Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Andrasta    23/08/2017    2 recensioni
La parola ha una grande forza. E' espressione, il significato di generazioni e intere culture. E' comunione. Ma non mette in comunicazione soltanto gli uomini, in ogni luogo ed in ogni tempo. E' una lezione che Alisanos ha imparato fin da subito durante il proprio addestramento come Bardo. Una verità che non mancherà di esprimersi nella realtà di quello che lo circonda.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Con una lama d’argento, al tasso ho chiesto un dono: la sua corteccia ed il suo legno nodoso.  Reciso il ramo, di miele la ferita ho coperto, riconoscente … “
Alisanos accompagnava l’improvvisazione dei suoi versi alla pressione dei polpastrelli, come era solito fare durante l’esercizio della pratica dell’illuminazione del canto, finché non furono quelli del mignolo e dell’indice a premere su una precisa zona del palmo aperto. Non era un caso si trovasse al limitare di uno dei terreni della famiglia Lugoves e che cercasse di intercettare con il suo bastone di frassino le terga di una pecora. Un’esemplare interessato avidamente all’attività del pascolo e per nulla intimorito dal fatto l’estremità adunca della verga, che per un gioco di venature e noduli ricordava la testa di un pesce, pareva osservarla minacciosa nella fissità di occhi sporgenti dal legno … né preoccupato che rivolgendo il proprio posteriore ad Alisanos questi s’ aspettasse da lui una risposta precisa una volta chiuso il componimento recitato secondo il preciso schema del linguaggio Ogham.
Ogham, ovvero l’alfabeto degli alberi per il quale un preciso gruppo di lettere trovava la propria forma disegnata idealmente sulle dita e lungo le linee del destino impresse sulle mani di tutti gli uomini ma a cui solo una cerchia ristretta di sapienti era dato d’ addestrarsi e trovarne comprensione. Non era nemmeno la prima volta che il Bardo impegnava la forza della parola e rime a fior di labbra in cerca della chiave per redimere una disputa: da lì a poco una qualche rivelazione gli avrebbe permesso di prendere una decisione in merito a quella incresciosa faccenda quasi che nel belare di quel batuffolo di lana ambulante gli fosse possibile ritrovare l’eco di una musica lontana, udibile ad un orecchio fino capace di cogliere gli strappi dell’invisibile velo della materia e dell’esistenza. Capi del bestiame della fattoria Tairngiri erano stati davvero sottratti? O avevano semplicemente superato il confine fra appezzamenti di terreno nel cercare l’erba più tenera e fresca innescando inconsapevolmente un pretesto per sfogare vecchi rancori sedimentati nel tempo di generazioni, cenere sotto la quale ancora covava silenzioso il livore pronto a rinvigorirsi alla prima scintilla nel fuoco del litigio? Affari di proprietà e successioni che già aveva avuto modo di veder soffocare dall’arbitrio del suo Maestro Idho, il cui giudizio ed esperienza era stata fatta terra con cui spegnere le prime avvisaglie d’incendio. Sarebbe infine avvampato?
“Gli alberi sono sempre stati molto generosi con gli uomini “, si ritrovò a commentare osservando i rami carichi di mele pronte da esser colte guardando dietro di sé cercando un segno in una collana di foglie smeraldine impreziosite da rubini di buccia. “Nutrono i nostri corpi ed il nostro spirito “aggiunse una voce sottile, il timbro calmo della consapevolezza dei saggi, che arrivava alle sue spalle. “Non ne avessi mangiate a sufficienza non avresti forse ricordato che sette narrazioni tradizionali? Come quei cantori e giocolieri di strada, coloro che non riconoscono il valore di un percorso preciso e codificato arrivando al frutto quando è fin troppo acerbo o quando ormai è già bello che marcio? “
Una mano che si allungava verso uno dei rami più bassi a scegliere una mela ed il tono retorico di quella domanda rendeva tangibile la presenza dell’anziano in un punto dove uno spicchio di sole permetteva al verde dell’erba di vibrare come fossero dita dorate ad agire: l’arpa un prato, la luce del primo pomeriggio le estremità di un bardo impegnato nella melodia dei colori. Quelli del bronzo colavano in riflessi brillanti fra i riccioli chiari, tanto da far sembrare la zazzera di Alisanos un tripudio di trucioli metallici a cornice di un volto gioviale. La sua espressione non fece che sottolineare una limpidezza ritrovata a quelle parole come succede ad un cielo nuovamente sgombro da nuvole di passaggio o all’animo di un uomo risolto il conflitto di un dubbio e di buon grado accettò le rotondità del frutto appena colto dall’altro nella propria mano. Il suo maestro era inondato di luce tanto da farlo sembrare vestito di polvere azzurra disfatta dall’intensità del giorno. La stessa tonalità d’azzurro dell'abito del giovane interlocutore e che identificavano entrambi come appartenenti alla medesima classe sociale.
“Pareva ieri che ti seguivo nell’interpretazione delle parole nascoste “ mezzo sorriso, labbra sottili, che sul viso simulava il taglio di una piccola falce nel ricordare il proprio allievo all’ottavo anno d’esercizio. “ Ieri come oggi, perché il tempo è come un fiume che scorre in circolo “ la voce accesa in un guizzo, la risata negli occhi di Alisanos che rispondeva al vecchio maestro che si trovò a ripetere “ Ieri come oggi … “  e nell’allargare l’espressione lieta le rughe diventavano sempre più profonde come solchi e crepe sulla corteccia di un tronco “ … i Lugoves ed i Tairngiri finiranno per appiccare il fuoco a tutto il bosco “ una risata frusciante come vento fra le foglie finì per accompagnare le braccia dell’anziano mentore verso l’alto, il blu della veste ad incontrare il cielo, i piedi ben piantati a terra nel cercare connessione con le correnti del mondo fatato affondando nella profondità del Sidhe come radici in cerca della linfa nella Terra dell’Eterna Giovinezza. Ed il giovane Bardo si ritrovò ad osservare Idho, immobile. Non più il ricordo di un caro ma un tasso ancorato nel terreno, il fusto contorto degli anni passati a contemplare lo scorrere delle stagioni e porta per una visita divenuta improvviso silenzio “ Al tasso ho chiesto un dono … “ un sussurro trascinato nel lungo attimo che Alisanos si concesse prima di continuare verso la fattoria della famiglia Lugoves, non prima di aver omaggiato l’antico albero con un gesto di riconoscimento. Sulla via, avrebbe cercato le parole più accorte per spegnere senza incidenti l’ennesimo focolaio come aveva fatto il maestro Bardo prima di lui.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Andrasta