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Autore: biatris    24/08/2017    0 recensioni
Sam si guardò intorno e sperò ancora una volta che arrivassero a salvarla il prima possibile. L'avevano lasciata sola per gran parte del tempo. Ogni tanto una donna del villaggio passava a portarle del cibo e dell'acqua e le chiedeva se andava tutto bene. Lei rispondeva sempre di sì. Cos'altro avrebbe dovuto dire? Era prigioniera su un altro pianeta solo in quanto donna e aspettava che qualcuno venisse a recuperarla spacciandosi per il suo compagno. E quel qualcuno sarebbe probabilmente stato il suo ufficiale superiore.
Ma lei stava bene, si disse. Era quello che si diceva sempre in fondo, pensò. Ne sarebbe uscita viva in qualche modo.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack O'Neill, Samantha 'Sam' Carter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bella notizia “ci proverà”, si era detto Jack. Forse avrebbero dovuto chiedere quando. Quegli alieni se la stavano prendendo un po’ troppo comoda. O forse era lui che era impaziente di riavere la sua Sam. Sam, chissà in quel momento cosa stava facendo. Sicuramente sarebbe stata nel suo laboratorio a studiare qualcosa. No, probabilmente Hammond gliel’avrebbe proibito e le avrebbe detto di riposarsi, ma lei non lo avrebbe fatto, perciò sarebbe stata nella sua stanza alla base a studiare. Lì nessuno poteva dirle niente.
Sospirò. Si chiese da quanto tempo poteva dire di conoscerla così bene. Non lo sapeva, ma probabilmente aveva iniziato a volerne sapere di più su di lei fin da quando l’aveva vista comparire nella sala conferenze della base di Cheyenne Mountain.
“Jack, Lya dice di uscire! È arrivato qualcuno!” Daniel interruppe i suoi pensieri.
“Qualcuno?” chiese allora.
“Sì, uno degli alieni! Non saprei dirti se sia quello che ha salvato Sam, ma…”
Jack non lo lasciò finire.
“Andiamo” disse uscendo dalla tenda dove alloggiavano.
 
Lya sedeva a gambe incrociate per terra e l’alieno stava proprio davanti a lei. Erano silenziosi, ma Jack era sicuro che stessero parlando tra loro. Si avvicinò seguito da Daniel e Teal’c.
“Quindi il nostro amico qui potrebbe aiutarci a riavere Sam?” chiese quando furono abbastanza vicini.
Daniel sospirò. Il modo di fare di Jack non sarebbe mai cambiato. Sperò solo che gli alieni non fossero permalosi.
“Tu devi essere Jack” esordì il ragazzino alieno che si trovava proprio di fronte ai tre.
Il colonnello O’Neill lo fissò stupito.
“Devo essere famoso…” disse.
L’altro rise.
“Samantha ha pensato molto a te prima di prendere una decisione” rispose poi “Piacere, io sono Yuji.”
“Ciao Yuji” parlò allora Daniel, evitando così a Jack l’ennesimo imbarazzo “Io sono Daniel, Jack, e lui è Teal’c. È un Jaffa, ma sta dalla nostra parte.”
Yuji li guardò, poi annuì.
“Sono stupito che siate riusciti a rintracciarmi, ma dopotutto bisogna ammettere che vi sapete scegliere bene gli amici” riprese l’alieno indicando la Nox “Lya dice che chiedete il mio aiuto per riavere Samantha come prima. la vostra amica quando è tornata sulla Terra sapeva quale sarebbe stato il problema. Le avevo detto che non sarei stato in grado di riportarla al suo stato normale, e in effetti riportarla allo stadio precedente è il massimo che sono riuscito a fare. Speravo si risolvesse tutto bene, ma evidentemente devono esserci stati dei problemi. Dite che la vostra amica era tornata normale per poi regredire di nuovo ad adolescente?” chiese.
Jack annuì.
“Esattamente. Diciamo che è regredita di nuovo, ma ora ha qualche anno in più” spiegò.
Yuji guardò i terrestri e annuì.
“Capisco” disse “Posso provare ad aiutarvi, ma non garantisco il successo. Probabilmente ora che la vostra amica è sana se provassi a riutilizzare lo stesso procedimento non credo otterrei risultati soddisfacenti. Tuttavia posso provare una variante. Come vi ho già detto però, non sono sicuro che funzioni.”
Jack guardò Daniel. Dopotutto tenere Sam in quelle condizioni era fuori discussione.
Inaspettatamente fu Teal’c a rompere il silenzio.
“E quali sarebbero gli inconvenienti per il maggiore Carter se il procedimento che userai non dovesse funzionare?” chiese.
Yuji lo fissò.
“Per quanto ne so potrebbe morire” disse “Ve l’ho detto, non ne ho idea.”
Jack sospirò. Non potevano prendere quella decisione senza parlare con Sam.
“Yuji, sarebbe un problema per te venire con noi sulla Terra? Dopotutto credo che il maggiore Carter dovrebbe avere il diritto di decidere da sola…” azzardò.
Il ragazzo annuì.
“Capisco. No, non è un problema. Potremmo partire ora ed essere lì in…Diciamo in otto secondi, su per giù.”
Daniel strabuzzò gli occhi.
“Otto secondi?” chiese.
Yuji annuì.
“Trasportare cinque persone non è una cosa facile, potrebbe richiedere qualche secondo in più” sorrise.
Jack ghignò.
“Ok” decretò “Gente, prepariamoci a partire!”
 
Non più di dieci secondi dopo il colonnello O’Neill, Daniel, teal’c, Lya e l’alieno Yuji erano alla base di Cheyenne Mountain davanti ad un attonito Generale Hammond, che se li vide comparire da un momento all’altro.
“Generale” salutò Jack.
L’uomo li fissò ancora allibito dall’apparizione.
“Capisco il suo scetticismo, ma siamo proprio noi. Il nostro amico qui, Yuji, sembra abbia la capacità di teletrasportarsi a milioni di chilometri di distanza, oltre a quella di guarire Sam…” disse O’Neill.
Hammond annuì. Si stava riprendendo dallo shock.
“Lei è il capo qui?” chiese Yuji.
“Sì, qui è tutto sotto il mio comando” riuscì a dire il generale. Ottimo, pensò poi, aveva ripreso il dono della parola.
“Potrei vedere Samantha?” chiese allora l’alieno.
Hammond fissò O’Neill, che annuì.
“Venga con me” disse poi facendo strada.
 
Sam era sola nel suo laboratorio che faceva esperimenti su un reattore Naquadah. Appena vide il Generale saltò sull’attenti.
“Riposo, maggiore… Venite” si rivolse poi agli altri.
“Samantha” salutò Yuji.
“Yuji!” disse allora lei “redevo di non rivederti mai più…”
L’altro annuì.
“Lo credevo anch’io, ma i tuoi amici sono perseveranti. Dicono che stai avendo qualche problema a tornare al tuo stato normale.”
Sam annuì. Definirlo “qualche” le sembrava riduttivo. Nelle ventiquattro ore precedenti era passata quattro volte dall’essere un’adolescente ad avere la sua età normale.
“Sai, credo di poterlo risolvere, ma c’è un problema” disse allora Yuji.
La donna lo fissò.
“Spiegati meglio” disse.
L’altro annuì e ricominciò a parlare.
“Potrei tentare un procedimento simile a quello per curarti. Dovrebbe riportarti al tuo stato normale, ma non posso assicurarti nulla perché non è mai stato tentato prima” spiegò Yuji “Inoltre non ho idea di quali potrebbero essere gli effetti collaterali. Potresti anche morire nel caso più grave.”
Sam ascoltò e annuì.
Avrebbe dovuto prendere quella decisione da sola. Eppure non le sembrava che ci fossero alternative. Rimanere in quella situazione non era un’opzione. Fissò negli occhi i suoi compagni dell’SG1. Daniel, che era come un fratello per lei e sapeva che l’avrebbe approvata qualunque strada avesse scelto. Teal’c, che aveva imparato a considerare un amico nonostante tutte le differenze culturali che li dividevano.
Poi fissò Jack. Non c’era bisogno di parole. Sapevano entrambi che una volta che fosse tornata al suo stato normale, se ci fosse tornata, avrebbero dovuto affrontare quello che c’era tra di loro. Ma lo sguardo di Jack le stava dicendo che avrebbero affrontato tutto insieme. La decisione era presa.
“Proviamo” disse guardando Yuji.
 
Poco tempo dopo Sam era in infermeria. Janet le era a fianco, nel caso avesse avuto bisogno di un aiuto medico. Si sdraiò su un lettino, Yuji al suo fianco. Poi fu tutto nero.
“Dove siamo?” chiese all’improvviso Sam trovandosi in uno spazio bianco.
“Dove eravamo l’altra volta. Quando ti risveglierai dovresti essere guarita” sorrise Yuji “O almeno, questo è quello che spero”
Sam annuì.
“Grazie mille” disse.
“E di cosa? Non sappiamo ancora se tu sia guarita” sottolineò l’alieno.
La donna pensò che aveva ragione, ma che non era molto probabile avere un’altra possibilità di ringraziare Yuji.
“Hai ragione, ma grazie del tentativo” concluse.
Lui fece un gesto del capo.
“Ora chiudi gli occhi, dovresti svegliarti” disse poi.
Sam fece come gli era stato detto e poco dopo riapriva gli occhi in infermeria.
 
“Maggiore, sta bene?” si sentì chiedere.
Doveva essere il Generale Hammond. Ma dove si trovava? Poi ricordò: Yugi, il tentativo. Doveva essere andata per il meglio.
Si guardò intorno. Jack, Daniel e Teal’c erano poco distanti insieme a Yuji e Lya. Probabilmente Janet li aveva allontanati. Eppure qualcosa non andava.
Provò a parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un suono rauco. Tutto era come ovattato.
“Sam, stai bene?” chiese Janet.
Lei scosse la testa. Non riusciva ad emettere suono.
Janet le diede un bicchiere d’acqua e la fece bere. Sembrava andare un po’ meglio, ma continuava a sentirsi molto frastornata.
Jack si avvicinò e a nulla valsero i tentativi di Daniel di trattenerlo.
“Sam! Come stai?” chiese preoccupato.
Lei strizzò gli occhi. Si sentiva debole, ma non riusciva a spiegarsi.
“Fate qualcosa per l’amor del cielo!” sbottò Jack.
Janet sospirò.
“Colonnello, lo farei! Ma non ho idea di cosa fare!” disse.
Solo allora videro Lya avvicinarsi.
“Forse io posso aiutarvi” disse.
Jack la fissò, poi le fece spazio. La donna levitò a mezz’aria tenendo le braccia incrociate e, muovendole poi sopra il corpo di Sam, che a quel punto era di nuovo dormiente e immobile, si produsse in alcune formule che Jack non avrebbe saputo ripetere.
Dopo pochi minuti Lya tornò a terra.
“Ora Samantha dovrebbe stare bene. Si sveglierà tra poco” disse.
 
Il maggiore Carter aprì di nuovo gli occhi. Ormai queste scene le erano fin troppo familiari. Questa volta però si sentiva decisamente meglio.
“Maggiore, come sta?” chiese ancora una volta il generale Hammond.
Sam sorrise.
“Sto bene” disse finalmente “Sono solo un po’ stanca.”
Jack le si avvicinò.
“Quando ti sarai ripresa del tutto avrai tutto il tempo di riposarti. Mi devi ancora mezza vacanza!” le disse.
Sam rise. Nessuno sapeva sdrammatizzare come Jack.
Lo fissò. Chissà cosa pensava di lei, di loro avrebbero dovuto chiarirsi.
“Sam, stai già pensando troppo…” la prese in giro l’uomo “Riposati.”
Sam annuì. Forse aveva ragione.
“Certo” rispose mettendosi più comoda prima che la dottoressa Fraser cacciasse tutti dalla stanza, come disse lei “perché dovrete pure tornare a dire a quelli di quel pianeta che è andato tutto bene!”, ovvero nel linguaggio di tutti i giorni per lasciarle un po’ di tempo per riprendersi.
  
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