo tempo?''
''Mi sembra ovvio. Sei tu il maschio della coppia, sei tu che devi faticare''
Risi e le feci la linguaccia a mia volta.
''Hai con te il doublejack?''le chiesi.
''Certo, anche se non sono ancora convinta che sia una cosa intelligente ascoltare musica nello stesso cavo mentre corriamo''
''Uff, non fare storie! Io no corro se non c'è musica. E poi...ho tante belle canzoncine da farti sentire!''
''Io ho paura''
''Corri''la spronai ridacchiando.
Presi il mio cellulare e cercai una canzone adatta. Mi passò sotto gli occhi 'A Tribe Angel Called Red' e un flashback mi offuscò lo sguardo.
La canzone che mi aveva dato coraggio la prima volta che uscii con Alessandro.
Sorrisi e dopo un ultimo attimo di incertezza cliccai 'play'.



Mentre corro non penso. Ecco perchè adoro farlo quando una circostanza della vita mi tortura. E' come mettere in standby il mondo, la vita, le persone, i pensieri, solo per qualche ora. All'epoca lo facevo spesso, ma cercavo di non andarci troppo da sola. Correre da sola mi avrebbe portato a ricordare quando lo facevo precedentemente dopo il periodo lavorativo e il tragico incontro-scontro con Alessandro. Mi sfiancavo terribilmente, a volte piangevo mentre correvo. Poi tornavo a casa ed ero stranamente pacata, un po' sollevata.
E poi mi piace costringermi a finire quel giro che non riesco a fare, mi piace superare i miei limiti.
Guardai intorno a me nel parco e analizzai le persone che si godevano il fresco all'ombra.
Bambini festanti, del tutto ignari della fatica di vivere. Vecchi tristi, carichi di rimpianti e delusioni che pesani sul cuore. Ma anche vecchi festanti, così simili ai bambini, ma del tutto consapevoli della fatica di vivere. Coppiette scoppiettanti che, travolte dalla passione, non riuscivano a levarsi mani e occhi di dosso. Un gatto che giocava coi lacci delle scarpe di un ragazzo solo e con un'aria molto triste, due amiche che ridevano come pazze.
Tutto questo non mi apparteneva. Tutta la mia vita era incentrata su un amore che non comprendevo, su un dilemma insolvibile e amletico.
Una vibrazione mi scosse da quei pensieri e controllai di sfuggita il telefono.
'Non pensavo fossi una tipa sportiva' lessi nellla chat di Alessandro. Sbuffai, era già arrivato.
'Non sai tante cose di me. perchè sei già qui? Non dovevamo vederci alle otto?'risposi guardandomi intorno freneticamente.
''Tutto ok?''mi chiese Vane alzando un sopracciglio.
''Sì, solo che è arrivato''
''Ah, okay. Dai finiamo questo giro e poi ti lascio libera''
''Certo''risposi.
'Alla tua età dovresti saper leggere l'orologio. Comunque sono sdraiato in una panchina e ti guardo'.
'Ho quasi finito, potresti anche aspettarmi fuori'
'Mi piace guardarti sudata e con la lingua a terra'
'Sei il solito stronzo'
Finimmo il giro e lo vidi avvicinarsi da lontano.
''Io vado Tori, magari ci vediamo in questi giorni?''mi disse Vane.
''Sì, teniamoci in contatto anche perchè così magari studiamo Glottologia insieme''dissi facendole l'occhiolino.
''Vedremo...Cosa non si fa per amicizia!''
La abbracciai e la guardai andar via un po' riluttante, sapevo che non avrebbe mai voluto lasciarmi con lui ma rispettava le mie scelte.

''Quella è l'amica di cui mi hai tanto parlato?''disse Alessandro venendomi incontro.
''Quella chiami le tue amiche. Lei è Vane e sì è lei l'amica''sbottai infastidita.
''La corsa non ti aiuta a scaricare molto mi sa, ti vedo nevrotica come sempre''
Lo fulminai.
''Invece sono calmissima, è la tua presenza che mi agita''
''Questo già lo avevo capito''sussurrò venendomi più vicino e sfiorandomi il collo con una carezza.
''Credo che prima di uscire ti toccherà aspettarmi, ho bisogno di una bella doccia''
''Oh non ci pensare neanche, voi donne ci mettete una vita a lavarvi''
''Non pensarci tu, non vado pazza per il profumo di sudore e scommetto nemmeno tu!''risposi avvicinandomi ancora di più.
''Ne sei proprio certa?''chiese Alessandro, con uno scintillio malizioso dello sguardo che avrebbe dovuto mettermi in guardia.
Purtroppo non anticipai le sue intenzioni, e quando mi abbracciò con foga, mi colse completamente alla sprovvista. Le sue mani mi accarezzarono con forza ma anche con gentilezza le braccia e le spalle, scivolando leggere sulla pelle umida. Fui percorsa da un brivido e sollevai gli occhi per guardarlo.
''Non trovi che sia il più afrodisiaco dei profumi?''mi chiese Alessandro curvando la testa e baciandomi sul collo. ''Su di te, poi, è addirittura irresistibile...''
Repressi un gemito e feci scivolare a mia volta le braccia attorno ai suoi fianchi per aumentare la pressione dei nostri corpi. La tensione era fortissima ed aumentò ancora di più quando Alessandro s'impadronì delle mie labbra, così non riuscii a trattenermi dal muovere sinuosamente i fianchi contro il so corpo.
A un tratto, quasi bruscamente, lui si ritrasse con un mormorio roco.
''Tori, ho sempre sognato di fare l'amore circondato dal verde, ma non alla presenza di così tanti bambini ingenui''scherzò.
Sussultai, rendomi improvvisamente conto di dove ci trovassimo.
''Oh''mormorai, portandomi la mano sulla bocca.
''Che cosa ne diresti di riprendere il discorso  in macchina?''
Scossi la testa, stentando a capire le sue parole.
''In m-macchina? NOn avevi proprosto di andare a cena?''
Lui ridacchiò.
''L'avevo proprosto, ma adesso speravo in qualcosa di più. Comunque, mi accontenterò. Su vieni, ti porto a casa così ti fai una doccia''.

Mentre le gocce cadevano calde sul mio corpo teso ripensai all'episodio di poco prima. Per fortuna il mio cervello aveva ripreso a connettere e anche la mia mente non era più annebbiata come prima. Lucidamente realizzai quanto lo desideravo e una fitta laggiù me lo ricordò ancora più insistentemente.
Ma sapevo che sarei riuscita a controllarmi, anche perchè sapevo che Alessandro mi aveva voluta solo per il sesso in passato, e non avevo intenzione di dargliela vinta in nessun modo. Sospirai. Eppure la prospettiva mi atterriva.
   
 
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