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Autore: Alison92    24/08/2017    1 recensioni
Fra le tante attrattive della scuola privata Thomas Dreier, i cinque giorni di vacanza offerti ai migliori quindici studenti della scuola sono certamente un richiamo per tutti i giovani allievi.
Lyvia Sommers fa parte di quei quindici eletti scelti per partire verso la splendida isola di Everdove, dalle acque limpide e dal cielo cristallino.
Un'antica leggenda però si nasconde fra quelle coste, insidiandosi nelle vite serene e felici dei giovani.
La storia oscura della famiglia Rosenburg, seminata di odio e terrore, conduce Lyvia e gli altri studenti verso differenti orizzonti, verso una casa maledetta che cela un passato grondante di sangue e vendetta.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jonathan avanzò un passo verso di me e io arretrai, cercando di non distogliere lo sguardo dal suo.
-Dammi la piccola, ti potrei concedere una morte più rapida se farai come ti dico.
-Perché vuoi Mary?
Arrivai alla risposta prim’ancora che lui aprì bocca.
-Lei è l’unica fra voi che può vantare una parentela con i Rosenburg, con me. Rosin, il suo cognome. A quanto pare non a tutti i miei nipoti fece piacere tenere il loro vecchio cognome. 
Sfiorai con i polpastrelli la lama del pugnale che Lyvia Rosenburg mi aveva lasciato. Non poteva funzionare, un semplice colpo non lo avrebbe mai sconfitto. 
-Dammi Mary.
-Sai che non lo farò.
Jonathan rise e un’espressione grottesca si dipinse sul suo volto scarno.
-Non sarai mia nipote, ma dicerto sei fastidiosa e stupida come lei.
Non gli lasciai aggiungere altro, corsi via trascinando con me la piccola Mary. I rami e le foglie mi colpivano il viso, i miei muscoli protestavano, ma continuai a correre finché non giunsi nuovamente al cimitero. Non c’era più nessuno, erano tutti in cucina, rinchiusi con la loro paura. Lucy scorse me e Mary sconvolte e urlò prima di venire ad abbracciarci piangente.
-Dobbiamo andarcene, subito.
Francis mi raggiunse e strinse le mie mani fredde fra le sue.
-Cos’è successo?
Mi chiese Dominic mentre fissava il sangue rappreso sul vestito di Mary.
-L’uomo che ha ucciso i Rosenburg, è qui. Non è vivo, non so com’è possibile, non riesco a comprendere più nulla.
-Calma Lyvia.
Mi sussurrò Francis e riacquistai una momentanea serenità. Non era il tempo di parlare, di spiegare, ma solo di abbandonare vivi quell’isola. Controllai che ci fossimo tutti, prima di tornare a parlare.
-Loro sono riusciti a scappare, possiamo farlo anche noi. Dobbiamo andare in spiaggia, so che c’è una via di fuga da qualche parte.
Ero fiduciosa, sei figli dei Rosenburg erano fuggiti, perché noi no?
-Bene, andiamocene.
Disse Amy. Ci precipitammo in spiaggia, lontano dalla casa spettrale, consapevoli che Jonathan non avrebbe tardato a giungere da noi. La Taller poteva essere ovunque e per un attimo ebbi pena per lei, magari era stata obbligata a fare quello che aveva compiuto. Abbandonai quel pensiero, lei nostre vite non erano ancora in salvo. Cosa dovevo fare? Perché Lyvia S. non mi dava una risposta, lei avrebbe dovuto guidarmi, non avevo idea di dove andare. Avevamo ispezionato l’isola più volte, possibile che ci fosse un passaggio del quale non ci eravamo accorti?
-Eccoli qui, i sedici figli Rosenburg al completo.
La voce spettrale di Jonathan giunse a noi e cercammo di capire da dove provenisse.
-Non datevi troppa pena, comprendete che era il vostro destino giungere qui.
Comparve difronte a noi, con le braccia incrociate al petto, facendoci sussultare per lo spavento. Ci sorrise e squadrò ognuno di noi, orgoglioso della sua macabra opera.
-Cari nipoti, quanto tempo è passato!
-Lasciaci andare Jonathan, non commettere un simile errore.
Rise sentendo il mio tono quasi supplichevole. Francis appoggiò le mani sulle mie spalle, come per infondermi la sua fiducia.
-Perché ti ostini a non capire? Voi siete miei, siete sempre appartenuti a me. Siete le mie bambole, i miei giocattoli, la mia vendetta.
Era tempo di chiudere i giochi, di liberarsi di lui e di fuggire alle grinfie di quell’isola. Con tutto il coraggio che la mia anima serbava, mossi due passi verso di lui e ignorai il sussurro di Lucy che mi chiedeva di arretrare.
-Noi non siamo tuoi.
Balzai su di lui, sfilai il pugnale dalla mia vita e glielo conficcai nel petto. Urla e sangue nero sgorgarono da quel fantasma e le mie mani furono imbrattate di quel liquido scuro. Barcollai indietro dopo aver estratto il pugnale dalla sua carne disumana. Jonathan era a terra, mentre stringeva il petto ferito.
-Lyvia.
Mi voltai verso i miei compagni e la vidi, il fantasma della mia omonima in tutto il suo fulgore.
-Non lo terrà a bada per molto.
Alzò le braccia, come per stringerci tutti nel suo abbracci eterno. Aveva il volto serio e intriso di preoccupazione.
-La stanza, dovete andare nella stanza. C’è un passaggio sotto il pianoforte, vi condurrà all’isola di Everdove, lontano da lui.
Annuii e le rivolsi un breve sorriso di ringraziamento.
-Liberatevi di questa maledizione, segnate la fine di Jonathan Rosenburg.
Lyvia S. mi rivolse un ultimo sguardo carico di speranza, poi la sua figura eterea scomparve. Non ci fu bisogno di parlare, come uno stormo corremmo verso la casa, verso quel luogo che ci aveva rinchiuso per diversi giorni. Mi voltai verso Jonathan, che lentamente stava rimarginando lo squarcio sul petto. Afferrai la mano di Francis e ci scambiammo un occhiata d’intesa. La fine era vicina.  
  
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