Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Crilu_98    23/08/2017    6 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Non avevo ancora afferrato il senso di quelle parole che già avevo raggiunto la porta per correre in strada. Essendo sopraffatta dalla paura e dall'ansia agivo senza pensare, con in testa solo quel sottile filo di complicità che si era appena instaurato tra me e Barbara Calloway.
Il braccio di Connor apparve nel mio campo visivo e richiuse senza sforzo l'ingresso:
-Dove credi di andare?-
-A cercarla, ovviamente!-
-Elizabeth, non essere sciocca! Non conosci questa città, non sai niente dei suoi abitanti e sicuramente non puoi avere alcuna idea di dove abbiano portato la signorina Calloway!-
Mi voltai verso di lui, scansando i capelli che mi erano finiti davanti agli occhi:
-Va bene, allora mi guiderai tu. Ma io non posso rimanere qui senza fare niente, Connor! Io devo fare qualcosa!-
Price mi osservò con aria meditabonda per diversi minuti, poi sospirò:
-Siamo d'accordo, allora. Ma vedi di non fare nulla di avventato!-
-Io non faccio mai nulla di avventato!- borbottai.
Connor, che stava ringraziando Maria per l'ospitalità, raccomandandole di dire a Tony di stare in guardia, mi rivolse un'occhiata omicida.
-Credevo di averti visto mentre ti infilavi nel bel mezzo di una pericolosa sommossa di operai inferociti, ma evidentemente devo essermi confuso con un'altra testarda ragazzina del Wyoming!- sbottò mentre uscivamo dall'edificio.
-Non iniziare, per favore…- mormorai, respirando a fondo la brezza marina e sforzandomi di non lasciar uscire le lacrime. Connor comprese la situazione e mi sfiorò la guancia con una carezza affettuosa.
-Non è il momento di lasciarsi abbattere, tigre! Il tempo ci è nemico! Direi di iniziare da dove Barbara… O meglio, il suo investigatore… Ha lasciato a metà. Dobbiamo tornare alla fabbrica e cercare lì intorno!-
 
Dopo ore di inutili vagabondaggi ero sfinita, accaldata ed iniziavo a disperare nella riuscita delle nostre ricerche.
Connor mi strattonò per la manica, visto che mi ero quasi assopita appoggiandomi contro il muro di un palazzo:
-Mi hanno indicato un locale poco raccomandabile qui vicino. E' probabile che chi ci ha sparato fosse lì quando ha ricevuto il messaggio… Sicuramente potranno darci delle informazioni utili!-
Il locale era una vera e propria bettola situata in una zona fatiscente, in cui le case erano sorte a caso le une sulle altre fino a formare un labirinto inestricabile di vicoli. Price spiò l'interno, poi si rivolse bruscamente a me:
-Tu resti fuori!-
-Ma…-
-Niente ma! Dovrò essere estremamente cauto per riuscire a scoprire ciò che ci interessa e non potrò farlo se dovrò badare alla tua sicurezza!-
-Non c'è bisogno che tu lo faccia!-
-Elizabeth!- ringhiò esasperato.
-Va bene, va bene!- sbuffai, incrociando le braccia al petto -Rimango qui!-
Connor sorrise:
-Brava ragazza!-
Poi mi sorprese con un casto bacio sulla fronte e si infilò nello stretto uscio del locale sconosciuto.
Per un po' rimasi ferma lì davanti cercando di resistere alla tentazione di sbirciare all'interno, ma in breve, annoiata ed incapace di rilassarmi, presi a girovagare tra le viuzze, badando di non perdere mai di vista la bettola.
"Se Connor uscisse e non mi trovasse mi rinchiuderebbe in casa e butterebbe via la chiave!"
Persa in questi pensieri svoltai a destra e raggelai, perché a pochi passi da me c'era il corpo di un uomo. La mia mente corse indietro agli uomini uccisi da Barbara in una stradina simile a quella, ma il cadavere che avevo davanti era diverso: era un signore sulla cinquantina, dal viso anonimo e vestito con abiti di buona fattura. Aveva una certa aura di rispettabilità che stonava sia con l'ambiente sia con il foro di proiettile che spiccava sulla fronte pallida.
Mi guardai attorno, chiedendomi con un brivido perché l'avessero lasciato lì anche se doveva essere deceduto da diverse ore, vista la sgradevole puzza di morte che appestava l'aria. Vincendo la repulsione mi chinai ad osservare il cappotto scuro dell'uomo: ero sicura di averne già visto uno simile. Frugai tra le sue tasche con il sangue che scorreva molto più velocemente del normale, tanto che riuscivo a sentire solo il battere agitato del mio cuore. Il risultato della mia indagine all'apparenza fu ben misero: un paio di occhiali da naso un po' consunti, un portamonete di pelle con sopra le iniziali "E. M." e un pacchetto di sigarette in cui, notai, il pover'uomo aveva riposto anche quella che non aveva finito di fumare, allineata al millimetro accanto a quelle ancora intatte.
"Che precisione maniacale!" pensai, con un sorriso che rimase congelato sulle mie labbra. All'improvviso la soluzione era emersa nella mia mente in modo limpido e naturale, collegando tra loro immagini e stralci di conversazione che non ricordavo neanche di aver udito.
Gli occhi freddi dell'ispettore Nelson e il suo impermeabile scuro, lungo ed anonimo, perfetto per passare inosservato tra le strade affollate della città.
Le parole di Barbara sull'uomo che aveva scovato Jefferson: "Un uomo dalla precisione maniacale e dal fiuto imbattibile, il signor Mitchell!"
"Ti fidi abbastanza da mandarlo a cercare il cecchino nel quartiere che Tony ti indicherà?"
"Lo pagherò quel che serve per renderlo un uomo fidato!"
Indietreggiai, frastornata dalla portata di quell'intuizione. L'uomo che giaceva in modo scomposto ai miei piedi, morto, era l'investigatore Mitchell!
"I soldi di Barbara non sono stati abbastanza."
Quando il poveretto si era visto spacciato aveva rivelato anche il nome della sua cliente nel tentativo di salvarsi la vita… Chiunque l'avesse ucciso aveva rapito Barbara e sapeva che lei non era da sola.
"Sapeva che qualcuno avrebbe ripercorso le tracce di Mitchell!"
Ebbi appena il tempo di voltarmi, andando a sbattere contro un uomo robusto, prima che un violento colpo alla testa mi togliesse la vista ed i sensi.
 
Quando rinvenni ero in una stanza in penombra e facevo fatica a distinguere qualcosa oltre alla figura imponente che mi scrutava con freddezza. Un mugolio alla mia destra mi spinse a ruotare il collo per quanto me lo consentivano la nuca dolente e le braccia legate allo schienale della sedia su cui ero seduta: Barbara, apparentemente illesa ma con gli occhi terrorizzati ed un bavaglio sulla bocca, era stata immobilizzata allo stesso modo.
Riportai l'attenzione sull'uomo, che ancora non aveva aperto bocca: portava un completo da imprenditore, un cappello elegante e tra le labbra carnose stringeva un sigaro acceso che brillava rossastro nella semi-oscurità della stanza. Gli occhi erano neri e torbidi, i capelli castani mostravano delle ciocche bianche sulle tempie.
-Chi è lei?- chiesi, sforzandomi di ignorare la testa che mi pulsava in modo doloroso.
-Questo non le deve interessare.-
Quella voce… D'improvviso ero sicura che quell'uomo fosse presente la notte in cui Jefferson era stato ucciso. L'avevo visto entrare nella casa: era quello che rispondeva al nome di Winter.
"Un soprannome quanto mai azzeccato!" pensai, rabbrividendo. Winter sbuffò:
-Noi e suo fratello avevamo un patto, signorina Walker. E non ci piace essere presi in giro!-
-Mark non farebbe alcun patto con voi!- sibilai, strattonando i lacci che mi stavano ferendo i polsi. Winter sogghignò, avvicinandosi di qualche passo a Barbara, la quale sussultò e strinse convulsamente le palpebre.
-Oh, invece Mark sapeva tutto, o quasi, della nostra piccola organizzazione. Devo dire che anche lei è molto acuta, per essere una donna… Dev'essere un tratto di famiglia. Comunque, sono andato a trovarlo in prigione, per assicurarmi il suo silenzio in cambio dell'incolumità di questa graziosa fanciulla. Suo fratello sapeva che se avesse parlato la signorina Calloway sarebbe stata vittima di… Uno spiacevole incidente, diciamo!-
Lo sguardo dell'uomo si fece di colpo ancora più crudele e furioso:
-Era quasi fatta, ma la sera stessa in cui avremmo potuto catturare ed eliminare anche Connor Price questi sparisce, per poi ripresentarsi due giorni dopo nella cella di Mark insieme a lei, come se non avesse mai ricevuto le nostre minacce!-
Ricordavo quanto avessi insistito per andare a trovare mio fratello e mi si strinse il cuore al pensiero che Connor avesse deciso di sfidare quegli uomini spietati per me. Adesso comprendevo la sua inquietudine.
-Da lì in poi, lei è stata la causa di tutti i nostri problemi, signorina Walker: sembrava essere sempre un passo avanti, ci sfuggiva, eliminava i nostri uomini sotto al nostro naso! Lei è… Un soggetto insolito.-
-La ringrazio…- biascicai, sarcastica. Le labbra di Winter si piegarono in un sorriso soddisfatto:
-Sono sicuro che non sarebbe arrivata tanto lontano, se non avesse ricevuto delle informazioni da suo fratello. Perciò, dopo esserci liberati di quel ficcanaso di Mitchell, abbiamo ritenuto opportuno prendere in custodia la sua amica, qui… Non possiamo permettere che un semplice operaio ci manchi di rispetto in questo modo!-
-Mark non è mai venuto meno al vostro "patto"!- esclamai, indicando Barbara con un cenno del capo -Lasciate andare almeno lei, non vi ha fatto nulla!-
-Ne dubito… E comunque ciò che mi sta chiedendo è impossibile da realizzare!-
-Cosa intendete farci?- mormorai.
-Oh, io attenderò fino a quando non avrò in mano anche Price, signorina Walker. Poi vi zittiremo una volta e per sempre!-
 
P.O.V. Mark
 
Il messaggio di Connor arrivò nascosto in una pagnotta, che le guardie mi dissero essere una carità da parte di un anonimo benefattore. Avrei sorriso dell'ingegno del mio amico, se non fosse stato per quelle righe vergate di fretta su un pezzo di carta stropicciato:
 
Hanno preso Barbara ed Elizabeth. Le stiamo cercando, ma abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Mark, ti prego: non posso lasciare che a tua sorella accada qualcosa di male.
 
Balzai in piedi, prendendo a misurare a grandi passi lo spazio ristretto della mia cella. Avrei potuto confessare ciò che sapevo, riferire i pochi nomi che ero riuscito a scoprire, ma sarebbe stato inutile.
Mi avevano sbattuto in galera per un altro motivo e nessuno avrebbe preso sul serio le parole di un assassino; anche nel caso in cui invece mi avessero creduto, Barbara e Lizzie sarebbero morte non appena Winter avesse capito che avevo messo la polizia sulle sue tracce.
"Potrebbe averle già uccise… Forse crede che tu abbia già parlato!"
Scossi la testa: non era il momento di indulgere a tali pensieri, avevo bisogno di tutta la mia lucidità e della mia forza di volontà: dovevo evadere.
Poche ore dopo, quando il sole stava per tramontare, ci radunarono in cortile per il nostro breve momento d'aria fresca; ero ammanettato, come tutti gli altri prigionieri, e le guardie piantonavano tutto il perimetro.
"Non è possibile fuggire da qui!" pensai, scoraggiato. Poi ebbi un'idea totalmente folle, dettata solo dall'angoscia che provavo in quel momento. Aspettai il momento più opportuno e mi lanciai in una corsa disperata verso le mura del cortile, che per tre lati davano sulla cinta esterna della prigione e da una parte si affacciavano invece sull'Oceano.
Evitai più secondini che potei e un paio li abbattei con dei pugni bene assestati, ma in breve mi ritrovai circondato sulla passerella di ronda. Il vento mi schiaffeggiava i capelli mentre mi sporgevo a lanciare un'occhiata verso il basso, incurante dei richiami irati delle guardie: sotto di me le onde si frantumavano contro la parete rocciosa del promontorio con un boato sordo.
"E' una follia!" cercò di richiamarmi la mia razionalità. Ma io pensai al sorriso di Barbara e agli occhi di Lizzie e non ebbi più dubbi.
Saltai.
 
 
Angolo Autrice:
Scusate per l'attesa, queste settimane sono piene di impegni e studio e sono ancora senza internet xD Però spero sia valsa la pena aspettare per questo aggiornamento, sicuramente ricco di eventi… Come faranno Barbara ed Elizabeth ad uscire dalla nuova e pericolosa situazione? E cosa ha in mente Mark?
 
Crilu 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Crilu_98