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Autore: endif    17/06/2009    6 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Vado di corsa. Ho qualche idea saporita per i prossimi capitoli. Perdonatemi se non rispondo alle vostre recensioni, ma sapete che le apprezzo tantissimo. Il matrimonio della mia amica è stato bellissimo, grazie per i vostri auguri.

Ringrazio ancora i 104 preferiti e 45 seguiti. Ogni giorno che controllo, quando vedo aumentare questi numeretti mi entusiasmo e mi rigenero … Bacioni

endif

CAP.32

DOMENICA

 

BELLA

“Correvo a perdifiato in un bosco. Non era quello di Forks, non ne riconoscevo nessun albero. Sentivo i piedi nudi lacerarsi a contatto con i rami e i sassolini che incontravano nel loro movimento.

Dovevo correre. Solo questo sapevo con certezza. Dove, non aveva importanza.

Il respiro insufficiente nei miei polmoni mi aveva portato un dolore al costato che mi rallentava molto, ma avevo ordinato alle mie gambe di non fermarsi e per il momento pareva che mi stessero ascoltando.

Via, scappa Bella. Non ti fermare, non ti girare.

Ripetevo continuamente quelle parole nella mia mente, la sensazione di panico che si radicava nel mio corpo.

Cadevo, mi rialzavo, ricadevo ancora.

Qualcosa di viscido e umido mi toccava una spalla. Venivo strattonata e cadevo all’indietro.

Freddo.

Due occhi azzurri e malvagi si avvicinavano al mio viso. Non potevo alzarmi, non potevo muovermi.

Gli occhi diventavano improvvisamente color miele, poi neri come la notte.

Aprivo la bocca per gridare, ma nessun suono ne usciva.

Il vuoto intorno a me, il buio.

Era la fine.”

Un lieve venticello passò sui miei occhi. Li sentii raffreddarsi immediatamente, ma anche se mi sforzavo, non riuscivo ad aprirli. Erano pesanti, due macigni sul mio viso.

Volevo spostare una braccio, ed esultai quando un dito si mosse. Subito qualcosa di freddo lo catturò, ricoprendo tutta la mano.

«Bella, svegliati …» quel sussurro dolce doveva provenire dalle labbra di un angelo.

O di un vampiro.

Il mio vampiro. Sbattei le palpebre, aprii gli occhi per incontrare altri due dorati e preoccupati che mi scrutavano.

Misi a fuoco i contorni del suo viso, la luce che rischiarava la stanza e che giocava con i suoi capelli ramati.

Inspirai profondamente e sussurrai: «Edward.»

«Sì, amore, sono qui.» la sua mano mi carezzava i capelli. Poi un dito passò sulla mia guancia, come a catturare qualcosa e mi resi conto che stava asciugandomi una lacrima.

Mi toccai il viso con la mano. Era bagnato. Dovevo aver pianto molto.

«Credo che tu abbia avuto un incubo, come ti senti?» mi chiese con fare calmo, ma attento.

 Mi sentivo esausta, come se invece di aver dormito, avessi corso.

Corsa! Sprazzi del sogno mi inondarono la mente. Mi drizzai a sedere e lui si ritrasse un po’ per agevolarmi nel movimento.

«Stò bene, ho fatto solo un sogno strano.» Gli risposi passandomi una mano tra i capelli. Molto strano a giudicare dall’agitazione che doveva avermi fatto dimenare nel letto come un’ossessa. Il groviglio che mi ritrovavo in testa al posto dei miei riccioli morbidi ne era una chiara testimonianza.

«Ne vuoi parlare?» il suo tono era sereno, ma si vedeva chiaramente che era teso. Strano anche questo. Non era la prima volta che Edward dormiva con me, e sapeva perfettamente che spesso mi agitavo nel sonno, parlavo e avevo degli incubi. Ma stavolta sembrava diverso, sembrava scosso.

Lo guardai dritto negli occhi, cercando di cogliere una variazione di espressione. Niente. «Correvo nel bosco, e come sempre inciampavo …» dissi vaga.

Speravo di alleggerire l’atmosfera, ma nel suo sguardo guizzò per un attimo una strana fiammella.

«Fuggivi da qualcosa, o forse dovrei dire, da qualcuno?» chiese con aria noncurante.

Perfetto! Chissà cosa avevo blaterato nel sonno!

Optai per una mezza verità: «Non ricordo, è tutto così sfumato …»

Lui parve soppesare la mia risposta, poi si rilassò e sorrise. «Non preoccuparti, tanto era solo un sogno.» Mi depose un bacio sulla fronte e disse: «Che ne dici di vestirti e scendere giù? Ti ho preparato una colazione coi fiocchi. Ne avrai bisogno, oggi sarà una giornata faticosa!» E mi strizzò l’occhio con fare complice.

Gli sorrisi di rimando e annuii.

Così si rialzò dal letto per avviarsi alla porta. L’aprì ed uscì, non prima di avermi lanciato uno sguardo penetrante, al quale risposi con un debole sorriso.

Ringraziai la mia prerogativa di essere immune alle facoltà mentali di Edward. Non credevo che avrebbe gradito molto leggere nella mia testa che l’incubo riguardava due magnetici occhi dorati …

Quel sogno mi aveva turbata. Avevo paura di lui? Magari una di quelle cose da strizzacervelli, tipo inconscio onirico e roba simile?

No, con Edward mi sentivo al sicuro, non riuscivo a fare a meno di lui, soffrivo quando era via, anche solo per breve tempo. E lo amavo. Di questo ero certa.

Sospirai e afferrai il beauty.

Una doccia era ciò che ci voleva per schiarirmi le idee.

 

EDWARD

Guidare quell’auto era per me un vero piacere, ma non avevo molte occasioni di farlo a Forks, dove avrei dato nell’occhio più di quanto già non capitasse ogni giorno, con la mia sola presenza e con quella della mia famiglia.

L’Aston Martin scivolava per l’autostrada silenziosa e veloce. L’abitacolo era confortevole e saturo del profumo di Bella.

Era pieno giorno, tuttavia la luce non filtrava attraverso i vetri oscuranti.

Mi voltai ad osservarla, addormentata profondamente sul sedile accanto al mio. Aveva gli occhi segnati. La passeggiata fuori porta sarebbe servita a farla rilassare e stemperare la stanchezza della sera prima. Ripensai alle parole che ci eravamo scambiati quella mattina, qualche ora prima, riguardo la sua nottataccia.

Altro che sogno strano! Doveva aver avuto un incubo terrificante, a giudicare dalle urla e dalle lacrime che aveva versato. Era da parecchio che non si agitava nel sonno, e sapere che stava combattendo nel suo inconscio con delle visioni che la inquietavano, mi aveva frustato e incupito.

I sogni di Bella erano molto vividi, ma avrei voluto che fossero sempre dei momenti piacevoli, non degli incubi terrificanti. L’avevo osservata, inerme, contorcersi tra le lenzuola. Avevo percepito il suo cuore battere forsennatamente, i suoi singhiozzi strozzati mi avevano dilaniato il cuore.

Strinsi le labbra contrariato. Non sapevo con esattezza cosa avesse scatenato l’inquietudine di Bella, ma potevo immaginare con discreto margine di sicurezza che c’entravo io.

Tra i singhiozzi e le urla non mi erano sfuggiti i vari “Non mi toccare”, “Lasciami” e “Non voglio”.

Forse, inconsciamente, Bella pensava che volessi farle del male. O forse, aveva dei dubbi su quando realizzare la sua trasformazione. Sarebbe stata una reazione più che naturale, del tutto umana, dinnanzi alla belva che dimorava in me, e di cui le avevo fatto percepire un triste assaggio. Dovevo andarci con i piedi di piombo. Lei mi desiderava fisicamente come suo fidanzato, ma probabilmente mi temeva per la mia natura. Poteva non essere ancora pronta per concedere a me il suo corpo, o la sua vita, e non esserne pienamente cosciente.

Sospirai.

Bella non aveva mai mostrato alcun tentennamento a riguardo, e sapevo che era testarda. Sarebbe andata fino in fondo.

Ed io ero intenzionato a mantenere fede alle promesse che le avevo fatto. Avrei acconsentito alla sua trasformazione a tempo debito e avremmo tentato di condividere un rapporto fisico completo. Solo che le due cose non sarebbero andate di pari passo.

Avevo creduto che la prima potesse precedere la seconda, ma ormai era chiaro che non sarebbe andata in quel modo. Bella aveva insistito per non perdersi l’unico momento da umana che ero titubante a concederle per salvaguardare la sua stessa incolumità. Avrei fatto tutto quanto era in mio potere per rendere quell’esperienza speciale, non un atto sbrigativo consumato in fretta e senza delicatezza. E volevo che lei si sentisse completamente a suo agio, che non avesse nessun dubbio, conscio o meno che fosse.

Un mugolio le sfuggì dalle labbra e lei si accoccolò meglio sul sedile che le avevo reclinato completamente  per farla stare più comoda.

Sorrisi alla curiosità che l’aveva assalita durante le prime ore di viaggio, e che non avrei soddisfatto fino a quando non saremmo arrivati a destinazione. Avevo preso la decisione di portarla lì proprio dopo averla osservata dibattersi come una furia tutta la notte.

La sua agitazione, le sue lacrime, le sue grida, mi avevano spinto a riflettere attentamente. Bella  era combattuta a livello inconscio. Non ne conoscevo con esattezza il motivo, però ero più che deciso a scoprirlo.

Ritornai con la mente alla conversazione che avevo avuto telefonicamente all’alba con Alice e sghignazzai tra me e me a quel ricordo.

“Non appena avevo deciso di chiamarla, il mio cellulare aveva preso a vibrare. Non ero neanche riuscito ad appoggiarlo all’orecchio che la sua voce aveva cominciato a riversare un fiume di parole: «Scusa, ma che ti salta in mente? Ma hai dimenticato che Lunedì mattina deve ritornare a casa? Ti ricordo che ufficialmente è con me che stà, non con un vampiro squilibrato come te …» e aveva proseguito per cinque minuti filati senza prendere fiato nemmeno una volta. Non appena aveva compreso che stavo per spazientirmi, aveva chiesto sospirando: «Allora che vuoi sapere?»

«Aereo o auto?» avevo domandato io telegrafico.

C’era stato un attimo di attesa, poi Alice aveva risposto: «Auto. L’aereo porterà quattro ore di ritardo. E prendi l’Aston, domani di primo mattino dovresti essere di ritorno. Non prendere la 101 per uscire da Forks, perché ci sarà un incidente e sarà chiamato Charlie. Mmmm, penso di averti detto tutto. Ah, se credi che questo la faccia desistere dai suoi propositi, ti sbagli di grosso e, per dirla tutta …»

«Grazie Alice, ci si vede!» e avevo chiuso la comunicazione improvvisamente.”

Il viaggio fu lungo, ma andò molto meglio del previsto.

Eravamo arrivati in perfetto orario. Oltretutto, anche il fatto che fosse domenica ci aiutò non poco.

Quando arrivammo a destinazione, Bella scese dall’auto e sgranò gli occhi.

Per una volta confidai speranzoso nel fatto che, forse, Alice questa volta si sarebbe sbagliata.


PS: GRAZIE INFINITE A RITA (GAZY) LA MIA BETA, I TUOI SUGGERIMENTI MI HANNO AIUTATO A PROCEDERE DOPO ESSERMI IMPANTANATA UN PO'. BACIONI ENDIF
   
 
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