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Autore: Io_amo_Freezer    24/08/2017    0 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sera non sembrava voler finire quel giorno, il sole era davvero lontano e le ragazze vegliavano su Cat da così tante ore che sembravano secoli ormai, e Michelangelo faceva lo stesso, ancora seduto sulla poltrona, con occhi che avevano perso tutta la propria luce che anche prima era già poca di suo. Leo e Raph erano tornati da qualche minuto, e insieme a Donnie stavano discutendo tra loro, raggruppati in un angolo della stanza prima di avvicinarsi a lui, con Donnie che era un po' stanco e colpito da quella serata così movimentata, ma nonostante questo aveva tenuto compagnia al più piccolo fino al loro arrivo, che a vedere i tre farsi così vicini e così sorridenti alzò lo sguardo, dedicandogli tutta la sua attenzione, avvolta da un velo di sonnolenza dettata dal dolore e dalla delusione verso se stesso.
-Mikey, non ti devi più preoccupare. Tuo padre è con le autorità ora, e noi abbiamo la tua custodia fino ad avviso inoltrato. Ti teniamo noi.- sorrise Leo rassicurante, accarezzandolo e coccolandolo prima di avvolgerlo in un abbraccio che quel ragazzo non accettò del tutto e l'azzurro ne fu consapevole, con un senso di amaro in bocca mentre si staccò più per volontà del biondo che sua.
-Certo, dovrai presentarti dal giudice al tribunale e testimoniare contro tuo padre, e poi dovranno togliergli l'affidamento, ma tu continuerai a stare da noi. Anche se, per confermare la custodia nostra bisognerà contattare degli avvocati, preparare dei documenti e...- Donnie venne interrotto da una brusca gomitata da parte del rosso che lo guardava minaccioso, indicando il più piccolo con il capo per fargli capire che era già abbastanza sconvolto di suo e che non servivano le sue parole per "aiutare" la situazione, prima di sospirare.
-Non preoccuparti, Mikey. Farà tutto il padre di Leo, lo abbiamo chiamato prima di tornare qui e Leo lo ha convinto; ti aiuterà e cercherà di ottenere l'affido.- commentò chinandosi sulle ginocchia davanti a lui per guardarlo, peccato che non lo stesse veramente osservando: fissava il nulla, un punto imprecisato del pavimento, o delle proprie mani.
-Vuoi andare a dormire?- si avvicinò Gwen, quasi a temere di toccarlo per paura della sua reazione che poteva essere funesta, non sapendo come agire visto il suo sguardo perso in un trauma senza fine, in un oblio tutto suo che cercava di non mostrare anche se invece tutti lo avevano notato, e nessuno lo biasimava anche se sapevano che non era quello il posto migliore dove rifugiarsi; non doveva isolarsi.
In risposta alla sua domanda, Mikey scuoté il capo, abbassando gli occhi prima sul pavimento coperto dal tappetto pieno di geroglifici e simboli, per poi tornare sulla ragazza distesa in quel divano, e proprio mentre incrociò le sue palpebre esse si aprirono, con le pupille che si guardarono intorno. Si mise seduta e si sfregò la nuca strizzando gli occhi, come se il pisolino fosse stato di suo gradimento, accolta da mille sorrisi da parte delle sue amiche.
-Mikey? Dov'è?- mormorò con un tono di voce troppo alto e troppo preoccupato prima di voltarsi indietro e trovarlo sulla poltrona con la gamba ferita distesa sopra il tavolo, con i ragazzi che la salutarono, felici, con un sorriso.
-Oh, ehi.- gli sorrise, Cat, sollevata mentre gli altri trattennero il fiato per l'ansia, visto che non aveva aperto bocca fino a quel momento il biondino, mentre Raphael si limitava a guardare prima uno e poi l'altro con un volto serio, continuando a ripetersi che andava tutto bene finché Mikey era lì e poteva proteggerlo.
-Perdonami.- disse, con voce incrinata ma forte per farsi sentire dalla ragazza che rimase un attimo perplessa. -E' colpa mia se mio padre ti ha ferito, scusami tanto... Non volevo questo.- si limitò a confessarsi, facendo uscire le uniche parole che si teneva dentro da quanto l'aveva vista lì distesa.
-Oh, non devi preoccuparti. Mi hai fatto sentire un po' di brivido, per me va bene: a me piace il brivido. Ma la prossima volta sarà meglio stare più attenti a questi brutti ceffi che girano.- cercò di essere scherzosa, riuscendoci poco bene mentre preferì omettere la parola "Tuo padre.", scambiandola con l'ultima frase che aveva messo nella sua affermazione. La paura era ancora viva in lei, anche se preferiva non mostrarla esteriormente, riuscendoci egregiamente, o almeno, più bene di quanto credesse.
-Mi dispiace, davvero.- farfugliò rigido, abbassando gli occhi sulle sue mani sopra le cosce, che strinse a pugno prima di sospirare e abbassare le spalle, cercando un po' di tranquillità che non trovò, ma la stanchezza lo aiutò a rilassarsi, costringendo così alla mente di distaccarsi dai pensieri.
-Okay, è meglio se vai a riposarti. O vuoi mangiare qualcosa prima?- domandò Light, ma Mikey si limitò solo a scuotere il capo con sguardo assente, e senza far trasparire emozioni provò ad alzarsi, subito sorretto da Raphael e Leonardo che, regalandogli un sorriso incoraggiante lo portarono in camera sua.
-Ah.- sospirò Light sedendosi di botto sul divano e massaggiandosi la fronte, in mezzo alle sopracciglia, mentre Cat si guardò confusa, prima di pretendere spiegazioni su cosa si era persa e perché nessuno l'aveva svegliata appena era arrivato il ragazzo.
-Abbiamo trovato Mikey mentre entrava in una macchina, era ferito al polpaccio e gattonava. Così noi siamo arrivati, bloccato il padre e siamo arrivati qui; cioè, io e lui siamo arrivati qui, Leo e Raph hanno portato il bastardo in centrale.- spiegò il genio, all'inizio con un tono controllato, ma poi le parole presero vita da sole, assumendo un ringhio feroce che non gli apparteneva, o, al massimo, che non avevano mai udito da lui. -Se non ti abbiamo svegliato è stato perché eravamo più preoccupati per Mikey, e poi tu avevi bisogno di riposare.- asserì, anche se le prime parole sembravano più un rimprovero.
-Okay. Perdonami.- sussurrò lei, sincera, alzandosi e recandosi in cucina alla ricerca di liquidi freschi: sentiva di avere la gola secca. Odiava essere rimproverata, soprattutto ingiustamente. Ma capiva la situazione: Donnie era furioso e voleva solo sfogarsi, anche se non con lei, ma gli erano scappare quelle parole senza volere. Lei lo capiva, non c'è l'aveva con lui.
Light la seguì, sfregandosi la cute e cercando di sistemarsi i capelli in una coda alta, facendo scorgere maggiormente il suo volto liscio e magro, e gli occhi splendenti. Adagiò una mano sulla ragazza con fare amichevole prima di prendere qualcosa da bere anche lei, osservando Cat sedersi su uno sgabello. In quel momento nessuno aveva molta voglia di parlare, infatti c'era un silenzio da cui nessuno poteva, o voleva, scappare.
-Allora? Mi dite cosa avete tutti?- scattò allora, Light, piantando i pugni sui propri fianchi e mettendosi in mezzo alla cucina e al soggiorno per essere inquadrata da ambedue le parti mentre Raph e Leo erano tornati, anche loro cupi e con un'alone di vuoto nello sguardo. -Dovreste essere felici! Mikey è di nuovo con noi: è vivo, sta bene! E anche Cat sta bene! Perché, quindi avete quelle facce da funerale? Avanti! Mi aspetto un po' di sorrisi e risate. E se Mikey avrà dei problemi con la felicità, ci pensiamo noi, e tu.- asserì funesta prima di abbandonare per strada lo sguardo adirato, amicando all'ultima parola verso Cat che iniziò a ridacchiare, annuendo frenetica.
-E' tardi, vado a dormire.- decise infine la ragazza dagli occhi dorati mentre si dirigeva verso la stanza di Michelangelo sperando in bene.
-Non vuoi mangiare?- domandò l'azzurro che la osservava, colpito e sorpreso dalle parole di Light mentre quest'ultima si era messa seduta accanto a Gwen.
-No, mi si è chiuso lo stomaco. Ma grazie.- rispose Cat prima di scomparire oltre l'uscio. E nessuno si sorprese dalle parole della ragazza, tutti avevano perso la fame, mentre videro Klunk zampettare indifferente dietro la ragazza, tra le fusa, unico suono che echeggiò dopo la sfuriata di Light.
-Bene, vado anch'io a dormire.- decretò il rosso, venendo bloccato da Gwen che gli rivolse uno sguardo omicida.
-Osi ignorarmi tutto il giorno, e poi hai anche il coraggio di andartene a dormire, così, su due piedi? Eh no, caro mio. Ora si gioca. Voglio la rivincita, e Donatello muto.- ordinò spietata correndo a raggiungerlo, afferrando il ragazzo per le possenti e robuste spalle per guardarlo dentro quegli occhi verdi, più scuri e limpidi dei propri.
-Okay.- ghignò il rosso, sentendosi già vittorioso.
-Ehi, no! Se mio padre vede che spreco molta energia potrebbe pensare che non studio abbastanza. Lui non sa che ospito ben nove persone.- decretò, offeso, con un broncio che Viola adorò e così gli piombò addosso, aggrappandosi al suo collo come uno scimpanzé, facendogli perdere l'equilibrio, ed ora erano entrambi sul divano.
-Falli giocare, avanti. Tuo padre capirà che meriti un po' di relax. E poi, se prendi sempre bei voti non vedo dove sia il problema.- mugugnò ingenua nell'orecchio del genio, Viola, decisa a rimanere avvinghiata a lui il più possibile, sentendosi anche al sicuro e più tranquilla dalla situazione di prima; e scambiandosi un'occhiata complice con Gwen si scambiò un cinque con le mani.
E mentre loro iniziavano a giocare, vogliosi di vendetta per la rivincita, fulminandosi con lo sguardo a vicenda, Leo dedicava sfuggevoli occhiate a Light che preferiva ignorarlo e guardare come sarebbe finita la partita, anche se un po' stanca visto l'orario tardo: erano passate le una da un pezzo. Il tempo era voltato in quei momenti di tensione e di angoscia; incredibile.
-Sei stanca?- chiese l'azzurro, gentile dopo aver appurato che se Cat non era tornata dalla camera significava sicuramente che Mikey stesse bene; di sicuro si erano addormentati visto il silenzio.
-Ah ah.- acconsentì con noia e pacatezza, con le palpebre afflosciate mentre squadrava il divano dove, l'altra notte aveva riposato insieme alle amiche, ma solo perché si trasformava in un letto.
-Mhm, quindi non ti va di scambiare qualche parola? Per, sai, ehm, sì, insomma, per, per... per, per fare confidenza. - più parlava più si impacciava da solo, con il volto rosso mentre gli altri si trattennero dallo scoppiare a ridere, ma almeno era riuscito a concludere la frase, anche se ora si sentiva un'idiota, e forse, anzi, sicuramente, ne aveva anche l'aspetto.
-Sì, in fondo non ho molta scelta.- borbottò lei visto che non poteva dormire sulla poltrona, e di tornare al proprio appartamento a quell'ora era impensabile, come anche scomodare Donnie ad accompagnarla in macchina; tanto, se le amiche dormivano lì, lei avrebbe fatto altrettanto per far compagnia, e poi non era tanto male la loro presenza. Si divertiva con quei ragazzi.
Però, più guardava gli occhi di Leo, più non sapeva che fare. Provava troppe cose strane in presenza di quel ragazzo, o di quel Casey... Ma forse era solo rabbia. Era così fastidioso avere degli idioti che le sbavavano dietro.
-Sono contenta che domani la scuola sia chiusa per mancanza di acqua.- iniziò lei, con un sorriso, anche se avrebbe preferito dormire, gli occhi erano stanchi e sentiva sempre l'impulso di stropicciarli, o di sbadigliare.
-Almeno una cosa positiva.- sbuffò Raph, che aveva miracolosamente parlato, distraendosi dalla televisione.
-No. Non lo è: niente studio!- si lagnò Donatello con un broncio, per poi rivolgere uno sguardo autoritario al focoso e a Gwen. -E non userete questa scusa per restare fino a tardi a giocare.-
-E' già tardi.- motivò Light, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.
-Forse è meglio andare a dormire.- consigliò Leo, gentile come sempre; forse troppo, pensò Light.
-Ma davvero? Non ci sarei mai arrivata senza di te. Grazie Leo! Però prima fammi finire di massacrare Raph.- commentò ironica, Gwen, terminando con un ghigno e le pupille che brillavano.
-Chi massacrerà chi?- osò ruggire, invece il focoso, stridendo i denti e aggobbendosi sempre di più, quasi volesse piombare dentro la televisione mentre nell'aria si sentiva solo un tremendo suono di pulsanti cliccati con troppa ferocia.
-Uff...- brontolò Light, chiudendo gli occhi e facendosi pensierosa, con le braccia sotto al petto. -Domani chi mi sveglia farà una brutta, bruttissima fine. Rimpiangerà di averlo fatto.- decise così di chiarire, non volendo rotture di prima mattina.
-Ed ecco che Raph vince ancora!- scattò in piedi il rosso, iniziando a ridersela a crepapelle e senza ritegno prima di venire zittito da Leo e Donnie che sbottarono subito dopo un'enorme "Shh!" che: "Mikey e Cat dormono."
-Scusate.- brontolò il rosso alzando gli occhi al cielo prima di squadrare Gwen, rimasta a guardare il punteggio con la scritta "Game Over" oltraggiata e inebetita mentre si ripeteva che non era vero.
-Rivincita!- scattò anche lei in piedi, per poi essere ammonita da Venus e Donnie che le dissero di pensarci al sorgere del sole, ma che ora era tempo di andare a dormire.
Appena convinsero l'amica, che era sembrata sconvolta da quelle parole, come se andare a dormire fosse una cosa nuova e mai esistita prima, troppo vogliosa di vendicarsi dell'ennesima sconfitta, tutti andarono a prepararsi, salutandosi dopo nell'attimo di entrare nelle proprie camere, mentre le ragazze dormirono nel divano che i ragazzi avevano reso un letto accogliente e pieno di cuscini morbidi, più per merito di Leo e Donnie, apprensivi come al solito.


La mattina era arrivata da un pezzo, Viola e Venus dormivano, e Light faceva lo stesso indisturbata, proprio come aveva richiesto, mentre Gwen desiderava solo la sua rivincita, sorseggiando il suo latte dalla tazza, mangiucchiando qualche biscotto, seduta sullo sgabello in cucina. Era stata la prima a svegliarsi, anche se quando aveva aperto gli occhi e guardato l'orologio questo segnalava le dodici passate; ed erano trascorsi solo trenta minuti da quel frangente ma Viola e tutti gli altri erano ancora nel mondo dei sogni. Borbottando terminò la sua piccola colazione, si era arrangiata visto che non sapeva come prepararsi qualcosa di più abbondante, e non voleva disturbare Mikey.
-Uah...- nell'udire quello sbadiglio si voltò verso la porta che conduceva al soggiorno, osservando Donatello stiracchiarsi e salutarla poi con un sorriso.
-Bentornato tra i vivi... Anche se siamo in pochi.- brontolò Gwen, osservando torvo le amiche che poltrivano senza ritegno, per poi seguire i movimenti del genio che si recò in cucina a preparare una bella teiera fumante saporita e profumante di caffè.
-Vedo.- ridacchiò lui, scompigliandosi maggiormente la chioma, già aggrovigliati da loro per la dormita.
-Argh... Mi sto annoiando.- protestò indispettita, portandosi le braccia al petto con uno sguardo stizzito.
-Capisco.- commentò Donnie prima di voltarsi, in simultanea con la ragazza verso la porta da dove il primo era arrivato, e dove si trovava un Raph del tutto sveglio e pimpante, forse avendoli raggiunti dopo qualche allenamento mattutino nella sua camera.
-Buongiorno.- salutarono in contemporanea; Donnie con entusiasmo, Gwen con tono carico di sdegno ed ira.
-Voglio la rivincita.- chiarì allora, la ragazza con determinazione.
-Buongiorno.- commentò lui, ignorando la ragazza e recandosi in cucina, prendendo una tazza di caffè che Donnie aveva preparato; quella teiera era così piena che poteva dissetare un palazzo intero di inquilini.
-Buongiorno.- arrivò anche Leo, sbadigliando e massaggiandosi il retro del collo, avvicinandosi al primo sgabello e sedendosi tra uno sbadiglio e l'altro.
-Wow... Vi svegliate insieme, quasi.- borbottò Gwen dopo aver ricambiato il saluto dell'azzurro con un'alzata del capo.
-Di solito mi sveglio più presto, dev'essere per la giornata pesante di ieri.- mormorò Leo, con gli occhi che osservavano il tavolo con insistenza, ma sembrava più alla ricerca di un modo per svegliarsi, così Donnie gli passò una tazza di caffè e una fetta biscottata, dandogli anche qualche vasetto di marmellata mentre il viola si decideva a prendere qualcosa di consistente per lo stomaco, imitato dal focoso.
-Buongiorno.- arrivò anche il saluto di Cat, che appena solcò la cucina si ritrovò tutti gli sguardi addosso, così attenti; si erano svegliati solo con l'apparizione della ragazza.
-Come sta Mikey?- chiese Donatello come se fosse l'unica sua ragione di vita, avvicinandosi e porgendole un'altra tazza del liquido scuro e amarognolo mentre la propria era ormai a metà.
-Non lo so.- rispose lei, scansando quella cosa con una smorfia; non amava il caffè. Alla faccia perplessa di tutti, decise di chiarire. -Non mi ha rivolto la parola per tutto il tempo, si è solo messo disteso nel letto e così io ho fatto altrettanto. All'inizio ammetto che temevo mi avrebbe cacciato, invece mi ha stretto in un abbraccio stritolatore... Non potete nemmeno immaginare la difficoltà avuta ad uscirne poco fa...- farfugliò, anche se non le era dispiaciuto affatto di quelle attenzioni, ma erano più dovute alla paura di averla quasi persa.
-Mhm.- fu l'unico commento di alcuni di loro, con Gwen che sospirò.
-Non mi sembrava molto convinto di volersi alzare, gli porterò la colazione.- spiegò dopo qualche minuto di silenzio prima di venire interrotta da tutti i ragazzi.
-Andiamo noi.- dissero decisi, così Cat annuì e si mise ai fornelli, preparando quello che sapeva cucinare e porgendo poi ai ragazzi il tutto su un vassoio. Aveva cucinato qualche pancakes, qualche fetta biscottata con marmellata, un succo e dei biscotti, presi più dalla busta che fatti da lei.
-Grazie.- sorrisero, e dopo che Donnie afferrò quel piatto si recarono tutti verso la stanza con un po' di trepidazione.
-Mhm... che buon odore...- sorrise Light ad occhi chiusi dopo che un'invitante profumino le passò sotto al naso, decidendo così di svegliarsi, volendo mangiare; con Viola e Venus che decisero di fare altrettanto, con un bel sorriso sul volto.
-Quello era per Mikey, mi spiace. Ora vedo cosa posso cucinarvi.- ridacchiò Cat, cercando di scrollarsi di dosso un po' di ansia dovuta a Mikey e ritornando a preparare, sia per se stessa che per le amiche.
-Voglio anch'io dei pancakes, per favore.- si avvicinò Gwen con un grande sorriso, mettendosi seduta, seguita dalle altre e, buone buone aspettarono.

I tre si guardarono con diffidenza, nei pressi della porta a rimuginare sul da farsi. Non sapevano nemmeno cosa dirgli, come interagire con lui, e di sicuro lui non avrebbe parlato. Con un sospiro generale, ed un ultimo sguardo che si diedero a vicenda, bussarono per poi, dopo aver aspettato qualche secondo, entrare.
-Ehy.- cominciò Raph con un grande sorriso, adagiando subito dopo sul comodino il vassoio.
-Buongiorno.- salutarono, invece gli altri due, facendosi posto sul bordo del materasso e guardando la schiena del più piccolo, rivolto verso alla finestra.
-Tutto okay? Ti abbiamo portato la colazione.- spiegò Donnie, iniziando ad accarezzargli la spina dorsale, sapendo che fosse sveglio: il suo respiro era troppo pesante, e aveva notato distintamente la sua fronte corrugarsi prima di iniziare a coccolando, facendolo rilassare.
-Non ti va di parlare?- domandò con ironia, Leo, ricevendo ancora, solo silenzio.
-Almeno mangia.- propose il focoso, facendo il giro e sedendosi accanto al bordo, e vicino al petto del ragazzo che lo osservava con timidezza e un velo di tristezza nelle pupille.
-Rimarrai qui per tutto il tempo?- chiese l'azzurro, ma era come parlare al vento.
-Avanti.- scattò allora Raph, famoso per la sua "pazienza" ormai.
Alzandosi tirò indietro le coperte del ragazzo che mugugnò contrariato, strizzando gli occhi infastidito, e così Raph lo prese per i polsi tirandolo su e mettendolo seduto; continuando a tenerlo per quanto fosse molle, temendo che potesse crollare di nuovo disteso se lo avesse lasciato.
-Mhm!- negò con i suoi mugugni, mandandogli uno sguardo serio come a voler essere rimesso com'era, ma non oppose nessuna resistenza.
-Che cos'hai? Guarda che Cat sta bene, è viva. Nessuno si è ferito, o altro. Siamo ancora vivi se è questo che temi. Non ti lasciamo.- chiarì il genio, capendo che quel comportamento era dovuto ad un fattore psicologico, forse non avendo superato completamente la morte della sua amica vedere davanti agli occhi che stava per perderne un'altra lo aveva traumatizzato ancora di più; cosa che quello sguardo diretto a lui dopo quelle parole confermava ancora di più, sembrava rispondergli: "Ci è mancato poco, però."
-Non è colpa tua, ma di tuo padre.- asserì Raph a braccia conserte.
Il più piccolo si limitò a fissarlo, cercando di trasmettere qualcosa con quegli occhi, ma invano. Non poteva parlare chiaramente usando le pupille o i gesti del capo, così sbuffò e rinunciò. Anche se avrebbe voluto parlargli, non poteva, non ci riusciva; le parole gli morivano in gola prima ancora di prepararle nella mente.
-Va bene, va bene. Tranquillo.- decise di optare sul comportamento dolce, Leo, intuendo qualcosa in quegli occhi, così si sedette accanto a lui, appoggiandogli una mano sulla spalla.
E alla fine rimasero tutti in silenzio, unendosi a Leo e sedendosi vicini al più piccolo. Era un silenzio molto lungo e con il sapore dei pancakes che riempivano la stanza, ma nessuno voleva interrompere quel momento, tra il dolce e il malinconico. I tre rimasero in quel modo e in quello stato di unità in quella breve, apparente solitudine. Per così tanto tempo che le ore passarono, e la colazione si raffreddò, mentre il sole decise di spostarsi ancora, era troppo al centro del cielo, e forse le nuvole lo invidiavano visto che cercarono spesso di nasconderlo, ma poi lasciò la postazione con sempre più lentezza, deciso a calare maggiormente, quasi con tristezza perché nessuno di loro approfittava di quella giornata di calore per divertirsi un po'.
Ignorarono il tempo, e Leo, guardando il più piccolo, lo lasciò fare quando lo vide piegarsi e adagiarsi contro il suo grembo con la testa, prendendo le mani degli altri ragazzi, volendoli avere ancora più vicini a lui, e sorridendo al sole, come a ringraziarlo dei suoi raggi sul volto che lo riscaldavano in un momento in cui sentiva solo freddo, sia dentro che fuori.
-Ehi. Io mi annoio.- cercò di attirare l'attenzione Raphael, ascoltando la stretta di Mikey sempre più forte sulla sua mano, ma troppo debole per fargli male. -Devi mangiare, forza.- sbottò, capendo che sarebbe rimasto lì fermo come un morto per settimane, o forse, cosa ancora peggiore, mesi.
Decise di alzarsi e poi si chinò per sollevare di peso quel ragazzo accovacciato su se stesso, rinchiuso a guscio. Senza nemmeno ribattere o ribellarsi da quella presa mentre gli altri osservavano ogni movimento di Raph, che si limitò a finire sulla sedia della scrivania, dove lasciò il biondino seduto composto ma con sguardo perso; e poi gli rivolse il vassoio.
-O mangi da solo, o ti imbocco io.- mise in chiaro la situazione, senza ricevere alcuna risposta da parte del ragazzo, ovviamente. -Come vuoi.- commentò adagiando il vassoio sulla scrivania e afferrando le posate e iniziando a dividere in pezzi uguali il pancake dopo averci sparso un po' di sciroppo d'acero per poi imboccarlo a forza, cercando di aprirgli la bocca con una mano e facendoci entrare la posata bruscamente mentre lui iniziava a mugugnare.
-Raph ha ragione, devi mangiare, rimanere in forze.- concordò Donnie avvicinandosi e guardandolo negli occhi.
-Ah... Così non penso che miglioreremo la situazione.- mormorò al fianco di Raph, Leo, scrutando gli occhi contrariati e accigliati del biondo.
-Ah! Secondo me è troppo schizzinoso, dovrebbe ringraziare di avere un pasto caldo. E, cosa più importante, dovrebbe parlare, sfogarsi, cacciare tutto fuori. Mi hai sentito?- sbottò il rosso, con un'occhiataccia talmente peggiore che fece svanire quella del ragazzino. -Guai a te; ascoltami bene, guai a te se ricominci con l'autolesione. Okay?- quasi urlò, facendola sembrare una minaccia.
Lui si rabbuiò maggiormente, chinando il capo e lasciando che le ciocche d'orate coprissero i suoi occhi e le sue lacrime che ricacciò indietro tra un singhiozzo e un tremito. Non si fidavano?, non fece a meno di domandarsi; e forse non avevano nemmeno torto. Era così debole, fragile per giunta. Non c'è la faceva, non da solo, ma non c'è la faceva nemmeno con gli altri. Che cosa doveva fare? Era stanco, voleva solo chiudere gli occhi e non riaprirli. E poi sentiva tante sensazioni negative, di pericolo, di angoscia; gli urlavano contro in mille modi, sbeffeggiandolo, pugnalandolo, cercando di farlo scappare, di renderlo instabile, di ucciderlo. E cosa ancora più grave, quelle sensazioni lo allarmavano, gli davano un segnale di pericolo che non sapeva spiegarsi o identificare.
Rimase fermo, rimase in silenzio, rimase cupo, lasciandosi imboccare senza importanza, con passività ed impotenza, fino ad un certo punto, poi rifiutò quel cibo e si richiuse, abbracciando le proprie gambe e nascondendosi, cercando calma. Calma, calma, calma, calma; più se lo ripeteva più acquisiva conoscenza dell'instabilità mentale che possedeva al momento; e così trattenne il respiro, sperando di svenire e non pensarci più.
-Ehi, ehi, ehi, shh, shh...- iniziò a sussurrare Leo nel sentire il suo pianto, e nel toccarlo, sfiorarlo, esso si fece sempre più forte, sempre di più fino a scoppiare in un lamento liberatorio, così lo avvolse in un abbraccio, dolce e forte. -Sei al sicuro.-

In soggiorno, tra le ragazze, regnava un grande silenzio, triste e frustrato, dovuto nell'udire i pianti del ragazzo nell'altra sala, rompendo la felicità e la pace in quella casa, trasformandola in angoscia. Speravano solo che tornasse a sorridere, anche più di prima. Ma nel vedere tornare i tre ragazzi con una faccia sconsolata, e quella demoralizzata di Raph, compresero che fossero stati cacciati dalla stanza bruscamente. E così il silenzio divenne sempre più duraturo e rigido in quella giornata di sole.
  
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