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Autore: DistressAndComa    23/08/2017    2 recensioni
[Margaery x Sansa] "Eppure lo sai che lei non avrebbe mai voluto questo, sai che ti vedeva come una delle sue rose – la più bella – e che mai avrebbe voluto che venissi rovinata, sai che ti amava e voleva solo il tuo, di amore." Piccola one shot sulla reazione di Sansa alla scoperta della morte di Margaery quando, in passato, fra loro c'è stato qualcosa di indelebile.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Margaery Tyrell, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nome forum/Efp: DistressAndComa
Lista Het o Slash: Slash
Fandom: Il Trono di Spade/Game of Thrones
Coppia: Sansa Stark x Margaery Tyrell
Pacchetto scelto da indicare per intero: Yoko e John - “Ho pensato alla felicità e ho avuto paura” (Wislawa Szymborska) – Shadow of the Day (Linkin Park).
Contesto: Fra la sesta e la settima stagione
Note: *La Cripta delle Vergini è la parte della Fortezza Rossa dove alloggiano i Tyrell.
Per quanto riguarda la canzone, mi sono fatta ispirare da essa e ci sono, nella storia, dei piccoli elementi che la riprendono, il tutto senza, però, citarla in alcun modo effettivo.


ADDIO




 
Le tue mani tremano e con esse trema anche il cuore, violentato da quei ricordi che fino a quel momento tenevi nascosti in chissà quale angolo della tua mente. Un singhiozzo trattenuto, ucciso fra quelle labbra che premi l’una contro l’altra mentre lo sguardo vacuo continua a rimanere incatenato a quelle parole d’inchiostro impresse su un pezzetto di pergamena. Non ci credi, o forse ci credi fin troppo. Ti concedi qualche istante, i secondi corrono via in quel tempo che si perde sul tuo volto che lentamente ritrova l’espressione di sempre. Apri appena la bocca e soffi, sospiri, ti ricordi che sei viva. Ti trattieni di nuovo però, tentando inutilmente di rinnegare tutto, di non pensare a ciò che hai letto, di non affogare nei ricordi di lei.
Abbandoni la pergamena sul tavolo di fronte a te, ti alzi e scivoli verso la finestra, alla ricerca di ossigeno e libertà, perché quella stanza sembra farsi sempre più piccola, più opprimente, più soffocante. È il tuo cuore che non vuole saperne di rallentare — di non spezzarsi. Osservi la neve che cade e si adagia al suolo, in quel candore che quasi ti ferisce le iridi chiare tanto da costringerti a portare lo sguardo verso quel cielo nuvoloso al quale sei abituata. Vorresti dimenticare anche il sole, come se il suo calore potesse sciogliere quell’armatura di bellezza e sofferenza che ti sei costruita.
Eppure lo sai che lei non avrebbe mai voluto questo, sai che ti vedeva come una delle sue rose – la più bella – e che mai avrebbe voluto che venissi rovinata, sai che ti amava e voleva solo il tuo, di amore. Ma soprattutto sai che avresti potuto dirglielo, per te e per lei, avresti potuto parlare invece di ferire entrambe. Una ferita che è rimasta aperta, sanguinante, e che continuerà a rimanere tale. Per sempre.


La vedi e il tuo cuore perde un battito. Rinneghi e distogli lo sguardo da lei che invece continua a guardarti, ti fissa e ti divora con quegli occhi che non riesci mai ad evitare del tutto. Ricambi l’attenzione, seria, mentre lei ti risponde con un sorriso silenzioso che le piega quelle dannate labbra. Non riesci a resistere – a resisterle – e un angolo della tua bocca si alza appena, quasi impercettibile. Eppure lei lo nota, lo sai, perché è l’unica che sia mai riuscita a capirti, l’unica che ti guarda davvero, oltre a quella bellezza alla quale ti ostini ad aggrapparti. Si avvicina e la senti, ancora, quella strana sensazione che ti cattura ogni volta che lei è nei paraggi, ogni volta che il tuo corpo percepisce il suo, seppur lontano. Premi le labbra, lo hai sempre fatto, e aspetti che sia lei a parlare, come sempre. Questa volta ti stupisce – no, ti stupisce sempre – perché rimane in silenzio, ti afferra il polso e ti costringe a seguirla, superandoti con passo svelto, quasi divertito, prima di trascinarti per i corridoi della Fortezza Rossa. Alzi le sopracciglia e la osservi mentre continui a seguirla: ha ancora quel sorriso, solo più ampio, più furbo. Ti guardi attorno e capisci che ti sta portando nella Cripta delle Vergini* dove, lo sai benissimo ormai, alloggiano i Tyrell. Ed è proprio la sua personale stanza, quella che lei è intenzionata a raggiungere e quando lo capisci provi a fare resistenza. Non sei convinta, per niente, perché a lei basta voltarsi un attimo e guardarti di nuovo per convincerti. Come puoi resisterle, così bella, così elegante? Non lo fai e quando lei ti fa cenno di entrare, tu superi la soglia senza dire niente, in fondo lo vuoi anche tu. Due passi e ti giri ad osservarla mentre richiude la porta alle sue spalle.
«Margaery, lo sai che io…» ma non riesci nemmeno a finire di parlare perché lei ti guarda con quegli occhi che sembrano dire molto di più di qualsiasi frase. Stavi per dire che non la vuoi, che non sei quel tipo di persona, di ragazza, ma lo sapete entrambe che non è la verità. Il tuo sguardo ti tradisce, mentre scivola sulle sue labbra, mentre i tuoi muscoli si tendono nell’istante in cui lei fa quel passo avanti. Una manciata di centimetri vi dividono e lo senti come non mai, senti quella tensione crescere tanto da farti tremare le vene. «Sansa, mia dolce Sansa» un soffio condito da quella voce dolciastra abbellita da quel pizzico di divertimento che utilizza sempre, come se non fosse mai completamente seria, incomprensibile in quell’incrollabile maschera che altri non è che una parte di lei stessa, quella ambiziosa. Tu l’hai vista, però, la vera Margaery, l’hai vista quando ti ha baciata la prima volta e si è preoccupata della tua reazione, quando ha tremato nel sentirti ricambiare. L’hai vista e, in fondo, la stai vedendo anche adesso, perché sai che dietro quell’espressione furba, non si nasconde altro che una persona che necessita di essere amata, un po’ come te. È a lei che devi questo, è a lei che devi questa capacità di vederla, di vedere e notare tutto, perché te lo ha insegnato, nei suoi giochi con te e con Cersei. Cersei e Margaery, devi molto ad entrambe eppure con la Tyrell la cosa è diversa, con lei c’è qualcosa di profondo, opposto a quello con la Lannister, qualcosa che sai benissimo ma non vuoi ammettere.
Non riesci a staccarle gli occhi di dosso, e più tenti di farlo, più lei ti attira a sé. Per un istante ti senti quasi impotente ma no, non è la stessa sensazione che hai provato con Joffrey, è qualcosa che ti colpisce al cuore, che ti fa dimenticare quanto il mondo sia crudele fuori da quella stanza perché lì, ora, sai di avere lei, che ammira la tua bellezza, che ti invidia e al contempo ti vuole. Ti desidera. Lo senti, lo vedi nel suo sguardo che ti accarezza. Rimani ferma e zitta, è lei a parlare ancora: «Non avere paura, non di me» pronuncia con calma mentre alza una mano, mentre ti accarezza il volto. Il suo tocco, quanto ti era mancato, così gentile eppure rovente di una passione che sai essere insita in lei. «Non ho mai avuto paura di te, Margaery» e pronunci il suo nome, così, perché ti piace, perché è il suo. Che tu sia dannata, Sansa Stark, per amare una donna, per non amare un re ma una regina. «E allora di cosa hai paura?» chiede lei, avvicinandosi ancor di più, annullando quella poca distanza e lasciando che i vostri corpi si sfiorino. L’avevi sentito anche prima quel profumo dolce, di rose, ma adesso sembra inebriarti tanto da doverti prendere dei secondi di respiro, di pausa. «Ho ancora paura di Joffrey, di Cersei, di quello che potrebbero farmi, di quello che…» ma non ti lascia finire, ti ferma posando l’indice sulle tue labbra. «Shhh, a loro ci penso io ormai, e tu sarai protetta, da me, dalla regina. Ti sposerai con Loras e vivrai ad Alto Giardino. Ci vedremo spesso e starai bene. Staremo bene» sussurra, a così poca distanza da te da poter sentire il suo respiro sulla tua pelle. Un brivido ti divora e tutto ciò che vorresti fare è abbandonare le tue convinzioni, svestirti del tuo ruolo e lasciarti andare. Inspiri, quasi a voler prendere l’aria per poter dire qualcosa ma no, taci, perché lei lascia cadere la sua mano, allontanandola dalla tua bocca per raggiungere il tuo fianco, lo afferra, decisa e delicata al contempo come solo lei sa essere. Ti stringe a sé e tu sgrani gli occhi, eppure dovresti esserci abituata ma no, ogni volta è come se fosse un qualcosa di completamente nuovo, travolgente. Il tuo battito accelera e le tue guance si tingono di rosso, rendendoti ancora più bella. «Ma adesso siamo solo io e te, solo noi due, Stark» prova a cambiare discorso, prova ad alleggerire la tensione, in parte ti prende anche in giro chiamandoti per ciò che sei. Sai, però, che ha ragione perché lì, nelle sue stanze – come nelle tue –, siete sempre solo voi due. Non resisti. Non resisti a quel profumo, a quegli occhi, a quel sorriso, a quella voce, a quelle mani, a quel corpo, a quell’attrazione, a quell'amore e chiudi gli occhi. Le tue labbra sfiorano le sue un istante prima di cercarle in quella passione che ti brucia in petto. Non vuoi vedere ciò che stai facendo e al contempo vuoi sentire ogni dannata sensazione, perderti in quella maledizione che vi ha fatte sua. La senti sorridere e tu fai lo stesso mentre le sue mani carezzano il tuo corpo, su quegli abiti fin troppo sfarzosi che è intenta a toglierti. Hai paura, ti vergogni, ma non la fermi, beandoti delle sue carezze, dei suoi baci che bruciano sulla tua pelle. Tremi. La vuoi e non riesci più a rinnegare niente. «Margaery» la chiami, pronunci di nuovo il suo nome e lei si ferma per un attimo, per guardarti. «Non devi dire niente» risponde lei, dolce, mostrandosi come tu ti stai mostrando a lei. Vi appartenete, lo sapete entrambe, non c’è bisogno di dire niente, non c’è bisogno di parole.


Adesso lo sai, adesso sai che avresti voluto dirle tante, troppe parole. Avresti voluto dirle che sì, dannazione, provavi qualcosa di vero e maledettamente forte, che quei sentimenti erano solo per lei e mai li avevi provati prima. Avresti voluto dirle che andava bene così, che andavate bene così, insieme, solo tu e lei. Avresti voluto dirle che era il tuo sole, ciò che ti aveva dato la forza di rimanere in vita, di attaccarti alla vita. Avresti voluto dirle che la amavi, tanto, troppo. E ora? Ora non rimangono che parole non dette, discussioni mai finite e progetti distrutti. Ricordi crepati dal dolore, da quelle emozioni che si susseguono dentro di te, scontrandosi e bloccandosi in quell’apatia che raschia il tuo volto, il tuo bel volto. Avresti voluto un’altra occasione, solo una per poterle dire tutto, per poterle dire la verità ma no, hai avuto paura. Quella solita paura che ora maledici mentre trattieni le lacrime. Ti sei ripromessa che non avresti pianto più ma adesso è difficile non farlo, è difficile non crollare.
Le tue mani si muovono, la destra si infila nella tasca interna di quel vestito scuro, pesante per combattere il freddo. Stringi qualcosa ma con delicatezza, lo proteggi e lo estrai prima di aprire le dita e mostrare un petalo di rosa. Lei era sempre con te. La tua rosa. La vostra, quella che lei ti ha regalato. Lo osservi e non sai cosa pensare, non sai più niente perché non capisci, non vuoi capire. Sei spaventata eppure sai che oramai non c’è niente di cui aver paura. Il nodo che avevi alla gola si fa sempre più stretto, e quasi ti senti tagliare il collo. Forse, in fondo, un pochino lo vorresti, morire. Ma la senti, una parte di te sta già morendo adesso. Lei non c’è più.
Torni al tavolo e prendi un pezzo di pergamena vuoto. Ti siedi e chiudi gli occhi, un istante, prima di riaprirli e scrivere. Scrivi con quella grafia elegante, aggraziata e bella come te.

Alla mia Regina,
ho pensato alla felicità e ho avuto paura.
Tua S.


Rileggi quelle parole appena scritte e sospiri, tenti di gettare via quella tristezza che ti annega il cuore. Soffochi ma non te ne importa. In parte ti senti stupida perché sai che quel messaggio non lo riceverà nessuno, eppure lo arrotoli per bene. Ti blocchi e il dolore prende a scavare fin dentro le ossa. Perché? Te lo chiedi, sì, una domanda che ti rimbomba nella testa mentre un singhiozzo squarcia il silenzio. Non sei riuscita a trattenerlo. Alzi la mancina e infili la pergamena in una tasca interna del vestito, all’altezza del cuore. Lei è l’unico tormento che vuoi portarti impresso per sempre, l’unica ferita, l’unico amore.
«Margaery» la chiami ma nessuno ti risponde, nessuno risponderà mai. Pronunci di nuovo il suo nome e la voce ti si spezza, così come il respiro. Una lacrima è scappata e con essa un desiderio abbandonato. Fa male. Ti avvicini una seconda volta alla finestra e solo ora riesci a vedere i raggi del sole filtrare tra le nuvole. Un sole che tramonta ma che non vuoi nemmeno vedere perché lo sai, sta tramontando per te, per voi. Allarghi le braccia mentre le mani afferrano le ante delle finestre.
Sospiri.
Non ce la fai.
Chiudi.
Muori un altro poco.
Sussurri un addio.
«Addio, Margaery».


 


 

 


La storia è stata scritta per il contest The Het & Slash Dream Contest indetto da S.Elric & Setsy
Seconda Classificata nella lista Slash del contest "The Het & Slash Dream Contest" indetto da S.Elric & Setsy
Vincitrice del premio PoetryStory (per il miglior stile) del contest "The Het & Slash Dream Contest" indetto da S.Elric & Setsy
Vincitrice del premio BestLovers (per chi avrà sviluppato meglio la coppia slash/femslash) del contest "The Het & Slash Dream Contest" indetto da S.Elric & Setsy

Note dell'Autrice
I personaggi, l'ambientazione e tutto sono di proprietà di David Benioff e D.B. Weiss.
Innanzi tutto, ammetto che questa è la prima fanfiction che partecipa ad un contest, e per questo sono già abbastanza soddisfatta.
Per quanto riguarda la coppia, confesso che amo il rapporto che c'era fra Margaery e Sansa, e diciamocelo, tutti hanno pensato qualcosa dopo il discorso della prima alla seconda su cosa piace a chi, sopratutto quando specifica "some women like pretty girls".
Detto questo, vorrei ringraziare le due giudici che mi hanno permesso - e invogliato grazie al loro contest - di scrivere di questa coppia strana
Grazie ancora! 

   
 
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