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Autore: Lady1990    23/08/2017    3 recensioni
[Questa storia è il seguito di "Nell", di cui si consiglia la lettura per un'adeguata comprensione.]
Sono trascorsi poco più di vent'anni dalla scomparsa di Ysril. Nell, dopo aver atteso invano il suo ritorno, ha lasciato la valle di Mesil e si è messo sulle sue tracce. In compagnia di Reeven, un improbabile ladro che somiglia in modo inquietante al suo amato demone, e altri compagni, dovrà scoprire cosa è successo a Ysril e salvarlo da una minaccia ancor più grande della guerra che incombe sul mondo intero. E se una strega arriva a complicare le cose, la missione non si profila certo una passeggiata.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nell emise un gemito acuto e arcuò la schiena, il capo rovesciato all’indietro e lo sguardo appannato rivolto verso il soffitto. Si sentiva andare a fuoco, i muscoli erano tesi in continui spasmi, le dita artigliate alle lenzuola nel vano tentativo di restare ancorato alla realtà. Non poté impedire ad altri versi imbarazzanti di lasciare la barriera delle labbra e dei denti in una melodia che il suo cervello non registrava, ma che Ysril pareva apprezzare a giudicare dai suoi mugugni soddisfatti, quasi facesse le fusa come un gatto. Avvertì montare l’orgasmo lentamente, come la marea dell’oceano che sale e sale attratta dal moto della luna. In quel caso, la luna era la bocca del marito che lavorava con zelo fra le sue cosce. Quando raggiunse l’apice, si inarcò con un movimento languido, gemette forte e una lacrima scivolò sullo zigomo.
Ysril si arrampicò di nuovo sul corpo del suo sposo e ridacchiò quando alcune delle sue ciocche lunghe e ricce provocarono il solletico a Nell durante la risalita. Dipinse una ragnatela di baci e morsi sulla pelle candida dell’amato, dedicando particolare attenzione ai capezzoli, alle costole e all’incavo del collo, fino a fermarsi sopra il suo viso, deliziosamente arrossato, mentre i suoi folti capelli biondi scendevano a incorniciarlo adagiandosi in morbide volute intorno a Nell, imitando una corona dorata. Ysril gli circondò la testa con gli avambracci, facendo aderire il torso alle forme più minute dell’altro, e si tuffò vorace su di lui, per poi immergere la lingua nella cavità orale e coinvolgere la gemella in un ulteriore scambio di fluidi. 
A Nell girava la testa, aveva l’impressione di essere ubriaco, e non riusciva a pensare lucidamente. Sapeva di stare sfoggiando un’aria meravigliosamente sbattuta, non che gli importasse. Mugolò nel bacio e massaggiò la nuca del marito con i polpastrelli. Percepire il sapore del suo piacere nella bocca di Ysril era sempre strano, ma non in senso negativo. Una parte di lui voleva ricambiare e donargli la medesima ebbrezza, però al momento era troppo stanco per sperare di portare a termine il servizio senza cedere al sonno. Rimandò tutto a dopo, non appena i fumi dell’orgasmo avessero abbandonato le sue membra tremanti.
Il demone si staccò con uno schiocco, ghignò pigro, compiaciuto e filino arrogante, e lo scrutò dall’alto con le palpebre a mezz’asta e un’espressione inebetita che rifletteva quella del suo umano, il quale si sentì rimescolare e avvampare sotto quello sguardo penetrante. I raggi del sole filtravano dalla finestra della camera e accarezzavano i fili dorati dei capelli di Ysril, illuminandogli i lineamenti divini, gli occhi del colore dell’ambra e le labbra gonfie e tumide, rendendolo simile una visione mistica.
“Stai bene?” chiese Ysril in un sussurro.
Il ragazzo annuì e gli elargì un sorriso sghembo e sazio.
A lungo Nell aveva dubitato di poter sperimentare ancora la felicità, e a volte, persino a due anni di distanza dai fatti di Lankara, quando calava la notte e le stelle punteggiavano il firmamento doveva tirarsi dei pizzicotti per appurare di non stare sognando. Il tepore di Ysril era reale, la sua presenza al suo fianco era solida, la sua voce nelle orecchie un balsamo prezioso che curava le sue ferite giorno dopo giorno e lo riportava in vita come un fiore appassito che, grazie alla luce del sole, si convinceva a sbocciare di nuovo.
Dopo la fuga oltre il portale di Lankara, si erano riparati in una grotta sui monti Lerisa e avevano atteso di riacquistare le forze. Nell aveva dormito per tre giorni e tre notti, mentre Reeven e Ysril si guardavano in cagnesco e facevano la guardia, e quando si era svegliato aveva scoperto di aver guadagnato il controllo sul suo potere, assieme a una nuova consapevolezza di sé. In pratica, era divenuto conscio che la sua magia era pressoché illimitata, doveva solo imparare a incanalarla con precisione. Aveva evocato dei vestiti per tutti e dell’acqua per lavarsi, e aveva recuperato il cadavere di Selis materializzandolo nella grotta con la sola forza di volontà, al fine di seppellirlo poi a Rocca Smeralda. In seguito, avevano provveduto a cremare Qolton, e Reeven aveva disperso le sue ceneri al vento. Non avevano detto una parola, ripiegati ognuno nel proprio lutto, mentre Ysril vegliava su di loro e li confortava come poteva.
Un  mese dopo, non appena si era sparsa la notizia dei trattati di pace fra tutti i regni del continente e della promessa dei sovrani di non permettere mai più a una guerra di simili proporzioni di avere luogo, Nell aveva lasciato la fattoria abbandonata in cui si erano temporaneamente stabiliti e aveva accompagnato il figlio a Durandel. Ysril li avrebbe aspettati lì per tutto il tempo necessario, consapevole del bisogno di Reeven di chiudere con il passato. 
Per mezza giornata Reeven aveva gironzolato per la città, affascinato dagli edifici bassi in marmo grezzo, collegati l’un l’altro da scale e passerelle, con il tetto piatto e le imposte blu, le strade di argilla e i vasi di fiori colorati sui balconcini delle finestre rotonde. Non aveva mai visto nulla del genere, pareva di trovarsi in un mondo alternativo. Non solo per l’architettura peculiare, ma anche per l’atmosfera calma e serena che si respirava, per i sorrisi e gli sguardi placidi degli abitanti e le risate dei bambini. Era un bel posto per ricominciare, doveva dargliene atto. E non era nemmeno densamente popolato, poiché accedere a Durandel era più facile a dirsi che a farsi: l’unica via era attraverso una montagna di ghiaccio e un ponte sottilissimo sospeso nel vuoto, questo dopo una marcia lunga e proibitiva nel deserto sotto il sole a picco. Soltanto i più temerari e determinati ce la facevano, e il premio meritava decisamente la pena.
Reeven aveva bighellonato qua e là, esaminato la merce delle bancarelle e goduto della pace inalando il profumo di dolci emanato dai forni, un profumo quasi identico a quello di Nell. Portava la borsa con il bottino dell’ultimo colpo a Ferenthyr sulla spalla e un talismano appeso alla cintura, dono di Nell, che avrebbe dovuto renderlo invisibile a sua discrezione. La borsa l’aveva rinvenuta per caso, mentre perlustrava la foresta nei dintorni di Dun’har in cerca dell’odore dei suoi amici. Lì per lì non aveva saputo cosa farci. Poi aveva scoperto il cadavere di Qolton e qualcosa in lui si era rotto. Aveva ponderato di tenere la borsa come ricordo, ma un’idea gli era subito balenata in testa ed era stato Nell a spingerlo a non accantonarla. 
Passata qualche ora a Durandel, il nervosismo gli aveva costretto di nuovo la gola in una morsa d’acciaio, ma Nell lo aveva spronato a non mollare. Verso il tramonto si era deciso a intrufolarsi in una casetta nei pressi del mercato, aveva posato la borsa piena sul tavolo di cucina e se n’era andato in fretta respirando con la bocca, per impedire all’odore familiare che impregnava i muri di penetrargli nelle narici e sgretolare la sua risolutezza. Dopodiché, celato dall’ombra di un vicolo là vicino con Nell al suo fianco a stringergli la mano, aveva osservato Phyroe e Utros imboccare la via chiacchierando del più e del meno, rientrare in casa e chiudersi la porta alle spalle. Solo per precipitarsi fuori un minuto più tardi e scandagliare con occhi sgranati la strada, la borsa del bottino tra le braccia. Phyroe aveva sussurrato il nome di Reeven, un richiamo timido e incerto al quale non aveva ricevuto risposta, ma nei suoi occhi il biondo aveva scorto una scintilla di gratitudine e speranza. Reeven aveva sorriso tristemente, un sentimento dolceamaro nello stomaco e il cuore colmo di calore. Era stato allora che aveva avvertito il distacco, come un filo che viene reciso con dolcezza, e aveva capito che era la cosa giusta. 
Lui e Nell non si era trattenuti oltre e avevano lasciato Durandel all’imbrunire per ricongiungersi a Ysril non fare mai più ritorno. 
Fu Nell a scovare quell’isoletta con una magia di localizzazione, a una settimana di nave dalla costa. Era piccola ma non troppo, la vegetazione lussureggiante e uno spiazzo modesto verso il centro dove costruire una casa. Per farlo non erano stati necessari incantesimi, poiché a quanto pareva Nell era capace di usare il potere senza pronunciare parole o compiere gesti rituali - inaudito -, e in un solo giorno aveva plasmato una villa a due piani, con due camere da letto, un terrazzo, due bagni, una cucina-laboratorio e un salotto. Dietro la casa aveva piantato un orto dove coltivava le erbe che servivano a Ysril per assumere le sembianze umane, che poi cucinava e amalgamava in una pozione. Non che Nell obbligasse Ysril a berla, a lui andava più che bene la sua forma demoniaca, ma dopo i primi mesi sull’isola avevano constatato che per il sesso era meglio quella umana.
Non era stato facile riavvicinarsi carnalmente, a Nell ci era voluto un po’ per arrendersi al benessere e abbandonarsi alla corrente senza temere di veder svanire tutto come un’allucinazione. Ysril si era impegnato duramente per riconquistare il suo compagno, farlo sentire amato e venerato, protetto, al sicuro dalle minacce esterne e dal fantasma della solitudine che aleggiava su di lui alla stregua di un parassita. Le esperienze che Nell aveva vissuto lo avevano cambiato, segnato irrimediabilmente, trasformandosi in cicatrici indelebili nella sua anima e nel cuore. Il demone ce l’aveva messa tutta per distogliere il ragazzo dai brutti ricordi e farlo concentrare sul presente, su loro due, ancora una volta sotto lo stesso tetto, e un figlio, sangue del loro sangue, a rallegrare le giornate.
Reeven, alla fine, si era adattato senza troppa difficoltà alla nuova vita. In principio avevano incontrato qualche ostacolo, vuoi perché sia lui che Nell piangevano la morte di una persona cara - Selis e Qolton -, vuoi perché l’incubo di Lankara era ancora fresco nelle loro menti per concedersi di crogiolarsi nel sollievo. C’erano state incomprensioni, scontri verbali, erano volate parole grosse ed erano state condivise lacrime, ma poi, pian piano, si era creato un equilibrio e ad un tratto erano ricomparsi i sorrisi.
Ysril aveva dato loro l’opportunità di legare e instaurare un rapporto padre-figlio sano, restando ai margini paziente e rifiutandosi di intervenire, anche se aveva dovuto usare violenza sui propri istinti. Nell aveva notato spesso la gelosia nei suoi occhi e gli era stato grato per il controllo che aveva esercitato su di sé, conscio di quanto potesse rivelarsi un’impresa ardua. Tuttavia Reeven doveva ricostruirsi, trovare un pilastro sul quale erigere la propria identità, e solo Nell sembrava in grado di fornirgli i mezzi per riuscirci. 
Nessuno dei tre aveva bisogno di mangiare o dormire, perciò i giorni li trascorrevano a parlare, a raccontarsi aneddoti, individuare schemi nelle stelle, giocare a nascondino tra gli alberi, rincorrersi sulla sabbia o a fare il bagno nel mare, circondati da acqua cristallina e pesci colorati. 
Qualche volta Nell e Ysril desideravano un po’ di intimità e allora Reeven, pur con un gigantesco broncio e l’espressione funerea, si defilava per un paio d’ore. Ysril aveva spiegato a Nell cosa stava accadendo al loro figlio e che sarebbe stato così per almeno altri dieci anni, come minimo, prima che avvertisse l’impulso di andarsene per conto proprio. In sostanza, Reeven sarebbe rimasto incollato alla sottana di Nell finché non fosse diventato adulto e non c’era nulla che potessero fare eccetto munirsi di infinite scorte di pazienza e ignorare al meglio gli approcci dell’ibrido, che coglieva ogni occasione per saltare addosso al padre, quello umano, e baciarlo sulle labbra con trasporto. Ysril non tentava neanche di fermarlo o palesare la gelosia, perché sapeva che era inutile. Si limitava a roteare gli occhi e scrollare le spalle lasciando a Nell il compito di respingerlo, cosa che non mancava mai di fare con un misto di severità e tenerezza.
Tutto sommato, la vita procedeva tranquilla, intervallata da attimi di tensione, come quando una nave entrava nelle acque dell’isola, solo per essere respinta al largo dalla magia di Nell un secondo dopo, e da momenti di quiete, in cui Reeven e Ysril facevano finta di andare d’accordo e si allenavano insieme. Talvolta Nell ripensava con nostalgia alla valle di Mesil, a sua sorella, suo cognato e sua nipote, e si chiedeva come stavano, se fossero felici e se gli affari andassero bene. Non sarebbe tornato, no, aveva detto addio da tempo alla sua terra d’infanzia, e non ne era pentito. Sentiva che era giusto così e, in tutta onestà, adesso non poteva chiedere di meglio. Lontano dalla civiltà, in compagnia di suo marito e suo figlio, su un’isola deserta, seduti in spiaggia a osservare incantati il tramonto o a bisticciare su stupidaggini. Era tutto perfetto, come aveva sempre sognato, e anche di più.
“Mia fulgida gemma, sei vivo?” scherzò Ysril, ridacchiando al borbottio sconclusionato che ricevette in risposta, mentre giocherellava con le ciocche bionde del suo klheis
Il giovane ripiombò nel presente e grugnì stiracchiandosi, ancora prigioniero sotto il peso del demone.
“Mmpfhmfonno…”
“Hai sonno?”
“Mh.”
“Ma come, già stanco? Credevo che dopo più di vent’anni di astinenza tu fossi pronto ad altrettanti di sesso sfrenato. Sai, per recuperare il tempo perduto…” ammiccò giocoso, premendo il bacino su quello di Nell per fargli sentire l’erezione turgida.
“Sono venuto quattro volte di seguito, dammi tregua. Sarò pure lo stregone più potente del mondo, ma ho bisogno del mio periodo refrattario come qualsiasi umano. Non sono un demone perennemente arrapato come qualcuno che conosco.” lo rimbeccò stizzito.
“Ah sì? E chi è?”
“Oh, beh, sai, è un demone, quindi ragiona con le parti basse, per lo più. Ha un pessimo senso dell’umorismo, è appiccicoso, non sa neanche usare chiodi e martello o innaffiare le piante del giardino senza provocare danni, tocchiccia in continuazione ciò che non dovrebbe tocchicciare, come le erbe velenose che tengo appositamente nascoste proprio per non metterlo in pericolo, e non ha una faccia molto intelligente.”
“Mmm… no, non mi suona familiare.” borbottò Ysril, mentre si prendeva il mento tra le dita simulando serietà.
“Nonostante tutto questo, è devoto, gentile, passionale, premuroso e paziente. Oh, e mi ama alla follia.”
“Aspetta, aspetta! Ecco, questo sì che è familiare!” esclamò, un sorriso trionfante sulle labbra e le iridi ambrate che brillavano di genuino affetto, “Direi che costui si merita un premio, mh?”
Scoppiarono a ridere all’unisono e si baciarono ancora tra le lenzuola sfatte del letto, mentre all’esterno del loro piccolo universo la natura cantava e il mondo andava avanti.
Ysril gli divaricò le gambe con le ginocchia e si insinuò nel mezzo, prendendo a ondulare i fianchi per strusciarsi sull’inguine di Nell e invogliarlo ad arrendersi all’ennesimo assalto. Il ragazzo gemette nel bacio e, a fatica, voltò il viso così che Ysril potesse attaccare il collo e morderlo nei punti che sapeva lo avrebbero acceso. Il suo corpo non aveva più segreti per lui, eppure ad ogni incontro si regalava minuti interi per riscoprirlo, mapparlo, marchiarlo da cima a fondo, dentro e fuori, ridurlo in pezzi e ricomporlo secondo il suo personale gradimento, come se volesse riaffermare l’esclusiva proprietà su Nell. 
Una stoccata decisa e il giovane stregone si aggrappò alle spalle ampie del demone, percependo il piacere crescere un’altra volta e serpeggiargli nelle vene sottoforma di formicolio. Avvolse le gambe attorno al busto di Ysril ed espose l’apertura arrossata in un chiaro invito, che il marito colse immediatamente. Era ancora rilassato dai precedenti amplessi, quindi non sentì dolore, solo un po’ di fastidio. Ysril iniziò a muoversi veloce senza dargli tempo di abituarsi all’intrusione, non ce n’era bisogno, e affondò con frenesia nell’antro bollente del compagno come se non fosse mai abbastanza. Tutte le volte era simile a un ritorno a casa dopo un lungo periodo d’assenza, non esistevano altre parole per descrivere quella sensazione che gli mozzava il fiato e gli inumidiva gli occhi. 
L’orgasmo giunse rapido, entrambi smaniosi di venire e godere insieme, quando all’improvviso la porta della camera ruotò sui cardini e si aprì, rivelando un Reeven annoiato immobile sulla soglia. Però ormai era troppo tardi. Nell emise un grido strozzato e le sue guance si colorarono dall’imbarazzo mentre schizzava il proprio piacere sugli addominali di Ysril, che si riversò l’istante successivo dentro al canale dell’umano con un ringhio roco e bruschi scatti del bacino.
Reeven.” sibilò il demone appena si riebbe, pronunciando il suo nome come una minaccia in sé e per sé, tanto che non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro.
“Mamma, mi annoio.” sbuffò l’ibrido, ignorando deliberatamente Ysril, “Non fate che scopare e scopare e scopare e io sono stufo di tirare sassolini sulla spiaggia. Da solo. Nella solitudine. Nella solitudine più sola.” scandì drammatico.
“Siamo un po’ impegnati, adesso…”
Reeven fece spallucce, come se lo spettacolino di fronte a lui non lo avesse minimamente scalfito, ma subito condusse una mano sul cavallo dei pantaloni per aggiustarsi.
Nell pigolò e nascose la faccia dietro i palmi delle mani. Reeven lo chiamava “mamma” solo quando voleva vendicarsi per essere stato ignorato per ore intere, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine e non reagiva più al nomignolo. Anche se in quel momento avrebbe voluto ucciderlo.
“Allora va’, figlio, rema fino a una città, trova un bordello e sfoga la tensione sessuale.” dichiarò Ysril in tono esasperato, continuando a coprire Nell col proprio corpo.
“Ti sento roteare gli occhi da qui, padre.” proferì con voce piatta Reeven.
“Perché lo sto facendo, oh frutto dei miei lombi.” rilanciò esageratamente affabile.
“Bene, girati così ne parliamo faccia a faccia.” lo sfidò e incrociò le braccia sul petto.
“Se lo facessi, dolce pargoletto mio, Nell morirebbe di autocombustione spontanea.” illustrò Ysril serafico, assestando un’altra spinta nella carne del biondino, e lo guardò mordersi le labbra, serrare le palpebre e irrigidirsi, tutto pur di non tradire un singolo suono.
Una visione celestiale.
“Non è la prima volta che vi sorprendo in atteggiamenti intimi. Posso partecipare?”
“No!” esclamarono in coro i genitori.
“Non ne posso più di usare la mano!”
“Reeven, ho detto no.” sentenziò Ysril in un tono che non lasciava spazio a obiezioni.
“Reeven,” soffiò Nell, il fiato corto e la voce strascicata, lo sguardo puntato sul soffitto, “sulla spiaggia troverai una barca a vela. Sali a bordo e pronuncia ‘kerene havi’. Essa ti porterà al porto più vicino senza bisogno di remare e il vento sarà sempre a tuo favore. C’è pure una scarsella piena di monete sulla panca a prua.”
“Uh. E da quando abbiamo una barca a vela?”
“L’ho materializzata un minuto fa! Vai.” sbottò spazientito.
“Va bene, va bene. Grazie! Vado e torno!” esclamò eccitato, catapultandosi fuori di casa come un fulmine.
Ysril e Nell sollevarono una mano ciascuno e lo salutarono dal letto sbuffando, incuranti del fatto che Reeven non fosse più lì.
“Non so proprio da chi abbia preso.” commentò distratto il demone, ricominciando a baciare e leccare il collo dell’amante.
La porta si spalancò di nuovo facendoli sussultare e Reeven si affacciò con un sorrisino impacciato: “Ehm… qual era la parola d’ordine?”
Kerene havi! Dei…” esalò Nell e si schiaffò una mano sulla fronte.
“Capito. A presto!”
I due coniugi grugnirono ad occhi chiusi e stavolta ascoltarono i piedi del figlio pestare le assi del pavimento, la sabbia, i rami, le foglie e svanire in direzione della spiaggia.
“Dici che è andato?” indagò Ysril.
Nell ridacchiò, stupito di quanto la sua vita potesse essere assurda, e non poté bloccare la risata piena che scosse le sue membra, facendo risplendere i suoi occhi azzurri come stelle. 
Ysril lo fissò in silenzio, incantato e perdutamente innamorato. Pensò che l’eternità era degna di essere vissuta se poteva ammirare il sorriso del suo klheis giorno e notte. Infinite albe li attendevano e avrebbero calcato la terra finché i loro cuori avessero battuto.
Un demone e il suo stregone, insieme per sempre. Immortali. Uhm. Potremmo diventare materiale per una ballata.
“Ysril!”
“Sì, eccomi, mio adorato!”







 
Fine







Ed eccoci giunti alla fine di questa storia! Ci ho messo una vita a terminarla, ma spero ne sia valsa la pena ^^
Ringrazio tutti quelli che hanno letto/commentato/seguito e invito chi non l'ha ancora fatto a lasciarmi un'opinione, positiva o negativa che sia, così che possa prendere le misure per una futura revisione.
Poi, per chi ancora non lo sapesse, ho una pagina facebook dove pubblico notizie sullo stato degli aggiornamenti, progetti futuri e foto/immagini indicative dei personaggi (anche se non sempre riesco a trovare quelle giuste). Perciò, chi lo desidera può stalkerarmi lì ^^
Un bacio a tutti!
Lady1990
  
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